venerdì 30 gennaio 2009

Una settimana di riflessione

Questa settimana non ho scritto nulla qui nel blog: è stata una settimana di riflessioni, di letture serali e di riposo
Ho preferito spegnere la tele e non aprire quasi mai il PC ma perdermi nel piacere di un buon libro e di una buona storia inventata, che per un paio d'ore mi ha portata lontano, in altri mondi, in altri luoghi
Sono successe tante cose nella vita politica italiana, troppe, in questi ultimi giorni.
Ho provato e sto provando sempre più angoscia ed un senso di malessere profondo per quello che sta succedendo in Parlamento e fuori dal parlamento
A partire dallo scontro istituzionale, preoccupante per la sua durezza ed inusuale per la sfida aperta tra il capo del governo ed il Presidente della Repubblica.
Mai era successo prima uno scontro simile, senza esclusione di colpi e, apparentemente, per la vita di una giovane donna in stato vegetativo permanente da 17 anni.
Sono sempre stata convinta, e lo sono ancora, che il bene più prezioso sia la vita umana e che ognuno di noi dovrebbe vivere al meglio per salvaguardarla il più a lungo possibile.
Ma sono anche profondamente convinta che quando il nostro corpo e soprattutto il nostro cervello subiscono traumi irreversebili, si debba poter morire senza accanimento terapeutico, senza cure che impediscano il corso naturale voluto dal destino, senza sofferenze inutili, anche per chi ci ama e assiste impotente ad una tragedia simile, senza poter far nulla, se non pregare che tutto finisca il più in fretta possibile
17 anni sono lunghissimi e la bella ragazza sorridente delle foto pubblicate su tutti i giornali come sarà diventata ?
Come sarà la sua vita vegetativa? Sarà ancora vita o solo un corpo emaciato tenuto in vita dalle macchine, dai medici e dalle medicine ?
Sono profondamente convinta che quella vita umana, la vita di Eluana, che è diventata il centro di una disputa costituzionale così eccessiva, avrebbe dovuto, almeno per una volta, essere rispettata dai politici
E dai preti. Che hanno imposto ad uno stato laico il loro credo religioso e stanno dettando legge su tutti i fronti, in nome di Dio e del diritto alla vita, dimenticandosi che esiste anche il diritto alla morte, una morte senza schiamazzi e senza imposizioni da chi in nome del Signore sta facendo una campagna da inquisizione talebana
Inconcepibile perchè stiamo ritornando indietro, molto indietro, ad anni bui e clericali in una società che è sempre più lacerata e divisa, sempre meno legata a valori e ad etiche democratiche e liberali
Al di là della gravità del conflitto istituzionale in atto, è questo che mi indigna e mi lascia senza parole.

Come mi ha lasciato veramente sconcertata il nuovo decreto legge che obbliga i medici a denunciare i clandestini che si rivolgeranno loro per essere curati

Un decreto barbaro che ha già provocato un polverone nell'ordine dei medici di tutto il paese, per fortuna, che sono intervenuti in modo critico, opponendo fermamente la loro deontologia medica che è quella di curare tutti indistintamente, al fine di evitare anche epidemie e malattie gravi, ma non solo

Non mi piace questa escalation di scelte politiche imposte a tutto un paese, di questi sconvolgimenti che provocano sconcerto, preoccupazione, disagio e non risolvono i problemi seri che stanno colpendo sempre più la nostra società, a partire dalla grave crisi economica...

Un provvedimento importantissimo

Anche i figli avranno finalmente diritto al congedo per assistere un genitore disabile
Il provvedimento stabilito da una sentenza della Corte Costituzionale ha colmato un vuoto legislativo
La legge, infatti, sino ad oggi, limitava la concessione a genitori, fratelli, o coniugi
La Consulta della Corte Costituzionale ha emesso oggi una sentenza di grande rilievo sociale andando così a colmare un inspiegabile vuoto legislativo.
La Corte ha infatti stabilito che anche il figlio convivente ha diritto al congedo straordinario dal lavoro per assistere il padre o la madre gravemente disabile in assenza di altri soggetti idonei a prendersene cura.
La legge n. 151 del 2001, modificata da precedenti decisioni dell'Alta Corte, limitava invece la concessione del congedo ai genitori di un disabile grave o - in caso di loro scomparsa o impossibilità - ai fratelli e sorelle con esso conviventi oppure al coniuge convivente del disabile.

Riflessioni sulla Libertà

In questi ultimi due giorni ho passato tante ore a scuola, perchè ho avuto un collegio docenti e gli scrutini di tre classi, e sono rientrata tardi in serata. Non ho avuto il solito tempo per leggere il quotidiano e per riflettere con calma sulle notizie più importanti
Questa sera però ho trovato on line un articolo molto interessante di Fabrizio Rondolino che si pone dei perchè sulla libertà in Italia partendo dall'episodio ormai eclatante di Di Pietro che ha avuto il coraggio di esprimere un'opinione personale ed è stato sommerso dalle critiche perchè si trattava del Presidente della Repubblica
"L’uragano che si è scatenato su Di Pietro induce ad una riflessione sullo stato della libertà nel nostro Paese.
Non c’è giornale, gruppo politico, sito Internet o commentatore che non si sia scagliato con furia contro l’ex Pm più famoso d’Italia: e non per controbattere l’opinione sul presunto «silenzio» del Quirinale, ma per negarne la legittimità, la possibilità stessa di esistere.
Mezzo Pd ha chiesto di rompere ogni rapporto con l’Italia dei Valori, tutti i senatori della Repubblica sono scattati in piedi per applaudire la loro «convinta solidarietà» a Napolitano, il presidente emerito Scalfaro ha segnalato l’esistenza di un reato.
E lo stesso Quirinale, con un comunicato che ha pochi precedenti, ha giudicato «pretestuose» e «offensive» le parole di Di Pietro.
Quelle parole sono probabilmente sbagliate, ma non sono né arbitrarie né insultanti: appartengono al dibattito politico.
Ci sono molto buoni argomenti e una notevole documentazione per sostenere che il presidente Napolitano sulle questioni della giustizia non è venuto meno al suo ruolo costituzionale di arbitro, e che il suo presunto «silenzio» non è affatto assimilabile a un comportamento mafioso.
Le opinioni sollecitano controargomentazioni: non comunicati di solidarietà, ritorsioni politiche o denunce alla magistratura.
Il caso Di Pietro è tanto più allarmante, in quanto non è isolato.
Il capitano della Nazionale, Fabio Cannavaro, per aver detto che Gomorra (il film) «non gioverà all’immagine dell’Italia nel mondo, abbiamo già tante etichette negative», è stato accusato di colludere con la camorra, e più d’uno ha chiesto che gli sia tolta la fascia di capitano.
Su Facebook, il network sociale più popolare di Internet, è in corso una campagna per cancellare quei gruppi di discussione che si proclamano fan dei mafiosi e, più recentemente, quelli che inneggiano allo stupro di gruppo.
Sono opinioni abominevoli, ma sono opinioni.
Questo confine non va mai cancellato.
Un conto è sostenere cha la Shoah non è mai esistita, e un conto è bruciare una sinagoga.
Un conto è chiedere che i rom siano cacciati, e un conto è assaltare i loro campi.
È evidente che c’è un nesso fra le parole e le azioni: altrimenti, perché mai dovremmo parlare o scrivere?
Il concetto stesso di educazione si basa sulla convinzione che le parole producano risultati.
Ma spetta singolarmente a ciascuno di noi compiere o meno un’azione, e assumersene la responsabilità.
Alle parole si può rispondere soltanto con altre parole.
Se ci pensiamo, l’unica vera libertà che ci appartiene come diritto naturale, e che definisce il nostro orizzonte nel mondo, è la libertà di esprimerci: è cioè la libertà di pensiero, di stampa, di coscienza, di religione, di ricerca scientifica...
Tutte le nostre attività, che sia scrivere una canzone o andare in chiesa, votare alle elezioni o comprare un giornale, trovare un rimedio all’Alzheimer o scegliere una compagnia telefonica, hanno a che fare in un modo o nell’altro con la libertà di espressione.
Poter dire la nostra, senza costrizioni né vincoli, è dunque il bene più prezioso.
Se introduciamo un qualsiasi criterio per giudicare quali opinioni si possono esprimere e quali no, in quello stesso momento deleghiamo ad altri, fosse pure una maggioranza democraticamente eletta, la nostra personale libertà di espressione, che è invece inalienabile perché è soltanto nostra, come la vita.
Chi può decidere che cosa è lecito dire e che cosa non lo è?
Mentre è evidente che ammazzare un uomo per strada è un reato, è molto meno evidente la linea che separa un fan club dei Soprano da un fan club di Riina: in realtà, se ci pensiamo bene, questa differenza non c’è.
Sta alla responsabilità di ciascuno capire che una cosa è un telefilm, una cosa è scrivere corbellerie su un capomafia pluriomicida, e un’altra cosa ancora è sparare.

