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sabato 4 aprile 2020

Zoom e zoombombing

Questa settimana ho partecipato ai consigli di classe da casa con computer. Sono stata invitata dai coordinatori di classe a partecipare agli incontri. Per la prossima settimana dovremo fare un saluto alle classi sempre collegandoci con Zoom . Ma oggi la nostra collega giovane di Inglese, che è l'animatore digitale della scuola, sta tribolando da ore perchè proprio in queste ore Zoom sta introducendo delle novità a livello di sicurezza e di pasword
Cercando nuovi articoli sul coronavirus oggi pomeriggio ho trovato questo articolo online pubblicato dalla pagina de IlPost veramente molto interessante ed utile

" IlPost

INTERNET SABATO 4 APRILE 2020
Gli “Zoombombing” stanno diventando un problema
Sono le azioni di disturbo organizzate introducendosi nelle ormai quotidiane videochiamate e riunioni a distanza, che spesso diventano vere aggressioni verbali

Zoom è una delle app per videochiamate più usate nel mondo per mantenere i contatti con amici, parenti e colleghi in questo periodo di restrizioni agli spostamenti per via del coronavirus (SARS-CoV-2). La usano anche molti insegnanti per tenere videolezioni in diretta, aziende per fare riunioni e perfino ministri britannici per consigli governativi. Secondo la società di analisi dati sulle app SensorTower, a febbraio l’app di Zoom era stata scaricata 6,2 milioni di volte: a marzo 76 milioni di volte, più del mille per cento in più. Parallelamente alla sua grande diffusione, però, è stato segnalato un problema di Zoom: il cosiddetto “Zoombombing”, cioè la pratica di interrompere videolezioni e riunioni di vario genere in corso con messaggi scemi o, nei casi peggiori, pornografici, razzisti e offensivi.

Negli Stati Uniti l’FBI ha ricevuto così tante segnalazioni di episodi di “Zoombombing” da aver diffuso un comunicato per avvisare del problema e invitare chi ne ha subito uno di segnalarlo. Alcuni procuratori americani inoltre hanno detto che indagheranno sulle accuse di questo tipo, mentre Matthew Schneider, procuratore del Michigan, ha addirittura detto: «Pensate che lo Zoombombing sia divertente? Vediamo quanto lo sarà quando sarete arrestati. Se interferite con una teleconferenza o un incontro pubblico in Michigan potrebbe capitarvi di sentir bussare alla vostra porta dalla polizia federale, statale o locale».

Su Zoom si può accedere a una videochiamata con un link: se questo è usato tra pochi amici e diffuso per mail o messaggio non ci sono ovviamente rischi di intrusione. Ma per le videochiamate più ampie, i link sono spesso diffusi sui social network o siti internet, e da lì possono essere usati anche da persone malintenzionate.

Il New York Times, che ha dedicato un lungo articolo al fenomeno, ha raccolto le storie di alcune persone che lo hanno subito. Il 29 marzo, ad esempio, si è tenuta una videoconferenza del Concordia Forum, una rete internazionale di persone musulmane, a proposito della spiritualità in relazione alla pandemia: a un certo punto qualcuno ha cominciato a scrivere un insulto razzista su una delle slide condivise tra i partecipanti. Dopodiché l’infiltrato ha condiviso il suo schermo, dove si vedeva un video pornografico, ripetendo l’insulto razzista a voce.

Lo stesso genere di interruzione è avvenuta durante una discussione di tesi di dottorato a distanza, in un incontro dell’American Jewish Committee di Paris, in vari eventi culturali a distanza ma anche in molte riunioni degli Alcolisti Anonimi: tra le altre cose è successo che qualcuno usasse la funzione di Zoom per cambiare lo sfondo intorno a chi parla per mostrare una GIF di una persona che beve una bevanda alcolica. Un uomo di Los Angeles membro degli Alcolisti Anonimi ha raccontato che in tutti i 30 incontri a distanza a cui ha partecipato nelle ultime settimane ci sono state interruzioni spiacevoli.

Chi organizza gli incontri su Zoom può rimuovere un partecipante fastidioso in qualunque momento, ma se gli Zoombombing sono portati avanti da più persone contemporaneamente può essere difficile.

Queste aggressioni infatti sono spesso organizzate in modo simile alle campagne di insulti, minacce e molestie sui social network che si sono viste più volte negli ultimi anni – una delle più note fu il cosiddetto “GamerGate”, nel 2014 – e ai gruppi che condividono immagini di nudità o atti sessuali diffuse senza il consenso della persona che ritraggono. Su alcuni social network e app di messaggistica vengono diffusi i codici di accesso per incontri e lezioni su Zoom, spesso resi pubblici dagli stessi organizzatori senza immaginare possibili conseguenze negative, con l’invito a disturbarle e interromperle.

Leggi anche: C’è una “campagna di diffamazione” contro Houseparty?

Il New York Times ha trovato 153 profili di Instagram, decine di account di Twitter e numerosi forum di discussione su Reddit (che successivamente li ha chiusi) e 4Chan usati da migliaia di persone per fare Zoombombing, a volte semplicemente condividendo i codici di accesso, altre volte pianificando come interrompere le videoconferenze. Dallo scorso weekend migliaia di persone hanno cominciato a seguire account di Instagram con nomi come Zoomraid e Zoomattack, creati appositamente per diffondere informazioni sulle aggressioni e le azioni di disturbo su Zoom. Un portavoce di Facebook ha detto al New York Times che per evitare che Instagram sia usato in questo modo gli hashtag usati per segnalare gli Zoombombing saranno bloccati.

In alcuni casi si può dire che lo spirito con cui vengono fatte queste operazioni non sia molto lontano da quello degli scherzi telefonici degli adolescenti: sono proprio ragazzi costretti a stare in casa, pieni di compiti da fare, a disturbare molte videolezioni di scuole medie e superiori, un po’ per noia e un po’ per ribellione verso l’isolamento forzato in casa. Come nel caso degli scherzi telefonici, spesso si tratta di interruzioni inoffensive, magari inappropriate, ma relativamente innocenti. Tra i ragazzi che le stanno organizzando ci sono anche gestori di account di Instagram che condividono video divertenti presi da TikTok o meme: per aumentare il numero dei propri follower si sono messi a diffondere informazioni su incontri su Zoom, invitando chi li segue a interrompere facendo qualcosa di buffo.

