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mercoledì 18 marzo 2015

"Chi ha deciso di dare una medaglia a un ufficiale fascista?"

"Chi ha deciso di dare una medaglia a un ufficiale fascista?": dichiarazione del Presidente Nazionale ANPI

Ho appreso dalla stampa la notizia della consegna di una medaglia, in una sala della Camera dei deputati, dove si trovavano anche il Presidente della Repubblica e la Presidente della Camera, ad un fascista della Repubblica di Salò: Paride Mori. La notizia appariva così incredibile (e grave) che sono stato lieto di apprendere, da una dichiarazione emanata dalla Presidenza della Camera, che la Presidente Boldrini non aveva dato alcun premio, né aveva in alcun modo concorso ad individuare il nome del “premiato” tra quelli meritevoli di onorificenza (sono parole pressoché testuali del comunicato della Presidenza della Camera).
Altrettanto credo sia accaduto per il Presidente Mattarella, ma non è possibile anticipare nulla al riguardo, finché non ci sarà qualche comunicazione da parte del Quirinale.

Di certo, un’onorificenza è stata consegnata dal Sottosegretario Del Rio e dunque a nome della Presidenza del Consiglio. Anche il Sottosegretario ignorava tutto? Sembrerebbe impossibile; comunque, chi ha proposto e deciso quella onorificenza proprio nell’anno del 70° anniversario della Resistenza? A quali criteri ha obbedito la speciale Commissione che valuta per la Presidenza del Consiglio le onorificenze? È veramente difficile accontentarsi della prospettazione di un “errore”, a fronte di situazioni che imporrebbero una vera sensibilità democratica.

Pensiamo che su questo debba essere fatta chiarezza assoluta ed al più presto. Altrimenti dovremmo pensare che la Presidenza del Consiglio, che si propone di celebrare il 25 aprile e il 70° è disponibile, al tempo stesso, a riconoscere “i meriti” di chi militò dalla parte della dittatura, del fascismo, della persecuzione degli ebrei, degli antifascisti e dei “diversi”. Davvero, tutto questo appare inconcepibile; l’ANPI attende, comunque, chiarimenti precisi e definitivi e, soprattutto, che ognuno si assuma le responsabilità che gli competono. Dopo di che, prenderemo – a ragion veduta – le nostre posizioni di antifascisti e di combattenti per la libertà, che non conoscono né tentennamenti né ambiguità, ma si riconoscono nella vera storia del nostro Paese e nella Costituzione che lo regola e pretendono che altrettanto facciano le istituzioni
CARLO SMURAGLIA
Presidente Nazionale ANPI
Roma, 16 marzo 2015

Ho letto anch'io la notizia sul quotidiano e sono rimasta attonita 
Che anche questo governo stia iniziando a fare cose strane è da un po' che lo penso, ma arrivare a dare una medaglia ad un fascista è grave 
Mio padre , IMI per due anni nei campi di sterminio di Hitler, non c'è più, ma mia mamma che tra due settimane compirà 91 anni, ricorda ancora , e molto bene, cosa hanno fatto i fascisti che erano negli uffici sequestrati della Ferriera Cobianchi a Omegna, dove lei era impiegata, e tutto quello che ha visto quando andava di notte con le suore in ospedale a curare i feriti, i partigiani nascosti. 
 Questo episodio mi fa rabbrividire per la leggerezza con cui si è deciso di dare una medaglia a chi non era di certo dalla giusta parte 
Non si può dimenticare cosa era il fascismo e cosa hanno subito i nostri genitori che fascisti non lo erano. Hanno rischiato la vita e le conseguenze di quel terribile periodo li ha accompagnati per tutta la vita, ed ancora li accompagna
Vergogna che il governo non abbia pensato alle conseguenze Vergogna e profonda delusione per noi figli delle vittime del fascismo

martedì 13 gennaio 2015

Arianna Szörényi testimone della Shoah italiana

Anche quest'anno a fine gennaio in Italia si ricorderanno le vittime dell'Olocausto 
Peer la Giornata della Memoria  venerdí 23 gennaio 2015 presso la Sala EXPO a Trezzano sul Naviglio (Milano), in Via Vittorio Veneto 30, sarà presente  Arianna  Szörényi , reduce dell'olocausto italiano, di origine ebraica ed autrice di  Una bambina ad Auschwitz  ed Mursia, le memorie sulla sua esperienza di sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz 

