lunedì 12 dicembre 2011

La Casta

" ... in molte Regioni governate da noi il vitalizio è già stato abolito. Sia ben chiaro: si tratta di un intervento che non è a costo zero per tante persone, perché molti una volta finito il mandato si troveranno in una condizione non molto diversa da quella dei lavoratori messi oggi in mobilità che non possono arrivare alla pensione. Persone che ha fatto politica da sempre e non hanno una professione, altri che hanno dovuto trascurare il loro lavoro, politici che una volta tornati a casa dovranno vivere con lo stipendio della moglie. ... per molti di loro non stiamo parlando del superfluo, ma dell’essenziale della vita. Poi devo ricordare che l’indennità dei deputati non è più indicizzata dal 2001, da quando era presidente Casini. Mentre in questa legislatura, dall’inizio del 2008, abbiamo tolto 500 euro dalla diaria, 500 dal rimborso del cosiddetto rapporto con gli elettori e altri 500 dall’indennità. Il totale fa 1500 euro al mese. Dovuti».
«...  Dobbiamo ancora dare. Però attenzione perché se dovessimo adeguarci alla media europea, per effetto dei compensi ai collaboratori che in Europa sono più alti, noi costeremmo di più».
....
«E’ iniziato un percorso che porta alla delegittimazione della politica ma soprattutto del Parlamento. Ed in tutto questo ci vedo un pericolo per la democrazia del Paese, perché ogni volta che è stata attaccata la vita parlamentare c’è sempre stato un affievolimento delle garanzie democratiche. Ma se fossimo percepiti utili alla vita del paese probabilmente l’opinione pubblica non sarebbe così insofferente per le nostre indennità».
«Bisogna cambiare la legge elettorale, ridurre il numero dei parlamentari, e poi introdurre regole che ci difendano dagli Scilipoti e dalle compravendite dei deputati, dagli strani modi con cui una persona viene candidata. Insomma bisogna fare il possibile per ristabilire la dignità dell’istituzione, perché avanti di questo passo non cambia se lo sbocco è una dittatura populista o l’affermazione di una tecnocrazia». dall'intervista pubblicata oggi su La Stampa To a Rosy Bindi  PD
Non sono così ottimista come l'onorevole del PD Rosy Bindi sulle abolizioni dei privilegi della casta politica italiana in tempi brevi così come non credo che si possano paragonare certi politici ai comuni lavoratori che perdono il posto   
I privilegi della classe politica attuale ci sono e come tali saranno difficili da togliere in tempi brevissimi visto quanto i parlamentari sono affezionati ai loro stipendi e pensioni, non certo da operai. La nuova manovra salva Italia del governo Monti non è granch' è equa e si affida pure lei alla " generosità ed al buon cuore" dei soliti che hanno sempre pagato le tasse
La lotta all'evasione, la tassazione dei redditi elevati, la riduzione delle spese militari, la riduzione dei Parlamentari stessi, sono delle belle parole che come tali riempiono la bocca di tutti quelli che ci governano, anche i tecnici di nuova nomina, ma nulla cambia mai sotto il sole ed il cielo del bel paese. Pagano i pensionati, pagano i lavoratori dipendenti, pagano i ceti medi e bassi Come sempre E solo loro
Sono perfettamente d'accordo invece con l'onorevole Bindi sul fatto che si debba cambiare la legge elettorale, il porcellum del leghista Calderoli, ma anche che sia estremamente importante che si facciano delle leggi che salvaguardino il parlamento da quei politici che continuano a cambiare partito Quelli che vengono eletti con un partito che poi lasciano per passare al gruppo misto, per passare ad un altro partito di tendenza completamente opposta al primo e poi magari di passare anche ad un  terzo, con lauti pagamenti per la felice scelta !!!
Si dovrebbe far sì, per esempio,  che un onorevole che è stato eletto in un partito resti in quel partito per tutto il tempo della sua nomina; nel caso decida invece di uscire dal partito, deve essergli impedito di restare in Parlamento Deve dimettersi, lasciare il posto ad un altro e tornarsene a casa. In questo modo non avremmo i vari Scilipoti di turno e non saremmo arrivati ad un governo Monti, che per salvare l'Italia dalla catastrofe ci affossa con tasse, Ici Imu e quant'altro ci sia, da fare pagare ai soliti poveri tapini che già tirano la cinghia per arrivare a fine mese
E Berlusconi, invece di dire le sue solite cretinate tipo " gli Italiani sono tutti benestanti ", farebbe meglio a togliere i veti che impone al nuovo governo e a pagare le tasse anche per le sue emittenti televisive, che ora sono gratis 
Come Bossi, che inneggia alla  secessione della Padania e alle nuove monete padane, perché " l'euro è kaput", dovrebbe ritirarsi in silenzio in un bel eremo cisalpino " in cima ai bric " a meditare ; con i suoi tira e molla con il Pdl, per mesi e mesi la Lega non ha fatto altro che fare casino e non combinare nulla, contribuendo ampiamente ad aumentare il deficit italiano, quello che ora dobbiamo pagare noi naturalmente, e a portare l'Italia sull'orlo del baratro economico
Se si vergognassero tutti quanti almeno, invece di continuare a blaterare idiozie da tutti i salotti politici esistenti in  Rai e nelle Tv private, saremmo tanto felici di non vederli più, i signori della casta politica italiana E la democrazia migliorerebbe alquanto ....

Angela Casella

E' morta Angela Casella, che osò sfidare la 'ndrangheta quando le rapirono il figlio
Nel giugno 1989 Angela si incatenò nelle piazze di Platì e San Luca, paesi dell'Aspromonte, per chiedere la liberazione di suo figlio Cesare 
«Combatti con qualcosa che non vedi e che non senti». Erano state le sue parole per cercare di sconfiggere quegli uomini senza volto e senza scrupoli. Piccola, minuta, il volto scarno, il coraggio negli occhi I giornali la chiamarono «Mamma coraggio». Si legava dentro a una tenda e fuori appoggiava dei cartelli: «Cesare, forse tu non hai nemmeno una tenda». O si teneva solo ai ceppi: «Mio figlio è così da 17 mesi». Attorno aveva qualche madre calabrese. Colpiva i cuori, in silenzio. E’ morta in silenzio, tre anni di interventi chirurgici, una lunga malattia, una voce flebile: «Non odio la Calabria. E’ una regione bellissima. Ne ho un ricordo stupendo, se penso ai quei giorni. Di solidarietà».
Cesare Casella fu liberato il 30 gennaio 1990, quando la madre era tornata a casa e i carabinieri avevano arrestato Giuseppe Strangio, l’esattore della banda, la notte di Natale, mentre cercava di ritirare un nuovo miliardo del riscatto.
La sera di lunedì 18 gennaio 1988, mentre Cesare stava rientrando con la sua auto nella nebbia, una vettura gli bloccò la strada e due banditi incappucciati lo prelevarono puntandogli contro una pistola. Prima lo tennero in un garage, vicino a Pavia, poi lo trasferirono sull’Aspromonte. Nella stessa zona erano prigionieri Marco Fiora e Claudio Celadon, altri due sequestri che fecero storia. Li costringevano in tane lunghe due metri, larghe uno, e alte uno e mezzo, ai piedi di un albero alla cui base erano assicurate le catene da legare alla caviglia e al collo della vittima. Le pareti erano foderate da un muro di sassi. Sopra, una lamiera ricoperta di foglie.
Quando, dopo aver già ricevuto il miliardo pattuito, il telefonista della banda ne pretese altri 5, insultando il padre Casella, Angela decise di andare in Calabria per manifestare la sua disperazione. Scese una prima volta nel novembre 1988. Poi il 10 giugno ’89, per rompere il silenzio e smuovere le coscienze. Girò le piazze e raccolse firme di solidarietà, suscitando ammirazione e commozione e inducendo lo Stato a fare qualcosa di più. Alla fine, quella drammatica partita la vinse lei. Cesare venne liberato dopo 743 giorni. Solo Carlo Celadon  restò più tempo in mano agli aguzzini: 831 giorni.
«Non bisogna mai aver paura» sono le parole di Angela che ricorderò sempre e la sua grande forza di donna coraggiosa, tenace e combattiva.

