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lunedì 23 settembre 2013

Attivisti di Greenpeace arrestati

La mattina del 18 settembre due attivisti Greenpeace sono stati arrestati mentre protestavano contro le trivellazioni petrolifere sulla Prirazlomnaya, una piattaforma di estrazione della Gazprom nel mare di Pechora, al largo delle coste russe.
Sono stati trattenuti tutta la notte a bordo di un'imbarcazione della Guardia Costiera russa, senza poter chiamare i propri avvocati.
I due attivisti  arrestati sotto la minaccia di pistole e coltelli, sono stati riportati a bordo il giorno dopo: uno di loro ha un braccio rotto.
Il 19 la Guardia costiera russa ha illegalmente abbordato la nave Arctic Sunrise di Greenpeace International, che si trovava in acque internazionali, arrestando altri 25 attivisti, tra cui un italiano.
" Chiediamo che tutti gli attivisti trattenuti vengano immediatamente rilasciati, che la Guardia Costiera abbandoni l'Arctic Sunrise e che vengano interrotte le trivellazioni petrolifere nell'Artico.
E' chiaro che le autorità  russe proteggono gli interessi dei giganti del petrolio. E lo fanno senza scrupoli, minacciando chi protesta pacificamente con idranti, pistole e coltelli. Loro ci hanno chiamato "terroristi", ma i veri criminali sono Shell e Gazprom, che vogliono trivellare un ecosistema delicato come l'Artico. "  da   
http://www.greenpeace.org/italy/it/
Io sono entrata nel sito di Greenpeace ed ho firmato la lettera di protesta da inviare all'ambasciata russa per chiedere la liberazione degli attivisti
Fatelo anche voi  !!!

lunedì 22 aprile 2013

Boston e l'FBI

Dopo cinque giorni dall'attentato avvenuto a Boston, Massachusetts, al termine della celebre maratona annuale, che ha provocato la morte di tre persone giovani, uno dei quali era un bimbo di otto anni, e  180 feriti, numerosi gravi o molto gravi per le amputazioni subite, l'FBI ha ucciso uno dei due attentatori e arrestato l'altro dopo 24 ore di una incredibile caccia all'uomo, che ha impedito alla popolazione del luogo di uscire da casa e di usare i cellulari, per evitare ulteriori esplosioni di eventuali ordigni
" Ferito nello scontro in cui era morto il fratello Tamerlan , Dzhokhar Tsarnaev si era rifugiato in una barca custodita nel retro di una casa a Watertown . Dzhokhar  si è arreso all’Fbi ed ora dovrà rispondere alla giustizia per l’attentato compiuto contro la maratona di Boston . A tarda notte è stato Barack Obama a parlare dalla Casa Bianca per lodare la capacità di dimostrata da Boston e dal Massachusetts di reagire all’attentato. “Ci sono molte domande che restano senza risposta - ha però aggiunto il presidente - perché chi è cresciuto nella nostra nazione ricorre a tale violenza? Come hanno pianificato e realizzato l’attacco? Hanno ricevuto degli aiuti?”. Sono i quesiti che, appena possibile, l’Fbi porrà al ceceno catturato. “Comprenderemo cosa avvenuto e indagheremo su ogni legame con questi terroristi” promette il presidente "
" Per l’intelligence americana, però, l’attacco alla maratona rappresenta un flop non lontano da quello dell’11 settembre. Soprattutto per l’Fbi, che due anni fa aveva interrogato Tamerlan, fratello maggiore e probabile ispiratore dell’attentato.Il Federal Bureau of Investigation  ha avuto tra le mani il capo del complotto e non ha capito che rappresentava una minaccia. l’Fbi  ha pubblicato un comunicato: «All’inizio del 2011 un governo straniero ci ha chiesto informazioni su Tamerlan Tsarnaev. La domanda era basata su informazioni secondo cui era un seguace dell’islam radicale e un forte credente. Era cambiato drasticamente nel 2010 e si preparava a lasciare gli Usa, per andare nel paese in questione a unirsi a gruppi clandestini non specificati. In risposta alla richiesta, l’Fbi ha controllato tutti i database, le informazioni, le comunicazioni, e l’uso di siti associati alla promozione di attività radicali. Il Bureau ha anche interrogato Tamerlan Tsarnaev e i suoi famigliari, ma non ha trovato alcuna attività terroristica». Il governo coinvolto era quello russo, preoccupato che il giovane volesse tornare in Dagestan per legarsi agli estremisti islamici ceceni.  "
Notizia molto interessante letta sul Quotidiano La Stampa di Torino E' curioso che l' FBI, come la CIA, super tecnologico e potentissimo servizio di polizia americana sia riuscito una volta ancora a non capire nulla e a lasciare libero l'ennesimo folle fanatico ed i suoi complici ...
Questa incapacità mi ricorda molto, purtroppo, i tristi tempi in cui in Italia gli attentati erano un problema serio e comune : mafia, brigatisti rossi o neri, e sconosciuti assassini  si potevano tranquillamente permettere di far saltare treni, stazioni, musei, banche o aerei senza che i servizi segreti non  riuscissero mai una volta a scoprirli prima delle stragi ... Ancora oggi c'è il segreto di stato e tanti di loro non sono mai stati scoperti e puniti !!!

sabato 1 dicembre 2012

43 anni fa la strage di Piazza Fontana

43° anniversario della strage di Piazza Fontana 12 Dicembre 1969 – 12 dicembre 2012
  12 dicembre 2012   piazza Fontana  Milano
Ore 16,30 appuntamento con i Gonfaloni dei Comuni, e le bandiere delle Associazioni Partigiane.
Ore 16,37 deposizione delle corone alla presenza delle Autorità;
Ore 17,00 proiezione di un documentario sulla strategia della tensione
Ore 17,30 interventi di: Carlo Arnoldi, Pres. Associazione Vittime di Piazza Fontana; Onorio Rosati, Segretario Gen.le Camera del Lavoro di Milano; Prof. Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’ANPI    Presenta: Roberto Cenati Presidente ANPI Provinciale di Milano
 sala Orlando del Palazzo Castiglioni dell’Unione Commercianti Corso Venezia 47
ore 19,30   concerto dedicato al 43° anniversario della strage di Piazza Fontana
 ingresso libero fino ad esaurimento posti. 
   13 dicembre 2012 ore 20,30 Teatro dell’Arte viale Alemagna 6 - Milano
 Spettacolo teatrale SEGRETO DI STATO di Silvio Da Rù e Fortunato Zinni ,  liberamente tratto dal libro “Piazza Fontana: nessuno è Stato” di Fortunato Zinni regia Silvio Da Rù

