martedì 13 gennaio 2015

Arianna Szörényi testimone della Shoah italiana

Anche quest'anno a fine gennaio in Italia si ricorderanno le vittime dell'Olocausto 
Peer la Giornata della Memoria  venerdí 23 gennaio 2015 presso la Sala EXPO a Trezzano sul Naviglio (Milano), in Via Vittorio Veneto 30, sarà presente  Arianna  Szörényi , reduce dell'olocausto italiano, di origine ebraica ed autrice di  Una bambina ad Auschwitz  ed Mursia, le memorie sulla sua esperienza di sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz 

Arianna Szörényi è nata il 18 aprile 1933 a Fiume  da Adolfo Szörényi e Vittoria Pick di origine ebraica.  
Il padre ungherese lavorava come contabile nelle banca italo-ungherese della città di Fiume, dove aveva conosciuto la moglie, impiegata nella stessa banca. I due si sposarono nel 1917. 
Dal loro matrimonio nacquero otto figli: Edith (1917), Stella (1919), Daisy (1921), Alessandro (1923), Carlo (1925), Rosalia (1927), Lea (1929) e Arianna (1933). 
Nel 1935 tutti i figli vennero battezzati con rito cattolico. Edith, la sorella più grande, sposò un ufficiale italiano e andò a vivere a San Daniele del Friuli. 
Ed è proprio in questa cittadina che tutta la famiglia Szörényi scelse di trasferirsi nell'ottobre  1943 per sfuggire ai bombardamenti che colpirono Fiume e alle persecuzioni razziali. 
Traditi da un delatore, il 16 giugno 1944 tutti i Szörényi furono prelevati e portati prima ad Udine e poi a Trieste alla Risiera di San Sabba.

Arianna trascorre sei giorni nel campo di sterminio triestino condividendo la prigionia con due altri coetanei che come lei sopravviveranno al campo di Auschwitz, Luigi Ferri e Loredana Tisminieszky
Il 21 giugno 1944 la famiglia Szörényi è deportata ad Auschwitz-Birkenau. 
All'arrivo il padre e i due fratelli vengono separati dalle donne. 
Arianna ha soli 11 anni ma all'inizio viene aggregata alle donne con il numero di matricola 89219. Verso la fine di settembre una selezione più accurata la destina al "Kinderblock", la baracca dei bambini, separandola anche dalla madre e dalla sorelle. Arianna le vedrà attraverso la rete che separa i blocchi e un'ultima volta,da lontano, riuscendo a far avere loro un biglietto grazie all'aiuto di Luigi Ferri che era impiegato al campo come portaordini dell'infermeria.
Nel dicembre 1944 con l'avvicinarsi del fronte, cominciò l'evacuazione dal campo. 
Arianna è inserita con un gruppo di prigionieri nella "marcia della morte" che li conduce al campo di Ravensbrück e  successivamente a Bergen-Belsen, dove viene liberata dagli alleati il 15 aprile 1945, devastata nel fisico: è malata di tifo petecchiale, con un principio di TBC, ha i piedi congelati e i polmoni colpiti dalla pleurite. 
Dei  776 bambini ebrei italiani di età inferiore ai 14 anni deportati a Auschwitz, Arianna è tra i soli 25 sopravvissuti.  
L'anno successivo, dopo essere stata curata, torna a S. Daniele del Friuli dalla sorella Edith. 
Dai campi di sterminio è tornato vivo solo il fratello Alessandro, liberato a Buchenwald il 5 maggio 1945. 
Dopo un anno trascorso con la sorella, per studiare Arianna entra in un orfanotrofio dalle suore. Ottenuto il diploma, si trasferisce a Milano.
Nel dopoguerra scrive un diario accurato della sua esperienza, pubblicato  nella sua interezza solo nel 2014. 
Fatta eccezione per Luigi Ferri , che rilascia la sua testimonianza all'indomani stesso della Liberazione da Auschwitz di fronte ad una commissione d'inchiesta a Cracovia, Arianna è stata la prima bambina deportata dall'Italia a testimoniare in età adulta. 
Ha cominciato a rilasciare interviste già negli anni '70 con un articolo comparso sull'Unita' dell'11 marzo 1976, in occasione del processo per i crimini alla Risiera di San Sabba. 
Da allora si è resa disponibile a raccontare con frequenza la sua esperienza. 
La sua testimonianza è stata raccolta nel 1986 da Teodoro Morgani  nel libro Quarant'anni dopo, Carucci, Roma; nel 1994 da Mimma Paulesu Quercioli  ne L'erba non cresceva ad Auschwitz, Mursia, Milano, e   nel 1997 da Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida  nel libro I nazisti contro i bambini, Giuntina, Firenze.
Nel 2009 la voce di Arianna Szörényi è stata inclusa nel progetto di raccolta dei "racconti di chi è sopravvissuto", una ricerca condotta tra il 1995 e il 2008 da Marcello Pezzetti per conto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea che ha portato alla raccolta delle testimonianze di quasi tutti i sopravvissuti italiani dai campi di concentramento allora ancora viventi 
Il 18 febbraio 2014, Arianna ha presentato il suo diario nel libro  Una bambina ad Auschwitz che racconta nei dettagli la storia della sua deportazione, con interventi della storica Liliana Picciotto del CDEC e dello scrittore Dario Venegoni dell' ANED. Era presente anche la sua amica  Goti Herskovits Bauer, anche lei deportata a soli quattordici anni nel Campo di concentramento di Auschwitz

Per non dimenticare che cosa è stato il nazismo ed il fascismo del xx° Secolo !

mercoledì 7 gennaio 2015

Charlie Hebdo

Oggi era il giorno del rientro a scuola dopo le vacanze natalizie
Una giornata lunga con anche tre ore di lezioni pomeridiane 
Al mio rientro a casa nel tardo pomeriggio ho trovato mia mamma davanti alla TV che seguiva le notizie che arrivavano in diretta dalla Francia 
Notizie agghiaccianti sulla strage fatta in mattinata a Parigi nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo
Dodici morti tra cui il direttore del giornale ed altri vignettisti e giornalisti della redazione, due poliziotti  ed il custode del palazzo, ed altri feriti gravi e gravissimi
Immagini terribili di tre uomini in nero con i khalsnikov che hanno ucciso senza pietà
Un attentato alla libertà di parola e al mondo occidentale 
Una follia senza senso come folli sono state tutte le recenti barbare uccisioni in Medio Oriente di giornalisti, fotografi e cooperatori presi prigionieri dall' Isis e da gruppi simili di fanatici intolleranti

JE SUIS CHARLIE