Ma ci sono tanti Zoombombing molto meno innocenti: quelli organizzati da gruppi di adulti che, dopo essere entrati in contatto su forum e social network, pianificano gli attacchi alle videoconferenze su Zoom usando Discord, una piattaforma per chattare mentre si gioca ai videogiochi molto usata, tra gli altri, da estremisti di destra. In queste chat – il New York Times ne ha trovate 14, la più popolare delle quali ha più di 2mila partecipanti – si condividono codici di accesso a Zoom, ci si mette d’accordo su un orario in cui compiere le interruzioni e vengono decise scale di “punti” che si possono ottenere facendo una certa azione di disturbo piuttosto che un’altra. Tra i codici che vengono condivisi ci sono quelli di videolezioni di scuole e di incontri di supporto psicologico a ragazzi trans.

La società che gestisce Discord ha condannato questo comportamento e ha detto che viola i termini di servizio della piattaforma: quando scoprirà che un account è coinvolto in questo tipo di chat, si impegnerà a rimuovere certi contenuti condivisi e a chiudere l’account in questione.

Alcuni Zoombombing sono stati registrati dai loro autori e i video sono stati diffusi su YouTube e Twitch, un sito per giocare ai videogiochi di Amazon. Uno youtuber piuttosto noto ha fatto uno streaming in diretta degli Zoombombing compiuti contro decine di gruppi di Alcolisti Anonimi riunitisi su Zoom. Anche nel caso di YouTube un portavoce ha detto che i contenuti inappropriati e offensivi saranno rimossi.

Un portavoce di Zoom ha detto che la società condanna gli Zoombombing, ma per come l’app per le videoconferenze è stata progettata, pensando ai soli incontri di lavoro, e non tanto agli usi che se ne fanno in questo periodo, non ha molti strumenti per impedire che avvengano. Gli utenti però possono prendere delle precauzioni per proteggersi, consigliate anche dall’FBI:

su Zoom si possono organizzare videoconferenze pubbliche e private ed è bene propendere per le seconde; per controllare l’accesso si può richiedere una password oppure attivare una specie di sala d’attesa che fa sì che solo gli organizzatori della videoconferenza possano dare l’accesso ai nuovi partecipanti;
un’altra cosa da evitare è condividere il link di accesso a videoconferenze e videolezioni su post sui social network che chiunque può vedere;
si può impedire ai partecipanti alle videoconferenze di condividere il proprio schermo con le altre persone presenti, basta cambiare le impostazioni;
è bene inoltre che tutti i partecipanti usino la versione più aggiornata di Zoom "


venerdì 8 novembre 2013

La pappa pronta

Leggo tutti i giorni il quotidiano La Stampa di Torino e in particolare il Buongiorno di Massimo Gramellini e le Lettere al Direttore , Mario Calabresi. Ieri una lettera, a cui il direttore ha risposto, mi ha particolarmente interessata perché la persona che ha scritto, una donna classe 1975, ha affrontato il problema scuola e genitori Io appartengo alla classe 1955 e come persona ma ancor più spesso come insegnante ricordo con nostalgia i miei anni scolastici, quando in classe non c'era la maleducazione e i genitori non criticavano mai i docenti davanti ai propri figli, anche se talvolta non approvavano minimamente il loro operato, ma a quanto pare, dopo aver letto la lettera di Francesca T., anche chi ha vent'anni meno di me prova sentimenti simili ai miei !
Lettere al direttore
 07/11/2013
Quanti genitori si trasformano in avvocati e sindacalisti dei figli
Gentile Direttore, ai tempi miei (classe 1975) ad essere messo dietro la lavagna era l’alunno irriverente e ad essere tenuto sott’occhio era l’allievo lavativo/lento di comprendonio. Il soggetto che prendeva siffatti provvedimenti, maestro o insegnante, agiva serenamente nell’interesse di quel ragazzo, sia della classe intera, sostenuto nelle scelte dalla schiera fiduciosa dei genitori.
Ai tempi miei si credeva ancora nel valore dell’exemplum e nel valore di una sana santa sgridata. Il divorzio era una rarità, per le malattie si andava dal medico e non su internet.
Oggi divergenza di opinioni significa subito rottura, la dialettica è cosa di avvocati, cui si ricorre anche se il proprio medico fa diagnosi diverse da Internet. In famiglia e soprattutto in classe non si può sgridare più, pena il vacillare della tenera psiche dei ragazzi e insieme correre il rischio di essere denunciato dal genitore, sempre sulla difensiva, mai in ascolto (forse nemmeno del figlio). 
Educare fa rima con comprare, lodare e fare. Fare attività, gite, feste. Fare sport. Tanto. Troppo, sano, sanissimo, ma troppo: tutti i giorni per riempire il tempo settimanale. Forse – cattiveria mia - per limitare le ore di condivisione domestica genitore-bambino, ingestibili per molte mamme.
Una volta educare era anche sgridare, disapprovare ma anche motivare e contenere. E per contenere bisogna creare confini. Dire no. Porre divieti. 
E il tempo era gestito a tappe evolutive, non a giorni settimanali. Ovvero: non «il martedì fa tennis» ma «quando avrai otto anni e le tue spalle saranno più forti potremo pensare anche al tennis».
C’era un progetto per questi nostri figli. Oggi è tutto un parcheggio.
Ma veniamo alle insegnanti. Possibile che siano loro a essere oggetto di continue valutazioni e «verifiche» dei genitori? Loro che dovrebbero essere libere e serene anche di valutare i ragazzi. Loro che ai ragazzi dovrebbero insegnare attraverso le materie il metodo, la conoscenza e anche un po’ la vita.
Valutare è anche capire e dare uno specchio in mano per vedersi. Ma pare una parola bruttissima, che invecchia e impoverisce i genitori che in quello specchio ci si vedono riflessi.
Per carità ce ne saranno di capre anche nella classe insegnante e si spera in molti che il nuovo esame di stato possa decimare le pecore nere ma perché torchiarle per principio?
Mi si diceva «la maestra ha ragione» anche quando i miei non lo pensavano e questa era la vera comunicazione scuola-famiglia, che consentiva di frequentare la scuola con serenità e sicurezza.
Col tempo imparavamo a capire da che parte fosse realmente la ragione ma quella granitica affermazione tornava a rassicurarci che la scuola era cosa buona e giusta. E nostro dovere.
Oggi mamme e papà privi di cultura o puramente acculturati di titoli pretendono di giudicare il metodo degli insegnanti. Giudicano. Ricorrono ai superiori.  
Parlano e stroncano scuole e carriere con il loro insano tam tam.
Credono di sapere. Dubitano, diffamano. Maestra dietro l’angolo. Mamma in cattedra. A dire cosa? 
Ai nostri figli insegniamo la critica prima ancora che imparino a ragionare. Decostruiamo il loro mondo. Collaboriamo alla loro presunzione, maschera della fragilità.
L’unica certezza? Martedì c’è tennis. 
Forse rieducare le famiglie alla scuola potrebbe essere un primo semplice passo. E chissà che non migliori anche le performance italiane ai test Invalsi.
 