domenica 11 dicembre 2011

Ombre di un lontano passato di morte

"Così sterminarono donne e bambini"
Strage di Fucecchio,  provincia di Firenze, 1944. 
" Le urla non si possono dimenticare. «La mi’ sorella aveva 16 anni. Urlò tanto: “Non m’ammazzate, non m’ammazzate!”. Ma poi l’ammazzarono...». 
«Mi ricordo... Altroché se mi ricordo. Arrivarono... Noi eravamo tutti a letto. La mi’ sorella la presero per il collo e la mi’ mamma disse: “Che ‘ni fai?". E loro presero e andarono via. Presero tutte le persone che c’erano, le misero al muro e le mitragliarono. Io rimasi su e vidi che buttarono come una bomba a mano, poi crollai e sentii un colpo di dietro per vedere se ero viva. Me lo porto fino alla morte, purtroppo, questo dolore».
«Poi ammazzarono i miei due cugini , li ammazzarono tutti e due con la cassa del fucile. Il piccino puppava la mamma e quello grande aprì gli occhi. La mamma disse: “Puppa, bimbo, puppa”. E gli diedero na’ costa sul capo...». 
Dalla testimonianza resa a processo della signora Giovanna Simoni, che il 23 agosto 1944 aveva 12 anni      
Furono due ore di spari nelle campagne, fra i canneti e i campi di mais del Padule, zona povera e contadina fra Fucecchio e Montecatini. Due ore di violenza senza pietà, uno dei più gravi eccidi compiuti dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, undici giorni dopo quello di Sant’Anna di Stazzema, in cui furono trucidate 184 persone: 94 uomini, 63 donne, 27 bambini. 
Dalla primavera 2011 quella strage ha però dei colpevoli. Il tribunale militare di Roma ha infatti condannato all’ergastolo 3 soldati tedeschi, contumaci, che non hanno partecipato alle udienze e non hanno mai voluto dire neanche una parola al riguardo. Sono l’ex capitano Ernst Pistor, l’ex maresciallo Fritz Jauss e l’ex sergente Johan Robert Riss, 88 anni, che appartenevano a diversi reparti della 26a divisione corazzata dell’esercito nazista. Un quarto imputato, l’ex tenente Gherard Deissmann, è morto a cent’anni prima della fine delprocesso.
Lo storico Poalo Pezzino ha definito quanto successo nelle campagne di Fucecchio «un’operazione di desertificazione totale». Definizione che il procuratore Marco De Paolis ha fatto sua durante la requisitoria: «Uccisioni a sangue freddo, guardando negli occhi donne e bambini innocenti. Speriamo solo che se la sentenza verrà confermata in Cassazione,  ci sia la possibilità di far scontare la pena, almeno in Germania».
Anche l’inchiesta sull’eccidio di Fucecchio era finita nel famigerato armadio della vergogna, quello con l’apertura rivolta verso il muro, dimenticato in uno sgabuzzino della procura militare di Roma, assieme a molti altri fascicoli giudicati imbarazzanti. Per fortuna il primo lavoro d’indagine fatto sul campo dagli ufficiali americani non è andato perduto e, dopo 67 anni, il tribunale ha disposto anche un risarcimento di 13 milioni di euro a carico degli imputati e del responsabile civile, individuato nella Repubblica federale di Germania.
Fucecchio è il paese di Indro Montanelli 
«Finalmente giustizia; la cosa più importante è che si è dimostrato che non contano solo le responsabilità degli alti comandi. Qui sono stati individuati alcuni esecutori materiali della strage. Una carneficina disumana, per intimidire la popolazione e guadagnarsi una via di fuga»  sindaco di Fucecchio, Claudio Toni 
Nella zona del Padule restano le lapidi ai caduti, i casolari diroccati,e  ancora diverse testimonianze della strage. I nazisti avevano il loro comando a Villa Poggi Bancheri. 
La signora Elda Gintoli continua ad abitare poco lontano da lì, nel podere la Pineta: "Quella notte mio nonno disse che si doveva andare a dormire tutti sotto le cannelle, per stare più sicuri. Ma mio padre mi richiamò a casa e mi salvai. Tutti fummo svegliati dalle raffiche di mitra». I nazisti battevano la zona a cavallo. Non c’erano partigiani sotto le cannelle, solo contadini con i loro bambini che cercavano rifugio."
 Il teste Baldi: «Il giorno dopo ho visto i morti per terra, li mettevano su’ carretti sanguinosi... Poi noi figlioli c’hanno portato via...»
Il teste Tognozzi: «Fecero una grande buca comune. Li buttarono tutti dentro e poi la ricoprirono. Dopo un mese, a molti non si riconosceva più il viso. Io volevo scappare. Perché ho sempre avuto il pallino, da quando ero piccolina, di correre... Corri, corri! Perché io mi sogno sempre i tedeschi alle spalle, sono su un argine e loro dietro, con il fucile...».
Mi chiedo sempre, quando leggo testimonianze come queste, come abbiano potuto gli aguzzini tranquillamente dimenticare, per anni ed anni, vivendo vite normali in una Germania che ha cercato in tutti i modi possibili di cancellare il nazismo e i nazisti, facendo sì che gli assassini restassero impuniti per sempre 

Stragi naziste in Italia

Molti autori delle stragi naziste in Italia sono ancora vivi, ma non hanno mai pagato per gli eccidi commessi perché, nonostante i mandati d'arresto, la Germania ne ha sempre rifiutato la consegna 
 " Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana sono le   località tragicamente segnate dalla lunga scia di sangue  della Seconda guerra mondiale, che accompagnò la «ritirata del terrore» delle truppe naziste dal sud al nord dell’Italia. Furono circa 400 gli eccidi compiuti, per un totale di circa 15.000 vittime innocenti. I responsabili, impuniti per decenni, sono ormai in gran parte deceduti, ma 17 di loro, condannati dalla corte di Cassazione in via definitiva all’ergastolo, sono ancora vivi  e se ne stanno tranquillamente nelle loro case in Germania, perché i mandati di arresto europeo nei loro confronti sono stati respinti e non hanno avuto esito i successivi tentativi dei magistrati di far scontare le pene nel loro Paese. 
Il dato è stato dato dal capo della procura militare di Roma, Marco De Paolis, l’ufficio giudiziario attualmente competente per la stragrande maggioranza di questi processi,  che lo stesso magistrato ha in buona parte istruito a partire da metà degli anni ’90, dopo la scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna», quando era procuratore militare della Spezia ( l'ufficio fu poi soppresso ). Tra questi ex criminali di guerra,  tutti ultraottantenni - alcuni quasi centenari -, vi sono i responsabili di alcuni dei peggiori eccidi compiuti nel corso della seconda guerra mondiale: 8, condannati all’ergastolo dalla Cassazione per la strage di Sant’Anna di Stazzema -560 vittime-, sono ancora in vita e non scontano la pena; 3  per Marzabotto - 770 vittime -; 1 per gli eccidi di Civitella Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio - 244 vittime -; 1 per Branzolino e San Tomè - 10 vittime -; 1 per la Certosa di Farneta -oltre 60 morti - e 1 per Falzano di Cortona - 16  civili trucidati -. Solo un altro condannato all’ergastolo per la strage di Falzano di Cortona, Josef Scheungraber, 93 anni, è finito in prigione,   perché è stato condannato anche in Germania per  l’eccidio commesso.
Per tutti i condannati definitivi la magistratura militare ha emesso nel tempo i relativi mandati di arresto europeo, ma poiché la Germania ha sempre rifiutato la consegna, i giudici con le stellette hanno inoltrato al ministero della Giustizia la richiesta di esecuzione della pena in Germania, non  ricevendo però alcuna risposta. Si sono perse le tracce  delle loro istanze e   non si sa  se sia il governo tedesco che deve ancora pronunciarsi, o se è quello italiano che non ha mai inoltrato l’istanza alla Germania. 
Solo per 2  condannati dalla Cassazione al carcere a vita, perché ritenuti responsabili delle stragi compiute nell’agosto ’44 nel comune toscano di Fivizzano, dove furono trucidate complessivamente 346 persone, in maggioranza donne e bambini, il pubblico ministero non ha ancora spiccato il mandato di cattura europeo, in attesa che diventi irrevocabile la condanna anche per altri 2 coimputati. 
( 29/05/2011- La Stampa To, riassunto  e risistemato da ericablogger )
Ho ritrovato per caso questo articolo, che avevo letto e conservato con cura, perchè avevo trovato veramente scandaloso il comportamento delle autorità tedesche nel proteggere gli autori delle stragi naziste e "inconcludente", come al solito, quello del governo italiano  (l'ex-coalizione Lega- Pdl di Berlusconi). 
In un periodo di profonda crisi economica e politica dell'Europa, come è quella attuale, dove da mesi le decisioni salva -stati  sono prese in funzione della cancelliera tedesca Angela Merkel e dei suoi diktat, sorge in me un grande senso di sgomento e di smarrimento. Perchè la Germania, alla sacrosanta richiesta di punire gli assassini nazisti e di avere finalmente giustizia, non fa nulla?   Il silenzio assordante delle istituzioni tedesche per le vittime innocenti di troppe stragi efferate, anche se ormai lontane nel tempo, o il loro rifiuto a consegnarceli, sono preoccupanti . Ottenere il riconoscimento delle colpe e la detenzione in Italia di quegli assassini sarebbe sicuramente un passo importante nei confronti del governo tedesco, che ha, e continua a proteggere uomini che non meritano di essere considerati tali, visto ciò  che commisero, vigliacchi che si sono sempre nascosti dietro le loro divise e la scusa spregevole di "obbedire a degli ordini superiori", uomini senza vergogna e senza rimorso alcuno per aver barbaramente massacrato tanti civili innocenti

Piazza Tienanmen

Nel giugno 1989, l’esercito cinese aprì il fuoco sui dimostranti, facendo un numero ancora imprecisato di vittime, un bagno di sangue spaventoso, durante le proteste di piazza Tienanmen, a Pechino.
Ricordo ancora bene le sconvolgenti immagini di violenza trasmesse dai telegiornali dell'epoca, in particolare il coraggio del giovane uomo che a braccia aperte sfidava il carro armato che gli stava andando contro...
Più nessuno ormai ricorda piazza Tienanmen, più nessuno ne parla; la Cina è diventata la grande potenza che domina l'economia mondiale e in Cina tante industrie italiane hanno trasferito le loro fabbriche, sacrificando i lavoratori italiani, perchè là si paga meno la manodopera, perchè là non ci sono gli stessi diritti sindacali che proteggono i lavoratori ( anche se attualmente l'ad  della Fiat Marchionne sta  imponendo anche qui a  sindacati e lavoratori dell'auto regole nuove,  modello Pomigliano !...) 
E dalla Cina si acquistano prodotti di tutti i tipi, a volte perfino pericolosi per le sostanze inquinanti con cui sono fabbricati. Una cino-dipendenza economica veramente eccessiva a volte, soprattutto se si dimentica quanto siano limitati i diritti umani dei cittadini che vivono in quel paese.
Ma che cos'è attualmente piazza Tienanmen per i Cinesi ?
In Cina " è il tabù più grande che esista, una data che non può essere menzionata sul Web, che viene pronunciata a proprio rischio e pericolo, che porta, ogni anno, la capitale e il Paese intero ad uno stato di allerta casomai qualcuno volesse dire a voce alta che Pechino non dimentica. Così, le più audaci forme di protesta sono talmente oscure ed intricate da essere rebus per iniziati, un linguaggio in codice comprensibile solo ad alcuni dissidenti e accaniti «netizen» su Internet, e alle forze dell’ordine." ( da La Stampa online To)
Solo Hong Kong, l’ex-colonia britannica tornata nel 1997 sotto la sovranità cinese ma che, grazie alla formula «Un Paese Due Sistemi» continua a godere di significative libertà politiche, ricorda ancora piazza Tienanmen. 
" Qui, dove un milione di persone scesero nel giugno 1989 al Parco Vittoria per denunciare la decisione di sparare contro la folla, ogni anno viene tenuta una commovente veglia a lume di candela, durante la quale vengono cantate le canzoni di ventidue anni fa, ricordati i morti, e chiesta giustizia e democrazia in nome loro e di tutti quelli che si battono per le riforme politiche in Cina. Fra i più famosi  il premio Nobel Liu Xiaobo, incarcerato, e l’artista Ai Weiwei, scomparso dopo l’arresto.
Quest’anno, le Madri di Tienanmen, un gruppo di familiari delle vittime del 4 giugno 1989, in una lettera aperta hanno rivelato al mondo di essere state contattate da alcuni agenti che volevano sondare la possibilità di offrire loro un pagamento, in cambio della sospensione del loro movimento per la memoria dei loro cari. Gli agenti hanno ricevuto un rifiuto oltraggiato, e le madri hanno anche specificato che, quest’anno, dopo che Pechino si è lasciata spaventare dai richiami online per organizzare delle «proteste dei gelsomini» come quelle che scuotono il Medio Oriente, e mentre si intensifica nel Partito comunista l’appostarsi strategico in preparazione delle nomine alle massime cariche politiche nell’ottobre del prossimo anno, «la situazione è la peggiore dal 4 giugno 1989. Il silenzio regna in tutto il Paese». " 
Un silenzio assordante anche nel resto del mondo perché, in nome del Dio denaro, è più importante fare affari economici con la Cina  e dimenticare quanto sia dispotico il regime "comunista" che la governa ....

