Visualizzazione post con etichetta erica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta erica. Mostra tutti i post

martedì 12 maggio 2020

La Mamma di Silvia Romano

Sono due giorni  che il coronavirus è  finito  in secondo piano perché su tutti i giornali e in TV impazzano le polemiche per la liberazione di Silvia Romano, la giovane cooperante milanese rimasta prigioniera della jiad islamica in Somalia per ben 18 mesi, dopo un rapimento che anche allora provocò polemiche, insulti e quant'altro sui social 
La giovane e  stata liberata con il pagamento  di un riscatto, e già questo è  stato motivo di ire funesta,  ma quello che ha scatenato l'ira  di dio, come si suol dire, è  il fatto che è  tornata vestita come una musulmana ( dopo tutto quel tempo non poteva essere diversamente, no ) e che ha candidamente dichiarato di essersi convertita alla religione  di Maometto e di chiamarsi adesso Aisha, come la terza moglie del suddetto.
Dopo  insulti minacce di morte lettere  e chi più  ne ha più  ne metta, Silvia Romano si è  recata dal capo dell'antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili 
Lei ha dichiarato di essere serena, ma la madre, assillata dai giornalisti mentre era uscita un attimo da casa,  ha detto solo una cosa, la stessa che ho pensato io quando ho visto la foto della giovane tutta intabarrata in quel lungo pastrano verde che le ricopriva anche il capo : " Chiunque finisce in quei posti li,  si converte",
Donna saggia, la mamma di Silvia. E posso immaginare l'angoscia di questa famiglia che per mesi non ha avuto notizie della ragazza e poi al suo ritorno si sono ritrovati in mezzo a questa bagarre da circo equestre del solito branco di affezionati insultatori sputa sentenze che devono sempre dire la loro su tutto e su tutti, spargendo veleno e cattiverie a iosa.
La loro felicità  per aver potuto riabbracciare Silvia è  stata sporcata da tutto  quello  che è  successo nelle ore successive  al suo ritorno in Italia.
Sicuramente anche su di lei calerà  l'oblio di stampa e giornali e i frequentatori dei social avranno altre vittime da prendere di mira, ma un'esperienza  simile non è  da augurare a nessuno, ne a chi è  andata sicuramente  in Africa piena di gioia e di speranza convinta di fare del bene ai piccoli del posto, insegnando loro quello che lei aveva appreso in un paese europeo culturalmente avanzato, e che si è  ritrovata nelle mani di fanatici religiosi che non hanno scrupoli di nessun tipo, uomini che in nome di una religione uccidono e sottomettono senza pietà  interi territori occupandoli con le armi e la violenza. Ne tanto meno la famiglia di chi è  stato rapito per tanti mesi, un tempo infinito per chi ha atteso con ansia notizie senza sapere se era ancora viva o se era stata uccisa senza pietà .
Ricordo il rapimento di Giuliana Sgrena,  la giornalista la cui famiglia vive ancora qui in Ossola, e la sua liberazione traumatica in Iraq. Una donna adulta ed esperta tornata provata il cui viso pieno di angoscia e di disperazione non impedí ai soliti di creare un caos di polemiche a non finire. 
La brillante operazione di quella volta fini  nel sangue, mentre questa è stata un successo per il capo di Governo Conte e per Di Maio , che si sono recati entrambi a riceverla all'aeroporto.  
Forse col senno di poi sarà  venuto loro in mente che forse era meglio farla rientrare in sordina, con un silenzio forse ipocrita, ma sicuramente  rassicurante  per lei e per la sua famiglia?
Io penso spesso a padre Dall'Oglio,  scomparso da anni in quel calderone infernale che era  la Siria in guerra, anche lui rapito mentre si dedicava al benessere di chi era in difficoltà,  e di cui non si è  mai più  saputo nulla.
Mentre Quirico, il giornalista di guerra de La Stampa, entrato clandestinamente in Siria,  fu preso e passato di banda in banda fino alla liberazione.  Un uomo fortunato che però  in quell'occasione rischiò  parecchio e subi parecchio. Vide cose inimmaginabili e quando tornò  dichiarò  in una lunga intervista al giornale torinese, per il quale ancora oggi lavora come reporter di guerra, il suo odio per quegli assassini e farabutti che usano la religione mussulmana come scudo per commettere crimini e nefandezze indescrivibili
Questa volta invece ciò  che più  ha scatenato le menti dei soliti è  stato  il fatto che la giovane  Silvia Romano è  tornata  sorridente, apparentemente felice, ben vestita e per nulla sciupata o terrorizzata.
E allora apriti cielo, impiccatela,  arrestatela e tutto il resto del repertorio  becero di un certo mondo di  internet e dintorni
Oggi pomeriggio  io ho accolto il messaggio di Amnesty International  Italia ed ho inviato un breve pensiero a Silvia. Le ho augurato di ritrovare la pace e la tranquillità con la sua famiglia e con chi le vuole bene
E spero il più  presto  possibile perché  non sarà  di certo facile e semplice per lei dimenticare ciò  che le è  successo in Africa, comunque sia andata.
A quell'età si è  ancora giovani e se non si ha un carattere forte, da guerriere,  in un modo o nell'altro si soccombe e si subisce tutto pur di non impazzire, umiliate e calpestate dall'odio di uomini che ci odiano a morte
Perché  siamo europei e cattolici
A questo forse dovrebbero pensare tutti quelli che si sono scagliati contro Silvia e dovrebbero pure riflettere sul fatto che noi europei siamo stati vittime negli ultimi anni  di attacchi terroristici a casa nostra. In Francia, in Inghilterra, in Belgio ....fino al devastante attacco delle Torri gemelle a New York nell'ormai lontano 2001. Menti bacate che ci odiano ed odiano il nostro modo di vivere, odiano noi donne libere intelligenti e non succubi, odiano la nostra religione, ben più  antica della loro, ma con tante analogie , da alcune feste a tanti versetti del Corano, dove si ritrovano pensieri positivi come nella Bibbia di Cristiani ed Ebrei 
 F

sabato 6 maggio 2017

Difficoltà per gli anziani con il CUD

Genova - Alla sede centrale, in piazza della Vittoria, si presentano ogni giorno più di cento persone. Tante altre bussano invece alle quattro sedi periferiche. Obiettivo di tutti, ottenere la sospirata Certificazione unica. Essenziale per la dichiarazione dei redditi ma, come accaduto l’anno scorso, l’Inps non invia più il documento al domicilio dei pensionati.
Al contrario, occorre attivarsi per ottenerla. E se le modalità sono a onor del vero numerose, è quella più alla portata di tutti a zoppicare, ossia la richiesta allo sportello, preferita da un numero sempre molto alto di persone. Una procedura che si rivela in molti casi più ostica del necessario.
Nonostante l’estrema semplicità dell’operazione, infatti - si tratta di digitare i dati dell’interessato quindi stampare un documento - a diversi pensionati o loro delegati è stato richiesto di tornare più volte. All’apparenza perché una procedura sulla carta ragionevole, pensata per abbattere le code, è stata rigidamente applicata a tutti. «L’ufficio era vuoto - segnala un utente al Secolo XIX - eppure, senza che fosse data alcuna altra possibilità, mi è stato presentato un modulo da compilare per prenotare il ritiro la mattina successiva. Il problema è che nemmeno il giorno dopo la Certificazione era disponibile. Così, è servita una terza visita per risolvere». da Il Secolo XIX
Leggendo questo articolo mi è venuto spontaneo pensare che anche online non è stato semplice riuscire ad ottenere il sospirato documento, ex CUD perché attualmente si chiama modello unico.
Ho dovuto richiedere un nuovo Pin per entrare a cercare il documento per mia mamma, di anni 93 !
Mi sono arrivati subito sul cellulare i primi otto numeri ma gli altri otto che dovevano pervenire via email si sono fatti attendere un bel po'.
Dopo alcune ore ho riaperto il computer e finalmente ho trovato la sospirata mail . Sono andata nella pagina del sito Inps, ho inserito il codice fiscale di mia mamma, i 16 numeri prestando attenzione a non sbagliare e finalmente sono entrata...
beh non proprio e non subito perché ho dovuto salvare i numeri effettivi comparsi su una piccola scheda salvabile o stampabile del nuovo Pin, rifare l'operazione con questo pin ed arrivare alla pagina di mia mamma...
Dove ho trovato una bella sorpresa. Eh sì ... il sito ha cambiato tutto e non ha ancora inserito un bel nulla. Era tutto vuoto, non c'erano i mesi con i dati riguardanti le cifre effettive della sua pensione. Non c'era niente altro. Se cliccavo compariva la scritta che annunciava che presto avrebbero reinserito tutti i dati e le notizie personali riguardanti la sua situazione pensionistica
Naturalmente non c'era neppure il modello unici 2017 ...
Ho dovuto inserire il suo nome e cognome in cerca nella home page del sito e la parola cud 2017 per vedere finalmente comparire le sospirate otto pagine dei suoi redditi annuali dello scorso anno. Ma le pagine erano in formato pdf non salvabile. Si potevano solo stampare!
Ho dovuto spedirle via email alla commercialista e a me stessa per poterle conservare in un file visto che questo portatile non è collegato alla stampante, che si trova altrove con un altro laptop collegato.
Nel mondo dei tablet e dei telefonini di nuovissima generazione, sempre più usati da tutti, anziani autosufficienti compresi, trovare un pdf non salvabile è veramente incredibile.
Dopo aver passato un paio di ore a tribolare alla fine sono riuscita ad avere ciò che mi serviva ma mi sono chiesta come avrebbe fatto un anziano non troppo pratico di pc pin password ecc ecc ad avere il documento online

mercoledì 7 gennaio 2015

Charlie Hebdo

Oggi era il giorno del rientro a scuola dopo le vacanze natalizie
Una giornata lunga con anche tre ore di lezioni pomeridiane 
Al mio rientro a casa nel tardo pomeriggio ho trovato mia mamma davanti alla TV che seguiva le notizie che arrivavano in diretta dalla Francia 
Notizie agghiaccianti sulla strage fatta in mattinata a Parigi nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo
Dodici morti tra cui il direttore del giornale ed altri vignettisti e giornalisti della redazione, due poliziotti  ed il custode del palazzo, ed altri feriti gravi e gravissimi
Immagini terribili di tre uomini in nero con i khalsnikov che hanno ucciso senza pietà
Un attentato alla libertà di parola e al mondo occidentale 
Una follia senza senso come folli sono state tutte le recenti barbare uccisioni in Medio Oriente di giornalisti, fotografi e cooperatori presi prigionieri dall' Isis e da gruppi simili di fanatici intolleranti