Francesca T.
Questa lettera ha il pregio di esprimere con forza, lucidità e chiarezza un punto di vista e di porre un problema reale che io condivido. Spesso penso con preoccupazione a come i genitori rischino di trasformarsi negli avvocati o nei sindacalisti dei propri figli, svegliandosi un giorno con la rabbia di vederli passivi, «sdraiati» o sfiduciati.  
Le maestre o i professori non saranno di certo perfetti, come non lo saranno molti superiori o capi-ufficio poi nel lavoro, ma è utile imparare a confrontarsi e a crescere, senza avere la pappa pronta e il pronto soccorso della mamma! 
Mario Calabresi 

giovedì 10 ottobre 2013

Insegnanti anziani !!!

Stamattina, prima di uscire per andare al lavoro, ho sfogliato velocemente il quotidiano e mi sono soffermata su un articolo che mi ha lasciata alquanto perplessa e parecchio incavolata
" Italiani «poco occupabili», visto che dall’indagine Ocse «usciamo con le ossa rotte» in fatto di di competenza linguistiche e matematiche minime per sopravvivere nel contesto attuale. È il pensiero del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, espresso l’indomani dell’indagine Ocse su 24 Paesi che boccia senza appello i cittadini d’Italia in lettere e matematica.   
Quindi dopo bamboccioni e choosy, gli italiani sono anche “poco occupabili”: le parole di Giovannini sollevano le polemiche. «Il governo, incapace di dare risposte alla disoccupazione giovanile, adesso inizia addirittura ad offendere i giovani. Non bastava la Fornero con quel «choosy», adesso ci si mette anche Giovannini che, anziché preoccuparsi di fornire misure adeguate, perde tempo a offendere chi ha già pagato fin troppo le inefficienze di questo governò’ replica subito Massimiliano Fedriga, Lega Nord.
 Giovannini si affretta a precisare che non ha mai parlato di «italiani inoccupabili», bensì che «i dati della rilevazione Ocse mostrano come ci sia bisogno in Italia di investimenti in capitale umano, in formazione». Obiettivo per il quale il governo ha stanziato 500 milioni di euro.
Scendono in campo anche i sindacati. «Non sono i lavoratori che scelgono di essere “inoccupabili”, mentre dipende in parte da precise responsabilità del ministro Giovannini», ribatte il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino. Per la Cisl poi, «è sbagliato dare una immagine troppo negativa del nostro Paese, del nostro capitale umano e di conseguenza del nostro mercato del lavoro» osserva il segretario confederale Luigi Sbarra. La Uil condivide le preoccupazioni di Giovannini sul sistema dell’istruzione: «per anni sono state ridotte le risorse alla scuola pubblica ed è mancata una politica della formazione» dice il segretario confederale Guglielmo Loy tuttavia, aggiunge, il ministro «ha il dovere di indicare proposte chiare per affrontare il tema, che certamente incide sull’occupabilità, abbiamo miliardi di fondi Ue da spendere e non sappiamo come».  " La Stampa online
Come al solito qualcuno doveva tirare in ballo la scuola. Infatti in un articolo accanto a quello con le parole pronunciate dal ministro si parlava di sconfitta della scuola, della necessità di riformarla e di stage e preparazione al lavoro degli studenti da adeguare al resto d'Europa E naturalmente si metteva in evidenza che ci sono troppi insegnanti anziani nella scuola . 
Io ormai sono nella categoria degli insegnanti anziani e sinceramente me ne andrei volentieri in pensione tra due anni, cioè a 60 anni compiuti,  come hanno fatto tante mie colleghe fino a pochi anni orsono. Ma non è possibile Non è possibile perché con le ultime leggi, prima  durante e dopo la ministra Fornero,  bisogna lavorare fino alla vecchiaia, dopo i 65, visto che secondo i politici la nostra vita è migliore e quindi noi avremo maggiori possibilità di vivere a lungo
Gran bei discorsi ma è sempre più faticoso passare tante ore in classe con adolescenti che sono lontani anni luce da noi e dal nostro diverso modo di vivere
Io cerco sempre di aggiornarmi e di restare al passo ma non è facile
Uso il PC e uso Internet da anni e amo lavorarci Creo o adeguo le verifiche dei libri in uso per alunni DA, DSA  o in difficoltà  studiando il modo migliore per facilitare il loro apprendimento come provo a capire tutte le diversità degli alunni e le loro problematiche per trovare soluzioni efficaci
Ma se la pratica e tanti anni di insegnamento mi aiutano in questo, sento comunque il peso di quegli stessi anni sulle spalle  che mi affaticano e mi stressano ogni anno un pochino di più
E mi chiedo sovente, con una certa angoscia, come sarà se dovrò restare a scuola per altri 7-8 anni ancora A 65 o 66 anni sarò stanca non solo fisicamente ma anche mentalmente e affrontare quotidianamente per quasi 10 mesi 6 classi di adolescenti non sarà una passeggiata ...
Ci hanno mai pensato ministri e politici al governo ed esperti vari  ai nostri effettivi problemi ?
Fateci andare in pensione prima dell'usura totale, lasciando il posto a docenti giovani e freschi,  così saremo tutti più felici e contenti
E potremo goderci finalmente una vecchiaia piacevole dopo tanti anni di lavoro trovando magari anche il tempo e  la voglia per dedicare le nostre abilità e la nostra creatività a qualcosa di diverso dal lavoro, prima di rimbambire completamente !!!

