lunedì 23 aprile 2012

“La linea rossa di Sarajevo”

Un concerto con 11.541 sedie vuote è stato organizzato nel viale Marshala Tita, la via principale di Sarajevo,  per ricordare le persone morte durante l'assedio della città negli anni dal 1992 al 1995. L'avvenimento ha avuto  luogo nel giorno del ventesimo anniversario dell'inizio dei combattimenti.

L'assedio di Sarajevo è stato il più lungo assedio nella storia bellica moderna, dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, che ha visto scontrarsi, durante la guerra di Bosnia, le forze del governo bosniaco, che aveva dichiarato l'indipendenza dalla Jugoslavia, contro l'Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che volevano distruggere il nuovo  stato indipendente della Bosnia-Erzegovina e  creare la Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.
Durante l'assedio le vittime furono più di 12.000 e i feriti oltre 50.000, l'85% dei quali tra i civili.

Il 2 maggio 1992 Sarajevo fu completamente isolata dalle forze serbo-bosniache. Le principali strade che conducevano in città furono bloccate, così come anche i rifornimenti di viveri e medicine, mentre i servizi come l'acqua, l'elettricità e il riscaldamento furono tagliati. Dopo il fallimento dei tentativi iniziali di assaltare la città con le colonne corazzate della JNA, le forze di assedio cannoneggiarono Sarajevo da almeno duecento bunker situati nelle montagne.

Nella seconda metà del 1992 e nella prima metà del 1993 l'assedio raggiunse il suo apice per la violenza dei combattimenti e le gravi atrocità, con i bombardamenti di artiglieria che continuavano a colpire i difensori. Gran parte delle principali posizioni militari e le riserve di armi all'interno della città erano sotto il controllo dei Serbi, che impedivano i rifornimenti ai difensori. I Serbi erano ovunque in città e per aiutare la popolazione assediata, l'aeroporto di Sarajevo fu aperto agli aerei delle Nazioni Unite alla fine del giugno 1992. La sopravvivenza della città da allora dipese in larga parte  dai rifornimenti ONU.
Il Tunnel di Sarajevo, principale via per aggirare l'embargo internazionale di armi e per rifornire di munizioni i combattenti, venne completato a metà del 1993 e permise anche alla popolazione di scappare 

Dopo il massacro di Markale, il 5 febbraio 1994, in cui morirono 68 civili e 200 furono feriti, l'ONU impose un ultimatum alle forze serbe affinché ritirassero le armi pesanti  
 
Nel 1995, dopo un secondo massacro di Markale, nel quale persero la vita 37 persone e 90 restarono ferite, ed  un raid effettuato dai serbi contro un sito di raccolta delle armi dell'ONU, i jet della NATO attaccarono i depositi di munizioni  serbi ed altri obiettivi militari strategici.
 Gli scontri sul campo aumentarono di intensità, con l'intervento di forze armate bosniache e croate

 Il "cessate il fuoco" fu raggiunto nell'ottobre 1995  e  l'Accordo di Dayton,  siglato nel  1995, ristabilì la pace. Seguì un periodo di stabilizzazione e di ritorno alla normalità; il governo bosniaco    dichiarò la fine dell'assedio di Sarajevo il 29 febbraio 1996.

Una guerra terribile a due passi da casa nostra, con  orrori mai dimenticati come la pulizia etnica che le forze serbe condussero nelle parti della città di Sarajevo da loro occupate durante l'assedio  e gli stupri di massa.  Durante la guerra infatti  le forze serbe violentarono sistematicamente donne bosniache musulmane dopo che erano state separate dagli uomini.
Nel 2001 il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY) dell'Aja condannò Dragoljub Kunarac, Radomir Kovac e Zoran Vukovic per questo reato così disgustoso ma i  campi di concentramento con il filo spinato e le fosse comuni tornarono purtroppo con la guerra voluta da Miloševic e inizialmente nessuno fece nulla per impedire una simile tragedia