lo Stato di New York e i matrimoni gay

Dopo il Massachusetts, il Connecticut, l' Iowa, il New Hampshire, il Vermont e il Distretto di Columbia, il Senato di Albany, capitale dello Stato di New York, ha legalizzato i matrimoni gay, con 33 voti a favore e 29 contrari, il 25 luglio 2011, ribaltando il No di due anni fa. 
Andrew Cuomo, governatore dello Stato dal 1 gennaio 2011, per conquistare alla causa l’opinione pubblica, ha puntato sul sentimento libertario dell’America progressista e tutrice dei diritti umani, l’America della Rivoluzione, l’America della Dichiarazione d’Indipendenza, che il 4 luglio 1776, a Filadelfia, proclamava il diritto alla “ricerca della felicità”, e ne faceva il collante dell’emancipazione di individui e popoli.
Seguendo quella Dichiarazione, che riemerge sempre potente nella coscienza americana per affrontare e vincere le grandi battaglie contro discriminazioni e razzismo, New York ha legalizzato il Marriage Equality Act. 
Andrew Cuomo ha rievocato il solidarismo delle libertà attraverso una campagna d’informazione che ha messo a nudo ipocrisie perbeniste omofobe e connivenze della cattiva coscienza politica che le alimenta. Una campagna capillare che ha potuto contare sulle generosissime erogazioni di magnati della finanza repubblicana come Paul Singer, che ha un figlio dichiaratamente omosessuale, e che ha creato grandi turbamenti tra i parlamentari repubblicani, spezzando atavici pregiudizi e legami clericali. 
Come è accaduto al senatore cattolico Mark J. Grisanti della città di Buffalo, contea di Erie, che ha votato per i matrimoni gay e che ha così spiegato il suo cambiamento di giudizio: «Ho letto numerosi documenti e fatto studi indipendenti. La posta in gioco era alta e ho sentito tutto il peso di dover prendere davanti a tutti una decisione informata. Sono giunto così a ritenere che tutti i newyorchesi debbano avere gli stessi diritti. In qualità di avvocato ho analizzato la legislazione e ho concluso che non si possono prevedere deroghe determinate da veti di istituzioni religiose. Non posso negare a una persona, a un essere umano, a un contribuente, a un lavoratore, a nessuno della mia città e di tutto lo Stato di New York di avere gli stessi diritti che io ho con mia moglie».
Una presa di coscienza democratica dunque, che viene prima del Partito e della Chiesa, e che è un formidabile appello a riflettere sul concetto stesso di appartenenza nella cittadinanza democratica: intransigente su pariteticità e reciprocità di diritti e doveri. Perché è qui la pratica democratica, il fulcro della democrazia americana, che non fa sconti su quel fondamentale diritto umano alla ricerca della felicità che è un tutt’uno con vita e libertà, come  la Dichiarazione del 1776 proclamava.
L’alleanza a favore dei matrimoni gay  si è strutturata nello Stato della Grande Mela anche tra il suo governatore, Andrew Cuomo, e il suo sindaco, Michael Bloomberg. 
Democratico e cattolico il primo, Repubblicano ed ebreo il secondo; storie e culture personali diverse, che si sono incontrate sul terreno comune del pluralismo democratico per dare il loro apporto istituzionale di governanti al diritto dei gay alla felicità. 
« È arrivato il momento di consentire a milioni di uomini e donne di diventare pienamente membri della famiglia americana, dobbiamo continuare il cammino iniziato dai nostri padri fondatori. Oggi la maggioranza degli americani è a favore del matrimonio gay e sempre di più le persone giovani tendono a vedere il matrimonio gay come negli anni Sessanta si vedevano i diritti civili»  26 maggio 2011 Università Cooper Union di Manhattan, dichiarazione di Bloomberg   in risposta a quanti pensavano che bastassero le già previste “unioni civili”,  
Libertà e uguaglianza   non posso essere a mezzo servizio    «Questo voto oggi manda un messaggio al paese. Questa è la strada da seguire, è un trionfo storico per eguaglianza e libertà. New York è sempre stata leader nei movimenti che si battono per ampliare libertà ed eguaglianza alle persone a cui è stata negata piena cittadinanza nella famiglia americana. Nell'accogliere tutte le persone, non importa da dove provengano, quale fede o filosofia professino, o chi amino, New York è diventata la più forte città dinamica del mondo. E oggi siamo più forti di quanto non lo fossimo ieri». Governatore Cuomo , dopo la vittoria dei sì
Libertà giustizia uguaglianza sono i valori fondativi dell’emancipazione umana, il richiamo ai diritti umani voluti dai Padri fondatori, l' impegno a rendere tutto questo realtà, e il dovere dei governanti a trovare le soluzioni legislative per garantire ai cittadini quella «sicurezza e felicità» sancita già a Filadelfia.
E' questo il patto tra Bloomberg e Cuomo, che sulla strada della giustizia e della libertà hanno fatto dialogare anche il miglior ebraismo del primo: impegno a costruire il paradiso in terra, col miglior cristianesimo del secondo: la carità che è comprensione e assunzione della prospettiva dell’altro. 
Democratici e repubblicani uniti  perché la libertà è un bene comune. Perché quella statua della Libertà che svetta all'entrata del porto di New York resti la fiaccola che vuole ancora illuminare ciascuno nella ricerca della propria emancipazione e autodeterminazione da conquistare anche attraverso la serenità affettiva di un progetto di vita matrimoniale. 
La patria della libertà, che spesso proprio l’accesso alla reciprocità delle libertà ha tradito, ha rimesso il valore della libertà come centro della sua storia, nonostante le reprimende del vescovo Timothy Michael Donal, presidente della Conferenza Episcopale Usa, che vorrebbe che i principi del catechismo cattolico, considerati eterni e assoluti, fossero legge statale. Secondo la chiesa curiale, il matrimonio fondato sull'unione tra un uomo e una donna per tutta la vita è una «verità senza tempo», «una verità innegabile», «una pietra angolare». 
Ma negli States la separazione tra Stato e Chiesa è una cosa seria, come ben  sanno i suoi cittadini e i suoi governanti...

Piazza Fontana

Alle 16.37, il 12 dicembre 1969, Roberto Antonucci Prina si trovava al lavoro, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana, a Milano, quando esplose la bomba che uccise 17 persone. Una strage rimasta senza colpevoli, un mistero mai risolto degli anni più bui dell’Italia del dopoguerra. 
Il tribunale del lavoro di Imperia, 42 anni dopo l’attentato, ha riconosciuto all’ex cassiere  settantunenne un risarcimento di oltre 500 mila euro. Il giudice Enrica Drago ha accolto il ricorso dell’uomo, guarito dalle ferite fisiche della bomba ma non dal trauma, e ha condannato al pagamento il ministero dell’Interno e l’Inps.  
«Le vittime degli attentati si sentono abbandonate», è l' accusa dell’uomo, che ha deciso di trascorrere la vecchiaia nel ponente ligure, lontano da quella piazza, ma non da quella tragedia che lo ha segnato per sempre. «Quel 12 dicembre la mia vita è cambiata per sempre. Soffro di disturbi post trauma e di stress cronico». Malattie certificate dalle numerose perizie mediche presentate al tribunale nel corso degli anni. Una battaglia a colpi di carte bollate, che si è conclusa soltanto ora: all’uomo sono stati riconosciuti i benefici sanciti dalla legge per le vittime delle stragi e potrà farsi curare a spese dello Stato, ricevendo, oltre al risarcimento, un vitalizio mensile. «Per quanto mi riguarda non posso che ritenermi soddisfatto di questa sentenza; mi chiedo però quante altre persone come me debbano ancora soffrire». 

martedì 6 dicembre 2011

Dimentichiamoli !

In questi ultimi giorni sul quotidiano e nei telegiornali in Tv si è di nuovo parlato di Erika e Omar, i due giovani fidanzati assassini che una decina di anni fa furono condannati per un efferato omicidio che sconvolse l'Italia intera. Avevano sedici anni circa quando nel febbraio del 2001 uccisero senza pietà a Novi Ligure la madre ed il fratellino di lei e cercarono di nascondere quell'orrore tremendo e barbaro da loro commesso accusando degli inesistenti albanesi.
Lui è libero già da un anno, più o meno, e lei ha appena lasciato la comunità Exodus di Lonato, nel bresciano.
I media naturalmente si sono di nuovo buttati a pesce sui due facendo a gara nell'intervistarli e nel parlarne a iosa
Non sono stati, e non sono, certo due persone da prendere ad esempio per ciò che hanno fatto; probabilmente saranno cambiati ma non vedo perché li si debba mettere di nuovo al centro dell'attenzione come delle star.  
Lasciamoli in pace. Dimentichiamoli, completamente, e speriamo solamente che si siano ravveduti ed abbiano capito la gravità del loro gesto insensato ed immotivato provando rimorso e vergogna perenni ...
Hanno ucciso togliendo la vita a due esseri umani innocenti, ed è questo che loro non dovrebbero mai dimenticare, visto quanto sia stata mite la loro condanna in effetti ( la Graneris, l'altra giovane piemontese che uccise la nonna restò in carcere molti più anni, se ben ricordo ).
Come non dovrebbero mai dimenticarlo giornali e Tv !!! 
Possiamo provare pietà per loro ma niente altro e sinceramente non ci interessano proprio per nulla  ... 