Arianna Szörényi è nata il 18 aprile 1933 a Fiume  da Adolfo Szörényi e Vittoria Pick di origine ebraica.  
Il padre ungherese lavorava come contabile nelle banca italo-ungherese della città di Fiume, dove aveva conosciuto la moglie, impiegata nella stessa banca. I due si sposarono nel 1917. 
Dal loro matrimonio nacquero otto figli: Edith (1917), Stella (1919), Daisy (1921), Alessandro (1923), Carlo (1925), Rosalia (1927), Lea (1929) e Arianna (1933). 
Nel 1935 tutti i figli vennero battezzati con rito cattolico. Edith, la sorella più grande, sposò un ufficiale italiano e andò a vivere a San Daniele del Friuli. 
Ed è proprio in questa cittadina che tutta la famiglia Szörényi scelse di trasferirsi nell'ottobre  1943 per sfuggire ai bombardamenti che colpirono Fiume e alle persecuzioni razziali. 
Traditi da un delatore, il 16 giugno 1944 tutti i Szörényi furono prelevati e portati prima ad Udine e poi a Trieste alla Risiera di San Sabba.

Arianna trascorre sei giorni nel campo di sterminio triestino condividendo la prigionia con due altri coetanei che come lei sopravviveranno al campo di Auschwitz, Luigi Ferri e Loredana Tisminieszky
Il 21 giugno 1944 la famiglia Szörényi è deportata ad Auschwitz-Birkenau. 
All'arrivo il padre e i due fratelli vengono separati dalle donne. 
Arianna ha soli 11 anni ma all'inizio viene aggregata alle donne con il numero di matricola 89219. Verso la fine di settembre una selezione più accurata la destina al "Kinderblock", la baracca dei bambini, separandola anche dalla madre e dalla sorelle. Arianna le vedrà attraverso la rete che separa i blocchi e un'ultima volta,da lontano, riuscendo a far avere loro un biglietto grazie all'aiuto di Luigi Ferri che era impiegato al campo come portaordini dell'infermeria.
Nel dicembre 1944 con l'avvicinarsi del fronte, cominciò l'evacuazione dal campo. 
Arianna è inserita con un gruppo di prigionieri nella "marcia della morte" che li conduce al campo di Ravensbrück e  successivamente a Bergen-Belsen, dove viene liberata dagli alleati il 15 aprile 1945, devastata nel fisico: è malata di tifo petecchiale, con un principio di TBC, ha i piedi congelati e i polmoni colpiti dalla pleurite. 
Dei  776 bambini ebrei italiani di età inferiore ai 14 anni deportati a Auschwitz, Arianna è tra i soli 25 sopravvissuti.  
L'anno successivo, dopo essere stata curata, torna a S. Daniele del Friuli dalla sorella Edith. 
Dai campi di sterminio è tornato vivo solo il fratello Alessandro, liberato a Buchenwald il 5 maggio 1945. 
Dopo un anno trascorso con la sorella, per studiare Arianna entra in un orfanotrofio dalle suore. Ottenuto il diploma, si trasferisce a Milano.
Nel dopoguerra scrive un diario accurato della sua esperienza, pubblicato  nella sua interezza solo nel 2014. 
Fatta eccezione per Luigi Ferri , che rilascia la sua testimonianza all'indomani stesso della Liberazione da Auschwitz di fronte ad una commissione d'inchiesta a Cracovia, Arianna è stata la prima bambina deportata dall'Italia a testimoniare in età adulta. 
Ha cominciato a rilasciare interviste già negli anni '70 con un articolo comparso sull'Unita' dell'11 marzo 1976, in occasione del processo per i crimini alla Risiera di San Sabba. 
Da allora si è resa disponibile a raccontare con frequenza la sua esperienza. 
La sua testimonianza è stata raccolta nel 1986 da Teodoro Morgani  nel libro Quarant'anni dopo, Carucci, Roma; nel 1994 da Mimma Paulesu Quercioli  ne L'erba non cresceva ad Auschwitz, Mursia, Milano, e   nel 1997 da Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida  nel libro I nazisti contro i bambini, Giuntina, Firenze.
Nel 2009 la voce di Arianna Szörényi è stata inclusa nel progetto di raccolta dei "racconti di chi è sopravvissuto", una ricerca condotta tra il 1995 e il 2008 da Marcello Pezzetti per conto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea che ha portato alla raccolta delle testimonianze di quasi tutti i sopravvissuti italiani dai campi di concentramento allora ancora viventi 
Il 18 febbraio 2014, Arianna ha presentato il suo diario nel libro  Una bambina ad Auschwitz che racconta nei dettagli la storia della sua deportazione, con interventi della storica Liliana Picciotto del CDEC e dello scrittore Dario Venegoni dell' ANED. Era presente anche la sua amica  Goti Herskovits Bauer, anche lei deportata a soli quattordici anni nel Campo di concentramento di Auschwitz