JE SUIS CHARLIE 

giovedì 6 marzo 2014

Quaresima senza social network

Don Paolo Ciccotti, 40enne parroco di Borgo San Siro, esorcista della Diocesi di Vigevano, ha pubblicato qualche giorno fa la raccomandazione di staccarsi dalle continue connessioni digitali in questo periodo che la Chiesa vuole sia di riflessione e digiuno. Lui stesso, come molti sacerdoti è presente sul social network, dove comunica quotidianamente con fedeli, parrocchiani, studenti ed amici. Ma   «Ho proposto questo digiuno dal virtuale  perché possa servire da un lato a ritrovare Dio, in attesa della Pasqua, e dall’altro a recuperare i rapporti reali con gli altri». Chi ha a che fare con gli adolescenti sa quanto la presenza di smartphone possa essere pervasiva: «Organizziamo dei ritrovi per ragazzi delle medie, il sabato sera, abbiamo dovuto proibire i cellulari altrimenti i ragazzi arrivano a parlare con il compagno seduto di fianco usando il telefono». Qualche giorno fa il vignettista Marc Maron ha raccontato in una strip cruda ma molto efficace proprio Twitter e Facebook come una delle droghe dei giorni nostri. Per ora molti hanno espresso l’intenzione di aderire a questo invito. Per ora lui è davvero scomparso dai sociale. «C’è chi vive la sua vita raccontandola minuto per minuto su Facebook – aggiunge – questo è eccessivo, sembra che non esisti se non mostri agli altri quello che stai facendo».  «Questa continua connessione, questo essere in rete sempre e comunque ci porta via anche molto tempo: usiamolo per ritrovare Dio, per parlare davvero con il nostro prossimo Ci può fare bene disintossicarci un po’». da La Stampa To
Sta arrivando la primavera e forse anche le belle giornate di sole, dopo un inverno non freddo, ma molto piovoso, ed io sento la necessità di stare all'aria aperta a contatto con la terra, le piante ed i fiori
Senza internet e il mondo virtuale del web. 
Purtroppo i giovanissimi con cui passo tante ore insieme a scuola spesso non sentono questo bisogno impellente di uscire e di incontrare gli altri ed il mondo che rinasce con la bella stagione
Conoscono tutti gli orpelli della rete, persino What's up , e li usano in eccesso 
Uno spreco 
Quanto alle parole del sacerdote, ha perfettamente ragione. Ricordo una gita di due anni fa con una mia seconda media dove i ragazzi e le ragazze non facevano altro che messaggiarsi o inviarsi foto o musica con Bluetooth da un sedile all'altro del pullman Una vera follia 
Non si rendevano conto che sarebbe bastato alzarsi e cambiare posto per parlare a tu per tu con gli altri compagni 
Un bel digiuno dalla rete e troppo spesso dalle sue banalità o cattiverie di massa faranno sicuramente bene al cervello e all'anima 

mercoledì 20 novembre 2013

Un bacio e tante polemiche

Durante una manifestazione NoTav in Val di Susa sabato scorso una giovane donna è andata a baciare il casco di un poliziotto
Una foto pubblicata su La Stampa di Torino che è stata interpretata in  modi diversi e che ha fatto discutere molto
Ecco cosa ha pubblicato il quotidiano torinese due giorni dopo : "  Quello scatto che ha fatto il giro delle redazioni e anche dei siti del movimento si è portato dietro un mare di polemiche. "
" Il poliziotto al centro di un intenso interesse mediatico e protagonista involontario dei social network è un ragazzo siciliano di 25 anni, da pochi mesi a Torino. Fa parte del V Reparto Mobile "
" Si chiama Nina De Chiffre, vive a Milano, ha 20 anni, studia e lavora. È lei la manifestante No Tav che sabato pomeriggio, durante il corteo in val di Susa, è stata fotografata mentre baciava il casco di un poliziotto in tenuta antisommossa. «Ci sono due cose che vorrei subito chiarire – puntualizza lo giovane attivista, militante del collettivo meneghino Remake -. Quella foto non è stata assolutamente organizzata ad arte, come molti hanno insinuato. Il fotografo ha solamente avuto fortuna. Ma soprattutto: il mio intento non era quello di lanciare un messaggio di pace alle forze dell’ordine. Al contrario: volevo ridicolizzare i poliziotti. Volevo metterli in imbarazzo: volevo prenderli in giro. Direi che ci sono riuscita». 
Come è avvenuto l’episodio? 
«È molto semplice. Stavamo marciando in corteo, quando improvvisamente ci siamo trovati di fronte questo schieramento di polizia. Gli agenti in tenuta antisommossa, per regolamento, non possono reagire ad alcuno stimolo proveniente dai manifestanti. Così mi sono avvicinata con la mani in alto. Ho visto un giovane agente – avrà avuto 20 anni – e ho iniziato a provocarlo. Prima gli ho leccato il casco, poi gliel’ho baciato. Infine ho infilato le mie dita nelle sue labbra, ma in quel momento è intervenuto un suo superiore che mi ha allontanato».
«...  ho pensato a Marta, una ragazza No Tav di Pisa che a luglio di quest’anno è stata picchiata e molestata dalle forze dell’ordine durante uno scontro in val di Susa. Intendo dire: molestata sessualmente, da uomini in divisa. Perciò ho voluto provocare quel giovane agente: è stato il mio modo di reagire a ciò che è successo a Marta. Ho utilizzato due sole armi: l’ironia e il grottesco ...».
La " guerra " NOTAV è anche questo Purtroppo i nostri governanti continuano a ritenere la Tav importante e fondamentale A chi come me la ritiene invece inutile e dispendiosa farebbe invece un enorme immenso piacere sapere che tutti quei soldi stanziati per la Tav  potrebbero essere usati altrove, nelle scuole per esempio o là dove l'ambiente viene stravolto da devastazioni  di cicloni e tornadi  sempre più frequenti !!!

venerdì 8 novembre 2013

La pappa pronta

Leggo tutti i giorni il quotidiano La Stampa di Torino e in particolare il Buongiorno di Massimo Gramellini e le Lettere al Direttore , Mario Calabresi. Ieri una lettera, a cui il direttore ha risposto, mi ha particolarmente interessata perché la persona che ha scritto, una donna classe 1975, ha affrontato il problema scuola e genitori Io appartengo alla classe 1955 e come persona ma ancor più spesso come insegnante ricordo con nostalgia i miei anni scolastici, quando in classe non c'era la maleducazione e i genitori non criticavano mai i docenti davanti ai propri figli, anche se talvolta non approvavano minimamente il loro operato, ma a quanto pare, dopo aver letto la lettera di Francesca T., anche chi ha vent'anni meno di me prova sentimenti simili ai miei !
Lettere al direttore
 07/11/2013
Quanti genitori si trasformano in avvocati e sindacalisti dei figli
Gentile Direttore, ai tempi miei (classe 1975) ad essere messo dietro la lavagna era l’alunno irriverente e ad essere tenuto sott’occhio era l’allievo lavativo/lento di comprendonio. Il soggetto che prendeva siffatti provvedimenti, maestro o insegnante, agiva serenamente nell’interesse di quel ragazzo, sia della classe intera, sostenuto nelle scelte dalla schiera fiduciosa dei genitori.
Ai tempi miei si credeva ancora nel valore dell’exemplum e nel valore di una sana santa sgridata. Il divorzio era una rarità, per le malattie si andava dal medico e non su internet.
Oggi divergenza di opinioni significa subito rottura, la dialettica è cosa di avvocati, cui si ricorre anche se il proprio medico fa diagnosi diverse da Internet. In famiglia e soprattutto in classe non si può sgridare più, pena il vacillare della tenera psiche dei ragazzi e insieme correre il rischio di essere denunciato dal genitore, sempre sulla difensiva, mai in ascolto (forse nemmeno del figlio). 
Educare fa rima con comprare, lodare e fare. Fare attività, gite, feste. Fare sport. Tanto. Troppo, sano, sanissimo, ma troppo: tutti i giorni per riempire il tempo settimanale. Forse – cattiveria mia - per limitare le ore di condivisione domestica genitore-bambino, ingestibili per molte mamme.
Una volta educare era anche sgridare, disapprovare ma anche motivare e contenere. E per contenere bisogna creare confini. Dire no. Porre divieti. 
E il tempo era gestito a tappe evolutive, non a giorni settimanali. Ovvero: non «il martedì fa tennis» ma «quando avrai otto anni e le tue spalle saranno più forti potremo pensare anche al tennis».
C’era un progetto per questi nostri figli. Oggi è tutto un parcheggio.
Ma veniamo alle insegnanti. Possibile che siano loro a essere oggetto di continue valutazioni e «verifiche» dei genitori? Loro che dovrebbero essere libere e serene anche di valutare i ragazzi. Loro che ai ragazzi dovrebbero insegnare attraverso le materie il metodo, la conoscenza e anche un po’ la vita.
Valutare è anche capire e dare uno specchio in mano per vedersi. Ma pare una parola bruttissima, che invecchia e impoverisce i genitori che in quello specchio ci si vedono riflessi.
Per carità ce ne saranno di capre anche nella classe insegnante e si spera in molti che il nuovo esame di stato possa decimare le pecore nere ma perché torchiarle per principio?
Mi si diceva «la maestra ha ragione» anche quando i miei non lo pensavano e questa era la vera comunicazione scuola-famiglia, che consentiva di frequentare la scuola con serenità e sicurezza.
Col tempo imparavamo a capire da che parte fosse realmente la ragione ma quella granitica affermazione tornava a rassicurarci che la scuola era cosa buona e giusta. E nostro dovere.
Oggi mamme e papà privi di cultura o puramente acculturati di titoli pretendono di giudicare il metodo degli insegnanti. Giudicano. Ricorrono ai superiori.  
Parlano e stroncano scuole e carriere con il loro insano tam tam.
Credono di sapere. Dubitano, diffamano. Maestra dietro l’angolo. Mamma in cattedra. A dire cosa? 
Ai nostri figli insegniamo la critica prima ancora che imparino a ragionare. Decostruiamo il loro mondo. Collaboriamo alla loro presunzione, maschera della fragilità.
L’unica certezza? Martedì c’è tennis. 
Forse rieducare le famiglie alla scuola potrebbe essere un primo semplice passo. E chissà che non migliori anche le performance italiane ai test Invalsi.
 