l'importanza dei Blogger attivisti

Domenica 3 dicembre, le autorità siriane hanno arrestato la blogger Razan Ghazzawi al confine con la Giordania mentre era in viaggio verso Amman per partecipare a un workshop sulla libertà di stampa nel mondo arabo.
La giovane donna, che ha la doppia nazionalità USA e siriana ed è da tempo attiva nella blogosfera e su Twitter, ma ha anche curato articoli per Global Voices Online e Global Voices Advocacy,. è anche una delle poche blogger siriane che si firma con il proprio nome, sostenendo da tempo i diritti degli attivisti arrestati dal regime siriano e quelli dei gay e di altre minoranze locali. Il suo arresto ha immediatamente provocato rabbia e critiche da parte degli attivisti online di ogni parte del mondo, che hanno subito lanciato appelli per la sua   liberazione. 
L'ultimo post del 1 dicembre nel suo blog  festeggiava la libertà concessa ad un altro blogger, Hussein Ghrer, detenuto dalle autorità siriane per 37 giorni. Purtroppo due giorni dopo è toccato a lei finire nelle carceri del suo paese, dove la libertà e la democrazia non esistono ahimè.
I blogger hanno una funzione molto importante in molti paesi a rischio, ma le loro denunce contro i regimi dittatoriali possono costare cari : questi uomini e donne coraggiosi spesso finiscono in prigione e subiscono violenze e condanne anche pesanti. Un noto blogger egiziano, Alaa Abdel Fattah, per esempio è ancora detenuto sotto false accuse, mentre un blogger del Bahrain, Ali Abdulemam, vive in clandestinità a causa del suo attivismo online.
Ed è notizia di oggi che anche in Russia, dopo la vittoria elettorale del premier Vladimir Putin, che è più una sconfitta in effetti,  la seconda giornata consecutiva delle proteste di piazza, che volano sulle ali di Facebook, ha avuto oltre 300 arresti in una Mosca blindata da colonne di camionette e truppe speciali, nel timore di una rivoluzione arancione o in stile arabo.
In cella sono finiti tra gli altri l’ex vicepremier Boris Nemtsov, lo scrittore Eduard Limonov, il numero due del Partito riformatore filo-occidentale Iabloko Serghiei Mitrokhin, e un tribunale della capitale ha inflitto 15 giorni di carcere, il massimo della pena, ad Ilia Iashin, uno dei leader di Solidarnost, e a Alexiei Navalni, il più popolare blogger russo, entrambi accusati di resistenza a pubblico ufficiale, dopo essere stati arrestati ieri insieme ad altre 300 persone nella più grande manifestazione mai organizzata negli ultimi anni dall’opposizione extraparlamentare. Un’ondata di protesta simile è stata bloccata nello stesso modo anche a San Pietroburgo, con 200 arresti,  e in altre città russe, tra cui Samara e Rostov sul Don.
La tv di opposizione Dozhd  ha già battezzato le manifestazioni  «rivoluzione Facebook», mentre le tv di Stato hanno tenuto sotto silenzio il pugno di ferro contro il dissenso. Ma la rete internet sembra ormai il vero motore della contestazione e riesce a portare in piazza migliaia di persone con il tam tam sul Facebook russo e sul Livejournal. L’arresto e la condanna di Navalni, impegnato nel denunciare la corruzione imperante, rischiano però di ritorcersi contro il potere stesso perché il carismatico blogger è infatti la figura emergente dell’opposizione, l’anello che può saldare la rete con la piazza. 
«Mettendolo in galera hanno fatto l’errore più stupido che potessero fare», ha osservato l’attivista per i diritti umani Andrei Mironov, ex prigioniero politico ed ex dissidente presente sulla piazza Triunfalnaia presidiata da camionette militari e truppe di Omon, gli agenti antisommossa. «Il vero parlamento, il luogo della discussione, non è la Duma ma la rete, che non è controllabile dal potere e sta lentamente politicizzando vasti strati della società suscitando indignazione per brogli e corruzione documentati con tanto di video»«I fischi a Putin sono l’inizio della fine, le proteste continueranno, anche durante le presidenziali, e la svolta arriverà dai 20-30enni cresciuti senza il paternalismo sovietico conservato da Putin» 
La protesta contro le «elezioni farsa», promossa via Facebook da un gruppo denominato «La Rivoluzione continua? Sì!» non è stata autorizzata, il che autorizza quindi la polizia a dare la caccia ai manifestanti, che gridano senza opporre resistenza «Russia senza Putin», caricandoli uno ad uno sui pullmini....
Ma grazie a questi giovani coraggiosi e ai blogger che sfidano lo zar Putin e la sua polizia speciale noi possiamo sapere cosa sta succedendo esattamente anche nell'ex paese comunista  per eccellenza!  

giovedì 20 ottobre 2011

Addio anche all'Eta

Se oggi la notizia del giorno è stata l'uccisione di Gheddafi, non per questo si deve lasciar cadere nel dimenticatoio un'altra notizia altrettanto importante : l' annuncio  dell’Eta, in un comunicato pubblicato sul sito del giornale basco Gara, di avere deciso la «cessazione definitiva della sua azione armata» e l' «appello ai governi di Spagna e Francia per aprire un processo di dialogo diretto» per trovare una soluzione alle «conseguenze del conflitto».
L'organizzazione separatista basca ha annunciato il suo «impegno netto, fermo e definitivo» per «superare il confronto armato». Il comunicato dell'organizzazione terroristica basca  mette fine a  40 anni di lotta armata L'annuncio dell'Eta arriva tre giorni dopo la Conferenza di pace a San Sebastian, cui hanno partecipato l'ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, del presidente dello Sinn Fein, Gerry Adams e l'ex capo di gabinetto di Tony Blair, Jonathan Powell.

Il Raiss è morto !

Oggi pomeriggio, mentre stavo correggendo le verifiche dei miei alunni di terza, ho seguito su RaiNews24 le notizie in diretta dalla Libia. Il raiss Gheddafi è stato ucciso mentre stava cercando di fuggire da Sirte, la sue città natale, dove da due mesi le sue milizie tenevano in scacco le truppe ribelli libiche e le forze Nato.
Pare che anche il figlio Mutassim sia stato ucciso nella città liberata alle otto di stamattina mentre Saif al-Islam  è stato circondato  ed ucciso durante la sua fuga da Sirte. Considerato l’erede designato di Gheddafi, Saif era ricercato dal Tribunale penale internazionale per crimini contro l’umanità, ma è rimasto vicino al padre fino all’ultimo momento.
Le immagini degli ultimi momenti di vita di Gheddafi, trasmesse dalle televisioni arabe, sono immagini che ho preferito lasciare al web. Sangue e violenza su di un corpo ferito, martoriato, finito con un colpo di grazia da un combattente di vent’anni, Mohammed al-Bibi, con la pistola d’oro che il dittatore libico aveva addosso.
Solo un anno fa il dittatore libico era stato ricevuto in Italia da Berlusconi con il massimo degli onori ed ora quella foto di un uomo moribondo, che sta per essere giustiziato e che invoca pietà per salvarsi la vita, ha fatto il giro del mondo insieme alle immagini del popolo libico che festeggia e gioisce ed inneggia alla libertà. 40 anni di regime crudele e la sanguinosa guerra civile di questi ultimi mesi hanno portato alla uccisione di oggi in quel modo barbaro e crudele

Muammar Gheddafi, per 40 anni la massima autorità della Libia, il più longevo leader del mondo arabo, è stato preso nella città in cui era nato nel 1942, dopo un combattimento sanguinoso, come lo stesso colonnello aveva promesso da mesi, perchè aveva detto che non sarebbe mai scappato dalla Libia.
Gheddafi, ultimo figlio di una famiglia di Beduini, a sei anni perse due cugini e rimase ferito ad un braccio nell'esplosione di una mina, forse italiana. Dal 1956 al 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte  ed iniziò il suo sogno, con il mito del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser,  di promuovere l’unità araba. Dopo la laurea, nel 1965, andò in Gran Bretagna per seguire un corso al collegio dell’esercito britannico, da dove  ritornò in patria nel 1966 come ufficiale.
Salì al potere con il colpo di stato militare che il 1º settembre 1969 portò alla caduta della monarchia  del re Idris I di Libia. Gheddafi ed altri gerarchi militari infatti consideravano re Idris I troppo servile verso USA e Francia e così  Gheddafi guidò un colpo di stato che portò alla proclamazione della Repubblica guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione. Gheddafi, nel frattempo diventato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando la dittatura  .

Ricordo bene quando riaprì subito il contenzioso con l'Italia sul passato coloniale e confiscò tutti i beni degli italiani . Fece espellere gli italo-libici e creò per anni non pochi problemi ai governi italiani dell'epoca.
Fu  anche finanziatore dell'Olp di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele e fu sempre il propugnatore di un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa    
Negli anni ottanta la sua ideologia anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere diversi gruppi terroristici, dall'IRA irlandese al Settembre Nero palestinese. Accusato dall'Intelligence statunitense di essere l'organizzatore di attentati in Sicilia, Scozia e Francia, fu il responsabile del lancio dei due missili SS-1 Scud, per fortuna caduti in mare, contro il territorio italiano di Lampedusa, come rappresaglia per il bombardamento della Libia da parte degli Stati Uniti.
Nemico numero uno degli Stati Uniti d'America fu vittima, il 15 aprile 1986, del blitz militare voluto da Ronald Reagan,  nonostante la Libia continuasse a esportare oltre il 40 per cento del proprio petrolio verso gli Usa. Un massiccio bombardamento che ferì la figlia adottiva, ma che lo lasciò indenne. Grazie all'allora primo ministro italiano Bettino Craxi, che lo informò delle intenzioni americane, riuscì a fuggire e a salvarsi.
Il 21 dicembre 1988 esplose un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie, dove perirono  le 259 persone a bordo e 11 cittadini di Lockerbie. Prima dell'11 settembre 2001, fu  l'attacco terroristico più grave mai avvenuto e l'Onu attribuì alla Libia la responsabilità dell'attentato aereointernazionale.
Negli Anni Novanta però Gheddafi condannò l'invasione dell'Iraq ai danni del Kuwait nel 1990 e successivamente sostenne le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea. Nei primi anni duemila, si riavvicinò agli Usa e alle democrazie europee, con un conseguente allontanamento dall'integralismo islamico. Grazie a queste sue decisioni il presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia, ristabilendo i pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.
Sposatosi due volte, Gheddafi aveva 8 figli: la figlia molto amata, Aisha, e 7 maschi, la maggior parte dei quali con un ruolo nel regime e al suo fianco nei combattenti della guerra civile libica dal marzo di quest'anno.
Un uomo strano che come altri dittatori è vissuto ed ha governato con la violenza  e la brutalità ed è morto nella violenza Le sue vittime sono state molte ed ha preferito far distruggere le città libiche piuttosto che abdicare e andarsene dal suo paese che lo odiava e non lo voleva più!