Per non dimenticare che cosa è stato il nazismo ed il fascismo del xx° Secolo !

lunedì 15 dicembre 2014

Don Ciotti al Parlamento europeo

In occasione della Giornata Mondiale contro la corruzione don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele e ispiratore della  campagna Riparte il futuro, ha presentato al Parlamento europeo l’agenda di priorità per l’Europa contro la corruzione il crimine organizzato.
  “Mi stupisco di chi si stupisce di quello che è accaduto a Roma- ha dichiarato don Luigi Ciotti facendo riferimento all'inchiesta Mafia Capitale- Ho stima e riconoscenza per la magistratura e le forze investigative: i magistrati hanno fatto qualcosa di fondamentale aggiungendo al problema della corruzione l’aggravante mafiosa”. 
“La procura di Roma ha inserito il 416 bis che individua nel nostro Paese i reati di stampo mafioso. Per concretizzare il reato non è necessario il controllo del territorio attraverso la violenza bruta, sparando e minacciando. Questa non è una mafia con la lupara”, dice il presidente di Libera. “La corruzione sottrae denaro che potrebbe essere investito per dare dignità alle persone. Il problema non è solo chi fa il male ma quanti guardano e lasciano passare. È una società che ruba a se stessa”. 
“C’è bisogno  che l’Europa imprima quella marcia in più e l’Italia deve riflettere fortemente su tutto questo. Non è stata la stessa Banca d’Italia a parlare di corrotti che siedono regolarmente nei consigli di amministrazione di enti pubblici? Speravamo di avere superato tutto questo. La storia ci dice che può esistere una politica senza mafie ma che non possono esistere mafie senza il concorso della politica”. 
“Già 20 anni fa siamo venuti in Europa a portare dei contenuti e alcuni di loro sono stati recepiti dalle direttive europee  Questi 20 anni sono testimoni di un 'noi': anche se la strada non è semplice ed è in salita siamo testimoni che dei passi definitivi sono stati fatti”. 
“Solo 5 dei 28 Stati Membri dell’Ue hanno una normativa completa sulla corruzione”
E tutelano i whistleblower. 
“Siamo in Europa per sollecitare con rispetto e forza l’Unione”. 
Sono  sei i punti dell’agenda di Libera per colpire il crimine organizzato e il sistema di potere su cui si basa: una normativa europea sui beni confiscati, il 21 marzo come Giornata Europea in memoria delle vittime di mafia, i crimini ambientali, la figura del procuratore pubblico europeo, il riciclaggio. E la proposta per l’Europa di Riparte il futuro, la campagna di Libera e Gruppo Abele contro la corruzione: una direttiva sulla tutela dei whistleblower”,  coloro che decidono di denunciare gli episodi di corruzione a cui si trovano ad assistere sul luogo di lavoro. 

martedì 9 dicembre 2014

45° Anniversario della strage di piazza Fontana.

