domenica 5 maggio 2013

Papa Francesco contro la pedofilia del clero


Oggi a Roma pioveva ma Papa Bergoglio ha celebrato la messa come al solito in Piazza San Pietro per i circa 100 mila fedeli presenti e al termine ha girato a lungo sulla papamobile spingendosi fino in via della Conciliazione e scendendo dall'auto per andare tra le persone assiepate per vederlo e toccarlo Oggi però papa Bergoglio ha anche affrontato un argomento molto sgradevole che per anni è stato taciuto dal Vaticano e addirittura protetto, in alcuni casi : la pedofilia dei preti
"Prego per le vittime degli abusi. I bambini vanno difesi", ha scandito il Pontefice. Papa Francesco ha incontrato più volte l'ex pm anti-pedofilia, il vescovo maltese Charles Scicluna , e gli ha chiesto quali misure siano necessarie per rendere ancora più efficace la prevenzione e il contrasto alle violenze compiute dal clero. Secondo quanto si apprende in Curia, Scicluna ha riferito al Papa riguardo agli ostacoli opposti da settori della gerarchia ecclesiastica all'azione di "tolleranza zero" avviata da Benedetto XVI.
Papa Bergoglio, all'inizio del rito, ha lodato i fedeli  per il «coraggio» di voler essere presenti nonostante la pioggia,  ma soprattutto  si è espresso con chiarezza e determinazione contro la pedofilia. «Un saluto speciale va oggi all'Associazione «Meter», nella Giornata dei bambini vittime della violenza. E questo mi offre l'occasione per rivolgere il mio pensiero a quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi», ha detto  al termine della messa  «Vorrei assicurare loro che sono presenti nella mia preghiera, ma vorrei anche dire con forza  che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata».
  Papa Francesco ha raccomandato in particolar modo che « la Congregazione per la Dottrina della Fede, continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l'aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli, l'impegno delle conferenze episcopali nella formulazione e attuazione delle direttive necessarie in questo campo tanto importante per la testimonianza della Chiesa e la sua credibilità».
 «Il Santo Padre - si legge in una nota ufficiale - ha assicurato che nella sua attenzione e nella sua preghiera per i sofferenti le vittime di abusi sono presenti in modo particolare».
 Negli otto anni di Pontificato Benedetto XVI ha emanato norme più severe e allontanato una ottantina di vescovi che non avevano saputo rispondere adeguatamente agli abusi compiuti dai loro preti, incontrando le vittime di questi orrendi crimini in Vaticano, negli Stati Uniti, in Australia, a Malta, in Gran Bretagna e in Germania, ma il problema resta e deve essere risolto con fermezza Un grazie a Papa Francesco per la sua sensibilità e la sua onestà ma anche per il suo decisionismo che vuole fare pulizia in un mondo clericale a volte ben poco trasparente

mercoledì 1 maggio 2013

Fucili per bambini !

" In Kentucky, USA, un bambino di 5 anni ha ucciso la sorellina di 2 anni con un fucile calibro 22 progettato specificatamente per bambini che gli era stato regalato lo scorso anno e con cui giocava abitualmente.
La madre dei bambini si trovava in veranda quando ha udito lo sparo e si é precipitata in casa, trovandosi di fronte all’orrore. Secondo il medico legale Gary White, intervistato dal giornale locale The Lexington Herald-Leader, si è trattato di un incidente.
  L’arma con cui il bambino ha ucciso la sorellina è un fucile della Crickett dalle dimensioni ridotte progettato apposta per i bambini. Un regalo ricevuto l’anno scorso e conservato in un angolo di una stanza. «I genitori non sapevano che ci fossero ancora munizioni dentro», ha detto il medico legale, riportando le parole della madre.
My first rifle”, “Il mio primo fucile”, è lo slogan che la Crickett, la casa produttrice del fucile specializzata in armi per bambini, utilizza sul suo sito web. Il fucile calibro 22, oltre ad avere le dimensioni adatte per essere imbracciato dai più piccoli, è prodotto in vari colori, tra cui il rosa per le bambine. Le foto sul sito ritraggono giovanissimi intenti a prendere la mira e sparare, alcuni sotto gli occhi fieri dei genitori. La battaglia anti-armi del presidente Barack Obama è lungi dall’essere vinta "
Questa  è l'ultima notizia proveniente dagli Usa, pubblicata dai quotidiani italiani e mostrata in video dai TG in tv, che certamente  desta  scalpore . E' già negativo il fatto di regalare armi giocattolo ai bambini, ma regalare fucili in miniatura con proiettili veri è una vera follia
E un incidente simile avrà di certo conseguenze gravi sulla psiche del piccolo che ha ucciso la sorellina

