Il silenzio è uno dei misteri dell'amore
Sono continuamente torturato dal gran parlare della gente.
Sono continuamente torturato dal gran parlare della gente.
Un torrente di parole, parole,parole: il puro e semplice lavorio di menti irrequiete e cuori gorgoglianti sciorinato senza alcun filtro di consapevolezza mi procura una vera sofferenza
Depongo la parola che vorrei pronunciare nel cuore stesso del silenzio:il silenzio conserva tutto ciò che diciamo con sentimento, con fervore, con fede.
Depongo la parola che vorrei pronunciare nel cuore stesso del silenzio:il silenzio conserva tutto ciò che diciamo con sentimento, con fervore, con fede.
E il silenzio porta le nostre preghiere ovunque vogliamo, o le eleva a Dio.
Quando l'anima dimora nella regione delle intense emozioni, va perduto il potere della parola
Quando il nostro cuore si trasforma in un piccolo mondo, preferiamo star soli
Quando l'anima dimora nella regione delle intense emozioni, va perduto il potere della parola
Quando il nostro cuore si trasforma in un piccolo mondo, preferiamo star soli
Kahlil Gibran
Meglio restare muti sul ciglio dell’abisso del male. Muti. Senza l’obbligo di schermirsi, né tanto meno di rispondere, di fronte ai pescecani che, nello spasimo fervoroso di documentare ogni minima increspatura della fronte o incrinatura della voce, ci incalzassero fin sulla porta di casa per chiedere: «Ma lei perdona?». A chi dovremmo confidare i moti più intimi e privati del nostro cuore? A chi ci vorrebbe trasformare in un fotogramma compassionevole, edulcorato e consolatorio, all’interno di una trama da film dell’orrore? E se invece volessimo scegliere l’atteggiamento della iena che rimugina vendetta, verremmo ugualmente collocati nella sceneggiatura, ma nella parte opposta. Come in un film di guardie e ladri, come nella semplificazione di chi riduce tutto allo schema dei buoni e dei cattivi.
Meglio stare in silenzio. E come unico compagno, il dolore. Il dramma che è solo e soltanto nostro. Senza concedere al carnefice neanche l’onore del nostro odio. Tagliare tutto, ogni considerazione, ogni minimo segno di rapporto con chi ci vuole trascinare nel suo abisso. Scegliere l’indifferenza come forma di totale distacco, ma soprattutto come difesa del nostro spazio che non deve essere contaminato dalla seppur minima presenza, fosse anche quella del ricordo non rancoroso, della belva che ci ha fatto del male. Dicono che ci voglia coraggio per perdonare. Forse però ne occorre di più per restare immobili nella propria volontà di restare uomini, senza concedere nulla a chi uomo non dimostra di esserlo. Ne occorre di più per contrastare la più che spiegabile tentazione di farsi giustizia da soli.
Meglio restare nel silenzio, senza essere raggiunti dagli schiamazzi televisivi. Quando il sangue gronda, si slegano le gabbie degli psicanalisti e degli esperti di «nera» e si dà inizio al nuovo gran ballo sciamanico intorno al copione, introdotto dall’ovvia amenità secondo cui «a volte la realtà supera la fantasia». Tutto viene ridotto all’hic et nunc, tutto deve essere analizzato adesso. Anche l’odio o il perdono devono essere proclamati ai quattro venti. Ora, subito. Ma esistono percorsi interiori che sono lunghi come la vita. E soprattutto esistono fatti più grandi, circostanze più misteriose. Come la morte. Meglio stare soli e in silenzio, a ripensare alle parole di Rosaria Schifani, moglie di un agente della scorta di Falcone. «Uomini della mafia, io vi perdono, però voi vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare». Una pausa. Poi l’imprevedibile. O il realistico: «Loro non cambiano, non vogliono cambiare».
Mina La Stampa 14 gennaio 2007
Meglio stare in silenzio. E come unico compagno, il dolore. Il dramma che è solo e soltanto nostro. Senza concedere al carnefice neanche l’onore del nostro odio. Tagliare tutto, ogni considerazione, ogni minimo segno di rapporto con chi ci vuole trascinare nel suo abisso. Scegliere l’indifferenza come forma di totale distacco, ma soprattutto come difesa del nostro spazio che non deve essere contaminato dalla seppur minima presenza, fosse anche quella del ricordo non rancoroso, della belva che ci ha fatto del male. Dicono che ci voglia coraggio per perdonare. Forse però ne occorre di più per restare immobili nella propria volontà di restare uomini, senza concedere nulla a chi uomo non dimostra di esserlo. Ne occorre di più per contrastare la più che spiegabile tentazione di farsi giustizia da soli.
Meglio restare nel silenzio, senza essere raggiunti dagli schiamazzi televisivi. Quando il sangue gronda, si slegano le gabbie degli psicanalisti e degli esperti di «nera» e si dà inizio al nuovo gran ballo sciamanico intorno al copione, introdotto dall’ovvia amenità secondo cui «a volte la realtà supera la fantasia». Tutto viene ridotto all’hic et nunc, tutto deve essere analizzato adesso. Anche l’odio o il perdono devono essere proclamati ai quattro venti. Ora, subito. Ma esistono percorsi interiori che sono lunghi come la vita. E soprattutto esistono fatti più grandi, circostanze più misteriose. Come la morte. Meglio stare soli e in silenzio, a ripensare alle parole di Rosaria Schifani, moglie di un agente della scorta di Falcone. «Uomini della mafia, io vi perdono, però voi vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare». Una pausa. Poi l’imprevedibile. O il realistico: «Loro non cambiano, non vogliono cambiare».
Mina La Stampa 14 gennaio 2007
Sarebbe veramente ora di stendere un velo di pietà e di silenzio sulle morti x impiccagione in Iran e sulle morti di Erba. Giornali e televisioni ci hanno sguazzato fino alla nausea e le parole sono state sprecate, all'infinito, x dire tutto e l'opposto di tutto. Basta, x favore, basta !
Io spengo la TV, cambio canale, giro pagina, xchè non reggo più quel continuo martellamento di parole ed immagini assillanti, veramente eccessive, come un bombardamento infinito ...
La scorsa settimana si è suicidato, buttandosi dal ponte nel fiume Strona, qui in periferia, il papà di una mia ex alunna che aveva solo 54 anni e la sua agonia è stata atroce. Venerdì se ne è andata, dopo 9 mesi di malattia incurabile, a soli 56 anni, una mia ex collega
due vite, due intelligenze, due persone che avrebbero ancora potuto dare molto ma che x motivi diversi si sono spente
una perdita x noi che li conoscevamo, una perdita x i loro familiari
ma la vita purtroppo è anche questo
e il silenzio aiuta a riflettere, aiuta a sentirli comunque ancora vicini, ancora qui con noi
il silenzio ed una preghiera x loro xchè siano felici ovunque siano andati , lassù nel silenzio eterno !
1 commento:
segliere il silenzio non e' debolezza, scegliere il silenzio è dare spazio a cio' che di piu' profondo abbiamo in noi.
Quante volte nel mio silenzio ho trovato la forza x continuare, quante volte nel silenzio mio e delle persone che avevo intorno ho sentito "un grido", quante volte nel silenzio dei boschi ho sentito la vita.
Mokana
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