Venerdì 12 dicembre 2014 - 45° Anniversario della strage di piazza Fontana.
PROGRAMMA
Il Comitato Permanente Antifascista di Milano ha deciso di organizzare le manifestazioni per l'anniversario della strage di Piazza Fontana con le seguenti modalità:
VENERDI 12 DICEMBRE IN PIAZZA FONTANA
-ore 16,37: posa delle corone in piazza Fontana, alla presenza delle autorità;
-ore 17,30: partenza del corteo da piazza della Scala;
-ore 18,00: interventi conclusivi in piazza Fontana:
Interverranno:
Carlo Arnoldi, Presidente Associazione Familiari Vittime di Piazza Fontana;
Danilo Galvagni Segretario Generale CISL Milano Metropoli;
Matteo Dendena, figlio di Paolo Dendena,Vicepresidente Associazione Familiari Vittime Piazza Fontana;
Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano a nome del Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo per la difesa dell'ordine repubblicano.
Il corteo avrà il seguente svolgimento:
ORE 17,30: partenza del corteo da piazza della Scala con il seguente percorso: Piazza della Scala, via Santa Margherita, via Mengoni, piazza Duomo (lato destro), via dell'Arcivescovado, piazza Fontana.

sabato 8 novembre 2014

Profanazione

 COMUNICATO  ANPI PROVINCIALE DI MILANO

ESECRAZIONE ANPI  DI MILANO PER LA PROFANAZIONE DEL SACRARIO DEL SAN MARTINO CUVEGLIO 

L’ANPI Provinciale di Milano esprime la sua profonda esecrazione per la profanazione del Sacrario del San Martino, avvenuta sabato 1 novembre 2014.
I militanti neofascisti che si sono persino fatti fotografare hanno piantato nel terreno duecento rune in legno e, al posizionamento delle rune, hanno aggiunto la svastica e il fascio littorio.

Questa oltraggiosa e ignobile azione che si pone in aperto contrasto con i principi su cui si fonda la Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza, offende i combattenti e i caduti della battaglia del Monte San Martino, tra cui il colonnello Carlo Croce, insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria. La battaglia del San Martino, del novembre del 1943, alla quale parteciparono numerosi combattenti milanesi, costituisce uno dei primi e significativi esempi di opposizione all’occupazione nazifascista e viene  ricordata come l’episodio che diede inizio alla lotta partigiana nel Nord Italia.

L’ANPI Provinciale di Milano manifesta la sua preoccupazione per il rifiorire di movimenti neonazisti e neofascisti nel cuore dell’Europa e nel nostro Paese che si contrappongono ai valori della libertà, della solidarietà, della pace, della tolleranza, su cui è fondata la nostra civiltà.

Mentre ritiene indispensabile sviluppare, per contrastare i rigurgiti neofascisti e neonazisti, una vasta controffensiva sul piano ideale, culturale e storico, chiede l’intervento delle istituzioni e delle autorità competenti e l’applicazione della legislazione vigente perché episodi vergognosi come quelli della profanazione del Sacrario del San Martino non si debbano più ripetere.
Milano, 3 Novembre 2014

Roberto Cenati
Presidente ANPI Provinciale di Milano  

giovedì 30 ottobre 2014

Concerto neonazista nel sud-ovest milanese

Comunicato ANPI

Le autorità impediscano il concerto neonazista nel sud-ovest milanese

L'ANPI Provinciale di Milano esprime la sua profonda preoccupazione ed indignazione per l'annunciato concerto di gruppi neonazisti provenienti da diversi paesi europei che dovrebbe svolgersi il primo Novembre 2014 nel territorio del sud-ovest milanese, a pochi chilometri da Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza.

Il raduno si pone in aperto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana nata della Resistenza di cui ricorre il settantesimo anniversario e si contrappone nettamente, per la sua carica antisemita, xenofoba e razzista  ai valori della nostra civiltà fondata sugli ideali nati con la rivoluzione inglese, francese e con il movimento operaio, che sono poi i valori della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà, della pace.

Mentre chiamiamo gli antifascisti e i cittadini alla massima vigilanza democratica, chiediamo alle Istituzioni e alle autorità competenti di intervenire per impedire  che queste inaccettabili e provocatorie iniziative, che si pongono in aperta violazione della Costituzione e delle leggi vigenti, possano aver luogo nei Comuni della nostra Regione, il cui contributo per la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo e per la costruzione di un mondo migliore è stato elevatissimo.