Guantanamo

Ieri il Presidente Usa Obama, in una conferenza stampa, ha dichiarato, riferendosi  allo sciopero della fame a Guantanamo da parte dei sospetti terroristi che vi sono detenuti, «Non voglio che muoiano, il Pentagono sta facendo al meglio ciò che può», precisando però che «a mio avviso Guantanamo doveva essere chiuso da tempo e dovrebbe esserlo ora». Se ciò non avviene « la responsabilità è del Congresso» ha aggiunto, contestando l’idea che i terroristi più pericolosi non possano essere detenuti sul suolo americano: «In molti casi lo stiamo già facendo  »
La Baia di Guantánamo, chiamata dagli Inglesi Cumberland nel XVIII secolo , è un'insenatura di 116 km² situata nella punta sud-est dell'isola di Cuba, a oltre 21 km a sud della città di Guantánamo.
È nota soprattutto per la presenza dell'omonima base navale statunitense e del relativo campo di prigionia.
La baia prese il nome dal popolo indigeno precolombiano dei Taìno. Cristoforo Colombo giunse nella baia nel 1494, sbarcando alla Punta del Pescatore.
Occupata dai britannici nel XVIII secolo, fu da questi rinominata Cumberland durante il conflitto con la Spagna, a margine della guerra di successione austriaca. Nel 1790 un'intera guarnigione britannica vi fu decimata da febbri malariche poco prima di condurre un attacco a Santiago.
Durante la guerra ispano-americana, Guantánamo divenne una base per la flotta statunitense che vi trovò riparo nel 1898 a causa di una stagione dalle   condizioni meteorologiche pessime. Le truppe imbarcate furono inviate a terra per espugnare, insieme agli scout cubani, le postazioni spagnole. Ottenuto il controllo dell'area, fu costruita la base, ancora in funzione 
Finita la guerra, gli Stati Uniti, che avevano conquistato tutta l'isola cubana sottraendola alla Spagna, siglarono con la neonata repubblica, a capo della quale vi  era il primo presidente Tomás Estrada Palma, cittadino americano, il Cuban-American Treaty del 23 febbraio 1903, che stabiliva una concessione perpetua sulla baia, che sarebbe rimasta di demanio cubano, ma assegnata in gestione  agli stranieri. Si arrivò alla completezza e al diritto americano perenne con un accordo di ratifica   nel 1934.
 Il territorio della baia venne affittato nel 1903 come punto di rifornimento per il carbone che alimentava le navi americane ed attualmente ospita la base navale degli Stati Uniti. La legittimità della presenza della base militare è contestata dal governo cubano che considera la baia come un'area occupata da forze straniere. Ha un'estensione di circa 111 km², oltre l'Isola Navassa, 5 km².
Il campo di prigionia di Guantánamo è una struttura detentiva statunitense di massima sicurezza interna alla base navale di Guantanamo, 
L'area di detenzione è composta da tre campi: il "Camp Delta" che include il "Camp Echo", il "Camp Iguana", e il "Camp X-Ray", ormai chiuso. Dall'11 gennaio 2002, il governo degli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Bush, ha aperto un campo di prigionia all'interno della base, finalizzato alla detenzione di prigionieri catturati in Afghanistan e ritenuti collegati ad attività terroristiche
In merito alle modalità di funzionamento della parte carceraria della base, si levarono subito polemiche sulle condizioni di reclusione e l'effettivo status giuridico-fattuale dei reclusi. Da parte di osservatori si sostenne che i reclusi non sarebbero stati classificati dal governo USA come prigionieri di guerra, né come imputati di reati ordinari, che avrebbero potuto garantire loro processi e garanzie ordinarie, ma che  sarebbero stati invece considerati come detenuti  senza dichiarato titolo.
Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti diffuse alcune fotografie dei detenuti nella base militare. L'allora Segretario della difesa Donald Rumsfeld dichiarò che questi prigionieri sarebbero stati "combattenti irregolari" cui non si applicava "nessuno dei diritti della Convenzione di Ginevra". Essi  non sarebbero stati considerati come prigionieri di guerra, perché non lo erano, come precisò
