martedì 22 dicembre 2009

Saetta ci ha lasciate...

Ho parlato spesso, all'inizio di questo blog, delle mie tre gatte, la mamma randagia e le due gemelle, nate in un vecchio mobile da restaurare in serra, nel luglio del 1996. Tutte nere e tutte bellissime
Saetta era la gemellina piccola, la più veloce, e la dispettosa, che si avvicinava a chi entrava, si faceva accarezzare e poi graffiava le mani...
Affettuosa ed attaccatissima a mia mamma, la seguiva dappertutto ed era la sua ombra
Saetta stamattina ci ha lasciate.
Da due settimane aveva quasi smesso di mangiare, lei che era la golosona che spazzava i piatti a velocità supersonica, e negli ultimi giorni beveva solo acqua addolcita nello zucchero. Rifiutava persino il suo amato latte
Stava in cucina a dormire vicino al termosifone quasi tutto il giorno e di notte in garage, vicino alla caldaia del riscaldamento, in una grossa scatola con sua mamma e sua sorella, che non la lasciavano più sola e la tenevano calda
Ora riposa in un angolo del giardino, riparato dalla neve e dalla pioggia, vicino alle tombe dei miei ultimi cane e gatto precedente
Di lei ci resterà il ricordo, tante foto che le ho scattato negli anni, la sua presenza sul tavolo nella serra, dove passava le sue giornate, e la speranza che nel paradiso dei gatti, lassù in cielo, sia tornata a giocare con i topi e gli uccelli e le lucertole che amava così tanto prendere e portare sullo zerbino di casa
Arrivederci, piccola ... la mia piccola bellissima e intelligente Saetta dagli occhi acquamarina !!! Che tu sia felice, per sempre, ovunque tu sia ...

domenica 13 dicembre 2009

12 dicembre 1969

Sono passati 40 anni dall'attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano.
Avevo 14 anni allora e quella strage mi lasciò sconvolta. Come tutti i tristi avvenimenti che si succedettero per molti anni da allora.
Il quotidiano La Stampa di Torino ha pubblicato oggi un'intervista a Freda, uno degli uomini processati come autore dell'attentato. L'ho letta ma non mi è piaciuta
Preferisco ricordare le vittime, non gli assassini
Per esempio Roberto Prina l'impiegato della banca che si salvò per miracolo
da La Stampa To:
" Avevo 29 anni quando è successo. Per anni ho vissuto nell’illusione che si trovasse la verità. Ma non si verrà a capo di nulla, se non verrà tolto il segreto di Stato. Oggi ho 69 anni. Aspetto ancora».
L’impiegato Roberto Prina, il 12 dicembre ‘69, era nel suo ufficio, primo piano della Banca Nazionale dell’Agricoltura, piazza Fontana, Milano. Quarant’anni dopo, aspetta ancora di sapere.
Si è salvato per miracolo
«Per una telefonata di lavoro improvvisa. Altrimenti sarei sceso al piano di sotto, dove è scoppiata la bomba. Invece sono volato per cinque metri. Quando mi sono rialzato ero una maschera di sangue. Ma ero vivo».
«Si sentiva l’odore. Sette chili e mezzo di plastico militare. E’ una fortuna che non siano mai state pubblicate le foto fatte dentro la banca. Siete fortunati a non aver visto quello che ho visto io. Quando sono arrivato al Policlinico, ho avuto la sensazione di essere come in guerra».
Ai funerali in Duomo « c’ero come tutti i milanesi. Allora non usava quella cosa odiosa che fanno adesso, battere le mani... Ricordo il silenzio, il rumore dei passi di chi portava le bare.
E il cielo nero. Una cosa sconvolgente. C’era la sensazione che stesse succedendo qualcosa di grave».

La prima pista fu quella degli anarchici, ma «Non ci ho mai creduto. Nemmeno allora. Era appena stato chiuso il contratto dei metalmeccanici. Erano anni di gravissimi scontri, anche ideologici. All’inizio mi ero illuso che si potesse arrivare alla verità. Ero così giovane... Ai processi si è parlato di servizi segreti deviati... Non esistono. I servizi sono segreti e basta».