Francesca T.
Questa lettera ha il pregio di esprimere con forza, lucidità e chiarezza un punto di vista e di porre un problema reale che io condivido. Spesso penso con preoccupazione a come i genitori rischino di trasformarsi negli avvocati o nei sindacalisti dei propri figli, svegliandosi un giorno con la rabbia di vederli passivi, «sdraiati» o sfiduciati.  
Le maestre o i professori non saranno di certo perfetti, come non lo saranno molti superiori o capi-ufficio poi nel lavoro, ma è utile imparare a confrontarsi e a crescere, senza avere la pappa pronta e il pronto soccorso della mamma! 
Mario Calabresi 

lunedì 23 settembre 2013

Attivisti di Greenpeace arrestati

La mattina del 18 settembre due attivisti Greenpeace sono stati arrestati mentre protestavano contro le trivellazioni petrolifere sulla Prirazlomnaya, una piattaforma di estrazione della Gazprom nel mare di Pechora, al largo delle coste russe.
Sono stati trattenuti tutta la notte a bordo di un'imbarcazione della Guardia Costiera russa, senza poter chiamare i propri avvocati.
I due attivisti  arrestati sotto la minaccia di pistole e coltelli, sono stati riportati a bordo il giorno dopo: uno di loro ha un braccio rotto.
Il 19 la Guardia costiera russa ha illegalmente abbordato la nave Arctic Sunrise di Greenpeace International, che si trovava in acque internazionali, arrestando altri 25 attivisti, tra cui un italiano.
" Chiediamo che tutti gli attivisti trattenuti vengano immediatamente rilasciati, che la Guardia Costiera abbandoni l'Arctic Sunrise e che vengano interrotte le trivellazioni petrolifere nell'Artico.
E' chiaro che le autorità  russe proteggono gli interessi dei giganti del petrolio. E lo fanno senza scrupoli, minacciando chi protesta pacificamente con idranti, pistole e coltelli. Loro ci hanno chiamato "terroristi", ma i veri criminali sono Shell e Gazprom, che vogliono trivellare un ecosistema delicato come l'Artico. "  da   
http://www.greenpeace.org/italy/it/
Io sono entrata nel sito di Greenpeace ed ho firmato la lettera di protesta da inviare all'ambasciata russa per chiedere la liberazione degli attivisti
Fatelo anche voi  !!!

lunedì 29 aprile 2013

Domenico Quirico scomparso in Siria

mario calabresi La Stampa.it Torino
" Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato Domenico Quirico, in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs.  
Due settimane di ricerche, fatte in modo silenzioso e riservato ma in ogni direzione, coordinate dall’Unità di crisi della Farnesina, non hanno dato sinora alcun risultato concreto e così abbiamo condiviso con le autorità italiane e la famiglia la decisione di rendere pubblica la sua scomparsa, sperando di allargare il numero delle persone che potrebbero aiutarci ad avere informazioni. 
Domenico è entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco. 
Era partito dall’Italia il 5 aprile per Beirut, dove era rimasto una giornata in attesa che i suoi contatti si materializzassero: la mattina di sabato 6 aprile gli abbiamo telefonato per avvisarlo del rapimento dei colleghi della Rai nella zona di Idlib. Ci ha spiegato che il suo percorso sarebbe stato completamente diverso e che ci avrebbe richiamato una volta passato il confine. Nel pomeriggio, alle 18:10, ha mandato un sms con cui annunciava al responsabile Esteri de La Stampa di essere in territorio siriano. 
Due giorni dopo, lunedì 8, ha prima mandato un messaggio alla moglie Giulietta, per confermarle che era in Siria e che era tutto ok, poi verso sera l’ha chiamata a casa. La linea era molto disturbata, ha spiegato che di lì a poco il cellulare non avrebbe preso più e che le persone con cui viaggiava gli avevano chiesto di non utilizzare il satellitare, che sarebbe stato quindi in silenzio per qualche giorno ma di non preoccuparsi. 
Martedì 9 ha ancora mandato un sms a un collega della Rai nel quale diceva di essere sulla strada per Homs. E’ stato questo l’ultimo contatto diretto avuto con Domenico. 
Prima di partire ci aveva avvisato che non avrebbe scritto niente mentre era in Siria e che per circa una settimana sarebbe rimasto in silenzio: la copertura della rete dei cellulari è saltata in molte zone dell’area di Homs e usare il satellitare non è prudente perché così si segnala la propria presenza.  
Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e lavorare: ha sempre sostenuto che le tecnologie e le comunicazioni sono il miglior modo per farsi notare e mettersi in pericolo. La sua strategia è di viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni, al punto di condividere con un gruppo di profughi il rischio della traversata in barcone tra la Tunisia e Lampedusa. 
D’accordo con la famiglia dopo sei giorni di silenzio, lunedì 15 aprile, abbiamo avvisato l’Unità di Crisi della Farnesina del viaggio di Quirico e del suo silenzio. Il giorno dopo abbiamo fornito ogni elemento sui suoi spostamenti per far partire le ricerche. Ricerche che non si sono mai interrotte, e di cui apprezziamo gli sforzi fatti in ogni direzione, ma dal terreno fino ad oggi non sono arrivati segnali di alcun tipo. 
La scelta di non dare notizia e non pubblicizzare la scomparsa è stata presa, in accordo con le autorità italiane, per evitare di attrarre l’attenzione su Domenico in una zona ad alto rischio di sequestri. Nell’ipotesi che potesse essere in una situazione di difficoltà e cercasse di uscire, ci è stato spiegato che era bene non dare visibilità alla sua presenza. 
La grande angoscia delle sua famiglia e di tutti noi, colleghi e amici di Domenico, finora è stata tenuta riservata e anche gli amici che ha nelle altre testate hanno rispettato questo silenzio che speravamo favorisse una soluzione. Purtroppo non è stato così e per questo abbiamo ora deciso di rendere pubblica la sua scomparsa. 
Domenico Quirico, 62 anni, è uno dei giornalisti italiani più seri e preparati nell’affrontare situazioni a rischio. Negli ultimi anni ha raccontato il Sudan, il Darfur, la carestia e i campi profughi nel Corno d’Africa, l’esercito del signore in Uganda, ha seguito interamente le primavere arabe, dalla Tunisia all’Egitto, è stato più volte in Libia per testimoniare la fine del regime di Gheddafi. Nell’agosto 2011 nel tentativo di arrivare a Tripoli veniva rapito insieme ai colleghi del Corriere della Sera Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina e di Avvenire Claudio Monici. Nel sequestro veniva ucciso il loro autista e solo dopo due giorni drammatici venivano liberati. 
Nell’ultimo anno ha coperto per tre volte la guerra in Mali, è stato in Somalia e ora per la quarta volta è in Siria. Nei suoi primi due viaggi siriani era stato ad Aleppo, dove aveva raccontato i bombardamenti e la prima fase della rivolta. Nell’ultimo aveva invece seguito i ribelli spingendosi fino nella zona di Idlib. 
Ha voluto tornare di nuovo per raccontare l’evoluzione di un conflitto che si è allontanato troppo dalle prime pagine dei giornali e che - ci ripeteva - nonostante i suoi orrori non scuote la società civile occidentale.  
La cifra del giornalismo di Domenico Quirico è una tensione fortissima alla testimonianza, che deve essere sempre diretta e documentata. Domenico non ha mai accettato di raccontare stando al di qua del confine, attraverso le voci dei profughi o dei fuoriusciti, lo trova eticamente inaccettabile. Ci ha sempre ripetuto che bisogna stare dentro i fatti e che un bombardamento lo si può raccontare solo se si è sotto le bombe insieme alle popolazioni, con cui bisogna condividere emozioni e destini. 
Per questo è partito ancora una volta: per onorare il mestiere che ama. 
Noi restiamo tenacemente attaccati alla speranza di avere al più presto sue notizie, di continuare ad ascoltare i suoi racconti, e la sua capacità di analisi mai ideologica o faziosa. Lo aspettiamo insieme alla moglie, alle figlie, ai suoi amici e ai nostri lettori. 
Per segnalare questa nostra attesa abbiamo deciso di mettere sulla testata del giornale un fiocchetto giallo, come fanno le famiglie che attendono il ritorno di una persona cara di cui non si hanno notizie. "
Ho appena letto questo messaggio del direttore del quotidiano La Stampa e sono veramente dispiaciuta perché Domenico Quirico e i racconti dei suoi viaggi nei paesi in guerra sono i miei preferiti
Sa scrivere benissimo e sa raccontare in modo splendido e ben documentato ciò che ha visto Un uomo coraggioso che ha sfidato la guerra civile in Libia prima dell'uccisione di Gheddafi per raccontare a noi lettori cosa stava effettivamente succedendo così come ha descritto la guerra in Mali nei mesi scorsi tra le forze francesi e maliane contro gli uomini di Al Qaeda ed i tuareg ribelli che avevano occupato il nord del territorio e Timbuctu
Mi auguro che possa presto tornare tra noi per raccontarci una volta ancora cosa ha visto e vissuto e chi ha incontrato in un paese dove la guerra civile da troppo tempo sta portando morte e distruzione