La libertà di espressione è indivisibile.
Tutti dovrebbero poter esprimere liberamente le loro opinioni.
Soprattutto le più ributtanti.
Mentre infatti la censura nasconde il problema e in questo modo sceglie di non risolverlo, un dibattito libero e aperto non esclude la possibilità di convincere chi non la pensa come noi. "
Credo che a parole tutti siamo capaci di criticare di giudicare di puntare il dito contro chi non la pensa come noi
Ma il difficile è accettare il pensiero altrui, quello difforme dal nostro, e soprattutto è veramente difficile riflettere su ciò che gli altri dicono e confutare le idee altrui che non ci piacciono facendo sì che l'altrui si trasformi in nostro, senza imporre senza impedire senza costringere con la forza le minacce e le proibizioni
bellissimi i pensieri di Rondolino, anche se penso che sarà molto molto difficile che il suo desiderio di libertà si avveri ...
la bagarre è talmente di moda come il gossip la truffa l'urlare più forte degli altri che la libertà è diventata un optional per poche ridottissime eccezioni del genere umanò!!!

mercoledì 28 gennaio 2009

Chi erano gli IMI.

Imi = Internati militari
Dopo l’armistizio dell’8 settembre l’esercito italiano, lasciato senza ordini, soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento da tenere verso l’ex alleato tedesco, si dissolve.
Internati militari, non prigionieri di guerra
Gli 810 000 militari italiani catturati dai tedeschi sui vari fronti di guerra vengono considerati disertori oppure franchi tiratori e quindi giustiziabili se resistenti (in molti casi gli ufficiali vengono trucidati, come a Cefalonia).
Sono classificati prima come prigionieri di guerra, fino al 20 settembre 1943, poi come internati militari (Imi), con decisione unilaterale accettata passivamente dalla RSI che li considera propri militari in attesa di impiego.
Hitler non li riconosce come prigionieri di guerra (KGF) e per poterli "schiavizzare" senza controlli, li classifica "internati militari" (IMI), categoria ignorata dalla Convezione di Ginevra sui Prigionieri, del 1929.
Degli 810 mila militari italiani, 94.000 optano alla cattura per la RSI o le SS italiane, come combattenti (14.000) o ausiliari (80.000).
Dei 716.000 IMI restanti , durante l'internamento, 43.000 optano nei lager come combattenti della RSI e 60.000 come ausiliari (per un quadro più dettagliato delle cifre, vedere il saggio di Sommaruga "1943/45. Schiavi di Hitler").
Quindi, oltre 600 mila IMI, nonostante le sofferenze e il trattamento disumano subito nei lager, rimangono fedeli al giuramento alla Patria, scelgono di resistere e dicono "NO" alla RSI.
Il trattamento disumano
Gli internati – rinchiusi nei lager con scarsa assistenza e senza controlli igienici e sanitari – a differenza dei prigionieri di guerra sono privi di tutele internazionali e sono obbligati arbitrariamente e unilateralmente al lavoro forzato (servizi ai lager, manovalanza, edili, sgombero macerie, ferrovieri, genieri, o al servizio diretto della Wehrmacht e della Luftwaffe, o presso imprenditori e contadini).
I "lavoratori liberi"
Con gli accordi Hitler-Mussolini del 20 luglio 1944 gli internati vengono smilitarizzati d’autorità dalla Rsi, coattivamente dismessi dagli Stalag e gestiti come lavoratori liberi civili.
Si tratta in realtà di lavori forzati con l'etichetta ipocrita del lavoro civile volontario/obbligato (!).
A quella data i superstiti sono 495 mila, mentre in 50.000 sono morti d'inedia, tbc e violenza
Alla fine della guerra gli ex-IMI fuori dai lager come "lavoratori liberi" sono 495 mila, altri 14 mila invece sono rimasti nei lager.
da G. Oliva, "Appunti per una storia di tutti, prigionieri, internati, deportati italiani nella seconda guerra mondiale", Consiglio Regionale del Piemonte, Istituto storico della resistenza in Piemonte ed., Torino 1982, pp. 2-3 e 5-7

La memoria di un IMI

Ieri, 27 gennaio, era il 64° anniversario della liberazione di Auschwitz. il campo di sterminio nazista. Era il Giorno della Memoria per ricordare i milioni di morti ebrei, vittime della Shoah, l'Olocausto
La pagina locale del quotidiano La Stampa - VCO - ha pubblicato un'intervista a Mario Paracchini, presidente provinciale e vicepresidente nazionale dell'Anei, Associazione nazionale ex internati
Ho conosciuto questo signore di 86 anni, che come mio papà è stato un IMI, un internato militare nei campi di concentramento nazisti, dopo l'8 settembre 43, alcuni anni fa ad un convegno qui a Omegna
Nell'intervista ha ricordato i suoi due anni passati nei campi e l'orrore della ferocia nazista
" Ancora oggi mi sveglio, di notte, e mi vedo davanti il doberman nero con cui il capobaracca ci svegliava ogni mattina alle 5. E ho di nuovo paura.
I giovani devono sapere quanto è successo per imparare ad amare davvero la pace e soprattutto ad avere rispetto per le altre persone, di qualsiasi nazionalità e religione.
Era questo che imparavi nei campi, dove eri circondato da persone diverse. Le SS cercavano di toglierci l'identità con un numero e dopo un po' cominciavi a pensare di non essere più niente. Mi ripetevo ogni giorno chi ero, ma per loro ero solo 143 903
La violenza fa parte dell'uomo soprattutto nel fanatismo
Non dimentichiamoci che le SS sul cinturone avevano scritto Dio è con noi. La nostra generazione ha pagato sulla nostra pelle per chi gridava in piazza Viva la guerra, i giovani di oggi devono gridare Viva la pace
Il pericolo purtroppo c'è ancora : ho visto i campi di concentramento di Sarajevo e non erano molto diversi dai nostri. C'è ancora tanto odio nel mondo e le uniche armi per combatterlo sono la libertà e la democrazia
Quelli che sostengono che i lager non sono mai esistiti vadano ad Auschwitz, ascoltino le migliaia di persone che sono state rinchiuse nei campi di prigionia
Poi vediamo se qualcuno ha ancora il coraggio di negare quanto è successo
Quando sono tornato a casa pesavo 36 chili, ero pieno di piaghe e volevo solo dimenticare.
E' stato così per tutti, non volevamo parlarne neanche in casa. E neanche lo Stato voleva ricordare
Poi abbiamo capito che la gente doveva sapere e abbiamo capito che la gente doveva sapere e abbiamo cominciato ad andare nelle scuole
Ora ci chiamano ovunque, ci danno le medaglie, ma siamo rimasti in pochi e c'è troppa gente che vuole ancora rivalutare il passato
Toccherà ai giovani portare avanti la memoria "
Io sono vissuta per 48 anni con un Imi sopravvissuto ai campi di concentramento tedeschi
Quando era rientrato in Italia nel settembre 45 pesava più o meno 40 chili
Aveva 21 anni e pesava più di ottanta chili quando i nazisti lo presero al confine tra l'Albania e la Yugoslavia e lo caricarono su un carro bestiame per mandarlo nelle miniere in Polonia e poi in Slesia nel settembre 43
Due lunghi anni, due anni terribili di sofferenze fame paura ed orrori
Due anni le cui cicatrici nel fisico e nella psiche sono rimaste per sempre, fino agli ultimi giorni di vita, quando, gravemente ammalato, teneva le gambe tirate su nel letto
E rispondeva che non poteva allungarle perchè " non c'era abbastanza spazio" nella baracca ...
Un ritorno a quegli anni, i migliori anni da giovane adulto, passati nei lager tedeschi in schiavitù
Tutto quello che sta succedendo in questi ultimi tempi, compreso il ritorno nella Chiesa cattolica di un prete lefevriano che ha il coraggio di dire che i lager non sono mai esistiti, mi fa star male e da' il voltastomaco...
Mio papà aveva i segni delle schegge sulle gambe, colpite durante un bombardamento alle baracche di legno dove li avevano rinchiusi, ed i segni dei morsi del cane lupo, usato dai nazisti per riprenderli, al polso sinistro
Quando ho letto le testimonianze di Auschwitz e dgli altri campi ho ritrovato quello che lui aveva detto nelle poche occasioni in cui aveva ricordato quei tempi di prigionia
Il suo commilitone che appena arrivato nel lager aveva provato ad arrampicarsi sui fili spinati per fuggire ed era stato falciato dalle mitragliatrici dei soldati tedeschi di guardia sulle torrette, lascindoli tutti attoniti per l'orrore e l'ncredulità...
Il suo polso ferito e slogato che era stato avvolto in un pezzo di carta igienica con il consiglio del medico, od infermiere italiano, di non stare lì in infermeria perchè era un luogo pericoloso, il posto dove si faceva selezione...
Gli ebrei con le loro casacche a righe che lui vedeva nel lager vicino ad uno dei tanti sottocampi dove era stato alloggiato...
Ed i repubblichini di Salò che passavano a chiedere tanto spesso di firmare per il Fascio e per tornare a casa in Italia ma lui e tanti tantissimi altri avevano sempre rifiutato e avevano subito i trattamenti brutali degli aguzzini ...
e poi il ritorno a casa e il non essere creduti, l'incapacità degli altri di immaginare e di accettare quello che loro raccontavano, l'incredibile e una verità così tremenda da essere inaccettabile
e qualcuno che li ha addirittura accusati di essere stati a lavorare in Germania di loro spontanea volontà e lì ha accusati di essere traditori e fascisti !!!...
e loro non hanno detto più niente!!!!