domenica 17 marzo 2013

Il discorso di Pietro Grasso

Piero Grasso, nuovo Presidente del Senato italiano, è uno dei simboli dell'impegno dello Stato contro la mafia Anche il suo discorso ai nuovi senatori è stato molto interessante, in particolare il suo pensiero sugli insegnanti !
" Care senatrice, cari senatori, mi scuserete ma voglio rivolgere questo primo discorso soprattutto a quei cittadini che stanno seguendo i lavori di questa aula con apprensione e con speranza per il futuro di questo paese.
Il paese mai come oggi ha bisogno di risposte rapide ed efficaci, all’altezza della crisi economica, sociale, politica che sta vivendo.Mai come ora la storia italiana si intreccia con quella europea e i destini sono comuni.
Mai come oggi il compito della politica è quello di restituire ai cittadini la coscienza di questa sfida.
Quando ieri sono entrato per prima volta da senatore in questa aula mi ha colpito l’affresco sul soffitto che vi invito a guardare. Riporta quattro parole che sono state sempre di grande ispirazione per la mia vita e che spero lo saranno ogni giorno per ognuno di noi nel lavoro che andiamo ad affrontare: Giustizia, diritto, fortezza, concordia.
Quella concordia, quella pace sociale di cui il paese ora ha disperatamente bisogno. Domani è l’anniversario dell’unità d’Italia, quel 17 marzo di 152 anni fa in cui è cominciata la nostra storia come comunità nazionale, dopo un lungo e difficile cammino di unificazione.
Nei 152 anni della nostra storia, soprattutto nei momenti difficili, abbiamo saputo unirci, superare le differenze, affermare con fermezza i nostri valori comune e trovare insieme un sentiero condiviso.
Il primo pensiero va sicuramente alla fase costituente della nostra repubblica, quando uomini e donne di diversa cultura hanno saputo darci quella che ancora oggi viene considerata una delle carte costituzionali più belle e più moderne del mondo.
Lasciatemi in questo momento ricordare Teresa Mattei che ci ha lasciato pochi giorni fa, che dell’assemblea costituente fu la più giovane donna eletta, che per tutta la vita è stata attiva per affermare e difendere i diritti delle donne, troppo spesso calpestati anche nel nostro paese
Siamo davanti a un passaggio storico straordinario, abbiamo il dovere di esserne consapevoli, il diritto e la responsabilità di indicare un cambiamento possibile perché è in gioco la qualità della democrazia che stiamo vivendo. E allo stesso tempo dobbiamo avviare un cammino a lungo termine, dobbiamo davvero iniziare una nuova fase costituente che sappia stupire e stupirci.
Oggi è il 16 marzo, e non posso che ringraziare il presidente Colombo che stamattina ci ha commosso con il ricordo dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro e della strage di via Fani che provocò la morte dei cinque agenti di scorta, come lui stesso ha ricordato, Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Al loro sacrificio di servitori dello stato va il nostro omaggio deferente e commosso.
Oggi bisogna ridare dignità e risorse alle forze dell’ordine e alla magistratura.
Sono trascorsi 35 anni da quel tragico giorno che non fu solo il dramma di un uomo e di una famiglia, ma dell’intero paese. In Aldo Moro il terrorismo brigatista individuò il nemico più consapevole di un progetto davvero riformatore, l’uomo e il dirigente politico che aveva compreso il bisogno e le speranze di rigenerazione che animavano dal profondo e tormentavano la società italiana. Come Moro scrisse in un suo saggio giovanile, “forse il destino dell’uomo non è di realizzare pienamente la giustizia, ma di avere perpetuamente della giustizia fame e sete, ma è sempre un grande destino.”
Oggi inoltre migliaia di giovani a Firenze hanno partecipato alla giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia. Vi confesso che mi è molto dispiaciuto non potere essere con loro come ogni anno. Hanno pronunciato e ascoltato gli oltre 900 nomi di vittime della criminalità organizzata: nomi di cittadini, appartenenti alle forze dell’ordine, sindacalisti, politici, amministratori locali, giornalisti, sacerdoti, imprenditori, magistrati, persone innocenti, uccise nel pieno della loro vita. Il loro impegno, il loro sacrificio, il loro esempio dovrà essere il nostro faro.
Ho dedicato la mia vita alla lotta alla mafia in qualità di magistrato e devo dirvi che, dopo essermi dimesso dalla magistratura, pensavo di potere essere utile al paese in forza della mia esperienza professionale nel mondo della giustizia. Ma la vita riserva sempre delle sorprese.
Oggi interpreto questo mio nuovo, imprevisto impegno con spirito di servizio per contribuire alla soluzione dei problemi del paese.
Ho sempre cercato verità e giustizia e continuerò a cercarle da questo scranno, auspicando che venga costituita una nuova commissione di inchiesta su tutte le stragi irrisolte del nostro paese.
Se oggi davanti a voi dovessi scegliere un momento in cui raccogliere la storia della mia vita professionale precedente, non vorrei limitarmi a menzionare gli amici e i colleghi caduti in difesa della democrazia e dello Stato di diritto che io ho conosciuto: non c’è, infatti, un solo nome, un volto che può raccoglierli tutti, e purtroppo se dovessi citarli tutti, la lista sarebbe ahimè troppo lunga.
Mi viene piuttosto in mente nel cuore un momento che li abbraccia a uno a uno. E’ il ricordo della voce e delle parole di una giovane donna. Mi riferisco al dolore straziato di Rosaria Costa, la moglie dell’agente Vito Schifani, morto insieme ai colleghi Rocco Di Cilio e  Antonino Montinaro nella strage di Capaci del 1992 in cui persero la vita anche Giovanni Falcone e Francesca Morvillo.
Non ho dimenticato le sue parole il giorno dei funerali del marito, quel microfono strappato ai riti e alle convenzioni delle cerimonieGiustizia e cambiamento: questa è la sfida che abbiamo davanti. Ci attende un intenso lavoro comune per rispondere con i fatti alle attese dei cittadini che chiedono anzitutto più giustizia sociale, più etica, nella consapevolezza che il lavoro è uno dei principali problemi di questo paese.Penso alle risposte che al più presto ed è già tardi dovremo dare ai disoccupati, ai cassintegrati, agli esodati, alle imprese, a tutti quei giovani che vivono una vita a metà, hanno prospettive incerte, lavori – chi ce l’ha – poco retribuiti, quando riescono a uscire dalla casa dei genitori, vivono in appartamenti che non possono comprare, cercando di costruire una famiglia che non sanno come sostenere.
Penso alla insostenibile situazione delle carceri nel nostro paese che hanno bisogno di interventi prioritari.
Penso a una giustizia che oggi va riformata in modo organico, agli immigrati che cercano qui da noi una speranza di futuro, ai diritti in quanto tali che non possono essere elargiti col ricatto del dovere e che non possono conoscere limiti, altrimenti diventano privilegi.
Penso alla istituzioni sul territorio, ai sindaci dei comuni che stanno soffrendo e faticano per garantire i servizi essenziali ai loro cittadini. Sappiano che lo Stato è dalla loro parte e che il nostro impegno sarà di fare il massimo sforzo per garantire loro l’ossigeno di cui hanno bisogno.
Penso al mondo della scuola nelle cui aule ogni giorno si affaccia il futuro del paese  e agli insegnanti che fra mille difficoltà si impegnano a formare cittadini attivi e responsabili.Penso alla nostra posizione sullo scenario europeo, siamo tra i fondatori dell’unione, il nostro compito è portare nelle istituzioni comunitarie le esigenze e i bisogni dei cittadini. L’Europa non è solo moneta ed economia, deve essere anche incontro di popoli e culture.
Penso a questa politica alla quale mi sono appena avvicinato che ha bisogno di essere cambiata e ripensata dal profondo, nei suoi costi, nelle sue regole, nei suoi riti, nelle sue consuetudini, nella sua immagine, rispondendo ai segnali che i cittadini ci hanno mandato e ci mandano e ci continuano a mandare.
Sogno che questa aula diventi una casa di vetro e che questa scelta possa contagiare tutte quante le altre istituzioni.
Di quanto radicale e urgente sia il tempo del cambiamento lo dimostra la scelta del nuovo pontefice, papa Francesco, i cui primi atti hanno evidenziato una attenzione primaria, prioritaria verso i bisogni reali delle persone.