sabato 23 febbraio 2013

Il primo tweet di Pistorius libero

" Thank-you to every person that has prayed for both families, Osca
Grazie a tutti coloro che hanno pregato per le due famiglie, Osca ''
.
 Oscar Pistorius. con la firma  "Osca"  ha inviato il primo  twitt  dall'account del fratello maggiore Carl, dopo il suo rilascio su cauzione, ieri.
Il giudice Desmond Nair ha infatti disposto la libertà su cauzione per  Pistorius non ravvisando alcun rischio di fuga.  La decisione è stata accolta in aula da un coro di «yes» da parte dei sostenitori dell'atleta, che sono veramente tanti, anche nel resto del mondo . Basta entrare nel suo sito ufficiale e leggere i tantissimi messaggi inviati e le preghiere per lui e per la sua famiglia per rendersene conto
La famiglia, che gli è stata sempre vicina in questi giorni, ha pregato  al termine della sentenza e poi lo ha portato via ( nella foto web qui sopra è in macchina con la sorella Aimee ) mentre fuori dal palazzo di giustizia scoppiava il caos delle proteste dei manifestanti anti Pistorius e nei network riprendevano le polemiche contro la  scelta di lasciarlo libero, seppure con determinati obblighi, come il ritiro del passaporto, l'obbligo di recarsi due volte a settimana  in commissariato, non  avvicinarsi a un aeroporto internazionale, non tornare sulla scena del delitto, non incontrare testimoni e   non consumare alcolici
Il giudice ha fissato la cauzione di Pistorius ad un milione di rand sudafricani, circa 85 mila euro : un decimo della somma è stata versata in contanti, il resto in garanzia.
«Voglio che Oscar si riprenda e trascorra un giorno normale. Cercheremo di non aver nessun contatto con i media, di prendere un giorno di riposo»
.«La famiglia vuole soltanto trascorrere un po' di tempo insieme»
Arnold Pistorius, zio dell'atleta, e da qualche giorno suo portavoce, ha fatto questa dichiarazione alla stampa, prima di lasciare il tribunale. Nella casa dello zio paterno, il campione paralimpico ha tracorso la prima notte dopo oltre una settimana di carcere 
Nessun rischio di fuga in Italia per Oscar  dunque, come ha stabilito la corte di Pretoria, che ha deciso di lasciarlo uscire dal carcere dietro pagamento di una cauzione. Alcuni giorni fa l'accusa aveva proprio fatto l’ipotesi che l’atleta, accusato dell’omicidio a colpi di pistola della fidanzata , potesse fuggire qui da noi  ed era stata questa  la motivazione principale per cui gli era stato negato il rilascio.
Ma perchè l'Italia ?
Perchè l'atleta ha passato diverso tempo in Italia negli anni scorsi
Andrea Giannini è stato per un paio d’anni l’allenatore dell’atleta sudafricano a Vigevano e si è chiesto ( come me lo sono chiesto anch'io , in effetti ) perché nessuno del suo entourage sudafricano  in questi mesi si è accorto di quello che gli stava veramente succedendo
«L’ Oscar Pistorius che ho visto nelle immagini di questi giorni non è la stessa persona che ho conosciuto io. Mi è sembrato completamente diverso da com’era fino a due anni fa»
«Il ragazzo con cui ho avuto a che fare io era solare, sincero, disponibile,  invece quello che si vede ora appare differente».
Perché nessuno del suo entourage in questi mesi si è accorto di quello che gli stava succedendo? «L’omicidio sembra essere l’esito di un malessere più profondo, che deve pur aver dato qualche segnale in precedenza. E’ possibile che nessuno abbia capito che c’era qualcosa che non andava
Forse qualcuno ha preferito usarlo, come simbolo di uno sport che vince, che lotta e ce la fa, nonostante l’handicap, senza fare attenzione all’uomo, al suo disagio che cresceva.?».

Andrea Giannini, 36 anni, è stato l’allenatore di Oscar Pistorius a Vigevano dall’aprile   2008 al giugno   2009, dove il giovane campione fu accolto dall’affetto di molti, correndo  con Giusy Versace, la sprinter 35enne diversamente abile, che scende in pista con il suo stesso tipo di protesi, dopo che in un incidente stradale nel 2005 perse entrambe le gambe Da un paio d’anni  i contatti ed i  rapporti tra Giannini e Pistorius si erano interrotti, ma il campione ha sempre continuato a mantenere  forti legami con l’Italia ed anche l’anno scorso si è allenato a Gemona nel Friuli e a Grosseto, nei centri sportivi che si trovano nelle due città
 In Italia si è sempre sentito ben accolto. Amava il clima e il cibo  e l’ospitalità della gente.
Dal 2011 Pistorius aveva iniziato ad allenarsi stabilmente in Friuli, insieme ad altri atleti sudafricani: il 19 luglio 2011  a Lignano Sabbiadoro ha corso i 400 metri in 45"07 realizzando il minimo A valido per la partecipazione ai Mondiali di Daegu 2011, dove ha poi vinto la medaglia d’argento nella staffetta 4 x 400 metri e ottenuto il pass per prendere parte ai Giochi olimpici di Londra 2012.
E' veramente triste però che  le uniche dichiarazioni uscite di questi ultimi giorni su di lui sono state solo  quelle dell'allenatore Giannini e del giornalista della Gazzetta dello Sport, Gianni Merlo. Gli altri che lo hanno conosciuto bene  sono tutti spariti, a quanto pare, e il silenzio è sceso come un manto nero e profondo.
 
Il processo inizierà ai primi di giugno e solo allora, forse, si saprà cosa è veramente successo ad Oscar. Io spero che la sua famiglia gli resti sempre vicina e che lo aiuti ad affrontare nel modo migliore  l'immane tragedia che gli è piombata sulle spalle la notte di quel maledetto 14 febbraio, con tutto il clamore che si è scatenato intorno a lui
 Quell'uomo giovane, " solare, sincero, disponibile  ",  di soli 26 anni avrà sicuramente bisogno in futuro di tanto aiuto e di tante preghiere.  Non è facile perdonare chi ha ucciso ma non si può abbandonare chi ha bisogno di aiuto. Perchè , nonostante i soldi ed avvocati potenti, dovrà prima o poi  scontare la sua pena in carcere E  saranno mesi ed anni tristi ed infelici quelli che verranno per questo giovane uomo e per questo atleta famoso che si è distrutto con le sue stesse mani
Forse, come aveva dichiarato a dicembre ad un giornale sudafricano, non aveva avuto fortuna con le donne e non ha mai incontrato quella giusta, ma di certo l'ultima bellissima bionda di cui si era innamorato è stata il catalizzatore per portarlo alla follia ed all' omicidio di san Valentino
Sarebbe stato meglio una mora poco appariscente per evitare gelosie e spari, allora  ???
 Il destino è già tracciato e aspetta ognuno di noi , purtroppo, senza se e senza ma ...
 
  Oscar , all my prayers  are with you and your family during this tragic and very difficult time.
ericablogger
 
PS domenica 24 febbraio :  La famiglia Pistorius ha smentito l’invio del “cinguettio” affermando che l’account Twitter è stato «piratato». Loro sono molto «sensibili su Reeva, la sua famiglia e su questo tragico avvenimento», ha riferito Lunice Johnston, un portavoce di Pistorius. Il tweet, postato sull’account di Carl Pistorius, fratello dell’atleta, è stato cancellato immediatamente.



domenica 10 febbraio 2013

Un invito da Twoo

Ultimamente ho avuto poco tempo a disposizione e anche il Pc è rimasto chiuso. Ho aperto solo poche volte per  leggere la posta elettronica. Tra i tanti messaggi pubblicitari inutili e fasulli da buttare ed i pochi da aprire, ce n'era uno di un amico blogger di vecchia data che mi invitava a connettermi a Twoo . Ho provato a cliccare su Connetti ed è uscita una pagina dove c'era l'invito a iscriversi tramite Facebook.  Io non sono mai stata interessata a Facebook  e nonostante parecchi inviti di persone conosciute, non mi sono mai iscritta all'ultima moda del web, perciò ho subito chiuso la mail di invito a Twoo. Poi però sono andata a fare una ricerca su Google per sapere cosa fosse questo Twoo
Ed ecco cosa ho trovato in una pagina di un sito ( http://daily.wired.it/news/internet/2013/01/25/twoo-dati-283394.html ) :
Alzi la mano chi ha ricevuto un invito a Twoo in questi giorni. Ecco: praticamente tutti. Le caselle di posta vengono tempestate da richieste provenienti da contatti conosciuti e in Rete rimbalza un quesito comune: cos'è Twoo? E, soprattutto, perché spara inviti in maniera automatica? Per saziare la nostra (e la vostra) curiosità ci siamo riversati su Google alla ricerca della creatura incriminata. Il portale è Twoo.com e si presenta come network in grande espansione e in grado di farci conoscere persone nuove. Perché non provarlo?
Vista la quotidiana pioggia di mail, evito per ora di compilare il campo della registrazione o di collegarmi tramite profilo Facebook e provo a capirci qualcosa in più. La sezione informazioni ribadisce la volontà di farmi incontrare persone nuove, permettermi di approfondire la conoscenza via chat e promette di non farmi incappare in profili falsi. Nelle risposte alle domande frequenti, Twoo si difende dall'accusa di inviare messaggi ai contatti di posta elettronica dell'utente senza permesso e chiarisce che " durante la procedura di registrazione viene offerta la possibilità di importare contatti da altri servizi al fine di aiutarti a invitare i tuoi amici più facilmente. Poi si può scegliere se inviare questi inviti o meno". Mi addentro a questo punto nella rete per scoprire se è effettivamente così. Uso il login via Facebook, poiché il portale promette che non pubblicherà alcun messaggio sulla mia bacheca. Una volta collegato il profilo, ricevo immediatamente una mail con id e password per l'accesso e su Twoo mi viene chiesta la password della mia casella di posta elettronica " per scoprire quali contatti si sono uniti a Twoo". Se così fosse, non dovrebbe partire alcun messaggio dal mio indirizzo. Provo. Dopo averci pensato un po' su, mi mostra le foto di alcuni contatti e li definisce " amici in attesa di connessione". Si può scegliere la voce connetti o optare per il passo successivo. Scelgo la la seconda opzione. A questo punto compaiono i contatti che già si sono registrati e, sì, accetto di legarmi a loro anche su questa piattaforma. Nei due minuti appena trascorsi, la mia vicina di scrivania ha ricevuto quattro mail di invito dal mio indirizzo mail: lei non è già iscritta a Twoo. Il bello è che, appunto, la mail parte dal mio indirizzo e non da quello del simpatico portale e devo passare i dieci minuti successivi a scusarmi con tutti quelli che mi rispondono chiedendomi di cosa si tratti e cosa mi sia preso. Spiego che sto testando il diabolico affare per lavoro e torno alla registrazione.
Mi chiede adesso i dati relativi alla mia situazione sentimentale, lavorativa e formativa. Compilo. E finalmente entro nella pagina principale: pare che il mio giovanissimo profilo sia già stato visitato da 41 persone, che io piaccia a 3 e che la mia popolarità sia molto alta. Mica male. Senza troppi preamboli Twoo mi chiede se sto cercando uomini fra i 24 e 40 anni a Milano e mi domanda direttamente chi preferisco tra un Mattia a torso nudo e uno Youseef adagiato sugli scogli. Io mi chiedo più che altro come faccia a sapere la mia età e la città in cui abito, visto che non ho compilato alcun campo di questo genere: deve aver importato le informazioni da Facebook.
Andiamo avanti. Ci sonodiverse possibilità: Gioca, Cerca, Profilo e Chat. In quest'ultima ho già accumulato cinque tentativi di conversazioni, uno dei quali parte da un ragazzo che vuole adorare i miei divini piedi. Preferisco andare in Gioca, non me ne voglia il mio ammiratore: mi viene proposta una carrellata di foto di uomini milanesi tra i 24 e i 40 (volendo potrei cambiare i parametri) a cui devo dare approvazione, beneficio del dubbio o una risposta negativa. In Profilo ci sono, ahimè, quattro foto pescate a caso dai miei album Facebook e l'invito a rispondere a una serie di domande per definire più precisamente i miei gusti e interessi. La pagina Cerca contiene un piccolo motore di ricerca interno per scovare più facilmente contatti a me affini. Tutto ciò è gratis. Pagando 3 euro a settimana e inserendo il proprio numero di cellulare si può navigare nell'anonimato, guardare chi ha visitato il tua profilo, visitare i profili proposti nei giochi e contattare liberamente tutti senza limiti. Evito, quello che ho visto è più che sufficiente: si tratta di un social network che, previo inserimento di password o collegamento con il profilo, ingloba i dati inseriti sulle altre piattaforme e vuole aiutarmi a cercare persone con i miei stessi interessi, mettendomi a disposizione anche una versione premium. Esistono anche le app per iOs e Android.
Ne faccio tranquillamente a meno e vorrei solo, a questo punto, cancellarmi dalla piattaforma, recuperando possibilmente il controllo totale dei miei dati. Parto da Facebook e rimuovo l'applicazione. Torno su Twoo e vado in Impostazioni, Modifica account e scelgo la voce - ben mimetizzata tono su tono - Cancella account. Twoo prova a farmi cambiare idea con un paio di schermate e alla fine cede chiedendomi la password che mi ha inviato inizialmente (non cancellate la mail di avvenuta registrazione per nessun motivo al mondo). Procedo e dovrei essere libera. Lo sarò sicuramente fra sei mesi perché un messaggio di posta elettronica mi avvisa della possibilità di riattivare il mio account entro questo periodo. Ciò vuol dire che fino a luglio terranno in caldo i miei dati. E i vostri, se deciderete di iscrivervi. Per tutti gli altri: sappiate che c'è la possibilità di liberarsi dalla valanga di inviti cliccando sul link in fondo alla richiesta che ricevete dai vostri contatti. "
Una  lettura decisamente interessante Mi spiace per il blogger che si è iscritto a Twoo ma io  non lo seguirò di sicuro in questa novità . Spero che l'amico blogger continui a scrivere anche il suo bellissimo blog artistico- culturale , che mi piaceva tanto visitare e commentare e che era libero da iscrizioni trappole ed inghippi vari !