domenica 25 gennaio 2009

Un mio post pubblicato in Patria Indipendente

Alcuni giorni fa ho ricevuto dall'amico Michele questa mail :

" Cara Erica,ho trovato sull'ultimo numero di Patria Indipendente (la rivista dell'ANPI nazionale) un redazionale sulla giornata del 30 Novembre. C'è qualche errore, compreso il tuo nome, ma mi fa piacere che venga ampiamente ripreso quanto apparso sul tuo blog. "

Sono andata a controllare nel sito online dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia e in questa pagina ho cliccato in Inserto cronache III/IV
Lì è stato pubblicato il mio post dei primi di dicembre dove ho raccontato la cerimonia in ricordo del centenario di 5 partigiani del Vco, tra cui il Capitano Beltrami, di cui il 13 febbraio verrà ricordata la morte nella battaglia di Megolo del 1944
Non posso che ringraziare Michele che mi ha dato questa bella notizia e naturalmente l'Anpi e la rivista nazionale

In un periodo in cui si deve fare così tanta fatica per salvaguardare quei valori di giustizia e di libertà, che furono la forza ed il coraggio dei nostri genitori in quei bui e terribili anni di guerra e di dittatura, non posso che essere felice ed orgoglioso di essere stata letta e ripubblicata da Patria Indipendente
erica

mercoledì 21 gennaio 2009

Dio esiste ?

«La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno»
Questo è lo spot a favore dell'ateismo che dovrebbe comparire dal 4 febbraio su due autobus genovesi, per la campagna di affissioni sui bus di Genova, chiesta dall'Unione degli atei, agnostici e razionalisti ,Uaar
Uno spot che ha sollevato un vespaio di polemiche
Ma Dio esiste? o, come sostiene Margherita Hack, la scienziata, Credere è infantile !
E' una mancanza di libertà proibire questo spot o piuttosto lo è il fatto che gli agnistici vogliono imporre a tutti la loro idea religiosa ?

Se fossi stata una paziente di...

Stamattina sono uscita di buon'ora con mia mamma per andare in banca ed in posta. Aveva smesso di piovere e non era più così freddo; la temperatura era di 5° sopra lo zero, finalmente
Al ritorno, prima di uscire di nuovo per andare a scuola, ho dato un'occhiata al quotidiano e sono rimasta a dir poco sconcertata leggendo questa notizia :
"Sabotava i referti oncologici del Corat di Livorno, il centro di raccolta degli esami oncologici della Asl, e poi li spediva ai pazienti Infermiera arrestata a Livorno
Falsificati 400 test e diagnosticati in ritardo diciotto casi di tumore. La donna avrebbe potuto agire così solo per «snellire» il proprio lavoro
L’infermiera, di 49 anni, è accusata di lesioni personali aggravate, falsità materiale commessa da dipendente pubblico incaricata di pubblico servizio e abuso d’ufficio. Gli inquirenti temono che i casi di tumore diagnosticato in ritardo possano essere superiori ai 18 già scoperti e per questo la procura ha dato incarico a un medico di svolgere una consulenza tecnica sui referti manomessi. "
Mi è venuta la pelle d'oca pensando a quei pazienti del centro oncologico che hanno avuto la sfortuna di incappare in questa donna, le cui motivazioni non sono ben chiare, ma il cui operato ha messo in grave pericolo la loro vita
Ed ho immaginato cosa avrei fatto io se fossi stata una di loro, se avessi ricevuto a casa quei referti o quegli esami inviati da lei, con dati falsi e false indicazioni, che mi avrebbero tranquillizzata mentre era in corso il lento, o il veloce, procedere del male ...
Quale sarebbe stata la mia reazione se i medici mi avessero informata che era tutto falso e che qualcuno, una persona esperta che lavorava in quell'ospedale, mi aveva ingannata , mettendo in serio pericolo la mia salute ? rabbia, disperazione, incredulità, orrore e paura, tanta paura di non farcela, di un'occasione perduta per essere curata e guarita...
e l'impotenza di fronte ad un incredibile destino così atroce!
Ma perchè un simile comportamento ? E' una mente malata o solo un'incosciente irresponsabile? e perchè ci sono voluti anni prima che fosse smascherata ?