I processi se li è fatti tutti o «quasi. Poi ho smesso. Ero testimone perché ero lì.
Ero parte lesa perchè rimasi ferito.
Il primo a interrogarmi fu il giudice Occorsio.
Ricordo i viaggi a Roma, dove avevano appena inaugurato il palazzo di giustizia a piazzale Clodio.
E poi a Catanzaro, dove avevano trasferito il processo.
Mi davano 7 mila lire per il treno e l’albergo.
Alla fine scrissi una lettera al presidente della Corte.
Gli dissi che non ci andavo più. Tanto quello che avevo da dire lo avevo detto. Se volevano, mi arrestassero pure, ero stanco di tutto.
Poi ho smesso anche di seguire i processi. C’è un solo modo di restituire la dignità alla società civile calpestata».
Togliere il segreto di Stato
« Una volta mi hanno detto che non serve a niente toglierlo. Se non serve a niente lo tolgano.
Io la pelle almeno l’ho salvata.
Lo facciano per quelli che hanno perso tutto. La vita o gli affetti o la salute.
Sono stato in cura per anni. Sindrome da choc post traumatico. Sentivo l’odore del sangue. Sono andato avanti a psicofarmaci. Sto ancora aspettando l’invalidità».

«Ho molta ammirazione per quello che sta facendo il Presidente Napolitano. Il rischio è che vada tutto nel dimenticatoio. Una cosa così non si può dimenticare. Né io, né voi».

venerdì 11 dicembre 2009

Dashboard

Mercoledì ho cambiato il template del blog
In un blog conta soprattutto il contenuto ma anche il suo aspetto attira chi lo visita, per cui rinnovarlo ogni tanto è piacevole e necessario
Il mio blog è monitorato da google analytics e l'altra sera ho sbagliato ad inserire il codice di monitoraggio nell' htlm del nuovo modello che avevo scelto
Stamattina sono andata a controllare e mi sono subito accorta dell'errore perchè nel giorno 10 dicembre non c'era stato nessun visitatore...
Nel blog dal 9 novembre al 9 dicembre ci sono state 3.538 Visite con 4.212 Visualizzazioni di pagina provenienti da 40 Paesi
Rispetto ai mesi precedenti i visitatori sono notevolmente diminuiti ma probabilmente questo è dovuto al fatto che io ho scritto poco e non per quello che ho scritto
Il fatto curioso è che in quest'ultimo periodo i post più letti del blog sono stati 4 non recenti :
riflesioni sulla libertà gennaio 2009
adolescenza gennaio 2008
l' amore non svanisce mai novembre 2006
se io fossi il vento dicembre 2007
Chissà perchè proprio questi e non altri, altrettanto e forse anche più interessanti ?

Internet e la banda larga fanno paura?

Alcune settimane fa ero super impegnata a finire di preparare il materiale da utilizzare con i miei alunni nel laboratorio di volontariato del mercoledì pomeriggio, in vista del mercatino di Telethon della settimana scorsa, e quindi riuscivo a malapena a sfogliare il quotidiano
Una notizia però, che è stata riportata più volte, mi ha interessata parecchio
La notizia ormai è tristemente nota a tutti: il governo italiano, dopo aver preparato un piano ( ben miserello in effetti!) per lo sviluppo di internet, ha deciso di metterlo in soffitta, rimandando ogni intervento a dopo la crisi, quella famosa crisi che dovrebbe essere superata in effetti!!!
A marzo 2009 un rapporto del responsabile del dicastero dello sviluppo economico, che doveva rimanere riservato, fu immediatamente pubblicato su internet.
Il rapporto metteva in evidenza il fatto che in Italia esiste una forte disparità, nella possibilità di accedere ai collegamenti a larga banda, che interessa oltre sette milioni di cittadini, per lo più abitanti di aree rurali e di piccoli centri.
La banda larga, inoltre, è basata quasi esclusivamente su vecchi cavi telefonici in rame, destinati a collassare rapidamente man mano che si estendono i servizi multimediali su internet, radio, tv, film.
Alla base dell’arretratezza italiana vi sono diverse cause, in particolare la non divisione della gestione della rete, che dovrebbe essere neutrale, dalla fornitura di servizi in concorrenza.
Inoltre vi è una grave carenza di investimenti per una rete moderna in fibra ottica, che garantirebbe migliore capacità di trasmissione e affidabilità nel tempo .
Dal 2004 i soldi spesi per lo sviluppo della rete in Italia si sono molto ridotti, mentre nel resto d’Europa lo stanziamento è più che triplicato.
Tutte le nazioni hanno capito il valore strategico ed economico di internet
Il governo finlandese per esempio nei piani anticrisi ha previsto forti stanziamenti per rendere l’accesso alla rete un diritto costituzionale dei cittadini, con l’obiettivo di fornire almeno una connessione a un megabit entro il 2010 e di cento volte superiore nei cinque anni successivi.
In Italia, secondo il rapporto suddetto, servirebbero almeno dieci miliardi di euro nei prossimi cinque anni per costruire una situazione ottimale, in cui internet diventerebbe un pilastro per lo sviluppo economico e permetterebbe anche business remunerativi alle aziende.