lunedì 31 dicembre 2012

La Signora della Scienza italiana se ne è andata ...

“Il livello a cui è tenuta la donna è il barometro della civiltà: più alte sono le potenzialità aperte alle donne , più alto sarà il grado di civiltà”
Ieri domenica 30 dicembre 2012  è morta a Roma la scienziata italiana, premio Nobel, Rita Levi Montalcini.  Aveva 103 anni ed ha lavorato e studiato fino alla fine.  I funerali si svolgeranno a Torino in forma privata nel cimitero ebraico
Ho amato profondamente questa piccola grande donna che sempre seppe affrontare la vita con grande coraggio e grande umiltà
 
Di lei ho trovato una bellissima intervista del 1988, due anni dopo il premio Nobel per la Medicina, assegnatole nel 1986, pubblicata da La Stampa, dove  parla non la ricercatrice, ma la donna che difende i valori civili e morali.
 
"   Professoressa, che cosa significa oggi essere antifascisti
«Significa mantenere vivi quei valori che si stanno perdendo da parte dei revisionisti. Oggi non c’è da opporsi a una persecuzione, a una privazione della libertà come avveniva sotto il fascismo. Antifascisti dovremmo esserlo tutti. Purtroppo non è così. Il fascismo è stato la distruzione di tutti i valori morali. Un revisionista per esempio è lo storico Renzo De Felice. Per lui siamo stati tutti uguali, tutta brava gente, tanto vale passare una spugna su tutto. Un momento: io dico no, ci sono i bravi e i cattivi. Primo Levi è stato formidabile nel denunciare il revisionismo. Le cose vanno ancora peggio in Francia. De Felice afferma che l’Italia è fuori dall’ombra dell’olocausto. Non è affatto vero. Sono amareggiata da queste affermazioni. Oggi, nel 1988, antifascismo è avere dei principi etici».  Teme ancora il razzismo? 
«Il razzismo è sempre in agguato. In molte parti del mondo si assiste a persecuzioni non diverse da quelle che abbiamo avuto in Europa mezzo secolo fa. Ci sono ritorni di antisemitismo, persino in Italia. Tutto ciò denota un basso livello di valori etici. I razzisti sono persone frustrate, che pensano di rivalersi perseguitando persone che ritengono inferiori. Questi rigurgiti del passato non mi toccano, ma mi addolorano». 
Da giovane per dedicarsi alla ricerca scientifica ha dovuto lottare. Come giudica i movimenti femministi fioriti dagli Anni 70 in qua? 
«Non ho simpatia per quel tipo di propaganda che si esprime negli slogan femministi tipo “Il corpo è mio e lo gestisco io”. Neppure mi piacciono le chiacchiere sull’emarginazione e sulle sofferenze delle donne. Ho invece enorme simpatia per le donne impegnate. Penso che nel futuro il ruolo della donna sarà decisivo. Più volte mi è capitato di dire che il livello a cui è tenuta la donna è il barometro della civiltà: più alte sono le potenzialità aperte alle donne, più alto sarà il grado della civiltà. La donna è stata repressa in tutte le epoche passate, e lei stessa ha accettato questa situazione, come sempre fanno le vittime: pensi agli ebrei. Da bambina cercavo modelli di donna con grandi capacità intellettuali, da Gaspara Stampa a Vittoria Colonna a Saffo: erano le mie tre eroine. L’8 marzo, Festa della Donna, quando Nilde Jotti mi ha invitata, sono andata alla Camera a tenere un discorso. Ma non ho mai amato gli schiamazzi femministi. I diritti ci sono, vanno difesi, le donne devono impegnarsi nel difenderli. Tuttavia occorre riconoscere le differenze: il cervello femminile dal lato ormonale differisce da quello maschile. Tra uomini e donne c’è parità di capacità: ciò non significa che non esistano differenze biologiche». Quale ruolo possono avere gli scienziati nel difendere la pace? 
«Sono diventata contraria alle piccole manifestazioni alle quali prendevo parte in passato, alle firme sui manifesti. Piccoli rimedi non servono per grandi mali come la guerra. Il ruolo degli scienziati per la pace consiste innanzi tutto nel non collaborare a progetti bellici, come invece succede, per esempio, al Livermore Laboratory, negli Stati Uniti. Ma a parte i fisici, che possono essere implicati direttamente in armi totali, il ruolo degli altri scienziati non differisce da quello di tutti i cittadini. Bisogna individuare i punti deboli del potere e riuscire ad avere una voce. Per questo, ad esempio, sono andata all’incontro tra Mitterrand e 70 premi Nobel. C’erano anche Willy Brandt, Henry Kissinger. Disgraziatamente gli scienziati e i cittadini hanno contro le industrie che fanno miliardi fabbricando armi».
Che cosa pensa da un lato dell’eutanasia e dall’altro lato dell’accanimento terapeutico con cui spesso si difende a oltranza la vita del malato anche al di là di ogni speranza?  
«Sono stata molto attaccata per essermi espressa a favore dell’eutanasia. Personalmente penso che ognuno di noi ha il diritto di decidere della propria vita. C’è chi distingue tra eutanasia attiva ed eutanasia passiva. La passiva si limita a non eccedere nei rimedi terapeutici. Io sono per l’eutanasia attiva».
Vede dei rischi nell’ingegneria genetica? 
«No. A tutt’oggi ha portato soltanto dei vantaggi all’umanità. Invece è immenso il pericolo della manipolazione culturale. Basta pensare ai mass media, all’influsso della televisione sui bambini. Mentre va aumentando in maniera smisurata il pericolo della manipolazione culturale, mi sembra assurdo preoccuparsi della manipolazione genetica».
La ricerca della verità scientifica è un grande valore. Ma è un valore assoluto o deve sottostare a valori gerarchicamente superiori? 
«Sono per la libertà della ricerca. Non si può mettere un lucchetto al cervello umano. Naturalmente deve essere una ricerca fatta bene, onestamente. Ma in libertà. I valori etici, ma anche i valori politici e sociali, devono invece ispirare le applicazioni dei risultati della ricerca. Non tutto ciò che tecnicamente può essere fatto deve necessariamente essere fatto». "

sabato 1 dicembre 2012

ANPI e Casa Pound

Diversi anni fa,  pubblicai anche in un post del blog  le vicissitudini di mio padre nei due lunghi anni passati nei campi di concentramento nazisti Ne avevo parlato in una pagina dei Pensieri del mio sito e non era stato facile: avevo raccolto i  documenti in suo possesso, avevo svolto una ricerca in internet sui lager dove era stato ed avevo accennato ad una parte di quelle sue vicende personali di cui aveva sempre parlato poco e con tanta fatica perchè dimenticare era impossibile, ma era necessario per poter vivere, per rinchiudere gli orrori e gli incubi nell' angolo più  nascosto della mente  e dimenticarli il più a lungo. Qualche tempo dopo ricevetti una email da una persona che mi chiese di poter raccontare nel blog anche le vicende che suo padre aveva messo per iscritto prima di morire. Anche lui era un IMI, un internato militare italiano nei lager nazisti Sono stati mgliaia i soldati internati e tanti sono morti per fame stenti botte violenze di cui per anni nessuno parlò o volle scriverne Loro avevano detto sempre NO al fascismo ed alla Repubblica di Salò e non avevano mai firmato ed erano rimasti a soffrire nei lager. Ogni IMI sopravissuto aveva una storia diversa da raccontare, una testimonianza importante da raccontare, ma al loro ritorno nessuno volle ascoltarli e troppo spesso furono anche considerati dei traditori che erano stati in Germania, e allora non parlarono più, per molti anni
Quella persona si chiamava Daniela ed io le pubblicai subito la storia di suo padre
Da allora Daniela ed io siamo rimaste in contatto e ogni tanto lei mi invia delle mail. Sempre interessanti e sempre importanti per me, che pur non essendo iscritta a nessuna associazione, porto sempre nelle pagine dei due miei blog il ricordo di chi è stato vittima del Fascismo e del Nazismo
Perchè non si può dimenticare
Daniela invece è diventata la Presidente della Sezione ANPI di Trezzano sul Naviglio, Milano, intitolata alla partigiana Vera Nardini, ed è molto attiva
Grazie a Lei molto spesso io metto a disposizione dei lettori dei miei blog notizie che non hanno avuto visibilità nei quotidiani nazionali Un Grazie molto sentito a Daniela
 