Voglio in conclusione rivolgere a nome dell’assemblea del senato e mio personale un deferente saluto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, supremo garante della Costituzione e dell’unità d’Italia che con saggezza e salda cultura istituzionale esercita il suo mandato di capo dello Stato.Desidero anche ringraziare il mio predecessore, il senatore Renato Schifani, per l’impegno profuso al servizio di questa assemblea.
Un omaggio speciale di indirizzo ai presidenti emeriti, ai senatori a vita e a Emilio Colombo che ha presieduto con inesauribile energia la fase iniziale di questa 17esima legislatura, lui che ha visto nascere la Repubblica partecipando ai lavori della assemblea costituente.
Chiedo e concludo ricordando cosa mi disse il capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Antonino Caponnetto, poco prima di entrare nell’aula del maxiprocesso contro la mafia: “Fatti forza, ragazzo, vai avanti a schiena dritta e a testa alta e segui sempre e soltanto la voce della tua coscienza”.
Sono certo che in questo momento e in questa aula l’avrebbe ripetuta anche a tutti noi. Grazie. "

lunedì 11 febbraio 2013

Lettera di Mario Rossi-Doria

Mario Rossi-Doria è stato sottosegretario alla Pubblica Istruzione con il ministro Profumo  nel governo Monti Ha un blog molto interessante : marcorossidoria.blogspot.it
In uno dei suoi ultimi post si può leggere un suo intervento rivolto al Direttore de La Stampa, che è stato pubblicato anche sul quotidiano torinese
Ho estrapolato solo una parte, per me molto importante  :
".... Caro Direttore,
Vorrei, ora, dire la cosa più importante, in modo pacato. La scuola italiana è stata indebolita da un disinvestimento culturale e politico che si è tradotto in tagli per 8,4 miliardi di euro nel triennio 2008-2011. E’ una somma enorme, che ha intaccato da allora le risorse correnti. Quando, tra qualche anno, si studierà questa cosa, ci si troverà dinanzi a una vera e propria cesura nella storia d’Italia. Infatti, né in tempi di penuria economica, come all’avvio dello stato unitario, né durante le guerre, né nei periodi di crisi e di ricostruzione si erano tolti così tanti soldi al sistema d’istruzione. E ci si domanderà perché è avvenuto e soprattutto perché è avvenuto in assoluta controtendenza con il pensiero economico, sia di ispirazione socialdemocratica che liberale, che riconoscono nell’istruzione - oltre che il principale fattore di tenuta della coesione sociale e di discriminazione positiva a favore di chi parte con meno nella vita - la prima leva per la crescita equilibrata e duratura e anche per la fuoriuscita dalle crisi.
Ora è assolutamente vitale riprendere una seria politica di investimento.,  Ci vuole una stagione capace di produrre un’inversione di tendenza, un cambio di rotta. Bisogna, infatti passare dalla logica della spesa a quella dell'investimento. Obama ha nominato gli investimenti per la scuola molte volte nel suo discorso dopo la vittoria elettorale e non c’è paese al mondo che affronti questa crisi tagliando i fondi per il sapere.Si tratta, insomma, di operare una sostanziale innovazione nel paradigma con il quale l'Italia guarda alla sua scuola e discutere del come reperire le risorse necessarie. Significa anche restituire a docenti e alunni la possibilità di guardare al domani della propria comunità con fiducia e speranza, non doversi trincerare nella difesa e nel mantenimento di quel che c'è e progettare il futuro attraverso nuove e più avanzate proposte.
Ecco perché questa campagna elettorale deve parlare da subito di scuola."
 
Belle parole e la descrizione di una reltà attuale vergognosa ma in questa interminabile e feroce campagna elettorale, di liti e litiganti sempre pronti a sbranarsi, chi ha parlato della scuola e dei suoi problemi?
 
Per chi fosse interessato a saperne di più di Rossi Doria, ho trovato anche una sua intervista sul sito di Tuttoscuola. Basta cliccare qui

Precari in guerra e Concorsone scuola

" Sui corsi per l’abilitazione dei precari storici, il «Tfa speciale», il ministero dell’Istruzione non intende fare marcia indietro, a dispetto dei pochi giorni utili per dare il via libera al decreto definitivo e alle polemiche.
Questa settimana sarà quella decisiva per capire chi vincerà in quest’ennesima guerra fra poveri della scuola. In palio c’è la speranza di partecipare ad un concorso per docenti, a contendersela sono precari storici con un certo numero di anzianità alle spalle e giovani da poco laureati o appena entrati nel vortice delle supplenze.