domenica 16 ottobre 2011

Perché succede solo qui

Ieri pomeriggio ho seguito su RaiNews la manifestazione degli indignati italiani a Roma. Un serpentone lunghissimo, allegro e colorato, che verso le 3 del pomeriggio è stato sopraffatto da un piccolo gruppo di violenti che successivamente ha messo a ferro e a fuoco Piazza San Giovanni ed ha bruciato auto, cassonetti ed un mezzo dei carabinieri.
Immagini sconvolgenti che, grazie alla professionalità dei giornalisti di RaiNews, ci hanno permesso di assistere in diretta a quello che stava succedendo nella capitale
Immagini che avremmo preferito non vedere, naturalmente; immagini che riportavano indietro negli anni, che mi hanno fatta ritornare alle manifestazioni violente della fine degli anni 70 quando studiavo a Torino Brutti ricordi di un periodo di terrore e di una lunga scia di sangue
Anche Mario Calabresi, il direttore de La Stampa, figlio del comissario Calabresi, una delle prime vittime del terrorismo in Italia, è probabilmente ritornato indietro nel tempo anche lui ed ha scritto un articolo molto duro su quello che è successo ieri pomeriggio, su quello che non è stato fatto in passato e su una speranza di futuro per i nostri giovani che vivono un così grave periodo di crisi mondiale senza il supporto di un governo e di  politici irresponsabili, che si preoccupano solo di loro stessi e dei loro problemi personali :
" Perché succede solo qui   di MARIO CALABRESI  La Stampa online
Ieri in 951 città di 82 Paesi del mondo sono scesi in piazza cittadini di ogni età, ma soprattutto giovani, per protestare contro un sistema economico che si preoccupa di salvare le banche prima dei cittadini. Sono i cosiddetti «Indignati», che hanno preso il nome dai manifestanti spagnoli che in primavera hanno occupato la Puerta del Sol a Madrid per denunciare la disoccupazione crescente, la precarietà dilagante e i privilegi della casta economica e di quella finanziaria.
... In 950 città le manifestazioni sono state assolutamente pacifiche: colorate, rumorose ma ordinate...
In una soltanto si è scatenata una violenza spaventosa e senza freni: a Roma. Anche ieri abbiamo mostrato al mondo un’anomalia italiana.
Anche oggi ci tocca vergognarci
...La nostra colonna sonora ..., come troppe volte nella storia italiana, è quella delle sirene dei blindati di polizia e carabinieri, dei rotori degli elicotteri che sorvolano gli scontri e delle esplosioni, mentre l’odore è quello acre dei lacrimogeni o del fumo delle auto incendiate.
Perché è accaduto a Roma, perché è accaduto solo da noi, perché alcune migliaia di ragazzi che volevano solo la guerriglia sono riusciti a prendere in ostaggio una città, un movimento nascente e a distruggere ogni possibilità di mobilitazione pacifica e fruttuosa?
Perché l’Italia si ritrova ancora prigioniera della violenza e degli estremisti? Perché siamo sempre condannati a veder soffocare le spinte per il cambiamento tra i lacrimogeni?
... Penso spesso al nostro destino beffardo: da questa parte dell’Oceano le proteste del ‘68 si sono trasformate nel terrorismo o negli scontri del ‘77, uccidendo non solo uomini ma anche idee e ideali. Dall’altra parte la violenza non ha vinto e il movimento che sognava di cambiare il mondo è riuscito a farlo inventandosi le energie alternative o la Silicon Valley: al posto dei leader dell’Autonomia l’America ha avuto Steve Jobs, che faceva uso di droghe ma le sue visioni erano futuristiche e non apocalittiche.
Da noi accade ancora perché non abbiamo mai preso (uso il plurale perché dovrebbe farlo la società tutta) le distanze in modo netto e definitivo dalle pratiche violente. Perché siamo i massimi cultori del «Ma» e del «Però», che servono a giustificare qualunque cosa in nome di qualcos’altro. Per guarire dovremmo eliminarli dal vocabolario. Smettere di relativizzare la violenza perché, a seconda dei tempi, a giustificarla c’è il regime democristiano, quello berlusconiano, l’alta velocità o qualche riforma indigesta.
...Milioni di italiani sono indignati dalla nostra classe politica, dalla lontananza che chi ci governa mostra verso i problemi reali dei cittadini, e dalla mancanza di investimenti sul futuro dei giovani. Ma non per questo pensano di scendere per strada a bruciare l’auto del vicino e non per questo sono meno indignati, arrabbiati o sfiniti. Di certo considerano quei manifestanti dei vandali e dei criminali, che non conoscono il valore del rispetto e non hanno mai faticato per guadagnarsi da vivere
...
Ora la rabbia è grande, ma state sicuri che tra tre giorni quando le forze dell’ordine avranno identificato alcuni di questi ragazzi e un magistrato li indagherà, allora si alzeranno voci pronte a difenderli, a giustificarli e a mettere sul banco degli imputati giudici e poliziotti colpevoli di non capire e di essere troppo severi. Ma la democrazia si preserva difendendo la convivenza e il diritto delle migliaia che volevano manifestare pacificamente, non schiacciando l’occhio agli estremisti.
... Tutto questo da noi accade però anche per un altro motivo: perché la nostra malattia è la mancanza di un pensiero costruttivo. Se ripetiamo continuamente ai giovani che non c’è futuro ma solo declino e precarietà, se li intossichiamo di cinismo, scenari catastrofici e neghiamo spazio alla speranza, allora cancelliamo ogni occasione per una spinta al cambiamento. Ai giovani allora restano solo due possibilità: un atteggiamento di rassegnazione e di apatia che trova riscatto momentaneo solo nello sballo degli Happy Hour (le ore del lungo aperitivo che dal tramonto si trascina fino a notte fonda) o un atteggiamento di rottura. Perché se si dice che nulla si può costruire, allora non resta che la pulsione a sfasciare e distruggere.
... Una sola speranza ci resta ed è legata a quei giovani che non ascoltano, che si tappano le orecchie di fronte ai discorsi improntati al pessimismo e che nel loro cuore sognano e sperano. Ce ne sono ben più di quanto si possa immaginare e molti erano in piazza ieri: li abbiamo visti battere le mani a polizia e carabinieri, li abbiamo visti provare a cacciare dal corteo gli incappucciati, li abbiamo visti piangere di rabbia. Ragazzi, il futuro è vostro se imparate subito a rifiutare la violenza, a non tollerarla mai, a isolare chi la predica e la mette in atto, a denunciarla il giorno prima e non quando ormai il corteo è partito. Il futuro esiste se ve lo costruite con speranza e tenacia e se non ve lo fate scippare da chi non crede in nulla. "

domenica 25 settembre 2011

Da Perugia ad Assisi per la Pace

Oggi , su Rai3 e Rai News. ho seguito la Marcia della Pace 
 Una grande folla, più di 200 mila persone per gli organizzatori della Tavola della pace, con un mare di bandiere, arcobaleno ma non solo, ha partecipato alla 19esima marcia della pace da Perugia ad Assisi,  i 24 chilometri che 50 anni fa   il filosofo della nonviolenza Aldo Capitini progettò  per dimostrare contro il pericolo nucleare e   percorse, nel 1961, insieme a Norberto Bobbio, Renato Guttuso ed Italo Calvino.
Tantissimi movimenti  hanno marciato sotto ad un caldo sole di fine settembre - da associazioni laiche e religiose, a scout, sindacati, gruppi spontanei o organizzati, parrocchie e movimenti politici, istituzioni con sindaci e gonfaloni portati dai vigili urbani, singoli marciatori con zainetto, agricoltori e ''amici della bici'', Unione ciechi, animalisti, Amnesty, Libera, Anpi e tante altre sigle,  No Tav compresi - e parlato di temi legati alla politica, al lavoro, all'ambiente, ai diritti ed all' immigrazione.
In questa marcia così speciale vi erano anche tanti stranieri, dai giovani dei paesi arabi della sponda mediterranea ai Palestinesi in attesa di una nazione, alle donne mussulmane con il foulard o il velo, ai giovani afgani giunti da un paese ancora in guerra e continuamente minacciato dai talebani.
Tanti mondi , tante religioni, tante culture , ma tutti in marcia con la speranza di avere un giorno  una pace mondiale duratura
 Ed i frati del Sacro convento hanno lanciato un appello  ai rapitori dell'operatore di Emergency Francesco Azzara', rapito in Darfur una quarantina di giorni fa: ''In nome di San Francesco liberate Francesco Azzara''', ha detto il custode del Sacro convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese. 

martedì 13 settembre 2011

Risarcimenti per Ustica

" Quattro anni dopo i primi risarcimenti per 980 mila euro ai familiari di 4 delle 81 vittime della strage di Ustica, il tribunale di Palermo ha nuovamente condannato lo Stato , Difesa e Trasporti - stavolta a 181 milioni di euro - a risarcire 81 parenti di una quarantina di passeggeri che persero la vita sull’aereo Itavia in servizio da Bologna a Palermo.  La sentenza del giudice Paola Protopisani dà ragione al collegio difensivo che aveva puntato sulla responsabilità dello Stato, indipendentemente dall’accertamento della causa che provocò la strage e che in questi anni non è mai venuta a galla. Trentuno anni dopo la strage, mentre non è ancora chiaro se l’aereo fu abbattuto da un missile o cadde per l’esplosione interna di una bomba, il tribunale ha ritenuto responsabili i ministeri per non avere garantito la sicurezza del volo, ma anche per l’occultamento della verità con depistaggi e distruzione di atti. " ( da La Stampa online 12 settembre 2001 )
Il dramma di Ustica è uno dei tanti misteri irrisolti di un passato italiano di stragi e di terrorismo che lasciano ancora oggi un'ombra pesante . Ricordo quel giorno di inizio estate,  a fine giugno, quando i telegiornali cominciarono a dare la notizia della scomparsa dell'areo di linea e poi il susseguirsi di mesi e di anni in cui si cercò troppo spesso di nascondere quello che era effettivamente successo 
Nell'articolo di ieri, di cui ho riportato solo una parte, si accenna anche al fatto che, secondo i legali dei famigliari delle vittime, il risultato di questa vicenda processuale rende giustizia per la ultratrentennale tortura che i parenti delle vittime hanno dovuto subire ogni giorno della loro vita anche " a causa dei numerosi e comprovati depistaggi di alcuni soggetti deviati dello Stato ".
La ricerca della verità potrebbe pertanto ripartire da questa sentenza,  nella quale si parla esplicitamente del   "Punto Condor", un tratto dell’aerovia militare usata dai francesi, la " Delta Wisky ", che incrocia proprio sopra il cielo di Ustica l’aerovia civile " Ambra 13 " e  la pericolosità  del quale era stata più volte segnalata da piloti dei mezzi di linea 
 I legali auspicano inoltre che « in concomitanza della caduta del regime di Gheddafi, la nazione sia direttamente informata del contenuto degli archivi dei servizi segreti libici nei quali si ha ragione di ritenere che siano contenuti ulteriori documentazioni rilevanti sul fatto. E ciò consentendosi un accesso diretto da parte dell’Italia senza alcuna manomissione».
Missili francesi o libici, o la presunta bomba che provocò l'esplosione, qualunque cosa sia stato, sarebbe veramente ora che chi sa cosa successe effettivamente quel giorno, si decidesse a parlare e a mettere un po' di luce sui tanti misteri che seguirono la scomparsa ed il successivo ritrovamento in mare dei resti dell'aereo Quei morti avrebbero dovuto avere  maggiore rispetto e maggiore pietà per la loro fine così tragica ed improvvisa ...