Il discorso di Obama

Ho cercato sulle pagine online del quotidiano il discorso di ieri di Obama. E' piuttosto lungo ma lo posto tutto intero perchè penso sia importante per la storia e per il futuro, per ricordarlo e per tornare a rileggerlo quando il tempo sarà passato e potremo giudicare queste parole in un altro contesto, in un altro momento, in cui saremo, o potremo dire di essere, ancora affascinati da lui e soddisfatti o invece completamente delusi e disillusi per ciò che avrà fatto o non fatto, per il postivo di un grande uomo o per il negativo di un altro piccolo uomo imperfetto, come i suoi predecessori un po' pasticcioni, un po' presuntuosi, deboli e inconcludenti con le loro guerre, i loro amori scandalistici, le crisi coniugali, economiche, i brogli e tanto altro ancora
Spero solo di non dover mai ritornare a rileggere queste parole per un avvenimento funesto, la morte per assassinio, come devo ricordare il dottor King ed i Kennedy, ogni volta che in classe spiego la civiltà del 20° secolo,perchè a volte la follia degli uomini è tragica ed imprevedibile ed il male vince sul bene...
"Miei concittadini! Sono qui oggi, umilmente, a guardare la missione che ci aspetta, grato per la fiducia che avete dato e consapevole dei sacrifici fatti dai nostri antenati.
Ringrazio il presidente Bush per il servizio che ha reso alla nazione, come per la generosità e la collaborazione che ha mostrato nel corso della transizione. Sono stati ormai 44 gli americani che hanno fatto il giuramento presidenziale. Queste parole sono state pronunciate durante le alte maree della prosperità e nelle acque calme della pace. Ma di tanto in tanto, il giuramento viene pronunciato sotto nubi che si addensano e con la tempesta che infuria. In quei momenti l’America è andata avanti non solo grazie alle capacità o alla visione di quelli che ricoprivano incarichi supremi, ma perché Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri predecessori e ai nostri documenti fondatori. Così è stato. Così dovrà essere per questa generazione di americani.
Ormai tutti comprendiamo di essere nel mezzo di una crisi.
La nostra nazione è in guerra contro un’estesa rete di violenza e odio. La nostra economia è gravemente indebolita, conseguenza dell’avidità e dell’irresponsabilità di alcuni, ma anche un nostro fallimento collettivo di compiere scelte difficili e preparare la nazione a una nuova era. a causa della nostra incapacità collettiva
Case sono state perdute, lavori svaniti, imprese crollate. La nostra sanità costa troppo, le nostre scuole sbagliano troppo, e ogni giorno porta nuove prove che il nostro modo di usare l’energia rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta. Questi sono i segnali della crisi, esprimibili in numeri e statistiche. Meno misurabile ma altrettanto profondo è l’indebolimento della fiducia che pervade il nostro Paese, la paura persistente che il declino dell’America sia inevitabile, e che la prossima generazione dovrà ridurre le sue prospettive.
Oggi vi dico che le sfide che affrontiamo sono reali. Sono serie e sono numerose. Non si potranno superare facilmente o in poco tempo.
Ma, sappilo America, verranno superate.
Oggi siamo qui insieme perché abbiamo preferito la speranza alla paura, e unità di propositi al conflitto e alla discordia.
Oggi proclamiamo la fine delle lagne insignificanti e di false promesse, delle recriminazioni e di dogmi obsoleti, che per troppo tempo hanno imbrigliato la nostra politica.
Restiamo una nazione giovane, ma per dirla con le parole delle Scritture, è arrivato il momento di mettere da parte le faccende dell’infanzia. E’ arrivato il momento di riaffermare il nostro spirito; di scegliere il meglio della nostra storia; di portare avanti questo dono prezioso, questa nobile idea, passata da generazione a generazione, della promessa fatta da Dio: che tutti sono uguali, tutti sono liberi e tutti hanno l’opportunità di perseguire la piena felicità.
Riaffermando la grandezza della nostra nazione comprendiamo che la grandezza non è mai regalata. Bisogna meritarsela. Nel nostro cammino non abbiamo mai fatto uso di scorciatoie, né ci siamo accontentati. Non è stata la strada dei deboli di cuore, che preferiscono l’ozio al lavoro, o cercano solo i piaceri della ricchezza e della fama.
Sono stati quelli che hanno corso rischi, quelli che preferiscono l’azione, quelli che creano le cose - alcuni famosi, ma più spesso uomini e donne sconosciuti - che con la loro fatica ci hanno portato attraverso il lungo e tortuoso cammino verso la prosperità e la libertà. Hanno impacchettato i loro pochi beni terreni e attraversato l’oceano in cerca di una nuova vita, per noi. Hanno faticato in fabbriche spremisudore e colonizzato il West, sopportato le corde della frusta e zappato la dura terra, per noi. Hanno combattuto e sono morti, a Concord e Gettysburg, in Normandia e a Khe Sahn, per noi. Questi uomini e donne hanno lottato, si sono sacrificati e hanno lavorato fino a consumarsi le mani perché noi potessimo vivere una vita migliore.
Hanno visto l’America come qualcosa di più grande di una semplice somma delle nostre ambizioni personali, e di tutte le differenze di nascita, ricchezza o appartenenza.
E’ il viaggio che oggi continuiamo. Rimaniamo la più ricca e potente nazione sulla Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi dell’inizio della crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri prodotti e servizi non meno richiesti di una settimana fa, un mese fa o un anno fa. Le nostra capacità restano intatte.
Ma il tempo di resistere ai cambiamenti, di difendere interessi ristretti e di rinviare decisioni spiacevoli è certamente passato. Da oggi dobbiamo darci una mossa, darci una spolverata, e ricominciare il lavoro di rifacimento dell’America. Dovunque guardiamo, c’è del lavoro da fare. Lo stato dell’economia esige un’azione ferma e rapida, e noi agiremo, non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per porre nuovi basi per la crescita.
Costruiremo strade e ponti, reti elettriche e linee digitali che alimenteranno il nostro commercio e ci legheranno ancora di più. Restituiremo alla scienza il posto che si merita, e useremo le meraviglie della tecnologia per aumentare la qualità della sanità e abbassarne i costi. Imbriglieremo il sole, i venti e la terra per alimentare le nostre automobili e le nostre fabbriche.
Trasformeremo le nostre scuole e università per renderle all’altezza delle necessità di una nuova epoca. Tutto questo è possibile. Tutto questo lo faremo.
Qualcuno si chiede se sia il caso di ridimensionare le nostre ambizioni, sostenendo che il nostro sistema non potrà reggere troppi grandi progetti. Ma chi lo dice ha la memoria corta. Si dimentica quello che questo Paese ha già fatto; quello che possono ottenere uomini e donne liberi quando l’immaginazione si sposa a obiettivi condivisi, e la necessità si unisce al coraggio.
Quello che i cinici non riescono a capire è che il terreno sotto i loro piedi sta sparendo, che dibattiti politici ormai datati in cui si siamo consumati così a lungo non funzionano più.
Oggi non ci chiediamo se il nostro governo è troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona: se aiuta le famiglie a trovare lavoro con una paga decente, ad avere cure accessibili e una pensione dignitosa.
Laddove la risposta è sì andremo avanti. Se la risposta è no i programmi verranno chiusi.
E quelli che gestiscono dollari pubblici verranno chiamati a darne conto - spendere con saggezza, cambiare le cattive abitudini e lavorare alla luce del giorno - perché solo così potremo ricostruire la fiducia tra la gente e il suo governo, di un’importanza vitale.
Né ci poniamo la domanda se il mercato sia una forza del bene o del male. La sua capacità di generare ricchezza ed espandere la libertà non ha eguali, ma questa crisi ci ha ricordato che senza un occhio attento il mercato può uscire dal controllo, e anche che una nazione non può prosperare a lungo che favorisce solo i cittadini che prosperano.
Il successo della nostra economia è dipeso sempre non solo dalle dimensioni del nostro Prodotto interno lordo, ma anche dalla diffusione del nostro benessere, dalla nostra capacità di estendere le opportunità a ogni cuore di buona volontà, e non per carità, ma perché questa è la strada più sicura verso il nostro bene comune.
Per quanto riguarda la nostra comune difesa, respingiamo come falsa la scelta tra la sicurezza e gli ideali. I nostri Padri fondatori, che affrontavano pericoli che noi riusciamo appena ad immaginare, hanno scritto una Carta per garantire il governo della legge e i diritti dell’uomo, una Carta che poi è stata estesa grazie al sangue versato da diverse generazioni.
Questi ideali illuminano ancora il mondo, e non vi rinunceremo per amore di convenienza. E a tutti gli altri popoli e governi che ci guardano oggi, dalle capitali maggiori fino al piccolo villaggio dove è nato mio padre, dico: sappiate che l’America è amica di ogni nazione, e di ogni uomo, donna e bambino che cercano un futuro di pace e dignità, e sappiate che siamo pronti a tornare a essere una guida.
Ricordiamoci che le generazioni precedenti hanno sconfitto il fascismo e il comunismo non solo grazie ai missili e ai carri armati, ma anche costruendo solide alleanze e perseverando nelle proprie convinzioni. Avevano compreso che il nostro potere da solo non basta a proteggerci, né ci dà il diritto di fare quello che vogliamo.
Sapevano invece che il nostro potere cresce grazie a un suo uso prudente, che la nostra sicurezza deriva dall’avere una causa giusta, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità di umiltà e autolimitazione.
Noi siamo i guardiani di questa eredità. Guidati tuttora da questi principi, possiamo andare incontro alle nuove minacce che richiedono sforzi ancora maggiori, e una maggiore cooperazione e comprensione tra le nazioni. Cominceremo ad abbandonare responsabilmente l’Iraq, lasciandolo al suo popolo, e a costruire con fatica una pace in Afghanistan.
Con i vecchi amici e gli ex nemici lavoreremo instancabilmente per alleviare la minaccia nucleare, e respingere lo spetto di un pianeta che si surriscalda.
Non chiederemo scusa per il nostro modello di vita, né esiteremo nel difenderlo.
A quelli che cercano di raggiungere i propri obiettivi seminando terrore e uccidendo innocenti, noi diciamo che il nostro spirito è più forte e non può essere spezzato; non potrete sopravviversi, vi sconfiggeremo.
Sappiamo che la nostra eredità così variegata è una forza, non è una debolezza.
Siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e hindu, e di non credenti. Siamo stati plasmati da tutte le lingue e tutte le culture, portate da ogni angolo di questa Terra.
E siccome abbiamo assaggiato l’amaro calice della guerra civile e della segregazione, emergendo da quel capitolo oscuro ancora più forti e uniti, non possiamo che credere che i vecchi odi un giorno passeranno, che le linee di divisione tribale spariranno presto, che mentre il mondo diventa sempre più piccolo la nostra comune umanità deve prendere il sopravvento, e che l’America deve svolgere il suo ruolo, e aprire le porte a una nuova era di pace.
Al mondo musulmano: cerchiamo una nuova strada che ci faccia fare progressi, basata su interesse e rispetto reciproco.
Ai leader che cercano conflitti, o accusano dei mali delle loro società l’Occidente: sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che potrete costruire, non su quello che potete distruggere. A quelli che si aggrappano al potere con la corruzione, l’inganno e il bavaglio ai dissidenti: sappiate che siete dalla parte sbagliata della storia.
Ma se vorrete aprire le vostre mani strette a pugno, vi tenderemo la mano. Ai popoli delle nazioni povere: vogliamo lavorare insieme a voi per rendere floride le vostre fattorie e far scorrere acque pulite, per nutrire corpi affamati e alimentare menti avide. Alle nazioni come la nostra che godono di una relativa abbondanza diciamo che non possiamo più permetterci di restare indifferenti alle sofferenze fuori dai nostri confini, né possiamo consumare spensieratamente le risorse mondiali.
Perché il mondo è cambiato, e noi dobbiamo cambiare insieme a esso.
Mentre scrutiamo la strada che abbiamo davanti, ricordiamo con umile gratitudine quei coraggiosi americani che, in questo preciso momento, pattugliano lontani deserti e montagne. Hanno qualcosa da dirci oggi, così come gli eroi caduti sepolti ad Arlington che ci parlano attraverso i secoli. Li onoriamo non soltanto come guardiani della nostra libertà, ma perché incarnano lo spirito di servizio, il desiderio di trovare un senso in qualcosa di più grande di loro. E in questo momento - un momento che influenzerà una generazione - è proprio questo spirito che deve albergare in tutti noi. Per quanto un governo possa e debba fare, alla fine questa nazione poggia sulla fede e la determinazione del popolo americano.
Nelle nostre ore più buie a farci andare avanti è la gentilezza di ospitare uno straniero quando si rompono gli argini; l’abnegazione degli operai che preferiscono ridurre le proprie ore di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto; sono il coraggio del vigile del fuoco di gettarsi in una scala piena di fumo, ma anche le cure di un genitore verso il figlio, a decidere alla fine dei conti il nostro destino.
Le sfide che abbiamo di fronte possono essere inedite. Gli strumenti di cui abbiamo bisogno per affrontarle possono essere nuovi. Ma i valori dai quali dipende il nostro successo - duro lavoro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - sono cose vecchie. Sono cose vere. Sono la forza tranquilla che passa nella nostra storia. Quello che ci vuole è un ritorno di queste verità.
Quello che ci viene chiesto oggi è una nuova era di responsabilità, il riconoscimento da parte di ogni americano del fatto che abbiamo dei doveri verso noi stessi, la nostra nazione e il mondo, doveri che non accettiamo con fastidio, ma semmai cogliamo con gioia, fermi nella consapevolezza che non esiste nulla di soddisfacente per lo spirito e plasmante per il nostro carattere, che dare tutti noi stessi a un compito difficile. Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.
Questa è la fonte della nostra fiducia: la consapevolezza che Dio ci ha chiamati a tracciare un destino ancora incerto.
Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo, ed è per questo che uomini, donne e bambini di ogni razza e fede possono unirsi alle celebrazioni lungo questa magnifica Mall, ed è per questo che un uomo il cui padre meno di sessant’anni fa rischiava di non venire servito al ristorante locale sta oggi qui di fronte a voi pronunciando il voto più sacro. Celebriamo questo giorno con il ricordo, di ciò che siamo e di quanta strada abbiamo fatto.
Nell’anno della nascita dell’America, nel mese più freddo, un piccolo gruppo di patrioti si stringeva intorno a fuochi prossimi a spegnersi sulle rive di un fiume ghiacciato.
La capitale era stata abbandonata.
Il nemico stava avanzando.
La neve era macchiata con il sangue.
Nel momento in cui l’esito della nostra rivoluzione sembrava incerto come mai prima, il padre della nostra nazione ordinò che al popolo venissero lette le seguenti parole: «Nel mondo del futuro si dirà... che nelle profondità dell’inverno quando nulla se non speranza e virtù possono sopravvivere... la città e la campagna, allarmate da un comune pericolo, si incontrarono». America. Di fronte alle minacce comuni, in questo inverno delle nostre fatiche, ricordiamoci queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affronteremo ancora una volta le correnti ghiacciate, e resisteremo alle tempeste che verranno.
I figli dei nostri figli diranno che quando venimmo messi alla prova si rifiutammo di interrompere il nostro cammino, non tornammo indietro né vacillammo; e con gli occhi fissi all’orizzonte, e con la grazia di Dio su di noi, portiamo avanti il grande dono della libertà per consegnarlo intatto alle generazioni future. Dio salvi l’America."