Il Ministero ha dato via libera quest’estate al Tfa, una nuova procedura per ottenere l’abilitazione e poi partecipare a futuri concorsi. A volerla fu Mariastella Gelmini quando era a capo del Miur ma a portarla a compimento è stato il ministro Profumo. Con una differenza. La procedura gelminiana prevedeva l’accesso solo a chi aveva la laurea adeguata per il tipo di insegnamento scelto e assegnava un punteggio per le eventuali esperienze precedenti nella scuola. Il ministro Profumo, invece, ha accolto le richieste di chi nelle scuole insegna da molti anni e non voleva sottoporsi ad una nuova selezione e vedersi scavalcare in graduatoria da un esercito di nuovi aspiranti prof.

Una guerra fra poveri, appunto, un pasticcio tutto italiano che ha trasformato la scuola e il reclutamento dei docenti in un groviglio inestricabile di interessi contrastanti che finora ha partorito molta frustrazione, confusione e anche un bel po’ di malaffare alle spalle dei precari e della loro legittima voglia di arrivare ad un posto di ruolo.
La scorsa settimana il decreto del ministro Profumo ha incassato il via libera della commissione Cultura della Camera completando l’iter previsto prima dell’approvazione definitiva da parte del governo. La commissione ha dato parere positivo ma ha anche posto alcune condizioni che il governo però non è tenuto a recepire: ha chiesto soluzioni per evitare che chi sta seguendo il percorso di abilitazione ordinario possa essere scavalcato nelle graduatorie da chi ha fatto il percorso speciale. Ha chiesto che venga riaffermato il valore abilitante dei diplomi magistrali e che, ai fini del calcolo dei giorni necessari per accedere ai Tfa, si consideri anche l’anno scolastico in corso.

Soddisfatti i sindacati, in prima linea nel combattere questa battaglia. La parola a questo punto spetta al ministro Profumo e la sua è una decisione non semplice da prendere. Da una parte i giovani che hanno scelto il Tfa ordinario parlano di un provvedimento ingiusto, una sanatoria che favorisce i prof più anziani, che evitano di sottoporsi alle prove necessarie per valutare effettivamente il merito.

Ma dall’altro ci sono i precari storici che ricordano le promesse del ministro di quest’estate di un percorso speciale per chi aveva più di 3 anni di insegnamento e raccontano di aver scelto per questo di non partecipare alle prove ordinarie anche perché nel frattempo erano impegnati con gli esami di maturità dei loro studenti e sapevano che in questo modo avrebbero lasciato libero un posto nel Tfa ordinario per i più giovani. "
  da La Stampa online
 
E' sempre stato un gran pasticcio entrare in ruolo ed avere un posto fisso nella scuola in questi ultimi anni e anche chi ci lavora da molto tempo fa fatica a capirci qualcosa
Io ho superato un concorso ordinario molti anni fa e poi uno riservato, l'ultimo, parecchi anni fa, per conseguire una seconda abilitazione che mi ha permesso di passare ad insegnare un' altra lingua straniera
Non era facile neppure allora, ma per lo meno non era così confuso ...

martedì 8 gennaio 2013

Empatia e life skills

Per migliorare la competenza emotiva bisogna prima di tutto sviluppare la capacità empatica, la capacità cioè di riconoscere correttamente le emozioni, sulla base delle espressioni del viso e della gestualità degli altri, ma anche la capacità di assumere la prospettiva e il ruolo di un'altra persona, di mettersi in parole semplici nei suoi panni, e quindi anche la capacità di condividere le sue emozioni
Un aspetto particolare del potenziamento delle competenze sociali ed emotive riguarda le life skills, quelle competenze che sono state definite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come vitali perchè indispensabili per il benessere e per un buon  adattamento individuale e sociale
Oltre all'empatia, per combattere il bullismo con più successo, occorre anche sviluppare
-la capacità di comunicare in modo efficace
- il senso di autoefficacia
- la gestione delle emozioni e dello stress
- la capacità di risoluzione dei problemi e dei conflitti
- il pensiero critico e creativo, in particolare nelle situazioni di conflitto
 Non è un percorso breve quello che permette di arrivare al completo sviluppo delle competenze sopradescritte
Spesso ci vogliono anni  ma se si inizia da piccoli, con l'aiuto degli adulti, in particolare dei propri insegnanti, i risultati saranno veramente soddisfacenti ...
E quel contratto iniziale  fatto in classe con il rispetto di tutte regole stabilte porterà molto lontano !

Regole ed educazione morale

Il bullismo rimanda all'educazione morale e alla definizione delle regole che devono governare la vita a scuola e in classe.
 In una società democratica, queste regole devono essere tali da consentire ad ognuno la massima espressione di sè senza prevaricare gli altri, come invece avviene in maniera sistematica negli atti di bullismo. Alla base di esse ci deve essere sempre un atteggiamento di rispetto per gli altri, che va costantemente educato e corretto, se necessario.
Gli interventi di prevenzione del bullismo devono sempre trovare la loro collocazione all'interno dell'educazione morale.
E' molto importante che vengano sempre concordate e stabilite delle regole di convivenza in classe e a scuola, che impegnino tutti al rispetto.
Queste regole devono essere autorevoli, non autoritarie e non permissive: devono riguardare gli aspetti essenziali della convivenza e devono essere fatte rispettare. Sempre.
Poche regole sensate che se vengono violate fanno subire delle sanzioni previste e conosciute da tutti, che aiutano a responsabilizzare e a rendere consapevoli della propria condotta e, di conseguenza, a riparare il danno inflitto, mettendo in atto successivamente dei comportamenti attivi e responsabili che dimostrino che si vuole cambiare
Le autoassoluzioni e il non riconoscere i propri atteggiamenti molesti e ripetuti sono  gravi meccanismi di disimpegno morale
Ma anche il non rispettare costantemente le regole fondamentali stabilite in classe sono un sintomo iniziale già grave di  mancanza di rispetto
Quando sono in classe faccio sempre notare che alcune regole stabilite devono essere sempre rispettate e che  se ciò non avviene, dopo alcuni richiami, si può essere sanzionati.
Non è importante solo avere sempre il materiale necessario, i compiti svolti ed aver studiato bene la mia materia; è altrettanto fondamentale imparare a rispettare i compagni e l'insegnante.
Gli alunni di prima media, ma anche quelli di seconda e terza, devono imparare a non interrompere un compagno o l'insegnante quando sta parlando, non devono fare commenti negativi o cattivi sugli altri che sono in classe con loro. Non tollero mai le battute pesanti degli alunni che offendono o non rispettano le altre persone. E non permetto che mangino la cicca durante le attività scolastiche, mentre devono chiedere il permesso per bere o mangiare fuori orario ricreazione.
Chiedo anche che non buttino carta o altri rifiuti  per terra e che usino i cestini della differenziata perchè è un modo civile per imparare a crescere  e a vivere moralmente bene in una comunità.
Se si impara a scuola a rispettare gli altri e alcune regole, si vivrà molto meglio anche nella vita privata
Si costruisce molto meglio anche la competenza sociale e si sviluppano le soluzioni costruttive per far fronte ai conflitti e alle difficoltà di relazione con gli altri. Con queste premesse positive, non prevalgono mai le reazioni aggressive o quelle regressive e provocatrici, ma si sviluppano al contrario la competenza emotiva, la capacità empatica di mettersi nei panni degli altri, in particolare delle vittime di violenze e soprusi, e di condividerne le emozioni.