Roberto Cenati
Presidente ANPI Provinciale di Milano

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
Comitato Provinciale di Milano
Via San Marco, 49 - 20121 Milano
Ente Morale – Decreto Luogotenenziale n. 224 del 5 aprile 1945 - C.F. 80156470157
Tel.: 0276023372 - 0276023373 - 0276020620 - Fax 02784675 - 0289879983
e-mail: anpi.milano@tiscali.it - web: http://anpimilano.com/

domenica 27 aprile 2014

Manifestazione nazionale ANPI

L'ANPI Nazionale ha organizzato per martedì' 29 aprile 2014 alle ore 16.30 presso il Teatro Eliseo, Corso Nazionale (vicino a piazza Esedra) Roma, una importante Manifestazione pubblica sul progetto di riforma costituzionale ed elettorale all'esame del Parlamento.

Interverranno:CARLO SMURAGLIA, LORENZA CARLASSARE, STEFANO RODOTA’, GIANNI FERRARA  

L'iniziativa vuole lanciare l'allarme contro un progetto che, unendosi alla legge elettorale come quella che è' stata approvata alla Camera ed al proposito di irrobustire i poteri del Presidente del Consiglio e del Governo, si risolverebbe in una ulteriore e grave riduzione degli spazi di democrazia, che subiscono da tempo una lenta ma progressiva erosione e che, invece, l'ANPI considera intangibili, alla luce dei principi e dei valori costituzionali

“Riforme, rappresentanza, coerenza costituzionale nel cambiamento: una questione democratica”
Antifascisti e democratici insieme per lanciare l’allarme contro un progetto che, unendosi ad una legge elettorale come quella che è stata approvata alla Camera ed al proposito di irrobustire i poteri del Presidente del Consiglio e del Governo, si risolverebbe (oltretutto) in una ulteriore e grave riduzione degli spazi di democrazia, che subiscono da tempo una lenta ma progressiva erosione e che, invece, l’ANPI considera intangibili, alla luce dei princìpi e dei valori costituzionali.
Troviamoci insieme con la voce delle radici, di quell’antifascismo e di quella Resistenza da cui la democrazia ha preso le mosse e da cui non è possibile prescindere.  www.anpi.it

Il Comitato nazionale dell’ANPI rileva che:
- l’indirizzo che si sta assumendo nella politica governativa in tema di riforme e di politica istituzionale non appare corrispondente a quella che dovrebbe essere la normalità democratica;
- si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza)
- si continua nel cammino - anomalo - già intrapreso da tempo, per cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;
- un rinnovamento della politica e delle istituzioni è essenziale per il nostro Paese, come già rilevato nel documento dell’ANPI del 12 marzo 2014;
- sono certamente necessari aggiustamenti anche del sistema parlamentare, così come definito dalla Costituzione, rispettando peraltro non solo la linea fondamentale perseguita dal legislatore costituente, ma anche le esigenze di centralità del Parlamento, della rappresentanza dei cittadini, del controllo sull’attività dell’Esecutivo, delle aziende e degli enti pubblici, in ogni loro forma e manifestazione;
- in questo contesto, è giusto superare innanzitutto il cosiddetto bicameralismo “perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due Camere e quindi, alla lunga, foriero anche di lungaggini e difficoltà del procedimento legislativo; ma occorre farlo mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art. 1 della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette;
- il Senato, dunque, non va “abolito”, così come non va eliminata l’elezione da parte dei cittadini della parte maggiore dei suoi componenti; possono essere individuate anche forme di rappresentanza di altri interessi, nel Senato, come quelli delle autonomie locali, della cultura, dei saperi, della scienza; ma in forme tali da non alterare il delicato equilibrio delle funzioni e della rappresentanza;
- la maggior parte dell’attività legislativa può ben essere assegnata alla Camera, così come il voto di fiducia al Governo; ma individuando nel contempo forme di partecipazione e tipi di intervento da parte del Senato, così come previsto in molti dei modelli già esistenti in altri Paesi;
- in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune leggi di carattere istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione del bilancio, che è lo strumento fondamentale e politico dell’azione istituzionale e dei suoi indirizzi anche con riferimento alle attività di Autonomia e Regioni;
- tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche con una consistente riduzione di spese, non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, vista l’opportunità offerta dalla differenziazione delle funzioni;
- bisogna anche dire che concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori ad un organismo non elettivo, con una composizione spuria e fortemente discutibile ed obiettivi e funzioni altrettanto oscure, non appare rispondente affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto può – e deve – essere aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello originario.