martedì 20 gennaio 2009

Ma finirà mai ... ?

Oggi la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso si è detta disposta ad accogliere Eluana Englaro in una struttura pubblica.
«A noi non è stato chiesto niente e non ci offriamo, però se ci viene richiesto per noi non ci sono problemi. Se ci viene richiesto, noi siamo disposti. Ovviamente in strutture pubbliche perchè quelle private sono sotto scacco del ministro». /il ministro Sacconi, che la scorsa settimana è stato denunciato dai radicali /
«Avevo già detto che noi eravamo pronti a rispettare la legge perchè riteniamo che si debba rispettare la legge. È giusto essere preoccupati che non si arrivi ad uccidere le persone che non servono più. Ma in questo caso c’è stato un lungo iter. C’è una decisione del Tribunale che ha valutato tutte le ragioni di questa situazione».
Il papà di Eluana ha ringraziato
Ma, mi chiedo, finirà mai questa storia senza fine ? E perchè lo stato deve intervenire contro la libertà ed il diritto di una persona di scegliere come vivere ma anche come morire ?
Oggi a Mosca, Anastasia Baburova, l'erede della giornalista Politkovskaya è stata uccisa insieme al suo legale, un avvocato che difendeva una ragazza cecena, Elza Kungaieva, 18 anni,violentata e uccisa nel 2000 da un colonnello russo, Iuri Budanov.
Sono dunque caduti sotto ai colpi di un sicario l’avvocato Stanislav Markelov, legale di parte civile nel controverso processo per l’uccisione della giovane, e la giornalista Anastasia Baburova, ferita dal killer che aveva appena freddato Markelov, e poi morta dopo alcune ore di agonia.
La giornalista, collaboratrice del quotidiano "Novaia Gazeta" (la testata per la quale lavorava Anna Politkovskaia), era in compagnia dell’avvocato quando un uomo mascherato con un passamontagna si è avvicinato ed ha sparato un colpo di pistola munita di silenziatore alla nuca di Markelov.
La Baburova ha cercato di inseguirlo ed è stata colpita anch’essa alla testa.
Il "caso Kungaieva" esplose nel 2000: Iuri Budanov, un colonnello delle truppe corazzate russe, venne arrestato con l’accusa di aver stuprato e poi strangolato la ragazza. Elza era stata prelevata in casa dall’ufficiale, ubriaco, secondo diverse testimonianze, e da alcuni suoi uomini in circostanze mai chiarite completamente. Venne poi ritrovata nuda e senza vita in un vagone ferroviario nel villaggio di Tanghi, a sudest di Grozny, in Cecenia (Caucaso russo).
Il colonnello sostenne di aver voluto «interrogare» la ragazza, nel vagone ferroviario,ritenendola una cecchina, ma senza portare elementi credibili.
Nel 2003, venne condannato a 10 anni di carcere. Budanov è l’ufficiale russo di rango più alto condannato per crimini di guerra in Cecenia ed è diventato negli anni un simbolo degli abusi commessi dalle Forze armate nel corso delle due guerre combattute contro i separatisti nella repubblica caucasica.
Meno di una settimana fa l’ufficiale era stato liberato per buona condotta, dopo 8 anni e 10 mesi di carcere e dopo che le sue ripetute domande di grazia, appoggiate da alti gradi dell’esercito e dai movimenti nazionalisti russi, erano state respinte.
La sua liberazione aveva scatenato manifestazioni di protesta a Grozny e la collera dei familiari della ragazza assassinata.
Il legale della famiglia Kungaieva ucciso a Mosca, proprio oggi, aveva dichiarato di voler presentare una istanza al Tribunale internazionale di Strasburgo contro la liberazione anticipata di Budanov.
Nella tormentata storia tra la Russia e la Cecenia, ci sarà mai il raggiungimento di una pace duratura senza altri omicidi e morti di vittime innocenti ?