Il 12 dicembre 1969 una bomba ad alto potenziale esplose nella Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano provocando 17 morti e 84 feriti.
    L'attentato, di chiara matrice neofascista, ful'inizio della strategia della tensione e il preludio a quella terribile stagione del terrorismo e dell'eversione in Italia. Nonostante i numerosi processi e le diverse sentenze, nonostantesiano stati chiaramente individuati i colpevoli,  per questa strage nessu-no ha pagato.
A 43 anni da quel vile gesto, il Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo e per la difesa dell'ordine repubblicano, d'intesa con i Familiari delle Vittime, promuoverà una serie di iniziative " non solo per rendere il doveroso tributo di memoria ai caduti, ai feriti ed ai familiari, ma anche per riflettere su una vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri, anche per ciò che attiene al ruolo svolto da apparati deviati dello Stato".
Dopo tanti anni è fondamentale avere verità e giustizia, è necessario che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti,  per far sì che queste tragiche vicende non possano verificarsi mai più.
Avevo 14 anni quando ci fu l'attentato e stavo frequentando il primo anno delle Superiori
 Restai sconvolta ed attonita da tanta violenza che non riuscivo a capire
Perchè far saltare una banca e uccidere cittadini inermi?
Purtroppo negli anni successivi tale violenza si allargò come una macchia d'olio fino a sfociare negli ultimi anni 70 in quegli eccessi brigatisti che versarono il sangue di tante persone inutilmente, per una causa forse inizialmente anche buona, ma diventata inconcepibile e assurda per le scelte fatte ed i modi orribili in cui fu portata avanti, con omicidi e morti e rapimenti ed uccisioni continue . Ricordo gli anni passati all'Università a Torino e le morti di poliziotti giornalisti e giovani che avevano la sola colpa di voler essere dalla parte dello Stato e dei cittadini onesti  o che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato
Loro hanno dato la vita per una democrazia libera e giusta
E' giusto ricordare quelle vittime  per non dimenticare
Ma è necessario che lo Stato non dimentichi e non nasconda e tolga una volta per tutte quel maledetto segreto di Stato, che non fa di certo onore e giustizia ad un paese democratico e alle vittime di un buio periodo di attentati, stragi e omicidi di Stato !!!

 

domenica 11 dicembre 2011

Piazza Fontana

Alle 16.37, il 12 dicembre 1969, Roberto Antonucci Prina si trovava al lavoro, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana, a Milano, quando esplose la bomba che uccise 17 persone. Una strage rimasta senza colpevoli, un mistero mai risolto degli anni più bui dell’Italia del dopoguerra. 
Il tribunale del lavoro di Imperia, 42 anni dopo l’attentato, ha riconosciuto all’ex cassiere  settantunenne un risarcimento di oltre 500 mila euro. Il giudice Enrica Drago ha accolto il ricorso dell’uomo, guarito dalle ferite fisiche della bomba ma non dal trauma, e ha condannato al pagamento il ministero dell’Interno e l’Inps.  
«Le vittime degli attentati si sentono abbandonate», è l' accusa dell’uomo, che ha deciso di trascorrere la vecchiaia nel ponente ligure, lontano da quella piazza, ma non da quella tragedia che lo ha segnato per sempre. «Quel 12 dicembre la mia vita è cambiata per sempre. Soffro di disturbi post trauma e di stress cronico». Malattie certificate dalle numerose perizie mediche presentate al tribunale nel corso degli anni. Una battaglia a colpi di carte bollate, che si è conclusa soltanto ora: all’uomo sono stati riconosciuti i benefici sanciti dalla legge per le vittime delle stragi e potrà farsi curare a spese dello Stato, ricevendo, oltre al risarcimento, un vitalizio mensile. «Per quanto mi riguarda non posso che ritenermi soddisfatto di questa sentenza; mi chiedo però quante altre persone come me debbano ancora soffrire». 