L' ANPI  / associazione nazionale partigiani di Italia / ha una rivista periodica che si può trovare anche in internet  nel sito www.anpi.it  Ma l’ANPI è anche su www.anpi.it/facebookwww.anpi.it/twitter , per chi volesse saperne di più
Nell' ultima uscita, il n. 55 – 27 novembre/4 dicembre 2012, un articolo mi ha molto interessata perchè anch'io mi sono posta le stesse domande e riflessioni dopo aver visto le immagini inquietanti nei TG
" Il corteo di Casa Pound a Roma: come si può definire una “vittoria della democrazia” veder sfilare per Roma coloro che si richiamano ad un passato che non può essere motivo di esaltazione ed anzi deve considerarsi estraneo ai valori conclamati dalla nostra Costituzione?
Sabato scorso ci sono state, a Roma, diverse manifestazioni di studenti, di docenti, di antifascisti; e c’è stato anche un corteo (autorizzato, con limitazioni di percorso) di Casa Pound.
Tutto si è svolto senza incidenti; e grande è stata la soddisfazione di tutti noi, così come grandi erano state le preoccupazioni della vigilia, giustificate da recenti episodi.
Ma ciò che mi colpisce particolarmente è la dichiarazione del Ministro degli interni, “Oggi ha vinto la democrazia”. Io capisco la soddisfazione, ma che sia stata una vittoria della democrazia, c’è da dubitarne.
E’ vero che le manifestazioni e i cortei per la scuola, cui hanno partecipato studenti, professori, sindacati ed altri movimenti, sono andate bene, forse anche perché la polizia si è mostrata meno pronta ad intervenire con la forza, anche quando non era necessaria e quando, soprattutto, non avrebbe dovuto trovare spazio una ingiustificata violenza. E’ vero che il presidio antifascista organizzato dall’ANPI di Roma e da altre associazioni, per protestare contro le manifestazioni di Casa Pound, si è svolto serenamente e senza incidenti.
Ma è vero anche che abbiamo dovuto subire la sfilata per Roma (per fortuna, solo fino a Ponte Milvio) di Casa Pound, di cui sono ben note le “esibizioni” di forza recenti. Ed è vero ancora che costoro si definiscono “i fascisti del terzo millennio” e che un loro capo, intervistato dai giornali, ha detto di richiamarsi alla “filosofia di Mussolini”. Quale sia stata, questa filosofia, lo sappiamo bene; così come ne conosciamo i dolorosissimi, tragici, effetti.
E’ dunque, davvero, una “vittoria della democrazia” veder sfilare per Roma coloro che si richiamano ad un passato che non può essere motivo di esaltazione ed anzi deve considerarsi estraneo ai valori conclamati dalla nostra Costituzione?
Ed è conciliabile con la democrazia il fatto che si autorizzino cortei del genere, con quei richiami e quelle caratteristiche, mentre l’organo supremo della nostra giustizia, la Corte di Cassazione, considera reato il fatto di esporre simboli fascisti e di fare il saluto romano? Io credo di no ed anzi penso che ci sia una contraddizione stridente, che in uno Stato democratico non dovrebbe verificarsi.
Ci dicono che anche in Grecia ci sono state e ci sono manifestazioni del genere e che un gruppo manifestamente fascista (Alba Dorata) è riuscito ad entrare addirittura in Parlamento (col voto di una parte di cittadini, è vero, ma anche col “passo dell’oca”, di infausta memoria). A prescindere dal fatto che un Paese libero e democratico non dovrebbe ispirarsi alle esperienze peggiori di altri Paesi, il fatto è che la Grecia è un Paese allo sbando, per tante ragioni, ma soprattutto per la gravissima crisi economica che lo colpisce e l’inutile rigore di una parte dell’Europa, chiaramente cieca di fronte agli insegnamenti della storia.
Come sempre, gli estremisti di destra escono allo scoperto, in periodi di crisi; e questo è accaduto anche in Grecia, ma non si tratta di un nobile esempio da imitare. Semmai, dobbiamo esser vicini ad un popolo che soffre una crisi che non ha determinato e non essere troppo comprensivi con aperte manifestazioni fasciste di chi vuole approfittare della crisi.
Ancora una volta, la richiesta che rivolgiamo a questo Governo e che rivolgeremo al Governo che gli succederà, è di chiarire da che parte sta, se da quella dei valori costituzionali, antifascisti e democratici, o da quella degli indifferenti, che non conoscono quanto male può nascere da questi rigurgiti del passato e non sanno ragionare se non in termini di ordine pubblico. E’ possibile che un Governo democratico si limiti a rallegrarsi perché non è successo niente, non considerando la
contraddizione di cui ho parlato e la necessità di uscirne? In fondo, a Roma, cosa si è fatto?
Si è limitato il percorso del corteo per evitare incidenti e scontri; cioè ci si è preoccupati dell’ordine pubblico. Ma davvero l’ordine costituzionale è un valore di secondo livello, di cui non c’è motivo di preoccuparsi? Davvero il valore dell’antifascismo è separabile da quello della democrazia?Sono questi silenzi o, peggio, queste cattive interpretazioni della realtà che ci preoccupano e ci inducono ad impegnarci di più; perché è chiaro che non riusciremo ad aver quel successo definitivo, in questa materia, che un Paese nato dalla Resistenza merita e rivendica a buon diritto, fino a quando non saremo riusciti ad ottenere che le strutture dello Stato (tutte, al centro e in periferia) si adeguino convintamente al dovere di rispetto e di attuazione piena di tutti i valori costituzionali, compresi quelli che si identificano in un antifascismo non di maniera, ma aderente alla nostra storia ed alla nostra Costituzione.
   "

43 anni fa la strage di Piazza Fontana

43° anniversario della strage di Piazza Fontana 12 Dicembre 1969 – 12 dicembre 2012
  12 dicembre 2012   piazza Fontana  Milano
Ore 16,30 appuntamento con i Gonfaloni dei Comuni, e le bandiere delle Associazioni Partigiane.
Ore 16,37 deposizione delle corone alla presenza delle Autorità;
Ore 17,00 proiezione di un documentario sulla strategia della tensione
Ore 17,30 interventi di: Carlo Arnoldi, Pres. Associazione Vittime di Piazza Fontana; Onorio Rosati, Segretario Gen.le Camera del Lavoro di Milano; Prof. Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’ANPI    Presenta: Roberto Cenati Presidente ANPI Provinciale di Milano
 sala Orlando del Palazzo Castiglioni dell’Unione Commercianti Corso Venezia 47
ore 19,30   concerto dedicato al 43° anniversario della strage di Piazza Fontana
 ingresso libero fino ad esaurimento posti. 
   13 dicembre 2012 ore 20,30 Teatro dell’Arte viale Alemagna 6 - Milano
 Spettacolo teatrale SEGRETO DI STATO di Silvio Da Rù e Fortunato Zinni ,  liberamente tratto dal libro “Piazza Fontana: nessuno è Stato” di Fortunato Zinni regia Silvio Da Rù

Il 12 dicembre 1969 una bomba ad alto potenziale esplose nella Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano provocando 17 morti e 84 feriti.
    L'attentato, di chiara matrice neofascista, ful'inizio della strategia della tensione e il preludio a quella terribile stagione del terrorismo e dell'eversione in Italia. Nonostante i numerosi processi e le diverse sentenze, nonostantesiano stati chiaramente individuati i colpevoli,  per questa strage nessu-no ha pagato.
A 43 anni da quel vile gesto, il Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo e per la difesa dell'ordine repubblicano, d'intesa con i Familiari delle Vittime, promuoverà una serie di iniziative " non solo per rendere il doveroso tributo di memoria ai caduti, ai feriti ed ai familiari, ma anche per riflettere su una vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri, anche per ciò che attiene al ruolo svolto da apparati deviati dello Stato".
Dopo tanti anni è fondamentale avere verità e giustizia, è necessario che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti,  per far sì che queste tragiche vicende non possano verificarsi mai più.
Avevo 14 anni quando ci fu l'attentato e stavo frequentando il primo anno delle Superiori
 Restai sconvolta ed attonita da tanta violenza che non riuscivo a capire
Perchè far saltare una banca e uccidere cittadini inermi?
Purtroppo negli anni successivi tale violenza si allargò come una macchia d'olio fino a sfociare negli ultimi anni 70 in quegli eccessi brigatisti che versarono il sangue di tante persone inutilmente, per una causa forse inizialmente anche buona, ma diventata inconcepibile e assurda per le scelte fatte ed i modi orribili in cui fu portata avanti, con omicidi e morti e rapimenti ed uccisioni continue . Ricordo gli anni passati all'Università a Torino e le morti di poliziotti giornalisti e giovani che avevano la sola colpa di voler essere dalla parte dello Stato e dei cittadini onesti  o che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato
Loro hanno dato la vita per una democrazia libera e giusta
E' giusto ricordare quelle vittime  per non dimenticare
Ma è necessario che lo Stato non dimentichi e non nasconda e tolga una volta per tutte quel maledetto segreto di Stato, che non fa di certo onore e giustizia ad un paese democratico e alle vittime di un buio periodo di attentati, stragi e omicidi di Stato !!!

 

giovedì 9 febbraio 2012

Un aiuto per Emergency a Kabul

“Stamattina due vittime di un bombardamento Nato sono state portate al nostro Centro chirurgico di Lashkar-gah. Erano a Marmonda, a un’ora di macchina da qui, e si sono trovati in mezzo a un conflitto fra talebani e americani.
Agha Mohamed ha 11 anni. Ha perso la gamba destra nell’esplosione e ha subito anche l’amputazione dell'avambraccio destro.
Mossa, 18 anni, ha riportato vari traumi, una ferita da scheggia all’occhio sinistro e probabilmente anche un’emorragia interna da scheggia. Ora è in sala operatoria per una laparotomia.
A chi vuole dotare di bombe gli aerei italiani suggerirei di farsi un giro qui, per vedere con i loro occhi l’orrore della guerra”. Paolo, ospedale di Emergency a Lashkar-gah, Afghanistan.
Dal 30 gennaio al 19 febbraio 2012, si può  inviare un SMS al 45508 o telefonare da rete fissa per donare 2 euro a favore dell'ospedale di Emergency  in Afghanistan.
 Nell'aprile 2001  Emergency ha aperto un ospedale a Kabul  per vittime di guerra. In 10 anni hanno curato oltre 100 mila pazienti. Uno su tre è un bambino. Oggi la guerra continua a fare vittime. Loro continuano a curarle.
Io ho inviato 2 SMS per aiutarli a non smettere !