44°, ben arrivato Obama

Oggi pomeriggio ho seguito in diretta, su Rainews24, la cerimonia da Washington del giuramento del 44° Presidente degli Stati Uniti d'America
Due ore di immagini, a Capitol Hill, due ore che resteranno nella memoria ed un indimenticabile avvenimento della storia
Barack Obama ha giurato con le frasi di rito dei precedenti presidenti ma la nostra speranza è che questo uomo nato nel 1961, alto bello intelligente ed affascinante, possa cambiare la politica della più grande nazione al mondo, riportando pace e benessere nel suo paese e ovunque ci siano guerre e disordine lasciati dal suo predecessore
Domani troveremo su tutti i quotidiani il suo discorso iniziale
Domani ci saranno le immagini di una giornata indimenticabile
Domani tutte le tv parleranno di lui
Domani avrò ancora negli occhi e nel cuore il Mall, quel lunghissimo bellissimo viale, che anni fa ho percorso a piedi e che mi aveva lasciato un'impressione vivida di grandezza e di maestosità, pieno di folla festosa e felice che inneggiava a Obama, la speranza dei poveri, dei neri, dei diseredati, degli uomini e delle donne, di tutti quelli che sono convinti che quest'uomo sarà un grande grande politico che salverà il nostro futuro tanto incerto e tanto in crisi....
Auguri Barack e buon lavoro !!!

domenica 18 gennaio 2009

L'ultimo discorso di Bush

Martedì il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, giurerà a Washington prima di insediarsi alla White House
Bush, George W., dopo 8 anni di prresidenza, finalmente se ne andrà
Il presidente uscente nel suo ultimo discorso in diretta televisiva, di commiato alla nazione, ha difeso una volta ancora le "decisioni difficili" che ha dovuto prendere ed ha messo in guardia il successore sulla sua convinzione che «L'asse del male è ancora vivo»
Bush ha ammesso di essere inciampato lungo il percorso, ma ha giurato di avere agito sempre in buona fede e per il bene del Paese.
Il presidente degli ultimi otto anni ha poi ringraziato gli americani per la lunga corsa che gli hanno concesso ed è tornato a difendere il suo operato.
«Come molti prima di me ho fatto i conti con passi falsi. Ma ho sempre agito con in mente il migliore interesse del Paese. Ho seguito quello che mi ha detto la coscienza e fatto quello che credevo fosse giusto. Molti non sono d’accordo con alcune delle decisioni più difficili che ho preso, ma mi si deve concedere che ho agito con fermezza, prendendo decisioni difficili, quando è stato necessario».

Quali sono state queste sue decisioni difficili che ha sostenuto fino alla fine con orgoglio e presunzione?
Di sicuro la lotta contro il terrorismo iniziata dopo le stragi dell’11 settembre.
È convinto infatti di lasciare un’America più sicura di quella che era sette anni fa, ma avverte ancora che il terrorismo «resta la minaccia più grave».
E poi ci sono la guerra in Iraq, con l'uccisione di Saddam Hussein, e la prigione di Guantanamo con le torture ai prigionieri
Poco tempo fa Bush ha ammesso che sapeva e che aveva autorizzato personalmente il dibattito sugli interrogatori "speciali", il "waterboarding" e le «torture» ai detenuti sospettati di essere terroristi islamici.
Bush ne era a conoscenza, o meglio sapeva che i principali consiglieri per la sicurezza si riunivano in più occasioni per decidere e approvare specifici dettagli sugli interrogatori condotti dagli agenti della Cia nei confronti di uomini di al-Qaeda, o presunti tali.
«Cominciammo a studiare che cosa fare per proteggere il popolo americano», ha spiegato l'ormai ex presidente in un’intervista all’Abc. «Si è vero, sapevo che lo staff per la sicurezza nazionale si era incontrato per affrontare la questione, e approvai».

Secondo fonti vicine agli ambienti di Washington i funzionari dell’amministrazione si riunirono in molte occasioni per discutere in maniera dettagliata l’adozione di «tecniche di interrogatorio straordinarie». Alcune erano persino accompagnate da simulazioni figurate, mentre per altre era necessario capire «quante volte la stessa procedura» poteva essere utilizzata sul medesimo soggetto.
I metodi approvati andavano da tecniche più conosciute come schiaffi spintoni privazione del sonno, ad altre più estreme come il cosiddetto «waterboarding», la simulazione dell’annegamento usata in particolare con tre presunti terroristi di al-Qaeda tra il 2002 e il 2003 e poi, sembra, accantonata.

Tra i protagonisti della vicenda c’era anche Condoleezza Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale: presiedeva le riunioni nella «Situation Room» della Casa Bianca con il vice-presidente Dick Cheney, il segretario di Stato Colin Powell, il capo del Pentagono Donald Rumsfeld, il ministro della Giustizia John Ashcroft, e il capo della Cia George Tenet.
Le discussioni durarono mesi anche a causa dell’opposizioni di alcuni: le obiezioni maggiori furono sollevate da Powell e Ashcroft, che nonostante l’immagine di falco neocon non ha mai sposato del tutto la linea dei suoi colleghi.
I «grandi» dell’amministrazione approvarono inoltre l’uso «combinato» di tecniche di interrogatorio al limite della legalità, una procedura utilizzata in particolare con gli «ossi duri», detenuti che mostravano maggiore resistenza.

«Avevamo pareri legali che ci autorizzavano a usarlo», spiega Bush difendendo in particolare il «waterboarding», la più controversa delle tecniche della Cia.
«Inoltre non avevo alcun problema di metodo nel cercare di capire cosa sapeva Khalid Sheikh Mohammed»
«Era importante che gli americani sapessero chi era, la mente dell’11 settembre 2001».
Per questo Bush ha sempre ritenuto che il coinvolgimento dei principali funzionari dell’amministrazione non era poi così «sorprendente».
Già nel 2006 Bush aveva rivelato l’esistenza di un programma che prevedeva tecniche di interrogatori speciali da utilizzare nei confronti di terroristi particolari. Ma mai era stato svelato il ruolo dei suoi più stretti collaboratori
Martedì un altro uomo diventerà l'uomo più importante degli Usa e forse del mondo. Auguriamoci che la speranza che noi riponiamo in lui come uomo e come capo di Stato non vada persa e che tutto cambi, con la partenza di Bush e di tutto quanto ha fatto in questi lunghi, molto lunghi, 8 anni di un governo pieno di ombre e di squallidi interventi per "salvare" il mondo dal male !

venerdì 16 gennaio 2009

Manifestazione x la Pace a Verbania

In contemporanea e in assonanza con la Manifestazione Nazionale ad ASSISI il Comitato per la pace del VCO ha indetto una MANIFESTAZIONE a VERBANIA per la pace in Medio Oriente Sabato 17 Gennaio ore 14,30 partenza e arrivo in P.zza Ranzoni, Verbania Intra

Fermare la guerra a Gaza è possibile!
Quanti bambini, quante donne, quanti innocenti dovranno essere ancora uccisi prima che qualcuno decida di intervenire e di fermare questo massacro?
Quanti morti ci dovranno essere ancora prima che qualcuno abbia il coraggio di dire basta?
Fermare la guerra a Gaza è possibile!
Rompiamo il silenzio dell'Italia!
Non vogliamo essere complici della guerra ma costruttori di pace!
In nome dei diritti umani e della legalità internazionale, rompiamo il silenzio e gridiamo insieme: "Fermatevi! Fermiamola!"
La guerra deve essere fermata ora.
Non c'è più tempo per la vecchia politica, per la retorica, per gli appelli vuoti e inconcludenti.
E' venuto il tempo di un impegno forte, autorevole e coraggioso dell'Italia, della comunità internazionale e di tutti i costruttori di pace per mettere definitivamente fine a questa e a tutte le altre guerre del Medio Oriente e di ogni parte del mondo.
Giovani, donne, uomini, gruppi, associazioni, sindacati, enti locali, media, scuole, parrocchie, forze politiche ...
"chiediamo a ciascuno di fare qualcosa" .....

Comitato per la Pace del VCO : Collettivo Punto a Capo, Comune di Pieve Vergonte, Comunità Montana Cusio Mottarone, , ARCI Verbania, Circolo Operaio ARCI "F.Ferraris" di Omegna, Circolo ARCI Fugamentis, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, Centro Culturale Islamico, Comunità Italo Araba, Chiesa Evangelica Metodista di Omegna e Intra, Mani Tese, Casa della Resistenza, Ruota Libera, Le Formiche, CGIL, CISL, UIL, Giovani Comuniste/i, Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, FGCI, Sinistra Democratica, Partito Democratico, Giovani Democratici, Comune di Madonna del Sasso, Sindacato Pensionati Italiani, Fiom CGIL VCO,Unione Donne Italiane, Auser, Comitato Multietnico "UN PASSO AVANTI", Pax Christi, Sinistra Unita Domodossola...

Mostra Schiavi di Hitler a Como

In occasione del Giorno della Memoria 2009 sarà allestita a Como la mostra

“Schiavi di Hitler. L’altra resistenza.Racconti, disegni, documenti dei deportati e internati italiani 1943-1945”,

che racconta, con frasi selezionate da 450 memorie - raccolte a partire dal 2000, in occasione della campagna per l’indennizzo del lavoro forzato - l’odissea del lager fino al rientro in Patria.

La mostra verrà inaugurata presso la biblioteca comunale di Como, via Raimondi il 23 gennaio alle ore 17.30 e rimarrà esposta fino al 7 febbraio(dal lunedì al venerdì 9.30 -19, sabato 14 – 19)



/ Prof. Valter Merazzi responsabile Centro di ricerca “Schiavi di Hitler” direttore Istituto Storia Contemporanea “Perretta

CENTRO DI RICERCA“SCHIAVI DI HITLER” / FONDO I.M.I. CLAUDIO SOMMARUGA 22012 Cernobbio (CO) - via Regina, 5 Sezione dell'Istituto di Storia Contemporanea "P.A. Perretta" e.mail: info@schiavidihitler.it - www.schiavidihitler.it /

martedì 13 gennaio 2009

PD del Nord ???