Quando il bullismo è reato


A dicembre ho parlato di bullismo e cyberbullismo in due post del blog. E' un argomento difficile e complesso
Io ne parlo anche in classe quando è necessario
Stamattina per esempio  perchè, purtroppo, un'altra vittima, Carolina, una quattordicenne di Novara, si è suicidata venerdì della scorsa settimana.
E' sempre complicato cercare di far capire agli adolescenti che le  azioni di prepotenza e di prevaricazione dei bulli molto spesso sono anche dei reati, perseguibili dalla legge, e che chi compie quelle azioni può essere denunciato e subire un procedimento penale.
Possono essere dei reati diverse forme di bullismo :
- offendere qualcuno gravemente può essere ingiuria, secondo l'articolo 594 del codice penale;
- dire cose false che offendono la reputazione di qualcuno  può essere diffamazione, art.595;
- minacciare conseguenze ingiuste e dannose può essere minaccia, art.612;
- minacciare un male futuro per ottenere un profitto può essere un'estorsione, art.629;
- inviare sms ripetuti e sgraditi può essere molestia telefonica , art 660;
- rubare gli oggetti altrui costituisce un furto, art 624; se il furto è compiuto con violenza o minaccia nei confronti dell'altro si parla di rapina, art.628;
- chiudere in bagno un compagno può costituire violenza privata, art.610;
- picchiare qualcuno può essere reato di percosse, art.581, e se  le percosse provocano conseguenze gravi si aggiungono le lesioni, art.582;
- costringere qualcuno a compiere o a subire atti sessuali contro la sua volontà può considerarsi violenza sessuale, art.609 bis;
- diffondere contenuti personali e offensivi, come testi, immagini, filmati,attraverso internet o telefoni cellulari costituisce violazione della privacy, secondo la legge 675/1996 sulla tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali
Se il bullo compie dei reati diventa soggetto attivo del reato mentre la vittima diventa parte offesa ed i testimoni persone informate sui fatti.
Se i bulli sono minorenni, come succede troppo spesso, ormai, si prevedono responsabilità da parte di coloro che rispondono per lui, i genitori o gli insegnanti, quando sono a scuola.
A questo punto però sorge spontanea una domanda. E in internet? Ne rispondono i social network che ospitano le pagine dei bulli quando non provvedono a controllare ciò che questi scrivono o diffondono in rete, immagini e video offensivi, e ad oscurarli immediatamente?

sabato 1 dicembre 2012

Bullismo

"Bullying" è la parole inglese che  indica sia un insieme di comportamenti   ripetuti da qualcuno  che fa o dice cose per avere potere su   un'altra persona o per  dominarla, il "persecutore", sia i comportamenti della "vittima", ponendo al centro dell'attenzione la relazione nel suo insieme.
Il bullismo è un fenomeno sempre più vasto e grave ed è diffuso in tutto il mondo ma ancora sottovalutato
Troppo spesso il bullismo non viene infatti riconosciuto  come tale perché è confuso con i normali conflitti fra coetanei o coetanee.
In tanti anni di insegnamento mi è più volte capitato di avere in classe dei bulli e, in qualche caso, delle bulle, e di vedere quali conseguenze hanno avuto  i comportamenti di questi " carnefici" sulle vittime
Quando un bambino/a o un ragazzo/a è oggetto di prepotenze da parte di un altro bambino/a o ragazzo/a o da un gruppo di coetane/e o di ragazzi più grandi, che dicono e fanno cose spiacevoli, prepotenze volute intenzionali e ripetute, che impediscono alla vittima di difendersi, si deve parlare di bullismo.
Le vittime inizialmente vengono prese in giro con cattiveria, ricevono brutte parole e insulti o colpi, spintoni, calci, pugni, minacce; spesso ricevono anche bigliettini con parolacce. Il bullo le isola e racconta storie non vere su di loro in modo che anche gli altri compagni o compagne non rivolgano più la parola al o alla " colpevole". Spesso alle vittime vengono fatti " Scherzi" ( così li definiscono i bulli) molto pesanti, come il danneggiamento dei loro abiti o dei loro materiali scolastici, o il furto delle loro proprietà, o vengono   obbligati a fare cose che non vogliono fare. E la persecuzione  raggiunge il suo culmine quando viene richiesto loro del denaro o prestazioni sessuali. Le molestie sessuali sono forse le peggiori ma tutte le prepotenze sono deleterie per la vittima di bullismo.
I momenti peggiori in cui la vittima del bullo subisce le sue umiliazioni e le sue prepotenze verbali o fisiche a scuola sono in genere il cambio dell'ora, l'intervallo, la mensa, gli spostamenti in corridoio, le uscite ai servizi, le ore di fisica in palestra, ma vi possono essere dei seri problemi anche davanti a scuola o sullo scuolabus.
Quando succede fuori da scuola, al di fuori del controllo dell'insegnante, le vittime sono maggiormente in balia del bullo o dei bulli.
Se la vittima non trova il coraggio di parlarne con un adulto, o se gli altri compagni e compagne non capiscono la gravità di ciò che sta succedendo e anch'essi stanno zitti, la persecuzione si aggrava sempre di più
Spesso i bambini ma anche gli adolescenti non ne parlano perchè si vergognano, perchè sono stati minacciati ed hanno paura, perchè temono di non essere creduti o capiti o perchè non sono stati ascoltati e sono convinti che non serve a niente dirlo
E' estremamente importante che, alle richieste di aiuto di una vittima, gli adulti non rispondano mai nei seguenti  modi perchè accrescono e aggravano  la solitudine e il senso di impotenza di chi subisce prepotenze e umiliazioni varie : arraggiati!; è una faccenda che devi risolvere da solo perchè sei grande; succede a tutti e non si può fare niente; ribellati e fai il prepotente anche tu; se ti è successo è colpa tua e te lo sei meritato / te le sei andate a cercare; sono solo ragazzate senza importanza !
E' molto importante parlarne in classe e far sì che i compagni e le compagne spettatori di atti di bullismo ne parlino e non si schierino dalla parte dei bulli. I loro silenzi, la loro indifferenza  o la loro omertà complice fanno perdurare il fenomeno, mentre la loro riprovazione e le loro azioni di denuncia fanno modificare in modo rilevante gli atteggiamenti negativi e coercitivi dei prepotenti sulla debolezza della vittima
Bisogna sempre osservare con estrema attenzione le dinamiche  che intercorrono all'interno del gruppo classe ed intervenire subito quando si notano atteggiamenti prevaricatori da parte di alunni o alunne su compagni in difficoltà, insicuri o fragili o con disabilità o diversi per cultura e religione ...
E bisogna sempre prestare la massima attenzione a non confondere la vittima, che da passiva è finalmente riuscita a reagire per difendersi, con il persecutore o la persecutrice
Il bullismo dunque non è un problema solo per la vittima ma coinvolge anche quanti sanno che questi comportamenti avvengono (nella scuola o in altri contesti come lo spogliatoio di un campo di calcio, di basket, di volley o l'oratorio ...) e coloro che vi assistono, soprattutto per il clima di tensione e di insicurezza che si instaura.
Se i comportamenti prepotenti non vengono sminuiti o impediti possono avere un effetto devastante sulla vittima.
Se i bambini compiono atti di bullismo senza essere ostacolati attraverso un processo educativo è molto probabile che cresceranno abituandosi a compiere prepotenze e da grandi potrebbero anche picchiare il partner ed i propri figli.
Con il crescere dell'etá si ha di solito una diminuzione della frequenza degli atti di bullismo, ma quando questi persistono sono un chiaro indice di  disagio individuale stabile da parte del molestatore, che potrebbe a sua volta subire violenze da  adulti con cui vive o frequenta.
 I bulli persistenti sono a rischio di problematiche antisociali e devianti, mentre  le vittime rischiano quadri patologici di depressione  e di disistima .acute, che li possono spingere alla disperazione estrema e ad atti di autolesionismo gravi