domenica 16 ottobre 2011

Perché succede solo qui

Ieri pomeriggio ho seguito su RaiNews la manifestazione degli indignati italiani a Roma. Un serpentone lunghissimo, allegro e colorato, che verso le 3 del pomeriggio è stato sopraffatto da un piccolo gruppo di violenti che successivamente ha messo a ferro e a fuoco Piazza San Giovanni ed ha bruciato auto, cassonetti ed un mezzo dei carabinieri.
Immagini sconvolgenti che, grazie alla professionalità dei giornalisti di RaiNews, ci hanno permesso di assistere in diretta a quello che stava succedendo nella capitale
Immagini che avremmo preferito non vedere, naturalmente; immagini che riportavano indietro negli anni, che mi hanno fatta ritornare alle manifestazioni violente della fine degli anni 70 quando studiavo a Torino Brutti ricordi di un periodo di terrore e di una lunga scia di sangue
Anche Mario Calabresi, il direttore de La Stampa, figlio del comissario Calabresi, una delle prime vittime del terrorismo in Italia, è probabilmente ritornato indietro nel tempo anche lui ed ha scritto un articolo molto duro su quello che è successo ieri pomeriggio, su quello che non è stato fatto in passato e su una speranza di futuro per i nostri giovani che vivono un così grave periodo di crisi mondiale senza il supporto di un governo e di  politici irresponsabili, che si preoccupano solo di loro stessi e dei loro problemi personali :
" Perché succede solo qui   di MARIO CALABRESI  La Stampa online
Ieri in 951 città di 82 Paesi del mondo sono scesi in piazza cittadini di ogni età, ma soprattutto giovani, per protestare contro un sistema economico che si preoccupa di salvare le banche prima dei cittadini. Sono i cosiddetti «Indignati», che hanno preso il nome dai manifestanti spagnoli che in primavera hanno occupato la Puerta del Sol a Madrid per denunciare la disoccupazione crescente, la precarietà dilagante e i privilegi della casta economica e di quella finanziaria.
... In 950 città le manifestazioni sono state assolutamente pacifiche: colorate, rumorose ma ordinate...
In una soltanto si è scatenata una violenza spaventosa e senza freni: a Roma. Anche ieri abbiamo mostrato al mondo un’anomalia italiana.
Anche oggi ci tocca vergognarci
...La nostra colonna sonora ..., come troppe volte nella storia italiana, è quella delle sirene dei blindati di polizia e carabinieri, dei rotori degli elicotteri che sorvolano gli scontri e delle esplosioni, mentre l’odore è quello acre dei lacrimogeni o del fumo delle auto incendiate.
Perché è accaduto a Roma, perché è accaduto solo da noi, perché alcune migliaia di ragazzi che volevano solo la guerriglia sono riusciti a prendere in ostaggio una città, un movimento nascente e a distruggere ogni possibilità di mobilitazione pacifica e fruttuosa?
Perché l’Italia si ritrova ancora prigioniera della violenza e degli estremisti? Perché siamo sempre condannati a veder soffocare le spinte per il cambiamento tra i lacrimogeni?
... Penso spesso al nostro destino beffardo: da questa parte dell’Oceano le proteste del ‘68 si sono trasformate nel terrorismo o negli scontri del ‘77, uccidendo non solo uomini ma anche idee e ideali. Dall’altra parte la violenza non ha vinto e il movimento che sognava di cambiare il mondo è riuscito a farlo inventandosi le energie alternative o la Silicon Valley: al posto dei leader dell’Autonomia l’America ha avuto Steve Jobs, che faceva uso di droghe ma le sue visioni erano futuristiche e non apocalittiche.
Da noi accade ancora perché non abbiamo mai preso (uso il plurale perché dovrebbe farlo la società tutta) le distanze in modo netto e definitivo dalle pratiche violente. Perché siamo i massimi cultori del «Ma» e del «Però», che servono a giustificare qualunque cosa in nome di qualcos’altro. Per guarire dovremmo eliminarli dal vocabolario. Smettere di relativizzare la violenza perché, a seconda dei tempi, a giustificarla c’è il regime democristiano, quello berlusconiano, l’alta velocità o qualche riforma indigesta.
...Milioni di italiani sono indignati dalla nostra classe politica, dalla lontananza che chi ci governa mostra verso i problemi reali dei cittadini, e dalla mancanza di investimenti sul futuro dei giovani. Ma non per questo pensano di scendere per strada a bruciare l’auto del vicino e non per questo sono meno indignati, arrabbiati o sfiniti. Di certo considerano quei manifestanti dei vandali e dei criminali, che non conoscono il valore del rispetto e non hanno mai faticato per guadagnarsi da vivere
...
Ora la rabbia è grande, ma state sicuri che tra tre giorni quando le forze dell’ordine avranno identificato alcuni di questi ragazzi e un magistrato li indagherà, allora si alzeranno voci pronte a difenderli, a giustificarli e a mettere sul banco degli imputati giudici e poliziotti colpevoli di non capire e di essere troppo severi. Ma la democrazia si preserva difendendo la convivenza e il diritto delle migliaia che volevano manifestare pacificamente, non schiacciando l’occhio agli estremisti.
... Tutto questo da noi accade però anche per un altro motivo: perché la nostra malattia è la mancanza di un pensiero costruttivo. Se ripetiamo continuamente ai giovani che non c’è futuro ma solo declino e precarietà, se li intossichiamo di cinismo, scenari catastrofici e neghiamo spazio alla speranza, allora cancelliamo ogni occasione per una spinta al cambiamento. Ai giovani allora restano solo due possibilità: un atteggiamento di rassegnazione e di apatia che trova riscatto momentaneo solo nello sballo degli Happy Hour (le ore del lungo aperitivo che dal tramonto si trascina fino a notte fonda) o un atteggiamento di rottura. Perché se si dice che nulla si può costruire, allora non resta che la pulsione a sfasciare e distruggere.
... Una sola speranza ci resta ed è legata a quei giovani che non ascoltano, che si tappano le orecchie di fronte ai discorsi improntati al pessimismo e che nel loro cuore sognano e sperano. Ce ne sono ben più di quanto si possa immaginare e molti erano in piazza ieri: li abbiamo visti battere le mani a polizia e carabinieri, li abbiamo visti provare a cacciare dal corteo gli incappucciati, li abbiamo visti piangere di rabbia. Ragazzi, il futuro è vostro se imparate subito a rifiutare la violenza, a non tollerarla mai, a isolare chi la predica e la mette in atto, a denunciarla il giorno prima e non quando ormai il corteo è partito. Il futuro esiste se ve lo costruite con speranza e tenacia e se non ve lo fate scippare da chi non crede in nulla. "