Nel gennaio 2002 l'Alto Commissario per i Diritti dell'Uomo dell'ONU, Mary Robinson,  protestò contro le condizioni di detenzione dei prigionieri. L'ex-presidente della Repubblica d'Irlanda  insistette sugli "obblighi internazionali, che andavano rispettati". Rispondendo il 21 gennaio alle critiche mosse, Rumsfeld   affermò che sarebbe stato conforme "nelle parti essenziali" alla Convenzione di Ginevra.
Il 29 giugno 2006, in occasione dell'appello di un detenuto, Salim Ahmed Hamdan, una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì la violazione della Convenzione di Ginevra e del Codice di Giustizia Militare statunitense , dovuta alle modalità di detenzione dei prigionieri all'interno della base di Guantánamo ed ai tribunali militari speciali istituiti per giudicarne i detenuti.
La legislazione approvata a dicembre 2005, legge sul trattamento dei detenuti, aveva infatti  revocato il diritto dei detenuti di Guantánamo di presentare istanze di habeas corpus presso corti federali statunitensi contro la loro detenzione o trattamento, permettendo soltanto limitati appelli contro le decisioni dei Tribunali di revisione dello status di "combattente" e delle commissioni militari. Era così stato messo in discussione il futuro di circa 200 casi in corso in cui i detenuti avevano presentato ricorso contro la loro detenzione in seguito a una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2004, che aveva decretato il loro diritto a presentare tali ricorsi.
Amnesty International, nel rapporto 2006, ha riportato che i Tribunali di revisione dello status di combattente (CSRT), istituiti dal governo nel 2004, hanno reso noto, nel marzo 2004, che il 93% dei 554 detenuti esaminati erano da considerarsi a tutti gli effetti “combattenti nemici”. I detenuti non avevano un rappresentante legale e molti di loro avevano rinunciato a partecipare alle udienze dei CSRT, che potevano avvalersi di prove segrete e di testimonianze estorte sotto tortura.
Nell'agosto 2005, un imprecisato numero di reclusi  aveva ripreso lo sciopero della fame già iniziato a giugno per protestare contro la perdurante mancanza di accesso a una corte indipendente e contro le dure condizioni di detenzione, che sarebbero state caratterizzate anche da violenze e pestaggi. Più di 200 detenuti, cifra contestata dal Dipartimento della Difesa, avrebbero partecipato almeno a una fase della protesta. Diversi detenuti denunciarono di essere stati vittime di aggressioni fisiche e verbali e che venivano alimentati a forza: alcuni avevano riportato lesioni causate dall'inserimento brutale di cannule e tubi nel naso. Il governo negò qualsiasi maltrattamento. A fine anno lo sciopero della fame era ancora in corso.
Nel novembre 2005 tre esperti in diritti umani delle Nazioni Unite declinarono l'offerta di visitare la base di Guantánamo, presentata dal governo degli Stati Uniti, poiché quest’ultimo aveva posto restrizioni contrastanti con quanto normalmente stabilito dagli standard internazionali sulle ispezioni di questo tipo.
Per quanto sia scandalosa questa prigione, alcuni detenuti  l' hanno preferita a quelle dei loro paesi. Due ex-detenuti tunisini hanno chiesto aiuto a Human Rights Watch per le torture ricevute in patria. Un prigioniero algerino ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti invocando il suo diritto a non essere scarcerato, temendo torture nel suo paese d'origine.
Nel dicembre 2008 iniziò a essere affrontato il problema della chiusura della prigione, dopo che il neoeletto presidente Barack Obama   manifestò l'intenzione di porvi rimedio.  Il 21 gennaio 2009 il presidente statunitense firmò l'ordine di chiusura del carcere, ma non della base militare, che doveva essere smantellato entro l'anno. Purtroppo  ciò non è ancora avvenuto anche a seguito del voto contrario del Senato degli Stati Uniti, il quale con 80 voti sfavorevoli e 6 favorevoli ha respinto il piano di chiusura, il quale prevedeva un costo di circa 80 milioni di dollari.