Da quel Rapporto è poi devirato il " Piano Romani ", dal nome del vice ministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni che lo ha promosso.
Il piano prevedeva un intervento di circa 1,47 miliardi di euro da privati e di 800 milioni dallo Stato.
Questi 800 milioni sono i soldi scomparsi per decisione della presidenza del Consiglio.

Ancora una volta l'Italia ha perso il tram per migliorare
Ma l’Italia attualmente è governata, a livello politico, ma anche culturale ed industriale, da persone non giovani che temono le novità, qualunque esse siano .
Al governo vi sono politici tra i più anziani d’Europa, nelle università si riesce ad avere una cattedra superati i cinquanta e passa anni e anche i manager non sono mai giovincelli.
All’estero, invece, i policy makers sono più giovani della media e l’istruzione è molto più alta: in Italia solo il 31 per cento delle élites è laureato, contro il 51 per cento degli inglesi, il 58 per cento dei francesi e il 65 per cento dei tedeschi.
Tutto questo non aiuta certo l’Italia all’innovazione e alle nuove tecnologie

E in Italia la classe politica al governo predilige investimenti consolidati, quelle cosidette Grandi Opere, simbolicamente rappresentate dal futuristico ma ben poco utile ponte sullo Stretto e dal famigerato ritorno delle Centrali Nucleari.
L'unica grande scoperta del governo è il passaggio alla televisione digitale, che costerà, secondo le associazioni dei consumatori, 2,6 miliardi di euro solo in decoder.
Un passaggio che fino ad ora ha solo creato parecchi problemi di " non visione" della TV stessa e che intaserà le discariche , per lo più abusive, dell' Africa, con tutti quegli apparecchi dismessi ma ancora perfettamente funzionanti, senza migliorare di molto i contenuti culturali
Ma soprattutto Internet fa paura ai nostri governanti perchè, a differenza dell’informazione tradizionale, è impossibile controllarlo in modo soft ( Per controllarlo completamente si devono adoperare metodi autoritari come in Cina o Corea o Cuba , per esempio).
Internet di solito viene nominato sulle prime pagine dei quotidiani di larga diffusione e dei tg quasi esclusivamente per segnalarne gli aspetti negativi ed i rischi: pedofilia, siti di gruppi estremisti, dipendenze e malattie da curare; ma mai per far conoscere quel grandissimo universo di news autoprodotte, spesso di elevato valore informativo, dei forum, network, blog e siti consultabili ovunque in tempo reale
.
Nelle nostre cronache parlamentari, invece, la rete compare sempre in proposte di legge e decreti intesj a limitarne la libertà di espressione, al punto che il Times parlò in un caso di “attacco geriatrico ai bloggers italiani”.
In Italia non tutti per fortuna passano la loro vita davanti alla tv a comprare contenuti digitali - partite e grandi fratelli, veline e isole dei famosi... - ; il popolo di internet resisterà, come resiste da ben quindici anni, alla miopia dei " vecchi" e si arrangerà a costruire il futuro, nosnostante tutto e tutti