martedì 7 dicembre 2010

Le cariche della polizia

Negli ultimi anni degli ormai lontani anni 70, quei bruttissimi anni di piombo in cui l'Italia si ritrovò il terrorismo in casa, e tanti troppi morti tra coloro che servivano lo Stato, giudici magistrati poliziotti carabinieri sindacalisti e vittime innocenti, spesso l'università che frequentavo e le strade intorno furono teatro di lotte e di scioperi degli studenti E più di una volta non riuscii ad andare a lezione perchè l'ateneo di Palazzo Nuovo era stato occupato o perchè la polizia aveva caricato ed erano iniziati pestaggi e botte
In questi ultimi mesi ho troppo spesso visto immagini tanto simili, dalle botte date ai pastori sardi perchè chiedevano giustizia per i prezzi iniqui con cui vengono pagati i loro prodotti alle cariche ed alle manganellate contro gli studenti che che stanno difendendo in tutti i modi il diritto ad uno studio equo e giusto per tutti
Mi sono spesso chiesta allora, quando ero giovane e con tante speranze in un futuro migliore, come potessero quegli uomini in divisa usare quei brutti metodi violenti per difendere uno Stato che troppo spesso andava contro la propria gioventà con leggi inique ed ingiuste
Continuo a chiedermi, oggi che giovane non lo sono più, con ben poche speranze in un futuro democratico equo e giusto, come possano ancora mandare quei poliziotti, con i loro caschi ed i loro manganelli, ed i lacrimogeni e le cariche improvvise e le violenze, quelle violenze incredibili, a pestare persone disperate, italiani, extracomunitari,, pastori, lavoratori, studenti, padri di famiglia che difendono la salute dei loro figli contro le discariche napoletane, che protestano contro le ingiustizie di uno Stato assurdo e di un branco di politici scalcinati che blaterano blaterano ma non combinano mai nulla e qundo fanno, fanno solo leggi che non stanno nè in cielo nè in terra, come si suol dire...
Non avrei mai messo una divisa, piuttosto avrei fatto la barbona se non avessi trovato un lavoro gratificante, ma non sono mai riuscita a concepire come riescano quegli uomini, e probabilmente anche quelle donne, ormai, ad obbedire a simili ordini e a caricare i propri simili, soprattutto quelli che manifestano civilmente, senza violenza
Genova e la Diaz sono state un vero orrore, ma chi può dire che non si ripeterà più ?
Le cariche di oggi pomeriggio a Milano e a Roma sono state pesanti come lo sono state quelle della Sardegna o quelle della periferia di Napoli
Quanti sono stati feriti per difendere i loro diritti ?  Quanti hanno rischiato in quesi pestaggi brutali ?

domenica 9 maggio 2010

Anniversari

Oggi è la festa della mamma Un augurio a tutte le mamme, quei meravigliosi esseri umani che per 9 lunghi mesi ci hanno tenuto nel loro ventre e poi ci hanno dato la vita. Quelle mamme pazienti che, per tutta la  vita,  si sono sempre preoccupate di noi, figli o figlie, che sempre hanno desiderato vederci felici e realizzati e sempre ci  sono state vicine, nei momenti migliori come in quelli difficili... 
Oggi , 9 maggio, è anche una giornata di anniversari
Stamattina, in Tv, sul canale Russia Today, ho visto alcune immagini della parata per la Victory Day sulla Piazza Rossa  E' infatti il 65°anniversario della vittoria  nella Seconda Guerra Mondiale, o Grande Guerra Patriottica come dicono i russi, contro il nazifascismo .
Per la prima volta nella storia di Mosca, il presidente russo Medvedev ha invitato a sfilare accanto ai soldati russi i militari americani, francesi e britannici, in ricordo dell’alleanza anti-Hitler. Sono stati invitati anche Obama, Brown, Sarkozy e Berlusconi, che non hanno potuto esserci a causa di improrogabili impegni, ma  il presidente polacco ad interim Komorowski è stato ricevuto al Cremlino dove Medvedev gli ha consegnato i file segreti sulla strage di Katyn promessi alcuni giorni fa, durante le cerimonie  avenute in terra russa. Un'altra grande importante novità è stato  anche il «niet» deciso del governo sovietico al progetto del comune di tappezzare Mosca di ritratti di Stalin per questo importante anniversario storico.
Le immagini della Tv russa hanno mostrato il presente, con i pochi reduci superstiti, carichi di medaglie, in ricordo del loro coraggio di valorosi combattenti, ed i monumenti agli eroi ed alle vittime civili morti nella più sanguinosa e distruttiva guerra del XX° secolo, ma anche immagini di repertorio di grande importanza storica, come la la battaglia di Stalingrado (attualmente Volgograd, una bellissima città interamente ricostruita) -  una delle battaglie più cruente della storia, che nella missione di Hitler battezzata Barbarossa vide morire due milioni tra soldati e civili - e  la battaglia di Leningrado (ora San Pietroburgo), che vide la città circondata dall’esercito nazista per 29 mesi, durante i quali morirono quasi un milione di persone tra stenti e violenze, attacchi via terra e bombardamenti aerei del nemico, ma che eroicamente resistette e ricevette l’appellativo di gorod geroj, Città Eroina.
Impressionanti sono state anche le immagini dell’Armata Rossa, comandata dal generale Georgij Zukhov, noto con l’appellativo di spasitel, il salvatore, che  nel 1945  liberò le città della Russia e proseguì fino all'assedio della Germania e di Berlino, una città completamente fatta a pezzi  dai bombardamenti dove la disfatta del Terzo Reich vide il suicidio di Hitler e dei suoi fedelissimi nel Bunker segreto. Quei soldati russi che mettono la bandiera della loro patria sulle rovine dell'ultima residenza del dittatore nazista sono il simbolo della fine della seconda Guerra Mondiale e di quell' incubo che portò la rovina e la morte di milioni di persone in tutta Europa.
Un altro vento di follia e di fanatismo colpì l' Italia  alle soglie degli anni '80. Oggi è infatti l'anniversario della morte di Aldo Moro, lo statista democristiano rapito ed ucciso dalle BR. Sono passati 32 anni dal quel maledetto 9 maggio 1978, quando il corpo dello statista venne ritrovato nel baule posteriore di una Renault 4 rossa a Roma, in via Caetani, ma il ricordo resta indelebile nella memoria. Era stato rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo, dopo uno scontro a fuoco in cui furono barbaramente uccisi gli uomini della sua scorta,  e restò per 55 giorni in una  prigione delle Brigate rosse. Cinque volte presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana, sarà oggi ricordato, in tutta Italia, in occasione della ''Giornata della Memoria per le Vittime del Terrorismo e delle Stragi''.
Ricordando al Quirinale le vittime del terrorismo italiano negli anni ’70 ed ’80, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato che : " di fronte alla crisi economica «è necessario tenere sempre alta la guardia contro il riattizzarsi di nuove possibili tentazioni di ricorso alla protesta violenza e di focolai, non spenti una volta per tutte, di fanatismo politico ed ideologico» Occorre attenzione «specie guardando ai problemi da affrontare anche in Italia sul terreno economico e sociale», «in una fase che è stata e rimane critica per tutta l’Europa».
Dopo aver ascoltato le testimonianze dei parenti delle vittime degli Anni di piombo,  il presidente Napolitano ha detto «No alla violenza e alla rottura della legalità»;«si tratta di un imperativo da non trascurare in nessun momento, in funzione della lotta che si combatte anche con importanti successi contro la criminalità organizzata, ma più in generale in funzione di uno sviluppo economico politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia».
Il Presidente ha ricordato che ai tempi del terrorismo «l’Italia corse rischi estremi», ma «sapemmo uscirne nettamente, pur pagando quei duri prezzi che oggi ricordiamo, e avemmo così la prova di quanto profonde fossero tra gli italiani le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica sui cui poter contare».
Oggi, «quelle riserve vanno accuratamente preservate, ravvivate, messe in campo nella situazione attuale del paese e del mondo che ci circonda». Le aree di conflitto internazionali sono «meno lontane dall’Europa di quanto magari non dica la carta geografica», e «giungono fino a noi gli echi del più cupo fondamentalismo», da cui «anche il nostro paese non è immune».
Il capo dello Stato ha poi aggiunto che nella strage di Ustica oltre ad «intrecci eversivi, ci furono anche intrighi internazionali che non possiamo oggi non richiamare, insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, ad inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità».
Parole decisamente importanti per non dimenticare, come invece è stato, purtroppo, fatto troppo spesso in passato, quegli oscuri episodi e quegli oscuri tempi che tutti noi che eravamo giovani o giovanissimi negli anni '70 e '80 non abbiamo mai dimenticato. Anni di piombo, anni di morti innocenti, troppi!, assassinati per portare avanti una eversione assurda ed inconcepibile, di destra e di sinistra, che nulla aveva a che fare con la libertà e la democrazia e di cui non è mai stata fatta completa giustizia, perchè  non sono mai stati arrestati tutti i veri colpevoli ed i mandanti di quegli attentati e di quegli omicidi, gambizzazioni e stragi senza senso, che lasciarono un segno profondo in chi come me è sempre stata contraria alla violenza ed al caos  ...