E' l'ultima notizia comparsa sui giornali in questi ultimi due giorni nelle ormai tormentate e sempre più confuse vicende del PD, il partito democratico che avrebbe dovuto dare nuovo vigore alla sinistra ma anche a quegli elettori del centro che non volevano andare a finire con la destra, e invece ...
" ... hanno discusso di problemi del Nord e problemi del partito democratico del Nord... Governatori, presidenti di provincia, sindaci, consiglieri regionali del Pd, tutti al primo piano del Pirellone / a Milano/. Dall’Emilia al Friuli alla Valle d’Aosta: il Nord, appunto. Che non si arrende alla Lega. Che non si rassegna al politichese del Palazzo. O del Pd romano. «Per una buona metà ci sono personaggi di rilievo nazionale che parlano come a un congresso del vecchio Pci, per l’altra metà bravi amministratori che devono tirare avanti con la loro baracca. Speriamo in bene, bisognerà trovare un denominatore comune a questo Coordinamento» ha dichiarato Massimo Cacciari, il sindaco di Venezia.
Perché si chiama così, Coordinamento del Nord, da quando Walter Veltroni, nel dopo elezioni, disse che doveva nascere («ma anche al centro e al Sud»).
Dopo nove mesi, anche grazie alle spinte di Cacciari e di Sergio Chiamparino sindaco di Torino, eccoli al battesimo. «Magari a Roma siamo vissuti con qualche fastidio, non saprei - dice proprio Chiamparino -, però non si creda che questo Coordinamento sia un giocattolo per far contento il pupo: questa è anche una battaglia politica dentro il partito, dentro il Pd».

Sul federalismo fiscale, per cominciare. «La bozza Calderoli per l’80% è la stessa di Prodi e Padoa-Schioppa ma, come ha ben spiegato Vasco Errani governatore dell’Emilia-Romagna, nel Pd abbiamo quattro posizioni diverse. Vogliamo trovarne una che le unifichi tutte o no?».
Chiamparino ha fretta. La stessa fretta di Burlando e Cacciari, o di Sergio Cofferati sindaco di Bologna.
«E’ un buon debutto, una buona partenza - dice Cofferati -. Non ci sono contrapposizioni tra noi, ma la consapevolezza che la crisi economica avrà effetti soprattutto sul Nord e gli apparati produttivi del Nord. E a questo dovremo saper rispondere».
Potrebbero citare il caso Malpensa, e Filippo Penati presidente della Provincia di Milano lo fa: «E’ stata svenduta, c’è stata una gigantesca presa in giro degli italiani, a partire da quelli del Nord».
Con la Lega complice o fin troppo distratta. «Chi vanta l’esclusiva nella tutela del Nord come la Lega - dice Mercedes Bresso governatore del Piemonte - ha combinato solo disastri».
Per giocare la partita sullo stesso campo, il Nord, parte il contropiede.
«Passiamo dal federalismo teorico a quello pratico - spiega Carlo Porcari, capogruppo Pd in Lombardia -. Chiediamo l’anticipo del federalismo fiscale per sostenere servizi e Welfare organizzato da enti locali e regioni, lo scorporo del patto di stabilità, la riduzione della pressione fiscale per lavoro dipendente e pensionati, nuove regole per il mercato del volo nazionale».
Prossimo appuntamento il 13 febbraio a Novara, con i parlamentari del Nord.
E il 2 marzo, a Padova, sarà pronta la «piattaforma programmatica»: un mese prima della conferenza nazionale del partito.
«Questo è il nostro contributo al Pd nazionale», dice Maurizio Martina, segretario della Lombardia.
Il Coordinamento come una parte del tutto. Però, a sentire Chiamparino, questo è pure l’inizio di un’avventura, di una «battaglia politica anche dentro il Pd».
«Il presentarci con un’identità che parte dai nostri territori», come rivendica Paolo Ravaioli, presidente della Provincia di Verbania.
La conclusione all’ultimo che se ne va, Burlando: «E’ la prima volta che in una riunione del Pd non sento parlare di Rai o di provenienze o di collocazioni europee... Una bella boccata di ossigeno». Almeno per il Pd che sta al Nord."
Sarebbe troppo sperare che prima o poi riusciremo a vedere finalmente qualche risultato concreto da un gruppo di politici con un certo potenziale che fino ad ora sono rimasti intruppati nelle file di un partito inconcludente ed immobilista che non sa trovare una linea unica e determinata per fare opposizione vera e per aiutare noi elettori, o futuri ex elettori, se le cose non cambieranno, che abbiamo davanti a noi un futuro di crisi e di sacrifici e di ansie e di paure che ci rendono sempre più preoccupati ed ansiosi ?
Che cosa succederà se anche loro non otteranno che un pugno di mosche e null'altro ? Che fine farà il Nord, quel nord lavoratore e creativo che ha sempre trascinato con le sue industrie, la sua agricoltura,le sue attività commerciali e artigianali , il turismo e tanto altro in questo anno che prevedono ancor più nero del 2008?
e che fine faranno Malpensa e Linate ?
dopo 10 mesi e più, da quando fu rifiutata l'offerta per Alitalia proposta da Air France e dal governo Prodi, oggi è ripartita la nuova Alitalia della cordata Cai con contestazioni e ritardi ecc ecc
Valeva la pena far saltare Prodi ed il suo governo, pur traballante, di sinistra per arrivare a questo faticoso e poco solido risultato piuttosto fallimentare per tutti quanti ???
a me sembra proprio di no, ma...