lunedì 12 settembre 2011

11 settembre

Ieri si sono ricordati i 10 anni da quell ' 11 settembre 2001 quando attentatori di Al Quaeda si impossessarono di tre (?) aerei di linea statunitensi per colpire le Twin Towers di New York ed il Pentagono
Una tragica giornata che sconvolse il mondo e lasciò un segno profondo in tutti noi. L'ultimo terribile e sconvolgente episodio di un secolo violento e terrificante per guerre, morti, violenze di ogni tipo, dai campi di sterminio alle bombe atomiche ai disastri nucleari ...
Ieri io ho anche ricordato un altro 11 settembre,  l '11 settembre 1973,  il giorno del sanguinoso colpo di Stato fascista di Pinochet in Cile, che mise fine al Governo di Unidad Popular guidato da Allende e all'esperienza cilena di transizione democratica al socialismo

martedì 30 agosto 2011

INDIGNIAMOCI !!!

Ci hanno rotto per due mesi con le loro storie sulla crisi italiana e sul far pagare gli evasori fiscali, quelli che giocano a calcio, ricchi e viziati, quelli che sono in Parlamento, privilegiati, e che sono troppi, come sono troppi i comuni e le province, e quelli che hanno stipendi da nababbi, con i Suv, gli yacht, le ville ed evadono il fisco e ... e poi ieri ad Arcore, in un piacevole incontro tra Pdl Tremonti e Lega, una bella scampagnata di fine agosto, quei signori hanno avuto la grande pensata, di cui sono così orgogliosi, naturalmente, di impedire a noi lavoratori statali, noi che paghiamo le tasse sull'unghia, noi che siamo sempre i soliti tartassati, di poter continuare ad usufruire del riscatto degli anni di università
Eh, già ... noi che abbiamo studiato per 4-5-6 anni e ci siamo laureati, facendo sacrifici e rinunciando a tante cose piacevoli, noi che quando siamo entrati in ruolo abbiamo pagato per anni per riscattare quegli anni di studi faticosi, così da poterli accumulare agli anni effettivi di lavoro successivi e potercene andare in pensione prima di rincoglionire del tutto, perchè noi non siamo politici, che vanno in Parlamento con i portaborse e tutti i privilegi della casta, adesso ci ritroviamo improvvisamente con un bel pugno di mosche in mano!!!
E' discriminatorio ed incostituzionale ciò che hanno deciso ieri quei signori che sono al governo e che rappresentano lo Stato , profondamente discriminatorio : noi abbiamo fatto un contratto ben preciso con lo Stato , molti anni fa,  quando abbiamo pagato per riscattare gli anni universitari , e ci siamo fidati dello Stato, ma ora ?
Ora lo Stato ci ha truffati , ci ha tolto un contratto ed un diritto acquisito  ed ha infranto regole e fiducia
Dobbiamo INDIGNARCI , dobbiamo dire loro quanto è grande la rabbia che stiamo provando per essere stati presi in giro e trattati come dei poveri idioti imbecilli , che tanto staranno zitti come al solito e subiranno ...
E dobbiamo pure dire a quei signori del sindacato cisl e uil , che sono diventati i leccapiedi del governo, che siamo ingnidati profondamente anche con loro, per aver assecondato quei politici per mesi e per continuare a non capire , neppure ora,  quale sia la gravità di questo furto che abbiamo appena subito !!!
Il sindacato Uil guidato da Luigi Angeletti ha preannunciato oggi che il 16 settembre verrà decisa la data di uno sciopero nella pubblica amministrazione Il 16, ma che bravi ... potevano aspettare ancora un po', già che c'erano !!!
VERGOGNA !!! VERGOGNA PER  per uno STATO che accumula un debito pubblico spaventoso , che protegge gli evasori fiscali e quelli che portano i soldi all'estero, ma che si vanta nella persona del suo presidente del consiglio e dei ministri che con lui erano ad Arcore ( Arcore, non la sede del Parlamento !!! ) di aver tolto un diritto a tanti onesti cittadini che lavorano e pagano le tasse e stanno contando gli anni le settimane ed i giorni per andare in pensione, finalmente , e lasciare il proprio posto ai giovani , che stanno invecchiando , precari a vita ...
Se questo non è aver toccato il fondo, allora che cos'è  ?

martedì 19 luglio 2011

19 luglio 1992

Il 19 luglio 1992,  con un’autobomba vennero uccisi il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino e gli agenti della polizia di Stato che lo scortavano: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
« Il sacrificio di Paolo Borsellino e della sua scorta impegna tutti e le istituzioni ad opporsi a forme di collusione e alla pervasività della mafia» «La strage rappresentò il culmine di una delle fasi più gravi e inquietanti della sanguinosa offensiva della criminalità organizzata contro le istituzioni democratiche. A diciannove anni di distanza, il sacrificio di Paolo Borsellino richiama la magistratura, le forze dell'ordine e le istituzioni tutte a intensificare - con armonia di intenti e spirito di effettiva collaborazione - l'azione di contrasto delle mafie e delle sue più insidiose forme di aggressione criminale. Quel sacrificio impegna inoltre le istituzioni e la collettività tutta a uno sforzo convinto e costante nell'opporsi - come dissi anche lo scorso anno - ad atteggiamenti di collusione e indifferenza rispetto al fenomeno mafioso e alla sua pervasività. Con questo spirito e con l'auspicio che dalle nuove indagini in corso venga al più presto doverosa risposta all'anelito di verità e giustizia su quanto tragicamente accaduto, rinnovo con animo commosso a lei, cara signora, ai suoi figli e ai famigliari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine, vicinanza e solidarietà miei e dell'intero Paese»,    Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica,  messaggio inviato alla signora Agnese Borsellino  .

Murdoch e Berlusconi

Oggi pomeriggio ha piovuto come numerosi altri pomeriggi di questo strano ed umidissimo mese di luglio.  Era una pioggia pesante, faceva freddo e quindi ho acceso la TV, come nella stagione invernale... ho seguito in diretta su BBCnews l'audizione sullo scandalo delle intercettazioni alla Camera dei Comuni a Londra di Rupert Murdoch e di suo figlio James . " E' stato il giorno più umiliante di tutta la mia vita " ha detto il magnate australiano della carta stampata e di Sky, davanti ai deputati, con al fianco il figlio e alle spalle la giovane moglie. Il tycoon, chiamato a rispondere sullo scandalo delle intercettazioni illegali, che hanno travolto il suo  News International, ha anche ribadito di essere rimasto "scioccato" e di aver provato "vergogna" quando è venuto a sapere che il suo tabloid, News of the World, era accusato di aver intercettato il cellulare di una ragazzina, Milly Dowler, uccisa nel 2003. Naturalmente suo figlio ha chiesto scusa, ma lui, l'anziano ottantenne re dei media anglosassoni, in eterno contrasto con il re delle televisioni private italiane, Silvio Berlusconi, non si è dichiarato colpevole perchè non ne " sapeva nulla " ed è stato " tradito ed ingannato " dalle persone di cui si fidava !
Poverino ....
E Berlusconi ?
Berlusconi ha dichiarato nei giorni scorsi che " bisogna salvare Papa "/ inquisito per la P4 dai giudici di Napoli / perchè l'autorizzazione all'arresto di un parlamentare costituirebbe un precedente pericoloso...
Domani alla Camera si voterà per decidere se Papa dovrà essere arrestato Naturalmente si parla già di votazioni segrete ! E Scilipoti ne sarà il promotore per far contento il suo mentore...
Ma è possibile che un governo debba arrivare a questi livelli vergognosi ed indecenti ?
Un governo deve governare nell'interesse del Paese, non per alcuni privilegiati a danno di tutti gli altri cittadini onesti !!!
E Bossi che ha sempre sventolato la bandiera della legalità ed il cappio della galera, cosa farà domani? sventolerà la bandiera di Papa e di Berlusconi ?
Che squallore e che vergogna. La vergogna di avere un governo così !!!

mercoledì 13 luglio 2011

La Finanziaria !