venerdì 9 maggio 2008

Giornata della memoria per le vittime del terrorismo.

Il 9 maggio 1978, 30 anni fa, veniva ucciso dalle Brigate Rosse lo statista democristiano Aldo Moro.
Oggi il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha deposto una corona in via Caetani, dove i terroristi fecero ritrovare il suo cadavere nel portabagagli di una Renault rossa.
Molto significative le parole del suo discorso :
«Lo Stato democratico, il suo sistema penale e penitenziario si è mostrato in tutti i casi generoso: ma dei benefici ottenuti, gli ex terroristi non avrebbero dovuto avvalersi per cercare tribune da cui esibirsi, dare le loro versioni dei fatti, tentare ancora subdole giustificazioni».
«Mi ha colpito, indignato, leggere giorni fa l’intervista di un ex brigatista, lo stesso che un anno fa ha raccontato con agghiacciante freddezza come aveva ammazzato Carlo Casalegno e che ora ha detto di provare rammarico per i familiari delle vittime delle Br, ma aggiungendo di aver dato per scontato che, quando si fanno azioni di un certo tipo, accade di dare dei dispiaceri ad altri. No, non dovrebbero avere tribune per simili figuri».
«Stiamo vedendo segni di reviviscenza addirittura di un ideologismo e simbolismo neonazista, dobbiamo saper cogliere il dato che accomuna fenomeni pur diversi ed opposti: il dato della intolleranza e della violenza politica, dell’esercizio arbitrario della forza, del ricorso all’azione criminale per colpire il nemico e non meno brutalmente il diverso: per sfidare lo stato democratico».
«Lo Stato repubblicano non può abbassare la guardia, dopo aver fatto fronte allo stragismo e avere sconfitto il terrorismo dilagante degli scorsi decenni».
«Lo Stato deve restare vicino ai familiari delle vittime e a tutti i colpiti dallo stragismo e dal terrorismo, anche garantendo l’attuazione di leggi come quella del 2004».
Ricordo bene quel 9 maggio e l'orrore, lo sgomento ed il silenzio profondo sceso su noi tutti, - io allora ero a Torino all'Università di Palazzo Nuovo- quando vedemmo le prime immagini in TV . Dopo la strage degli uomini della scorta ed il rapimento dello statista politico, si era arrivati all'omicidio di Stato ed al punto di non ritorno di una follia che tanto sangue sparse in quegli anni, il sangue di tante vittime innocenti ed inermi !