giovedì 8 gennaio 2009

Proposta di Legge n 1360

CAMERA DEI DEPUTATI N. 1360
—PROPOSTA DI LEGGE
D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI
BARANI, ANGELI, BARBA, BARBIERI, BOCCIARDO, CALDORO,CASTELLANI, CASTIELLO, CATONE, CESARO, CICCIOLI, CORSINI,CRISTALDI, DE ANGELIS, DE CORATO, DE LUCA, DENICHILO RIZZOLI, DI BIAGIO, DI VIRGILIO, DIMA, DIVELLA,FOGLIARDI, GREGORIO FONTANA, FUCCI, GAROFALO, GIRLANDA,HOLZMANN, LABOCCETTA, LO MONTE, GIULIO MARINI,MAZZONI, RICARDO ANTONIO MERLO, MIGLIORI, NARDUCCI,PETRENGA, ROSSO, SARDELLI, SBAI, VALENTINI,VENTUCCI, VESSA, ZACCHERA
Istituzione dell’Ordine del Tricolore e adeguamentodei trattamenti pensionistici di guerra
Presentata il 23 giugno 2008
ONOREVOLI COLLEGHI ! — La presente propostadi legge nasce dall’esigenza di attribuire a coloro che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale un riconoscimento analogo a quello attribuito ai combattenti della guerra 1914-1918 dalla legge18 marzo 1968, n. 263. L’istituzione dell’« Ordine del Tricolore » deve essere considerata un atto dovuto, da parte del nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre sessanta anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della « bontà » della loro lotta per la rinascita della Patria.Non s’intende proponendo l’istituzione di questo Ordine sacrificare la verità storica di una feroce guerra civile sull’altare della memoria comune, ma riconoscere,con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d’Italia; nello smarrimento generale,anche per omissioni di responsabilità ad ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani o meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e « imperiale» del ventennio, ritennero onorevolela scelta a difesa del regime, ferito e languente; altri, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli delloscontro in atto a livello planetario, si schierarono con la parte avversa, « liberatrice», pensando di contribuire a una rinascita democratica, non lontana, della loro Patria.
Solo partendo da considerazioni contingenti e realistiche è finalmente possibile quella rimozione collettiva della memoria ingrata di uno scontro che fu militare e ideale, oramai lontano, eredità amara di un passato doloroso, consegnato per sempre alla storia patria.Questo progetto di legge è coerente con la cultura di pace e di pacificazione della nuova Italia, post-bellica, repubblicana e democratica; memore delle distruzioni morali e materiali provocate dal conflitto mondiale; orgogliosa della rinascita operata dalla laboriosità del suo popolo; rinnovata nelle istituzioni di una classe dirigente espressa per la prima volta dal popolo, libero e sovrano; consapevole della necessità di rimarginare le ferite di un passato tragico e cruento nell’interesse dell’intera collettività.Per queste considerazioni, attribuiamo al progetto di legge in esame un fortevalore simbolico e sociale, che valga a superare tutti gli steccati ideologici che hanno reso difficile per troppi anni la possibilità di riconoscere socialmente i meriti e il sacrificio di coloro che hanno combattuto consapevolmente per il Tricolore;ad essi, dopo oltre sessanta anni dalla fine della guerra e nel sessantesimo anniversario della nostra Costituzione, il Parlamento italiano, per motivi di equità e di giustizia, deve tributare un riconoscimento analogo a quello concesso ai cavalieri di Vittorio Veneto.Questo sarà costituito da un’alta attribuzione onorifica, cioè l’appartenenza all’Ordinedel Tricolore e anche da un miglioramento economico, doveroso per chi ha dato tanto per la propria Patria.
In questo tempo di ristrettezze economiche ci appare indizio di grande civiltà pensare a chi ha combattuto e da anni attende una revisione migliorativa dei trattamenti pensionistici di guerra.Il Parlamento ha riconosciuto più che legittima l’aspirazione dei titolari di trattamento pensionistico di guerra a ottenere l’adeguamento economico delle proprie pensioni, adeguamento che si ritiene non sia ulteriormente procrastinabile, considerate l’età avanzata dei soggetti e la lunga attesa.L’articolo 1 istituisce un nuovo ordine onorifico, l’Ordine del Tricolore, comprendente l’unica classe di cavaliere. L’articolo 2 prevede che tale onorificenza sia conferita: a) a coloro che hanno prestato servizio militare per almeno sei mesi, anche a piu` riprese, in zona di operazioni, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e che siano invalidi; a coloro che hanno fatto parte delle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della liberta` , oppure delle formazioni che facevano riferimento alla Repubblica sociale italiana;b) ai combattenti della guerra 1940-1945; ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 che fruiscono di pensioni di guerra; agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia.
L’articolo 3 determina le caratteristiche dell’insegna, realizzata in bronzo, del nuovo Ordine e rinvia a un decreto del Ministro della difesa l’indicazione dei dettagli.
L’articolo 4 prevede che il Capo dell’Ordine del Tricolore sia il Presidente della Repubblica e che l’Ordine sia retto da un consiglio composto da un tenente generale o da un ufficiale con grado corrispondente,che lo presiede, da due generali e da un ammiraglio in rappresentanza di ciascuna Forza armata, dal presidente dell’Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze armate italiane, dal presidente dell’Associazione nazionale combattenti e reduci,dal presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dal presidente dell’Istituto storico della Repubblica sociale italiana.Il presidente e i membri del consigliosono nominati dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della difesa.
L’articolo 5 prevede che le onorificenze siano conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della difesa, previa domanda presentata dagli interessati al Ministero della difesa.
L’articolo 6 prevede che agli insigniti dell’Ordine del Tricolore sia riconosciutoun assegno vitalizio e che le domande e i documenti necessari per ottenere l’onorificenza siano esenti dall’imposta di bollo eda qualsiasi altro tributo.
L’articolo 7 prevede l’adeguamento pensionistico degli invalidi e mutilati di guerra per l’alto valore sociale che essi rappresentano.
L’articolo 8 prevede la copertura finanziaria.
L’articolo 9 reca la data di entrata in vigore della legge.
Non posso che associarmi a chi è estremamente preoccupato per questa proposta di legge, presentata in Parlamento da un certo numero di Deputati del Pdl, che è in discussione ora, al rientro dalle vacanze natalizie, al primo punto dei lavori in corso alla Commissione Difesa della Camera dei deputati,
Il progetto di legge numero 1360 metterà il Parlamento di fronte alla scelta di equiparare i partigiani, che combatterono contro il fascismo e il nazismo, contro la guerra praticata da Benito Mussolini a fianco di Adolf Hitler, per la liberazione dell'Italia e per il ritorno alla democrazia, con i miliziani della Repubblica di Salò, le truppe irriducibili fasciste che con i nazisti misero a ferro e fuoco il nostro paese, partecipando ai peggiori e più vili episodi di guerra, ad eccidi e massacri in tutto il territorio italiano o di occupazione
Si tratta di un nuovo capitolo di quel processo di omologazione e di ricostruzione di una verginità ideologica e di "revisionismo storico", ( cioè di riscrittura della realtà storica di quegli tremendi anni di guerra che le persone come mio papà e mia mamma hanno vissuto e continuato a ricordare con tanto dolore e sofferenza ), cui hanno contribuito negli anni passati con certe prese di posizione molto discutibili, in nome di una presunta "memoria condivisa" e di una declamata "riconciliazione nazionale", molti rappresentanti "al di sopra di ogni sospetto" del centrosinistra, come l'ex presidente della Camera Luciano Violante, principalmente, ma anche il lavoro di ricerca e riedizione, o di pentimento e confessione, di esponenti dell'intellighenzia che si è sempre detta vicina al centrosinistra: prima al Psi di Craxi, poi al Pci di Berlinguer, adesso al Pd di Veltroni.
L 'Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi) e le altre organizzazioni che rappresentano gli ex internati (Anei), gli ex deportati (Aned), i perseguitati politici (Anppia) e l'Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria (Anfim), sono tutti in forte allarme.
L'allarme delle associazioni partigiane, raccolto da alcuni parlamentari, storici e giuristi riguarda soprattutto il contenuto della proposta di legge che, partendo da un antefatto "nobile" quale la costituzione dell'Ordine di Vittorio Veneto, che prevede il riconoscimento dei meriti e dei diritti dei combattenti e reduci impegnati sui due fronti della Grande Guerra, vorrebbe adesso istituire in parallelo il cosiddetto "Ordine del Tricolore" (e il nome è già un primo indizio) nonché il conseguente «adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra» (secondo indizio ben preciso e mirato).
Si prepara in questo modo un vero e proprio colpo di mano, inaccettabile sotto il profilo morale e politico, oltre che da un punto di vista giuridico e storico, che equipara quelli che facevano i rastrellamenti per conto dei tedeschi a chi è stato internato nei campi di concentramento e a chi ha fatto la Resistenza.
L'articolo 2 prevede che tale onorificenza (e quello che ne consegue) sia conferita: «A coloro che hanno prestato servizio militare per almeno sei mesi, anche a più riprese, in zona di operazioni, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e che siano invalidi; a coloro che hanno fatto parte delle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, oppure delle formazioni che facevano riferimento alla Repubblica sociale italiana; ai combattenti della guerra 1940-1945; ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 che fruiscono di pensioni di guerra; agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramenti o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945».
Quei combattenti erano quelli che dopo l'8 settembre 1943 fecero la guerra ai partigiani, all'esercito di liberazione, ai militari agli ordini del generale Badoglio, alle forze armate alleate sbarcate in Sicilia e ad Anzio e alle truppe che combatterono contro l'esercito tedesco in ritirata.
Quelli che fino all'ultimo furono i fiancheggiatori dei nazisti e i torturatori delle popolazioni civili che resistettero alle Squadre Speciali in fuga.
E l'articolo 4 che definisce la composizione dell'Ordine del Tricolore precisa: «Il Capo dell'Ordine è il Presidente della Repubblica. L'Ordine è retto da un Consiglio composto da un tenente generale o ufficiale di grado corrispondente che lo presiede, da due generali, di cui uno dell'Aeronautica militare, e da un ammiraglio, in rappresentanza delle Forze armate; dal presidente dell'Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze armate italiane che hanno partecipato alla guerra di liberazione; dal presidente dell'Associazione nazionale combattenti e reduci; dal presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia e dal presidente dell'Istituto storico della Repubblica sociale italiana, nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del ministro della Difesa».
Provo un profondo dolore ed una grande angoscia non solo per tutte quelle anime innocenti "passate per il camino", che sarebbe bene continuare a elencare una per una in nome di quella pretesa "memoria condivisa", ma per tutti quei morti ammazzati delle stragi e degli eccidi in Italia tra il 43 ed il 45, di quei poveri disgraziati ammazzati nei rastrellamenti durante la guerra partigiana qui al Nord, i cui responsabili, tedeschi e italiani, nazisti e fascisti, non sono mai stati processati.
E soprattutto provo una rabbia infinita per questo vergognoso tentativo di rivalutare i carnefici quando le vittime non sono mai state riconosciute come tali
Per mio padre che subì il nazismo ed i campi di concentramento per due lunghi terribili anni, per tutte le vittime del fascismo dei republichini di Salò, non posso che indignarmi profondamente
e mi auguro che tanti altri provino i miei stessi sentimenti e dicano No
No ad una proposta di legge indegna e vergognosa
NO NO NO ...
diciamo NO e diciamolo Forte e Chiaro !!!
erica