Cyber bullismo

" Il bullismo è un fenomeno sociale complesso in continua evoluzione.
Negli ultimi anni, in seguito allo sviluppo delle tecnologie, ha assunto nuove forme e oggi si parla di cyberbullismo, inteso come forma di prevaricazione perpetrata attraverso i nuovi mezzi di comunicazione
In particolare telefonate o invio di SMS e MMS con testi o immagini volgari, offensivi o minacciosi; diffusione di informazioni private su un’altra persona, anche pubblicando filmati e foto su Internet; calunnie diffuse tramite mail, chat o blog.
Questa tipologia emergente di bullismo implica l’assenza di una relazione e di un contatto diretto tra la vittima e il bullo, che in molti casi riesce a mantenere l’anonimato. Per la vittima, inoltre, è più difficile sottrarsi alla prepotenza, anche perchè a volte non sa di essere “presa di mira” Infatti proprio il minore controllo, la possibilitá di attuare le prepotenze in qualsiasi momento del giorno e della notte, colpendo più persone in meno tempo e usufruendo di “diverse identitá”, rende questo problema molto complesso da affrontare e per alcuni aspetti affine ad altre problematiche legate all’utilizzo delle nuove tecnologie. "

Il cyberbullo agisce con crudeltá utilizzando Internet o il telefono cellulare.
Sono diverse le condotte del cyberbullo
Può inviare messaggi violenti e volgari per provocare vere e proprie ”battaglie” verbali online o inviare ripetutamente messaggi offensivi e volgari   o messaggi di minaccia (cyberstalking)
Spesso parla male di qualcuno online o invia o pubblica maldicenze per compromettere le amicizie o la reputazione di qualcuno
 E' molto grave quando si sostituisce a qualcuno online, clonandone l’account o utilizzandone il nickname ed invia messaggi che danneggiano la reputazione o espongono a pericolo la vittima ; o riesce a far escludere la vittima da una comunitá online - blog, chat, gaming, lista di amici –  fino a carpire segreti o informazioni della vittima e a divulgarli online 
 
Il computer è entrato a far parte delle vite dei bambini e dei ragazzi giovani e giovanissimi con una facilità che, solo pochi anni fa, non era neppure concepibile perché Internet è affascinante, ricco di colori, immagini, suoni e animazioni. Internet con Facebook e altri Social Network è per loro il mondo vero, uno specchio della realtà attraverso la quale si può vivere una vita interessante, fare amicizie, comunicare. senza problemi di timidezza, di insicurezza di non stima di sé ecc, che sono tipici dell'età e che emergono nei rapporti a tu per tu, ma Internet nasconde tante insidie e tanti pericoli.
E' pertanto importante che le famiglie non lascino mai soli i loro figli davanti ad un computer, per ore e ore spesso, senza spiegare loro, prima di quei viaggi online, quali possano essere i rischi a cui potrebbero andare in onda
Da vecchia blogger con parecchi anni di esperienza in Internet ho imparato ad essere cauta . Non amo facebook e non lo uso mai; preferisco scrivere i blog, ma comunicare online solo con i blogger conosciuti da tempo, sicuri e affidabili E non accetto più i commentatori sconosciuti ineducati o provocatori che offendono me o chi mi ha inviato commenti personali . Il rispetto è fondamentale
Gli adolescenti dovrebbero sapere che può essere molto pericoloso dare informazioni personali a degli sconosciuti, così come è altrettanto pericoloso inviare foto  di se stessi o accettare incontri se non si è sicuri dell'interlocutore
In internet è facile non dire la verità ed inventarsi e le persone possono facilmente non essere quelle che sono
Se si hanno dei dubbi su strane email o su strani incontri in internet è sempre meglio parlare con degli adulti sicuri, famiglia o insegnanti o  le forze dell'ordine, come i simpatici poliziotti che abbiamo conosciuto a scuola
Meglio diffidare ma non incorrere in qualche guaio serio rende migliore la frequentazione di  Internet