mercoledì 9 maggio 2007

Quel 9 maggio

Oggi mentre ero in classe ho pensato a quel 9 maggio di tanti anni fa quando fu ritrovato il corpo di Aldo Moro. I miei alunni ed alunne del Laboratorio di stoffe stavano cucendo gli orsetti in panno lenci che saranno l'ultimo lavoro di questo secondo quadrimestre e chicchieravano o ascoltavano la musica. Io invece pensavo a quel primo pomeriggio di quel triste 9 maggio a Torino all'università, dove ero andata x frequentare una delle lezioni di lingue, dopo aver passato la mattinata a studiare x un esame imminente. Il grande atrio di Palazzo Nuovo era semideserto e chi lo attraversava si muoveva in fretta come se avesse paura a restare lì o volesse andarsene di fretta x raggiungere un altro luogo ... Naturalmente tutto era stato sospeso e me ne ritornai a studiare. Splendeva un bel sole caldo ma il freddo era sceso anche su di me. Quelle immagini trasmesse e ritrasmesse nei giorni seguenti furono x me il simbolo di una sconfitta, una grande sconfitta. Quell'uomo ucciso e ritrovato nel cofano di un'auto, ripiegato su se stesso, con quel loden e quel viso magro e provato, quell'immagine così mesta di una morte voluta annunciata e permessa furono la sconfitta di una intera classe politica che aveva voluto quella morte in nome di uno stato che mai si sarebbe abbassato ad accettare i ricatti dei brigatisti e delle BR stesse che con quell'omicidio, l'ennesimo di una lunga serie, avrebbero poi iniziato a declinare e a perdere. Un delitto di stato con ancora tanti misteri, un delitto che sempre mi mette una grande tristezza ed una malinconia x quei tempi della mia gioventù così pieni di lutti e di morti innocenti in una guerra "civile" che ancora oggi non è stata risolta e che ancora oggi nasconde misteri ed ambiguità notevoli
Un pensiero al grande statista democristiano e agli uomini della sua scorta che erano stati assassinati al momento del rapimento a marzo. Di loro si è sempre raramente parlato e nessuno pensa mai di ricordare loro ed i loro familiari vittime di quei maledetti anni di piombo e di quella follia assassina che troppo spesso attualmente viene travisata e protetta e aiutata!

sabato 17 febbraio 2007

Guido Rossa

Guido Rossa fu assassinato dalle BR il 24 gennaio 1979 a Genova.
Era un operaio sindacalista dell'Italsider, un uomo coraggioso, che aveva denunciato Francesco Berardi, uno dei postini delle brigate rosse all'interno della fabbrica in cui lavorava.
Nel libro Guido Rossa, mio padre, ed BUR, sua figlia Sabina ricostruisce dopo quasi trent'anni la storia di suo padre e quell'omicidio che avrebbe lasciato un segno profondo nella lotta al terrorismo brigatista.
Dopo anni di rimozione e di omertà, la ricerca accurata di Sabina Rossa, le sue indagini ed il suo coraggio hanno fatto affiorare verità e segreti di un'epoca tragica e dolorosa.
Questo libro è una lettura estremamente importante x chi vuole approfondire la conoscenza degli anni di piombo. Gli incontri di Sabina, alla ricerca della figura del padre, ucciso quando lei aveva 16 anni, e dei perchè della sua morte con ex brigatisti, da Guagliardo che gambizzò Rossa nell'agguato, a Curcio, Franceschini e Nicolotti, compagni di partito ed operai, magistrati carabinieri e forze dell'ordine sono una testimonianza unica e speciale x il valore storico ed umano che esse rappresentano.
In questo suo percorso di approfondimento Sabina incontra persone le cui testimonianze permettono di ricostruire la storia del nostro paese, in particolare dal 1964 al 1979, e la tragedia di quegli anni in cui " venne portato un attacco eversivo di estrema gravità alle istituzioni democratiche e alla libertà, che provocò forti tensioni e problemi... Gli anni dei tentativi di colpo di Stato del generale Di Lorenzo, di Valerio Borghese, delle stragi fasciste con la mattanza nelle banche sui treni e nelle piazze. Gli anni delle trame piduiste e del piombo delle brigate rosse, con un numero impressionante di morti e di feriti "
Al termine del suo percorso Sabina scoprirà alcune verità a lungo taciute, in particolare la presenza di una quarta persona al momento dell'agguato, quando Dura, l'assassino, amico di Moretti, ritornò indietro x sparare al cuore di Guido Rossa, e di cui nessuno mai aveva detto nulla,o il ruolo segreto avuto da suo padre all'interno del Pci, in quella sorta di Intelligence riservata, impiegata inizialmente x fronteggiare il pericolo di un colpo di stato della destra e passata poi a impedire l'espandersi delle BR.
Anche in questo libro ci si chiede se valeva veramente la pena di sacrificarsi e di sacrificare la vita x uno Stato che tanto spesso si è dimostrato ingeneroso nei confronti di chi lo ha servito fedelmente o addirittura ha protetto i segreti dei carnefici.
Nei racconti e nelle ricostruzioni di Sabina Rossa vi sono spesso parole inquietanti sulle connivenze e sulle complicità degli apparati dello Stato, sul doppio fondo e sui legami esteri delle BR, in particolare con l' Hyperion di Parigi, sull'atteggiamento ambiguo della vigilanza Italsider, sulla paura di chi era a livello medio- alto nell'azienda e sentiva la minaccia delle attività di controllo de Guido, sulle simpatie di queste categorie non operaie per le attività sovversive dei terroristi,con l'imput di ucciderlo partito addirittura dal cuore della fabbrica.
Molte domande restano ancora senza risposta ma molto è riuscita ad ottenere questa coraggiosa donna x arrivare alla verità
Grande e tenace come suo padre, la cui lungimiranza il coraggio e la coerenza con se stesso, con i suoi principi e con i suoi ideali ha fatto sì che lui non si tirò indietro, lui non scappò, lui non ebbe paura. Affrontò la morte, una morte preannunciata e "voluta"!, con consapevolezza
Anche Sabina si è chiesta come me lo sono chiesta spesso anch'io chi ha veramente tirato le fila, chi ha usato e strumentalizzato quella generazione di giovani, di sinistra, ma non solo, armandoli e mandandoli allo sbaraglio in una guerra folle senza speranza.
Alcune sue scoperte sono veramente sensazionali e lasciano senza fiato.Un libro da leggere x saperne di più, x non dimenticare tante mortie assurde, tante vittime innocenti, tante vite spezzate, comprese quelle dei tanti giovani rovinati dall'ideologia, da poteri occulti, da una distorta idea di rivoluzione politica e sociale, finiti in carcere o latitanti o morti ammazzati da ex compagni di lotta, nell'indifferenza dei secondini.
Ne valeva la pena? Ne valeva veramente la pena che tanti miei coetanei abbiano rovinato la loro, e la nostra ,gioventù con la strada sbagliata della violenza e del terrorismo ? ne valeva la pena di finire x anni ed anni in prigione, assassini e carnefici e complici di oscure trame ? Si renderanno conto, dopo tanti anni , di essere stati delle pedine, di essere stati usati, di aver buttato via i loro anni migliori x nulla? Ne valeva la pena ?