Lo sciopero della Conoscenza

"Le lavoratrici ed i lavoratori che operano nei settori della conoscenza e l'intero sistema di istruzione, formazione e ricerca sono al centro di una gigantesca operazione di riduzione delle risorse e di tagli al personale. Il lavoro viene mortificato e vengono ridotti gli spazi di contrattazione. Si pregiudica, in questo modo, il diritto universale dei cittadini all'accesso all'istruzione e alla formazione, sancito dalla nostra Costituzione.
Vista la gravità della situazione, il Comitato direttivo nazionale della FLC Cgil, nella riunione del 17 novembre, ha assunto la decisione di proclamare uno sciopero generale di tutti i settori della conoscenza per l'11 dicembre.
"

* tagli di risorse e riduzione di personale nei comparti della conoscenza per effetto della legge 133/08
* 'insufficiente stanziamento previsto per i prossimi rinnovi contrattuali
* progetti di riordino che mirano allo smantellamento del sistema pubblico di istruzione e formazione e la riorganizzazione degli enti pubblici di ricerca
* mancanza di un piano organico per la stabilizzazione del personale precario
* contenuti del decreto legislativo in materia di pubblica amministrazione che riduce gli spazi di democrazia, le garanzie e le tutele per i lavoratori
* richiesta di chiusura in tempi rapidi dei contratti 2006-2009 del comparto AFAM e dell'Area V dei dirigenti scolastici
* richiesta di apertura dei tavoli contrattuali 2006-2009 per l'A.S.I e la dirigenza di università e ricerca


Io non sono mai stata "comunista", non ho una tessera del sindacato perchè parecchi anni fa non ho più rinnovato quella della Cisl, non sono una "fannullona" perchè lavoro seriamente e cerco sempre di dare il meglio di me stessa anche dopo tanti anni di insegnamento, e molte delusioni, ma non mi rassegno proprio a vedere calpestato l'enorme patrimonio di saperi e competenze del nostro paese da parte di un governo che pensa a tutt'altro.

E quindi oggi faccio sciopero
Lo sciopero della conoscenza

E' stata una scelta ponderata a lungo, una scelta anche di sacrificio, perchè mai come ora , in magri tempi di recessione in cui tutto costa fin troppo, i soldi servono per arrivare dignitosamente alla fine del mese, ma è una scelta obbligata; faccio sciopero per me che sono ormai tantissimi anni che insegno, ma soprattutto per le mie giovani colleghe che sono all'inizio e che affrontano una carriera ed un futuro veramente incerti e precari

Ritengo inaccettabile che il governo non preveda nella legge finanziaria risorse sufficienti ed adeguate per i rinnovi contrattuali dei nostri comparti.
È gravissimo che i lavoratori della conoscenza sommino allo stato di disagio determinato dagli effetti della legge 133/2008 e dai provvedimenti legislativi che si sono succeduti in questi mesi, il danno del mancato riconoscimento di un diritto essenziale quale il rinnovo del contratto.

Il progressivo impoverimento dei vari settori scuola, determinato dalle politiche miopi di questo Governo, in particolare l’applicazione della seconda tranche di riduzione di personale docente e Ata, rende preoccupante la situazione dei lavoratori della scuola , sia in termini di aumento dei carichi di lavoro, sia per quanto riguarda la qualità della prestazione lavorativa, che risulta compromessa per effetto della riduzione di organico effettuata per questo anno scolastico.
Devono essere rivisti e cancellati quegli “obiettivi di risparmio” che stanno mettendo in ginocchio la scuola, la ricerca, l’università e le accademie ed i conservatori

Devono essere reperite risorse per il finanziamento di tutti i settori pubblici della conoscenza
Ma il Governo non ha dato risposta alcuna ai nostri problemi
L'unico problema del governo è quello di salvare dai processi per mafia e quant'altro i suoi rappresentanti illustri e non !!!!