La manovra del ministro Tremonti, varata dal governo Berlusconi, è tutta concentrata nel 2013-2014, quando potrebbe esserci un altro governo a fronteggiare l'emergenza economica, e fa pagare alla parte più fragile del paese il peso e le conseguenze di una crisi che il governo si trova a dover affrontare dopo mesi di ottimismo eccessivo e di sottovalutazione della portata della crisi stessa. Il governo ancora una volta non è riuscito a prendere atto del fallimento della sua politica economica
E ancora una volta a subirne le conseguenze sono pensionati, lavoratori a basso reddito, consumatori, utenti dei servizi pubblici, precari ...
Dopo tre anni di provvedimenti tappabuchi, di mezzemisure, di promesse non mantenute e di fumo negli occhi agli Italiani, la situazione economica del paese è a quanto pare veramente grave. Avere tenuto sotto un controllo molto parziale i conti pubblici, senza rilanciare l'economia e la domanda interna, senza dare una adeguata protezione sociale è stata una strategia fallimentare, senza futuro.
Reintrodurre i ticket ed inserire i costi standard nella sanità, ridurre i trasferimenti agli enti locali, bloccare gli stipendi nella pubblica amministrazione, intervenire sulle pensioni dimostra ancora una volta che il prezzo della crisi sarà pagato dalla fasce sociali più deboli, giovani compresi
Invece di far pagare sempre ai soliti perchè non hanno, Tremonti e questo governo fallimentare, tagliato la spesa pubblica, da quella militare, cancellando per esempio il programma di 131 cacciabombardieri F35 che ci costeranno più di 16 miliardi di euro, a quella delle grandi opere, Ponte sullo Stretto Tav ecc ecc, alla spesa per le scuole private e per il business della sanità privata?
E perchè non hanno attuato una politica fiscale che colpisse le rendite invece dei salari, i grandi patrimoni invece dei bassi redditi, i consumi ecologicamente dannosi invece dei consumi pubblici e dei servizi sociali ?
Perchè non mettere una tassa sui patrimoni millionari ? Quanti miliardi di euro di entrate porterebbe nelle casse dello Stato?
Perchè non fare un serio controllo sull'evasione fiscale e sui patrimoni all'estero, nei paradisi fiscali?
Perchè non aumentare l'imposizione fiscale sui redditi superiori ai 70 mila euro annui dal 43 al 45%.?
Perchè per rilanciare l'economia non possono attuare un programma serio e stabile di "piccole opere", con un sostegno forte alla green economy, quella delle energie rinnovabili, della mobilità sostenibile, dell' agricoltura biologica e dell'agricoltura a km zero, agli incentivo e alla difesa dei redditi ?
Per riattivare una domanda interna sono altrettanto importanti la lotta al precariato, il sostegno alle pensioni più basse, il recupero del fiscal drag ma tutto questo non viene assolutamente fatto dal governo italiano.
Berlusconi si preoccupa solo ed esclusivamente dei suoi problemi personali: dopo il bunga bunga è ora l'ora della sentenza Mondadori e della guerra con De Benedetti
Il suo governo ed i suoi ministri stanno distruggendo la società: l'università, la scuola, la coesione sociale, il welfare, la magistratura...
Si ha sempre più un livellamento dei valori sociali verso il basso, con una accentuazione però dell'aumento delle diseguaglianze, della crescita dei privilegi della casta e del suo entourage e del disagio sociale sempre più accentuato nel ceto medio-borghese e operaio
Io non vedo null'altro che un futuro ancora più nero di quello che purtoppo abbiamo ora, grazie a questa classe dirigente non responsabile, ma sono convinta che dobbiamo cominciare a ricostruire un paese diverso, un paese nuovo, con un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità e sui diritti, sulla democrazia e sull'onestà, di tutti !!!.
Ne ho abbastanza di sentirmi dire che dobbiamo fare sacrifici quando poi a farli e ad essere torchiati dalle tasse siamo sempre solo noi, i soliti, mentre politici e faccendieri e loschi intrallazzatori loro amici vengono scoperti giorno dopo giorno con le mani, nel sacco a truffare a rubare a nascondere tesoretti vari da miliardi di euro senza nessun ritegno e senza nessuna vergogna...
Mille volte peggio dei tempi di Mani pulite e della Prima Repubblica !!!

domenica 3 luglio 2011

Cronaca di una giornata No TAV

" ... una giornata di battaglie tra manifestanti e polizia a ridosso della recinzione della Maddalena, nel giorno della manifestazione nazionale contro la Tav.
Una giornata di battaglie che non si è ancora del tutto placata, dai boschi arrivano ancora rumori inquietanti, sirene, notizie di sassaiole all'indirizzo delle forze dell'ordine, mentre gli elicotteri incessantemente sorvolano le montagne quasi si trattase di una zona di guerra
... questa mattina ad affollare in migliaia i tornanti e i boschi della Valle di Susa erano famiglie con bambini, anziani e una popolazione variegata proveniente da Avigliana come da Bardonecchia. Alle 10,30 parte il serpentone da Chiomonte, con tanti palloncini colorati e bambini. A guidare il corteo 23 sindaci No Tav che ad ogni bivio indicavano la strada giusta ai partecipanti, invitandoli a non tagliare per i boschi, a non cercare la rissa. «Vogliamo scuole, ospedali e soldi per l'assetto idrogeologico delle valli, investimenti che servono a tutti» gridavano, capitanati da Sandro Plano, presidente della Comunita' montana Val Susa e Val Sangone.
Intanto da Giaglione negli stessi momenti marciava compatto verso la Maddalena un altro serpentone, che da subito ha dato filo da torcere alle forze dell'ordine, riconquistando la baita Val Clarea, luogo simbolo dei No Tav. La gente comune applaude e grida insulti all'indirizzo delle forze dell'ordine. Cori: «Giu' le mani dalla Val di Susa»...  . " dal quotidiano online La Stampa
Non amo la violenza ma non è con la forza di un'occupazione militare che si può imporre un'opera che i Valsusini non hanno mai voluto, e non solo loro.
Sono sempre più disgustata dalla politica e dai politici, dalle loro scelte, dalle loro vergognose finanziarie, dal loro ridicolo essere sempre più lontani da noi cittadini, dalle loro risse ed idiozie varie
Non ho mai amato la violenza ma neppure la forza imposta da uno Stato che ci impone scelte non volute, che ci impone opere non volute, che ci obbliga a vivere secondo i suoi dettami e non come noi vorremmo
In pace, in libertà, in un rapporto più amorevole e rispettoso con la natura che ci circonda
E' triste arrivare a queste riflessioni ma questi ultimi anni e soprattutto questi ultimi tempi, di scandali quotidiani di tristi e loschi figuri, conosciuti e non, che se ne infischiano di regole, morale, etica ..., corruttori e corruttibili senza speranza, non sono certo un buon esempio per invogliare all'ottimismo ...

venerdì 27 maggio 2011

Il boia di Srebrenica

Sulla testa del generale Ratko Mladic, il  macellaio dei Balcani, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia nella guerra del 1992-1995, che è stato finalmente catturato due giorni fa con un blitz a 80 km da Belgrado, in Serbia, ed è stato incriminato dal Tribunale penale internazionale dell'Aja per l'ex Jugoslavia nel 1995 di genocidio e altri crimini contro l'umanità,  c'era una taglia di 10 milioni di euro.
 La notizia della sua cattura è stata confermata dal presidente serbo, Boris Tadic.  Mladic è il terzo fra i leader serbi ricercati per la guerra bosniaca ad essere assicurato alla giustizia, dopo Radovan Karadzic e Slobodan Milosevic. Ora l’ultimo latitante per le guerre balcaniche resta il leader serbo-croato Goran Hadzic. L’arresto è avvenuto all’alba, forse per una soffiata. Milorad Komadic, questo il nome con cui si faceva chiamare, viveva in un villaggio nelle vicinanze della città di Zrenjanin, nella regione della Vojvodina, dove già ad aprile si era detto che Mladic si fosse nascosto.
Mladic è accusato di essere il responsabile del massacro di 8.000 musulmani bosniaci a Srebrenica nel luglio del 1995 e dell' assedio di Sarajevo, in cui morirono più di 12.000 civili.
Fino al 2001 Mladic, "il boia di Srebrenica", viveva indisturbato a Belgrado, ma scomparve  dopo l'arresto del presidente serbo Slobodan Milosevic . Era l'ultimo grande ricercato del Tpi insieme a Goran Hadzic, l' ex leader dei serbi di Croazia, che si ritiene si nasconda ancora in Serbia. Mladic è stato il capo militare di Radovan Karadzic, il leader politico dei serbi di Bosnia, catturato a Belgrado nel luglio 2008, e come capo di stato maggiore della Republika Srpska, Mladic è anche accusato dell'uccisione, della deportazione e del trasferimento forzato di non serbi a sostegno della campagne di 'pulizia etnica' in Bosnia nel 1992 - 1993.
Il massacro di Srebrenica è considerato la più grande atrocità commessa in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nei cinque giorni successivi alla presa di controllo della città da parte delle forze serbe bosniache almeno 8.000 uomini e ragazzi musulmani, tra i 12 e i 77 anni, furono uccisi, dopo essere stati separati dal resto della popolazione per "interrogatori per sospetti crimini di guerra". Il Tpi accusa Mladic di essere coinvolto in torture, abusi, violenze sessuali e percosse nei confronti di musulmani di Bosnia e di aver creato nei centri di detenzione condizioni "calcolate per provocare la distruzione fisica dei musulmani di Bosnia". L'ex capo militare dei serbi di Bosnia deva anche rispondere dei tentativi di occultare le esecuzioni dei musulmani bosniaci a Srebrenica, con la tumulazione in luoghi isolati dei corpi esumati dalle fosse comuni. Per il tribunale Mladic "faceva parte di un'associazione per delinquere il cui obiettivo era l'eliminazione o la rimozione permanente dei musulmani e dei croati bosniaci o della popolazione non serba di vaste aree della Bosnia Erzegovina".
Mladic è nato nel 1942 nel villaggio di Kalinovik, in Bosnia, che allora faceva parte della Jugoslavia ; aveva appena due anni quando il padre venne ucciso dagli ustascia croati, alleati dei nazifascisti. La morte del padre lo segnà per sempre e per tutta la vita odierà sia i croati che i musulmani. Quando il paese cominciò a disintegrarsi, nel 1991, fu inviato a guidare il nono corpo d'armata jugoslavo contro i croati a Knin, che divenne di lì a poco la capitale dei secessionisti serbi di Croazia. Di quel periodo si ricordano i pesanti bombardamenti che Mladic ordinò su Zara dalla montagna che sovrasta la città, tattica che verrà "perfezionata" con gli assedi di Sarajevo, Gorazde, Bihac, Srebrenica nella successiva guerra in Bosnia. . Quindi prese il comando del secondo distretto militare jugoslavo, a Sarajevo. Nel maggio 1992, l'assemblea dei serbi di Bosnia votò la creazione di un esercito serbo di Bosnia, nominando Mladic comandante. Il generale guidò le truppe durante tutto il conflitto di Bosnia. In sei mesi di guerra, Mladic conquistò il 70% del territorio della Bosnia, avendo a disposizione la potenza militare dell’Armata popolare jugoslava (Jna) contro bosniaci e croati disarmati e inesperti. I suoi uomini attuarono una brutale pulizia etnica - due milioni e mezzo di persone cacciate dalle loro terre e dalle loro case- in nome della Grande Serbia. Con lui tornarono in Europa i campi di concentramento nei quali migliaia di prigionieri furono picchiati, torturati, affamati e uccisi. I suoi uomini praticarono lo stupro etnico come arma di guerra Tra le vittime della guerra in Bosnia vi fu anche l’unica figlia di Mladic, Ana, che a 23 anni, nel 1994, si  suicidà a Belgrado. Secondo alcuni per quello che il padre stava facendo in Bosnia, secondo altri per la morte del suo fidanzato che Mladic, per allontanarlo da lei, aveva mandato al fronte.
Alla fine della guerra tornò a Belgrado ed entrò in latitanza. Fino al 2001 fu segnalato nel dintorni delal capitale serba, sotto la protezione di Milosevic. Nel 2004 emerse la notizia che Mladic veniva aiutato dalle forze militari serbe di Bosnia, mentre nel 2008 Belgrado ha ammesso che Mladic godette di protezioni militari fino a metà 2002.