venerdì 16 febbraio 2007

I Silenzi degli Innocenti

Oggi pomeriggio ho letto tutto d'un fiato un libro appena acquistato, I silenzi degli Innocenti di Giovanni Fasanella e Antonella Grippo ed BUR.
Un libro sugli anni di piombo con 18 testimonianze delle vittime del terrorismo rosso o nero in Italia, dai rapiti o gambizzati delle Br o dei gruppi armati proletari ai superstiti delle stragi fasciste dell'Italicus e di Piazza della Loggia di Brescia, dai parenti dei poliziotti e delle vittime, in primis Bologna, ai figli dei morti "politici", da Aldo Moro al giornalista Tobagi, dal maresciallo Berardi di Torino al magistrato di Genova Francesco Coco, e a quelli degli " innocenti", come Lino Sabbadin .
Un libro con tante voci e tanti diversi modi di affrontare la morte violenta, il dolore, la salvezza miracolosa o l'incubo di una strage devastante, ma un solo, unico filo conduttore: il silenzio e l'obblio imposto alle vittime ed ai loro familiari, la memoria di chi ha vissuto quegli orrori, il senso di abbandono da parte dello Stato, uno Stato talvolta ambiguo e sospetto, se non complice, di quel lungo periodo volutamente dimenticato.
In questi ultimi anni si è dato un grande spazio ai carnefici di quegli anni, ai protagonisti negativi, usciti dal carcere o neppure mai entrati, agli assassini protetti dai " cattivi maestri" che li avevano indottrinati e gli avevano messo in mano un'arma, ancora presenti ma ben nascosti. I mass media intervistano ex terroristi," nuovi eroi di cartapesta, nuove star del firmamento televisivo, che scrivono libri e pontificano", ma nascondono segreti e verità e misteri mai risolti.Molti di loro non hanno mai chiesto perdono, non si sono mai pentiti dei morti e delle stragi impunite, del sangue versato senza pietà alcuna.
I silenzi delle vittime e degli innocenti, che con grande compostezza e dignità non cercano commiserazione, benefici o privilegi, sono ancora più assordanti nella loro ricerca di giustizia e verità, di chiarezza e di informazioni vere.
Loro chiedono allo Stato l'abolizione del segreto di stato, la declassificazione dei documenti delle indagini e dei processi di quasi vent'anni di lotta armata e di attentati e stragi , dal 1969 al 1987.
Loro vogliono trovare una risposta ai tanti xchè ancora insoluti, al di là di quei muri di gomma innalzati dalle istituzioni, che impediscono di fare nomi, di indicare tutte le responsabilità dei terroristi e dei loro mandanti, anche stranieri.
Solo la verità può aiutare queste persone a seguire la via della memoria e del perdono e della riconciliazione con i propri carnefici, ma l' immaturità di uno stato democratico che rimuove e dimentica e non sa fare i conti con la propria storia, errori e stragi e guerra civile del dopo 68 compresa, non aiuta quel processo di crescita fondamentale x venire fuori dall'illegalità e dalle scorrettezze di una cultura e di un mal costume molto negativi.
Alcuni dei testimoni delle interviste evidenziano soprattutto il fatto che non si è mai fatta chiarezza xchè molti terroristi erano figli di una borghesia che ha protetto se stessa ed il suo futuro.
Una tesi senz'altro interessante x un libro che in ogni pagina fa riflettere e apre nuovi orizzonti su quegli anni di piombo x me tanto spesso incomprensibili.
E' stato con estrema commozione che ho letto i ricordi dei chi era a Bologna quel 2 agosto 1980 e nella lista dei morti della strage alla stazione ho ritrovato il nome del mio vicino di casa, che anche lui era x caso su quel treno della morte.
Altri nomi di morti o feriti mi hanno riportata agli anni 70, ai miei anni universitari di Torino ed al terrore sparso in tante parti della città da quei ragazzi della mia età, il cui odio e la cui follia, ben strumentalizzati da " cattivi maestri", ha reso triste la mia gioventù e quella di una intera generazione.
Alcuni di loro sono ora addirittura al governo, ma io mi chiedo sempre come possano convivere così tranquillamente con il sangue versato dalle loro vittime in nome di una causa assurda e vergognosa e completamente inutile.
E come possano ancora coprire i loro mandanti e le loro bugie !