La scuola non è solo importante per uno Stato, la scuola è fondamentale
Ma evidentemente la Scuola, così com'è ora, fa paura a questo governo che non basa le sue leggi sulla democrazia e sulla costituzione, a salvaguardia del rispetto e della libertà di tutti i cittadini, italiani o stranieri che siano !!!

mercoledì 9 dicembre 2009

Violenza e diritti umani

" Undici mila persone uccise in sei anni. Questo è il bilancio delle operazioni di polizia condotte in Brasile. La denuncia arriva dall’associazione umanitaria Human Rights Watch, secondo cui la maggior parte degli omicidi è avvenuta in stile esecuzione. Questo documento di 122 pagine pubblicato ieri ne segue un altro diffuso lo scorso anno dalle Nazioni Unite, secondo cui la polizia brasiliana sarebbe stata responsabile di una «significativa porzione» dei 48mila omicidi commessi nel Paese l’anno precedente. "

" Pena di morte per gli omosessuali: è questa la controversa proposta di legge all’ordine del giorno in Uganda. Nel Paese gli atti omosessuali sono già considerati illegali, ma questo provvedimento punta a colpire la cosiddetta “omosessualità aggravata”, cioè i rapporti gay consumati con disabili, minorenni o persone affette dal virus dell’Hiv, che verrebbero puniti con la pena capitale.
La legge prevede inoltre fino a 7 anni di reclusione per amici o familiari che non denunciano l’illecito alle autorità, e ai proprietari terrieri è vietato l’affitto agli omosessuali.
Secondo le stime in Uganda ci sarebbero 500 000 omosessuali su una popolazione di 31 milioni di persone.
Gli attivisti dei diritti gay sostengono che le leggi esistenti perseguono in modo già molto aspro gli atti omosessuali, con la condanna a ingenti risarcimenti pecuniari e, in alcuni casi, all’ergastolo.
I promotori della legge sostengono invece che sia “fondamentale proteggere la famiglia tradizionale proibendo in maniera categorica ogni tipo di relazione tra persone dello stesso sesso”. "
Queste sono due notizie che ho letto stasera sul quotidiano online La Stampa
Due differenti facce della medaglia che ci raccontano di come in tante parti del mondo, così lontane ma non diverse tra loro, ancora prevalgono le violenze delle istituzioni, i soprusi sui " diversi" ( ma chi è in effetti il diverso e chi il normale ? ), gli abusi contro i diritti umani e le libertà individuali
Quando cesseranno mai questi orrori e questi abomini che insozzano la nostra umanità e la nostra intelligenza " superiore " ?

sabato 5 dicembre 2009

Missione Afghanistan

Con il già programmato invio di 200 istruttori militari, il nostro contingente militare salirà a 4mila uomini, diventando il quarto più grande schierato in Afghanistan dopo quelli statunitense (100mila), britannico (9.500) e tedesco (4.400), scavalcando canadesi (2.800) e francesi (3.100).
Le truppe da mandare in Afghanistan verranno recuperate in gran parte dal Kosovo, forse qualcuna anche dal Libano.
Anche i soldi necessari per finanziare l’escalation italiana in Afghanistan arriverranno dal disimpegno militare su altri fronti, senza quindi comportare ulteriori aggravi di spesa.
I mille uomini in più verranno impiegati in combattimento:
“A Herat sono schierati tre Battle Group: prevediamo di portarli a quattro, in modo da permettere una svolta radicale nell’attività operativa”, consentendo alle truppe italiane di “bonificare una zona e poi di presidiarla in modo da impedire agli insorti di riconquistarla”.
da PeaceReporter, che ha ripercorso le tappe del progressivo coinvolgimento italiano nella guerra in Afghanistan.