domenica 11 dicembre 2011

Stragi naziste in Italia

Molti autori delle stragi naziste in Italia sono ancora vivi, ma non hanno mai pagato per gli eccidi commessi perché, nonostante i mandati d'arresto, la Germania ne ha sempre rifiutato la consegna 
 " Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana sono le   località tragicamente segnate dalla lunga scia di sangue  della Seconda guerra mondiale, che accompagnò la «ritirata del terrore» delle truppe naziste dal sud al nord dell’Italia. Furono circa 400 gli eccidi compiuti, per un totale di circa 15.000 vittime innocenti. I responsabili, impuniti per decenni, sono ormai in gran parte deceduti, ma 17 di loro, condannati dalla corte di Cassazione in via definitiva all’ergastolo, sono ancora vivi  e se ne stanno tranquillamente nelle loro case in Germania, perché i mandati di arresto europeo nei loro confronti sono stati respinti e non hanno avuto esito i successivi tentativi dei magistrati di far scontare le pene nel loro Paese. 
Il dato è stato dato dal capo della procura militare di Roma, Marco De Paolis, l’ufficio giudiziario attualmente competente per la stragrande maggioranza di questi processi,  che lo stesso magistrato ha in buona parte istruito a partire da metà degli anni ’90, dopo la scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna», quando era procuratore militare della Spezia ( l'ufficio fu poi soppresso ). Tra questi ex criminali di guerra,  tutti ultraottantenni - alcuni quasi centenari -, vi sono i responsabili di alcuni dei peggiori eccidi compiuti nel corso della seconda guerra mondiale: 8, condannati all’ergastolo dalla Cassazione per la strage di Sant’Anna di Stazzema -560 vittime-, sono ancora in vita e non scontano la pena; 3  per Marzabotto - 770 vittime -; 1 per gli eccidi di Civitella Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio - 244 vittime -; 1 per Branzolino e San Tomè - 10 vittime -; 1 per la Certosa di Farneta -oltre 60 morti - e 1 per Falzano di Cortona - 16  civili trucidati -. Solo un altro condannato all’ergastolo per la strage di Falzano di Cortona, Josef Scheungraber, 93 anni, è finito in prigione,   perché è stato condannato anche in Germania per  l’eccidio commesso.
Per tutti i condannati definitivi la magistratura militare ha emesso nel tempo i relativi mandati di arresto europeo, ma poiché la Germania ha sempre rifiutato la consegna, i giudici con le stellette hanno inoltrato al ministero della Giustizia la richiesta di esecuzione della pena in Germania, non  ricevendo però alcuna risposta. Si sono perse le tracce  delle loro istanze e   non si sa  se sia il governo tedesco che deve ancora pronunciarsi, o se è quello italiano che non ha mai inoltrato l’istanza alla Germania. 
Solo per 2  condannati dalla Cassazione al carcere a vita, perché ritenuti responsabili delle stragi compiute nell’agosto ’44 nel comune toscano di Fivizzano, dove furono trucidate complessivamente 346 persone, in maggioranza donne e bambini, il pubblico ministero non ha ancora spiccato il mandato di cattura europeo, in attesa che diventi irrevocabile la condanna anche per altri 2 coimputati. 
( 29/05/2011- La Stampa To, riassunto  e risistemato da ericablogger )
Ho ritrovato per caso questo articolo, che avevo letto e conservato con cura, perchè avevo trovato veramente scandaloso il comportamento delle autorità tedesche nel proteggere gli autori delle stragi naziste e "inconcludente", come al solito, quello del governo italiano  (l'ex-coalizione Lega- Pdl di Berlusconi). 
In un periodo di profonda crisi economica e politica dell'Europa, come è quella attuale, dove da mesi le decisioni salva -stati  sono prese in funzione della cancelliera tedesca Angela Merkel e dei suoi diktat, sorge in me un grande senso di sgomento e di smarrimento. Perchè la Germania, alla sacrosanta richiesta di punire gli assassini nazisti e di avere finalmente giustizia, non fa nulla?   Il silenzio assordante delle istituzioni tedesche per le vittime innocenti di troppe stragi efferate, anche se ormai lontane nel tempo, o il loro rifiuto a consegnarceli, sono preoccupanti . Ottenere il riconoscimento delle colpe e la detenzione in Italia di quegli assassini sarebbe sicuramente un passo importante nei confronti del governo tedesco, che ha, e continua a proteggere uomini che non meritano di essere considerati tali, visto ciò  che commisero, vigliacchi che si sono sempre nascosti dietro le loro divise e la scusa spregevole di "obbedire a degli ordini superiori", uomini senza vergogna e senza rimorso alcuno per aver barbaramente massacrato tanti civili innocenti

domenica 16 ottobre 2011

Perché succede solo qui

Ieri pomeriggio ho seguito su RaiNews la manifestazione degli indignati italiani a Roma. Un serpentone lunghissimo, allegro e colorato, che verso le 3 del pomeriggio è stato sopraffatto da un piccolo gruppo di violenti che successivamente ha messo a ferro e a fuoco Piazza San Giovanni ed ha bruciato auto, cassonetti ed un mezzo dei carabinieri.
Immagini sconvolgenti che, grazie alla professionalità dei giornalisti di RaiNews, ci hanno permesso di assistere in diretta a quello che stava succedendo nella capitale
Immagini che avremmo preferito non vedere, naturalmente; immagini che riportavano indietro negli anni, che mi hanno fatta ritornare alle manifestazioni violente della fine degli anni 70 quando studiavo a Torino Brutti ricordi di un periodo di terrore e di una lunga scia di sangue
Anche Mario Calabresi, il direttore de La Stampa, figlio del comissario Calabresi, una delle prime vittime del terrorismo in Italia, è probabilmente ritornato indietro nel tempo anche lui ed ha scritto un articolo molto duro su quello che è successo ieri pomeriggio, su quello che non è stato fatto in passato e su una speranza di futuro per i nostri giovani che vivono un così grave periodo di crisi mondiale senza il supporto di un governo e di  politici irresponsabili, che si preoccupano solo di loro stessi e dei loro problemi personali :
" Perché succede solo qui   di MARIO CALABRESI  La Stampa online
Ieri in 951 città di 82 Paesi del mondo sono scesi in piazza cittadini di ogni età, ma soprattutto giovani, per protestare contro un sistema economico che si preoccupa di salvare le banche prima dei cittadini. Sono i cosiddetti «Indignati», che hanno preso il nome dai manifestanti spagnoli che in primavera hanno occupato la Puerta del Sol a Madrid per denunciare la disoccupazione crescente, la precarietà dilagante e i privilegi della casta economica e di quella finanziaria.
... In 950 città le manifestazioni sono state assolutamente pacifiche: colorate, rumorose ma ordinate...
In una soltanto si è scatenata una violenza spaventosa e senza freni: a Roma. Anche ieri abbiamo mostrato al mondo un’anomalia italiana.
Anche oggi ci tocca vergognarci
...La nostra colonna sonora ..., come troppe volte nella storia italiana, è quella delle sirene dei blindati di polizia e carabinieri, dei rotori degli elicotteri che sorvolano gli scontri e delle esplosioni, mentre l’odore è quello acre dei lacrimogeni o del fumo delle auto incendiate.
Perché è accaduto a Roma, perché è accaduto solo da noi, perché alcune migliaia di ragazzi che volevano solo la guerriglia sono riusciti a prendere in ostaggio una città, un movimento nascente e a distruggere ogni possibilità di mobilitazione pacifica e fruttuosa?
Perché l’Italia si ritrova ancora prigioniera della violenza e degli estremisti? Perché siamo sempre condannati a veder soffocare le spinte per il cambiamento tra i lacrimogeni?
... Penso spesso al nostro destino beffardo: da questa parte dell’Oceano le proteste del ‘68 si sono trasformate nel terrorismo o negli scontri del ‘77, uccidendo non solo uomini ma anche idee e ideali. Dall’altra parte la violenza non ha vinto e il movimento che sognava di cambiare il mondo è riuscito a farlo inventandosi le energie alternative o la Silicon Valley: al posto dei leader dell’Autonomia l’America ha avuto Steve Jobs, che faceva uso di droghe ma le sue visioni erano futuristiche e non apocalittiche.
Da noi accade ancora perché non abbiamo mai preso (uso il plurale perché dovrebbe farlo la società tutta) le distanze in modo netto e definitivo dalle pratiche violente. Perché siamo i massimi cultori del «Ma» e del «Però», che servono a giustificare qualunque cosa in nome di qualcos’altro. Per guarire dovremmo eliminarli dal vocabolario. Smettere di relativizzare la violenza perché, a seconda dei tempi, a giustificarla c’è il regime democristiano, quello berlusconiano, l’alta velocità o qualche riforma indigesta.
...Milioni di italiani sono indignati dalla nostra classe politica, dalla lontananza che chi ci governa mostra verso i problemi reali dei cittadini, e dalla mancanza di investimenti sul futuro dei giovani. Ma non per questo pensano di scendere per strada a bruciare l’auto del vicino e non per questo sono meno indignati, arrabbiati o sfiniti. Di certo considerano quei manifestanti dei vandali e dei criminali, che non conoscono il valore del rispetto e non hanno mai faticato per guadagnarsi da vivere
...
Ora la rabbia è grande, ma state sicuri che tra tre giorni quando le forze dell’ordine avranno identificato alcuni di questi ragazzi e un magistrato li indagherà, allora si alzeranno voci pronte a difenderli, a giustificarli e a mettere sul banco degli imputati giudici e poliziotti colpevoli di non capire e di essere troppo severi. Ma la democrazia si preserva difendendo la convivenza e il diritto delle migliaia che volevano manifestare pacificamente, non schiacciando l’occhio agli estremisti.
... Tutto questo da noi accade però anche per un altro motivo: perché la nostra malattia è la mancanza di un pensiero costruttivo. Se ripetiamo continuamente ai giovani che non c’è futuro ma solo declino e precarietà, se li intossichiamo di cinismo, scenari catastrofici e neghiamo spazio alla speranza, allora cancelliamo ogni occasione per una spinta al cambiamento. Ai giovani allora restano solo due possibilità: un atteggiamento di rassegnazione e di apatia che trova riscatto momentaneo solo nello sballo degli Happy Hour (le ore del lungo aperitivo che dal tramonto si trascina fino a notte fonda) o un atteggiamento di rottura. Perché se si dice che nulla si può costruire, allora non resta che la pulsione a sfasciare e distruggere.
... Una sola speranza ci resta ed è legata a quei giovani che non ascoltano, che si tappano le orecchie di fronte ai discorsi improntati al pessimismo e che nel loro cuore sognano e sperano. Ce ne sono ben più di quanto si possa immaginare e molti erano in piazza ieri: li abbiamo visti battere le mani a polizia e carabinieri, li abbiamo visti provare a cacciare dal corteo gli incappucciati, li abbiamo visti piangere di rabbia. Ragazzi, il futuro è vostro se imparate subito a rifiutare la violenza, a non tollerarla mai, a isolare chi la predica e la mette in atto, a denunciarla il giorno prima e non quando ormai il corteo è partito. Il futuro esiste se ve lo costruite con speranza e tenacia e se non ve lo fate scippare da chi non crede in nulla. "

martedì 30 agosto 2011

INDIGNIAMOCI !!!