domenica 3 dicembre 2006

Una vita in Prima Linea

Alcune domeniche fa, nella mezz'ora di Rai3, la giornalista Lucia Annunziata intervisto' Sergio Segio, il capo di Prima Linea, che ha scritto un libro Una vita in Prima Linea, della Rizzoli.
PL come le BR e' appartenuta agli anni di piombo, a quegli anni di attentati ed assassinii di una lotta cruenta di sinistra contro la destra e le istituzioni corrotte, che porto' morte e sangue, cosi' come morte e sangue erano stati versati in precedenza dalle stragi di matrice fascista e golpista, con la complicita' di servizi segreti deviati, in banche, piazze o treni, stragi che restarono sempre impunite .
Alla fine degli anni settanta studiavo a Torino a Palazzo Nuovo e alcuni di quei terribili momenti sfiorarono anche me, che ero lontana da ogni gruppo politico e desideravo solo terminare in fretta x tornare a casa a lavorare a tempo pieno ed essere totalmente libera economicamente
Ricordo ancora la tensione di quei giorni, le uccisioni che colpivano il cuore della citta' e la bloccavano x ore, la guerriglia che scoppiava improvvisa nel grande atrio dell'universita' e sconvolgeva e feriva anche noi che non c'entravamo nulla, gli scioperi e le occupazioni che ci impedivano di frequentare e di dare gli esami, il gelo di un pomeriggio di marzo in cui sotto ai portici di via Po non c'era in giro un'anima e poi le lezioni sospese xche' avevano rapito Moro, e poi la sua morte e tante altre morti ancora...
E un giorno al ritorno da Palazzo Nuovo, la mia amica, che studiava spagnolo, ed io abbiamo camminato sotto ai portici di via Po, come facevamo spesso, x dare un'occhiata alle vetrine dei negozi, dove non entravamo xche' troppo care x le nostre tasche, ma tanto belle da vedere, abbiamo sentito delle grida e improvvisi ci sono passati vicino, sfiorandoci, dei ragazzi della nostra eta' con degli zainetti e un fazzoletto sul viso che correvano in mezzo alla strada e lungo il marciapiede
Scendevano da Piazza Castello e urlavano come impazziti andando verso la Piazza ed il Po'
E' stato un attimo, una frazione di secondi e non abbiamo capito cosa stava succedendo, poi arrivate in piazza Castello abbiamo visto le vetrate d'angolo dell'allora Bar Motta completamente spaccate e ridotte a pezzettini ...
Siamo ritornate a casa, in pensione, perplesse e frastornate xche' avevamo sfiorato qualcosa di violento e di brutto che non ci apparteneva, che era completamente fuori e lontano dalla nostra vita semplice e ben scandita dall'ordine e dal tran tran di un quotidiano normale e pacifico
E la paura che ci ha preso il giorno dopo quando la Tv ed i giornali hanno diffuso la notizia di una fine assurda, quella di un nostro coetaneo che era morto bruciato nell'attentato ad un bar ritenuto di destra e colpito dalle molotov, contenute in quei tascapane che ci avevano sfiorato e che correvano follli insieme ai loro folli possessori, pochi minuti prima di essere lanciate ...
Non ho mai capito completamente quegli anni, non ho mai capito xche' si e' arrivati a quella guerra assurda e mi sono spesso chiesta chi ne avesse le responsabilita', chi avesse spinto tanti giovani della mia eta' a entrare nella sovversione e nella lotta armata e nella clandestinita', che cosa avesse portato a quell'escalation di morti e di sangue, anche il sangue di vittime innocenti capitate x caso nel momento sbagliato, come in quella strada di periferia di Torino dove il sangue di un ragazzo, che tornava da scuola e fu colpito da una pallottola durante un agguato alla polizia, rimase a lungo sul bordo del marciapiede, una macchia non cancellabile ...
Ho acquistato il libro di Sergio Segio e l'ho letto in pochissimi giorni
Un tuffo nel passato, un tuffo in una storia che allora non e' stata la mia storia xche' ero lontana anni luce dalla militanza politica,di destra o di sinistra, e di altro ancora, ma una storia che mi ha sfiorata di persona o coinvolta nel pianto x chi se ne e' andato vittima della strage di Bologna...
Un libro molto interessante e x le vicende umane di chi lo ha scritto ma soprattutto x la sua precisa e ben documentata storia di Pl, nata dall'autonomia, in contrapposizione con le BR, nate dai vecchi apparati comunisti
Nomi, date, episodi che man mano che leggevo mi tornavano alla mente, dopo tanti anni, anche l'episodio di via Po' a Torino che mi aveva provocato parecchia angoscia xche' il destino mi aveva fatto sfiorare gli assassini armati del bar, e altre storie, altre vicende, altre testimonianze che non conoscevo assolutamente
In questo libro ci sono tanti anni del nostro passato, dal dopoguerra al '68, gli anni settanta e ottanta, le lotte operaie,gli errori di Togliatti e la sua amnistia che libero' gli assassini fascisti, a migliaia, i politici, i magistrati, che ancora sono presenti e dominanti sulla scena attuale, i padroni delle fabbriche, e lo sfruttamento delle catene di montaggio, la corruzione dello Stato, la P2, le cariche e le botte delle forze dell'ordine, le torture e le brutalita' nelle caserme e nelle carceri, le carceri, i pentiti e i delatori, il vecchio PC, l'autonomia, le ideologie, la violenza, il giustizialismo ...
Un libro da leggere e su cui riflettere, xche' vi sono delle verita' scomode che sono state rimosse e cancellate, ma che comunque sono a monte della nascita di quella lotta armata che non era di pochi, come spesso ci e' stato voluto far credere, ma che ha coinvolto oltre un milione di persone, come risulta da alcuni documenti ben precisi !
In questo suo racconto personale e privato ma anche e soprattutto storico di un passato pubblico cosi' eclatante e distruttivo, l'uomo che narra, e non il terrorista che ha ucciso, ma di cui ha scontato una lunga pena, si e' reso conto di aver sbagliato e se ne pente
Molto profonde alcune sue pagine e riflessioni sulla dissociazione e sull'aver capito di avere sbagliato , in particolare sul pentimento di aver ucciso i magistrati Alessandrini e Galli, che non erano i nemici della causa portata avanti da PL, ma ben altro...
E con il senno di poi ..., sono parole che ritornano spesso in questa storia
E il passato che non passa... " quel passato x me e' come un'ombra, che mi cammina sempre accanto. Non ci si puo' separare dalla propria ombra...."
Con queste sue parole bellissime, vi invito a leggere Una vita in Prima Linea
Anch'io come lui ( che ha piu' o meno la mia eta', se non e' addirittura mio coscritto ) non credo nel perdono, ma nella giustizia
E tanto troppo spesso, ancora oggi, la giustizia viene deviata manipolata e trasformata dall'ipocrisia, dall'indifferenza, dalla ragion di stato, con i suoi armadi della vergogna ben pieni e ben sigillati !
Auguro a quest'uomo di ritrovare la pace e di vivere una vita di pace, dopo tanti anni di dolore e di brutalita', vittima anche lui come troppi altri di un sistema e di ideologie fasulle e sbagliate, che li ha usati e poi abbandonati al loro triste destino, senza pieta' alcuna