Queste sembrano, all’ANPI, le linee fondamentali di un cambiamento democratico delle istituzioni, che esalti il ruolo del Parlamento, rafforzi la rappresentanza dei cittadini in tutte le sue espressioni, ed assegni ad ognuna di esse il ruolo che le compete secondo gli orientamenti generali della Carta Costituzionale e le esigenze della democrazia, da perseguire con economicità di spesa ed efficienza dei risultati.
Appare, altresì, pacifico che deve essere riformato il titolo V della Costituzione, procedendo ad una più razionale ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, che elimini ragioni di conflitto e consenta agli organi centrali dello Stato di esprimere una legislazione di pieno indirizzo su materie fondamentali per tutto il territorio; definisca compiutamente e definitivamente il ruolo delle Regioni, a loro volta bisognose di riforme sulla base dell’esperienza realizzata dal 1970 ad oggi, che spesso le ha viste diventare altri organismi di centralizzazione dei poteri e le riconduca a funzioni di indirizzo e controllo e non di gestione; nonché precisi in modo conclusivo tutta la materia delle Province e degli enti intermedi, finora risolta con provvedimenti parziali che non sembrano corrispondere ad esigenze di effettiva razionalità e di contenimento delle spese.
Tutto questo richiederà tempi più adeguati, escluderà la fretta, rispondente, piuttosto che ad esigenze razionali, ad altro tipo di logiche; ma dovrà essere affrontato senza tergiversazioni e senza inopinati stravolgimenti dei metodi e degli stessi contenuti. Se è giusto porre rimedio ad alcune incongruenze strutturali rivelate dall’esperienza, l’obiettivo deve essere quello di farlo con saggezza e ponderazione, ed anche con le competenze necessarie, sempre preferibili alla improvvisazione ed all’incoerenza di una fretta dettata da ragioni molto lontane dal rispetto con cui si devono affrontare serie riforme costituzionali.
Ci sono, sul tappeto, diverse proposte; altre sono fornite dall’esperienza giuridica e politica di altri Paesi; le si esamini senza pregiudizi e insofferenze ed ascoltando pareri e proposte che possono contribuire al miglior esito delle riforme.
E si approfitti dell’occasione per un ripensamento della legge elettorale, che così come approvata da un ramo del Parlamento, non risponde alle esigenze di una vera rappresentanza e di democrazia e soprattutto contraddice, oltre alle attese di gran parte dei cittadini, le stesse indicazioni della Corte Costituzionale.
Infine, l’occasione non appare idonea per raccogliere l’antica esigenza, manifestata da altri Governi e sempre respinta, di un rafforzamento
A.N.P.I.
A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I A
COMITATO NAZIONALE

... Quando si tratta di difendere valori che si richiamano alla Costituzione ed alla democrazia, oltreché ai diritti di fondo in cui si esprime la sovranità popolare, l’ANPI non può che essere in campo, non per conservare, ma per innovare, restando però sempre ancorata ai valori ed ai princìpi della Costituzione.
Questa non è l’ora della obbedienza ai diktat, ma è quella della mobilitazione, a cui chiamiamo tutti i cittadini, per fare ciò che occorre con la dovuta ponderazione e col rispetto e la salvaguardia degli interessi fondamentali dei cittadini, che certo aspirano ad un rinnovamento, ma in un contesto equilibrato e democratico, corrispondente alle linee coerenti e chiaramente definite dalla Costituzione repubblicana.
IL COMITATO NAZIONALE DELL’ANPI
aprile 2014