I soldati attualmente schierati in Afghanistan sono 2.800 - ne sono autorizzati al massimo di 3.227, quota raggiunta nei mesi scorsi con l'invio delle truppe di rinforzo temporaneo per le elezioni, poi ritirate)
I Militari caduti in missione dal 2001 sono 22 , di cui 14 in azione e 8 in incidenti o per malattie
Il costo della missione dal 2001 è di oltre 2,5 miliardi di euro ed è in costante aumento: oltre 500 milioni nel 2009 contro una media di 300 milioni nei primi anni .
Gli Usa di Obama si trovano oggi nella stessa situazione in cui si trovava l’Urss di Gorbaciov nel 1985
Appena salito al potere, il presidente della superpotenza mondiale si ritrova a dover gestire la grana dell'Afghanistan. Dopo anni di occupazione militare, la guerra sta andando male e la guerriglia afgana sta vincendo.
I generali chiedono rinforzi, sostenendo che i centomila soldati sul campo non bastano per tener testa ai ribelli: per evitare la sconfitta ci vogliono decine di migliaia di uomini in più.
A peggiorare le situazione c'è un presidente afgano che è diventato corrotto, inaffidabile, debole e incompetente, e che vive barricato nel suo palazzo.
C'è bisogno di un governo locale più forte, in grado di gestire da solo la sicurezza nel paese così da consentire, nel giro di alcuni anni, il ritiro delle truppe straniere.
Questa è la situazione che sta vivendo il presidente Obama oggi, nel 2009. Ma è anche quella che visse il presidente Gorbaciov nel 1985.
Dal numero delle truppe schierate al presidente afgano inaffidabile, che all'epoca non si chiamava Karzai ma Karmal, che nel 1986 venne rimpiazzato con Najibullah, mentre a Karzai è stata data un'altra chance per mancanza di alternative, tutto è uguale.
Come Obama, Gorbaciov concesse i rinforzi chiesti dai suoi generali e allo stesso tempo iniziò a pianificare un'exit strategy.
Il ritiro dell'Armata Rossa dall'Afghanistan iniziò nel 1988, tre anni dopo l'insediamento di Gorbaciov. Le truppe Usa, invece, non se ne andaranno dall'Afghanistan prima del 2014-2015.

Gorbaciov ha sconsigliato a Obama di mandare più truppe, invitandolo a non ripetere gli errori commessi in Afghanistan dai sovietici e di accelerare il ritiro.
Obama invece ha deciso di dare ascolto ai suoi generali e ai ‘falchi' del Pentagono, sicuri di riuscire a capovolgere le sorti della guerra anche confidando sul fatto che i talebani di oggi sono più deboli dei mujaheddin di ieri perché dietro di loro non c'è una potenza militare e non godono del pieno sostegno della popolazione.
A parte il fatto che i talebani ricevono dall'estero ingenti finanziamenti e armi di ultima generazione , provenienti da pachistani, arabi, iraniani, cinesi e russi, il sostegno della popolazione afgana se lo stanno progressivamente guadagnando proprio grazie al protrarsi dell'occupazione straniera.
Altro che "nuova strategia". "Non siamo ancora come negli anni '80, quando la popolazione era in maggioranza con noi ribelli", ha dichiarato tempo fa Farooq Wardak, ex comandante mujaheddin oggi ministro dell'Istruzione del governo Karzai. "Ma ho paura che se le cose vanno avanti così, presto avverrà lo stesso".Appena insediatosi Obama aveva promesso una "nuova strategia" per l'Afghanistan basta su più ricostruzione, più aiuti alla popolazione, più democrazia. Invece ha scelto di continuare a sostenere un regime corrotto e illegittimo e di proseguire sulla strada dell'escalation militare. Più truppe, più guerra, più vittime civili, più sofferenze per la popolazione non faranno che accrescere l'odio verso gli stranieri e la popolarità dei talebani.

Il caso è chiuso !

" A quattro mesi dalla bufera mediatica che investì il direttore di Avvenire Dino Boffo, e a tre mesi dalle sue dimissioni, il direttore del Giornale Vittorio Feltri ha scritto in prima pagina, nell’insolita veste di una risposta alla lettera di una lettrice, che «il caso è chiuso», fu effettivamente «una bagatella» e non «uno scandalo», e che l’atteggiamento «sobrio e dignitoso» di Boffo ora «non può che suscitare ammirazione».
La Cei parla di «ammissioni tardive», il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, di una «retromarcia clamorosa e importante» che non cancella però quanto è stato.
Il diretto interessato affida ad una dichiarazione pubblicata sul sito online del quotidiano dei vescovi il suo dispiacere per l’«incauto» coinvolgimento nella querelle di altre persone, che spera ora «siano lasciate in pace».
Feltri interviene di nuovo, dicendosi «un pò sconcertato», e definisce così la sua presa di posizione: «Nè scuse nè lacrime», nè tantomeno «una retromarcia», ma solo «una doverosa precisazione».