Ci hanno rotto per due mesi con le loro storie sulla crisi italiana e sul far pagare gli evasori fiscali, quelli che giocano a calcio, ricchi e viziati, quelli che sono in Parlamento, privilegiati, e che sono troppi, come sono troppi i comuni e le province, e quelli che hanno stipendi da nababbi, con i Suv, gli yacht, le ville ed evadono il fisco e ... e poi ieri ad Arcore, in un piacevole incontro tra Pdl Tremonti e Lega, una bella scampagnata di fine agosto, quei signori hanno avuto la grande pensata, di cui sono così orgogliosi, naturalmente, di impedire a noi lavoratori statali, noi che paghiamo le tasse sull'unghia, noi che siamo sempre i soliti tartassati, di poter continuare ad usufruire del riscatto degli anni di università
Eh, già ... noi che abbiamo studiato per 4-5-6 anni e ci siamo laureati, facendo sacrifici e rinunciando a tante cose piacevoli, noi che quando siamo entrati in ruolo abbiamo pagato per anni per riscattare quegli anni di studi faticosi, così da poterli accumulare agli anni effettivi di lavoro successivi e potercene andare in pensione prima di rincoglionire del tutto, perchè noi non siamo politici, che vanno in Parlamento con i portaborse e tutti i privilegi della casta, adesso ci ritroviamo improvvisamente con un bel pugno di mosche in mano!!!
E' discriminatorio ed incostituzionale ciò che hanno deciso ieri quei signori che sono al governo e che rappresentano lo Stato , profondamente discriminatorio : noi abbiamo fatto un contratto ben preciso con lo Stato , molti anni fa,  quando abbiamo pagato per riscattare gli anni universitari , e ci siamo fidati dello Stato, ma ora ?
Ora lo Stato ci ha truffati , ci ha tolto un contratto ed un diritto acquisito  ed ha infranto regole e fiducia
Dobbiamo INDIGNARCI , dobbiamo dire loro quanto è grande la rabbia che stiamo provando per essere stati presi in giro e trattati come dei poveri idioti imbecilli , che tanto staranno zitti come al solito e subiranno ...
E dobbiamo pure dire a quei signori del sindacato cisl e uil , che sono diventati i leccapiedi del governo, che siamo ingnidati profondamente anche con loro, per aver assecondato quei politici per mesi e per continuare a non capire , neppure ora,  quale sia la gravità di questo furto che abbiamo appena subito !!!
Il sindacato Uil guidato da Luigi Angeletti ha preannunciato oggi che il 16 settembre verrà decisa la data di uno sciopero nella pubblica amministrazione Il 16, ma che bravi ... potevano aspettare ancora un po', già che c'erano !!!
VERGOGNA !!! VERGOGNA PER  per uno STATO che accumula un debito pubblico spaventoso , che protegge gli evasori fiscali e quelli che portano i soldi all'estero, ma che si vanta nella persona del suo presidente del consiglio e dei ministri che con lui erano ad Arcore ( Arcore, non la sede del Parlamento !!! ) di aver tolto un diritto a tanti onesti cittadini che lavorano e pagano le tasse e stanno contando gli anni le settimane ed i giorni per andare in pensione, finalmente , e lasciare il proprio posto ai giovani , che stanno invecchiando , precari a vita ...
Se questo non è aver toccato il fondo, allora che cos'è  ?

mercoledì 16 marzo 2011

Il mondo che vorrei ...

"Ripudiamo la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati. Vogliamo un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo, su un'equa distribuzione delle risorse..." Emergency

20 aprile del 2010 esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon con il versamento di 4,9 milioni di barili di petrolio nel Golfo del Messico
venerdì 11 marzo 2011 un fortissimo terremoto seguito poche ore dopo da uno sconvolgente tsunami nel nord-est del Giappone ha portato ad un disastro nucleare che ha due soli precedenti in passato, Chernobil  e Three Mile Island ( 1979 )
Nella centrale nucleare di Fukushima  con il passare delle ore l'apocalisse nucleare si fa sempre più vicina perchè i reattori  sono stati danneggiati, vi sono state esplosioni con fuoriuscite di sostanze radioattive e diventa sempre più difficile procedere al raffreddamento da parte dei tecnici
La natura è imprevedibile e queste due ultime tragedie che hanno coinvolto il petrolio ed il nucleare dovrebbero far riflettere i nostri politici che con un recente decreto hanno fermato  la corsa delle energie rinnovabili in Italia, uno dei pochi settori economici in crescita in un Paese in crisi profonda, ed ora minimizzano i rischi del nucleare facendo finta che in Giappone tutto sia sotto controllo e sprecano 400 milioni di euro non accorpando il referendum nucleare alle amministrative di maggio
Secondo la World Nuclear Association nel mondo ci sono 443 reattori nucleari, che dovrebbero raddoppiare in 15 anni. 443 pericoli che potrebbero esplodere irradiando sostanze radioattive ovunque, anche a due passi da casa nostra. 443 ...troppi , veramente troppi !!!
Nel mondo che vorrei , non vorrei violenze, guerre, terrorismo e nucleare
Nel mondo che vorrei , non vorrei mai più vivere con l'ansia e la paura ed il terrore di quei giorni ormai lontani in cui la nube invisibile radioattiva scese dal Nord Europa e raggiunse anche noi, con le sue piogge  ed i suoi venti che depositarono a terra, anche qui, nonostante i tentativi assurdi di chi governava allora di tenere tutto nascosto !, cesio e tante altre sostanze dannose per la nostra salute ...
Nel mondo che vorrei, vorrei la pulizia di energie pulite e rinnovabili e l'intelligenza di menti illuminate che sognano un futuro sicuro, senza i rischi di un'altra tragedia che sta sfuggendo di mano a tutti e che ucciderà tante, molte altre vittime innocenti ...

lunedì 28 febbraio 2011

La scuola pubblica

" Sabato 26 febbraio 2011 Dalla platea dei Cristiano Riformisti il premier Berlusconi esce galvanizzato. Parla a braccio, rilegge il discorso della discesa in campo del '94, mette alcuni punti fermi volendo parlare espressamente ai cattolici: «Mai, finchè governeremo noi, la famiglia tradizionale sarà equiparata alle unioni gay», «mai permetteremo l'adozione ai gay o ai single» e mai il comunismo «la cui storia non è completamente alle nostre spalle». Del resto, osserva, «i comunisti di casa nostra erano e restano comunisti». Dal '94 riprende anche l'attacco alla scuola pubblica dove «gli insegnanti inculcano ai ragazzi valori diversi da quelli delle loro famiglie». " da La Stampa online To
Irresponsabile
Razzista, ipocrita  e irresponsabile, disgustosamente irresponsabile
Come sempre e più di sempre
Non gli basta che il suo governo abbia  coperto d’oro la scuola clericale e che la ministra Gelmini,  con Tremonti e Brunetta, abbia  tagliato migliaia di posti di lavoro e di risorse alla scuola pubblica mettendola in ginocchio
Ora per quattro applausi  in più il Presidente del Consiglio ha avuto la sfacciataggine di insultare pesantemente noi insegnanti della Scuola Pubblica
Il suo attacco dissennato è un'onta che non può passare sotto silenzio
Non questa volta !
Non  da  chi si permette di giudicare e criticare i valori che noi inculchiamo ai giovani, quando i suoi valori si limitano a gridare al mondo " W il bunga bunga ", come ha fatto sabato  ...
Una vera vergogna per lui che non ha alcuna vergogna e continua imperterrito a farneticare contro la magistratura contro la sinistra e perfino contro gli insegnanti laici della scuola pubblica
Cosa vuole ? finire di distruggerla, la scuola statale ? o farla tornare ai tempi del Fascismo, quando i programmi erano di regime e la libertà di insegnamento non esisteva perchè chi osava disubbidire si beccava la cura del manganello e dell'olio di ricino e veniva licenziato???
Un uomo che disprezza la Costituzione, che disprezza i gay e la diversità, che disprezza gli insegnanti statali e li insulta così pesantemente, come i magistrati che gli impediscono di commetere reati impunemente, che disprezza il Presidente della Repubblica, dovrebbe solo andarsene, per sempre, e dovrebbe vergognarsi
Profondamente ...
E con lui quegli ipocriti delle alte gerarchie del Vaticano , che gli leccano i piedi e stanno zitti, vergognosamente zitti, solo perchè ottengono da questo squallido governucolo di destra la promessa di mantenere integro tutto quello che loro vogliono, a partire dall'idea di una società vecchia e stantia dove le donne servono solo per fare figli, dove i gay devono essere messi al rogo, dove non esistono le staminali che permettono di guarire, la pillola, la possibilità di scegliere di morire come si vuole...
Trovo veramente gravi  l’indulgenza  ed il silenzio della Chiesa gerarchica sulle colpe di Berlusconi, l’ultima delle quali è il sesso, dopo i ben più gravi spergiuro e odio contro i diversi, i furti delle cricche, gli scandali, le amicizie con i dittatori, le barzellette e le bestemmie e le offese pubbliche alle donne della minoranza  politica, come la Bindi.
Il prezzo dell’indulgenza è il ritorno alla vendita delle indulgenze, un regresso di alcuni secoli che ci sta tagliando fuori dalla modernità  del resto del mondo civile
Possibile che contro la deriva della Chiesa di Ratzinger Bertone Ruini e Bagnasco ecc, che ha accompagnato sistematicamente gli scandali del regime di Berlusconi, non vi sia stata una sola iniziativa pubblica del mondo cattolico?
Famiglia Cristiana ha subito lo scandalo del suo direttore Boffo, scandalo fasullo ma ben costruito che lo ha obbligato a dimettersi, ed è la sola che attacca senza paure i comportamenti irresponsabili della casta politica che ci governa
In situazioni come quelle attuali,  chi offende ed umilia le donne in modo così oltraggioso, chi coinvolge le minorenni in un mercato sessuale  sconcertante, non può governare un paese, anche  perchè col denaro vuol comprare tutto, col potere vuol essere al di sopra delle leggi, con i sotterfugi evita continuamente di rendere conto dei propri comportamenti, e propone e vive una vita che è all'opposto di quanto ha insegnato Gesù.  
Le ambiguità di questa “Chiesa del silenzio” sono veramente preoccupanti
E sinceramente non le capisco,  non le accetto e non le sopporto più !!! come non accetto le farneticanti parole offensive di un presidente del Consiglio che poi smentisce, come al solito, con la scusa che è stato frainteso ...