lunedì 27 gennaio 2014

ANED

 " L’ANED, Associazione Nazionale Ex Deportati,  in rappresentanza di tutti i deportati nei campi di sterminio nazisti   si è prodigata, in Parlamento ma non solo, per l’istituzione, da parte della Repubblica, del “Giorno della Memoria”: il 27 gennaio 1945, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz ad opera dell’Armata
rossa.
L’ANED  ha contribuito a definire le finalità e la delimitazione ideale della giornata, quella cioè “di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, e coloro che, anche in campi e schieramenti diversi,si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Conoscere il testo integrale della legge è importante perché la delimitazione ideale dei soggetti che devono essere ricordati nel giorno della memoria è estesa e riunisce tutti coloro che hanno subito ogni forma di deportazione e la morte nei campi di sterminio: deportati politici, razziali, religiosi, oppositori dei regimi dittatoriali, partigiani combattenti, resistenti, diversi, omosessuali, rom e sinti, milioni di uomini, donne, bambini, anziani, handicappati, mutilati, militari, interi popoli inermi, ma anche di coloro che hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. 
Persone che hanno avuto il coraggio di scegliere – rischiando la propria vita - una partecipazione attiva alla lotta dei popoli europei contro il razzismo e la barbarie del nazismo e del subalterno fascismo repubblichino
Combattenti consapevoli, ma anche vittime innocenti, travolte nello scontro, tutti insieme deportati nei campi di sterminio, soggetti a umiliazioni, percosse, lavori pesanti, fame e freddo, destinate alle camere a gas e ai forni crematori. 
Persone che si sommano ai milioni di ebrei, perseguitati per il solo fatto di far parte di un’etnia, di una tradizione e – non sempre – di una religione diversa: il 27 Gennaio si ricorda non solo la Shoah, la persecuzione e lo sterminio degli ebrei  ma anche la sofferenza di tutti coloro che hanno avuto in sorte l’esperienza concentrazionaria.
Infatti  le deportazioni sono state tante e tutte hanno la stessa dignità davanti alla Storia. Parlare oggi di “Deportazione” è limitativo: per onorare tutti coloro che sono caduti e i sopravvissuti che hanno inciso nella memoria lo strazio di quanto visto nei lager, si deve parlare di “Deportazioni”.
Il problema – oggi – è quello di rileggere la storia di quegli anni terribili e sistemarla in una memoria condivisa da tutti noi, ma soprattutto di avere la capacità di trasmettere quella Memoria alle giovani generazioni.
La formazione di una coscienza civile, prima che politica, basata sulla Memoria di quanto è stato – per evitare la diffusione di idee di sopraffazione e di morte – è il senso del Giorno della Memoria.
Questo è il compito dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, fondata nel 1946 dai pochi sopravvissuti ai campi di sterminio, che ha l’importante particolarità che da sempre ne orienta la missione e gli obbiettivi: nella sua storia l’ANED non si è mai divisa, a differenza di altre associazioni partigiane o sindacali, ma ha sempre trovato modalità di conferma di una grande unità antifascista.
Molto del permanere di questa unità sostanziale è dovuto al fatto che i sopravvissuti dei campi siano stati testimoni di tali atrocità di un disegno criminale di annientamento di tutte le diversità, che invece sono una ricchezza per l’umanità, per cui l’unità antifascista fosse da tutti ritenuta un bene così prezioso da meritare ogni sforzo per mantenerla alta e forte.
Ciò consente all’ANED di essere genuina interprete di tutti coloro che devono essere celebrati nel giorno della memoria, in un quadro di solidarietà e fratellanza nato dalla lotta per la conquista della libertà.
Questo impegno   consente di mettere a disposizione delle celebrazioni della giornata della memoria testimoni diretti, ormai purtroppo pochi i sopravvissuti, ma anche figli e nipoti di tutti i deportati italiani e, dal congresso dell’ANED dello scorso anno, i nuovi associati, a cui è consentita la partecipazione con l’impegno di studiare, approfondire e di documentarsi sulla storia delle deportazioni, per diventare utili interpreti della conservazione della memoria storica di quel tragico periodo. "

Come figlia di un IMI, internato militare italiano, per me la Giornata della memoria è sempre un giorno particolare 
Ricordo mio papà e ricordo che anche lui è stato una vittima del fascismo e del nazismo con due lunghissimi anni nei campi di concentramento tedeschi in Polonia e in Germania e tutto il resto della vita passato a cercare di dimenticare ciò che aveva subito
Perché non possa succedere mai più  
Mai Più !