La ferita aperta nei media e nel mondo cattolico, oltre che nelle vite delle persone coinvolte, in quelle settimane..., fatica a rimarginare, tanto da indurre il presidente della Cei, card.Angelo Bagnasco, a cogliere l’occasione del Congresso dell’Unione stampa cattolica per lanciare un duro monito a tutto il mondo dell’informazione.
«Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo, rischiando di incidere negativamente sulla sua coscienza, sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessa delle persone».
Bagnasco invoca la nascita di una «info-etica» che, al pari della bio-etica, vigili sulla violazione della vita e della dignità.
E ribadisce che è tutto il Paese ad aver bisogno di «un linguaggio serio e sereno».
«Un buon giornalista avrebbe verificato la notizia prima di pubblicarla».
Il cdr di TG2000 giudica «inqualificabile» la campagna mediatica «che Il Giornale ha orchestrato, nascondendosi dietro al diritto di cronaca», una «campagna diffamatoria» che ha colpito Boffo, la sua famiglia e le sue redazioni.
Il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: «Quella di Feltri su Boffo è una furbata più che una sincera retromarcia e una seria ammissione di errore cagionato. Conferma che questo non è giornalismo da insegnare a nessuno».
Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, si chiede «chi e come porrà riparo al danno personale e professionale» fatto a Boffo.
Secondo Enrico Letta, vice segretario del Pd, le parole odierne di Feltri sono «sconcertanti» e «l’ipocrisia di queste cripto-scuse non restituirà il dolore» provocato.
«Dopo il danno arriva la beffa», è l’opinione di Rosy Bindi, presidente dell’assemblea nazionale del Pd, secondo la quale ora «non si restituisce a Boffo ciò che gli è stato tolto con una vigliacca campagna di disinformazione»."
Dopo Boffo, è toccato di nuovo in questi giorni ad Alessandra Mussolini di finire in prima pagina per un presunto video hard
E domani, a chi toccherà ?
Quando si stabiliranno delle regole deontologiche serie che impediscano di rovinare le persone con pseudoscoop e porcherie simili ???

La rivoluzione viola

Oggi pomeriggio ho seguito in diretta da Roma su Rainews24 il No B-Day, la manifestazione antiberlusconi convocata via web a Piazza San Giovanni
Erano tantissimi i giovani che hanno partecipato e arrivavano da tutta Italia, senza l'appoggio di apparati organizzativi di partiti o sindacati. L' unico messaggio espresso da tutti i partecipanti era: ''Berlusconi vada a casa'' , ''non ci interessano le conseguenze delle dimissioni di Berlusconi; l'importante e' che si dimetta subito''.
Gli organizzatori hanno parlato di oltre un milione di presenti.

" Caro cavaliere, perché non ha il coraggio di affrontare i suoi vari processi, invece di impegnare per mesi il parlamento a trovare un modo per evitarli, violando la costituzione che afferma che “la legge è uguale per tutti” e non “per tutti eccetto Silvio”?
Abbia un po’ più di coraggio e di fiducia nella giustizia. Se è innocente non ha nulla da temere. Se invece sa di essere colpevole dia le dimissioni.
E abbia anche un po’ più di rispetto per la democrazia e il parlamento. Se i suoi colleghi deputati e senatori del suo partito non sono d’accordo con lei hanno tutto il diritto di esprimerlo e lei non ha il diritto di minacciarli di espellerli dal suo partito, che non è la sua azienda. "
Margherita Hack - 28 novembre 2009 -
Si è svolta ieri l'udienza del processo per concorso in associazione mafiosa al senatore Marcello Dell'Utri, celebrato a Torino per motivi di sicurezza con la testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza
Al termine la Corte ha deciso di non fare ulteriori domande al pentito ed ha disposto la citazione dei boss Giuseppe e Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro, rinviando il processo all'udienza dell'11 dicembre.
Spatuzza ha rivelato di un incontro con i tre boss durante il quale Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi furono indicati come i nuovi referenti politici di Cosa Nostra
"Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro 'crasti' socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra.
Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5''
''C'e' di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri''.
''Grazie alla serieta' di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani'' .