mercoledì 11 maggio 2011

Il domani e il destino

« Sembravi troppo forte per morire, troppo proiettato in avanti per non avere un domani »
Giovanni Ferrero ha pronunciato queste commoventi parole al funerale del fratello Pietro, erede della industria dolciaria di Alba, morto in Sud Africa ad aprile per un infarto, durante un giro in bicicletta, a soli 46 anni
Parole forti, anche, che ben rendono e la precarietà della vita e il desiderio di vivere all'infinito di ogni essere umano
Noi non scegliamo il momento in cui nascere come non sappiamo quando la nostra vita terminerà. Passiamo il tempo che ci è stato dato convinti di essere i padroni del proprio destino, ma è il destino che è padrone delle nostre vite ed è lui che decide quando farle terminare
Quando si è giovane e forti e pieni di gioia di vivere sembra impossibile che accada il peggio e che il destino sia così crudele, ma a volte purtroppo succede
Il destino o il caso che dir si voglia ... arriva all'improvviso, impietoso, e colpisce, i ricchi come i poveri, i famosi come gli anonimi sconosciuti, gli operosi come gli sfaticati, lasciando una scia di dolore di sgomento  e di rimpianto per quei corpi e quelle menti,  stroncati nel fiore della vita con tanto ancora da dare agli altri
Ieri è morto Wouter Weylandt, giovane ciclista ventiseienne, nella terza tappa del Giro d'Italia, il giro rosa del 150°, per un banale incidente in una discesa in Liguria. Lo sgomento si è abbattuto su tutta la carovana, sui corridori e sui tifosi che volevano festeggiare ma  che si sono ritrovati in lacrime per una morte così assurda ed imprevista
Più assurda ancora però è stata la morte di Vittorio Arrigoni nella Striscia di Gaza, un lembo estremo di terra palestinese nel quale il pacifista volontario italiano aveva scelto di vivere, in nome dell’adesione alla causa di un popolo che soffre, e dove, per tragico paradosso, ha incontrato, a 36 anni, un’atroce morte per strangolamento.
Una morte che le indagini hanno ricondotto alla mano di una cellula di ultraintegralisti salafiti collocati su posizioni ancor più radicali di Hamas , il movimento islamico al potere nella Striscia
Una bara di compensato coperta da una bandiera italiana ed una palestinese, gli slogan e il pianto degli amici, onori funebri solenni in Palestina . Alcune centinaia di persone in tutto, radunatesi dal mattino dinanzi all’ospedale Shifa di Gaza City, da dove il feretro è uscito a metà giornata portato a spalla da due file di poliziotti con i baschi rossi. E da dove, cosparso di petali, è stato poi caricato su un’ambulanza - una di quelle su cui Arrigoni accompagnava i feriti durante l’offensiva israeliana " Piombo Fuso"- diretta con una coda di torpedoni e vetture private verso il valico di Rafah, al confine egiziano.  Ed un funerale mesto e composto in Italia , a Bulciago, il comune in provincia di Lecco da cui Arrigoni era partito:  l'ultimo saluto ad un giovane uomo, ad una vita data agli altri per un ideale di pace e di giustizia, che lo ha portato lontano dal suo paese e dalle persone che lo amavano
Di fronte alla morte ci si sente sempre poveri ed impotenti. Di fronte a queste morti si è ancora più poveri ed impotenti e sgomenti
Ferrero era un giovane imprenditore che aveva in mano le redini di una grande industria famosa ovunque nel mondo ma era anche un uomo schivo che amava lo sport , la famiglia e gli operai della sua azienda e che preferiva l'anonimato lontano dalle luci della ribalta e delle cronache mondane
Arrigoni era un attivista per i diritti umani dell’International Solidarity Movement che più volte aveva partecipato ad azioni e campagne radicali in favore della popolazione della Striscia di Gaza, dove viveva da tre anni. Sul sito stoptheism.com, nato per combattere il movimento di Arrigoni, l' International Solidarity Movement, il giovane italiano veniva indicato come bersaglio numero uno per le forze armate israeliane, con tanto di foto e dettagli che permettevono di identificarlo .

Arrigoni era stato arrestato il 18 novembre 2008, insieme con un cittadino americano ed uno britannico, tutti membri del Movimento di Solidarietà Internazionale (Ism) e a 14 pescatori palestinesi, da un guardacoste della marina israeliana vicino alla costa di Gaza. Secondo i militari, i pacifisti ed i pescatori erano a bordo di tre pescherecci che si trovavano al di fuori della zona di pesca autorizzata dalle autorità israeliane. Ancora prima, il 16 settembre dello stesso anno, il volontario era stato lievemente ferito mentre, insieme con una collega, aveva accompagnato in mare i pescatori.
 Arrigoni era anche tra i pacifisti a bordo delle imbarcazioni della missione internazionale «Free Gaza», diretta nell’agosto 2008 verso le coste della Striscia nel tentativo di forzare il blocco israeliano, portando aiuti umanitari. Sull’assedio di Gaza da parte degli israeliani, Arrigoni  aveva anche scritto un libro, " Restiamo umani ", in cui   ricostruiva dal punto di vista dei pacifisti le « tre settimane di massacro » subite dai palestinesi.
Il suo rapimento ed il suo omicidio sono stati un vero choc, una uccisione vile e codarda , una barbarie del terrorismo salafita... 
 Vita spezzate, vite che ancora tanto avrebbero potuto dare agli altri ed a loro stessi !

martedì 10 maggio 2011

SI al REFERENDUM

Dopo il vertice italo-francese a Villa Madama Berlusconi ha detto: "Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo" e ha ammesso che " fare il referendum adesso " avrebbe significato eliminare per sempre la scelta del nucleare  ... "  Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria".
Lo stop del governo al nucleare è dunque l'ennesimo trucco per bloccare il referendum del 12 e del 13 giugno. Una strategia vergognosa e antidemocratica per impedire ai cittadini di votare in modo da imporre di nuovo il nucleare in futuro.
Le Centrali giapponesi e Cernobyl ci hanno insegnato che l'energia nucleare è troppo pericolosa e non ha futuro.
Ritengo pertanto che su un tema tanto importante dobbiamo poterci esprimere con il nostro voto.
Al referendum si deve votare: solo votando il 12 e 13 giugno potremo fermare per sempre i progetti nucleari in Italia.
E tu voterai Sì al referendum? Fai la tua parte Mobilita i tuoi amici, informa la tua famiglia, diventa parte attiva di questa campagna contro il nucleare!
Oggi più che mai votare rappresenta una forma di resistenza civile...
dalle newsletter di Greenpeace , riflessioni di ericablogger

mercoledì 27 aprile 2011

Emergency a Misurata

Dal 10 aprile 2011 i medici e gli infermieri di Emergency sono l'unico team internazionale che opera a Misurata, la città che da quasi due mesi è sotto assedio e dove si registra il più alto numero di feriti della guerra libica.
Da una settimana stiamo assistendo a un crescente massacro di civili per l'intensificarsi dei combattimenti sempre più vicini alla zona in cui si trova l'ospedale Hikmat, presso il quale lavoriamo. La situazione è di estremo pericolo anche per il nostro personale sanitario che rischia di non potere più essere in grado di assistere i feriti.
Nella sola giornata del 16 aprile oltre 70 feriti sono arrivati in ospedale, colpiti dalle bombe o dai proiettili dei cecchini appostati nelle vicinanze. Quindici persone sono arrivate già morte al pronto soccorso, tra questi 6 bambini colpiti alla testa da fucili di precisione.
Emergency ricorda che la "protezione dei civili e delle zone densamente popolate" è stata indicata come priorità nella Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n.1973 del 17 marzo 2011. Ciononostante, ancora oggi nella città di Misurata non esiste alcuna forma di protezione per la popolazione.
Emergency ribadisce il proprio ruolo neutrale e puramente umanitario nel conflitto in corso, e conferma la propria disponibilità, ove necessario, a inviare team chirurgici per la cura dei feriti anche nelle zone sotto controllo governativo, come già comunicato in forma ufficiale alle autorità libiche dall'inizio del conflitto.
Emergency chiede pertanto con urgenza a tutte le parti coinvolte nel conflitto di negoziare un immediato cessate il fuoco, di rispettare la neutralità e l'inviolabilità degli ospedali e di aprire un corridoio umanitario a Misurata per garantire la possibilità di curare i civili in modo tempestivo e in condizioni di sicurezza.
21 aprile 2011  newsletter di Emergency
Il personale di Emergency ha dovuto lasciare l'ospedale di Misurata
La città martire della Libia è di nuovo sottoposta al fuoco incessante dei cecchini di Gheddafi che combattono casa  per casa, strada per strada, uccidendo cittadini inermi, e non hanno avuto nessuna pietà neppure per gli uomini che lavoravano in ospedale, minacciando la loro vita ...

26 aprile 1986 Cernobyl

Il 26 aprile 1986, nel reattore numero 4 della centrale nucleare di Cernobyl, si registra il più grave incidente nucleare della storia. Oggi, a distanza di 25 anni, l'attenzione del mondo si è spostata altrove ma noi non vogliamo dimenticare. E tu che cosa ricordi di Cernobyl?
Sul nuovo sito www.generazionecernobyl.org potrai:
1 scrivere il tuo ricordo di Cernobyl accompagnandolo con una foto;
1 caricare un video messaggio;
1 invitare i tuoi amici a partecipare.
L'obiettivo è ricordare gli effetti che un disastro nucleare può avere sulla vita di tutti noi!
Grazie!
 ( dalla newsletter di Greenpeace )

martedì 12 aprile 2011

Processo Breve

 " Il giorno in cui passerà la legge sul processo breve – e potrebbe essere il prossimo mercoledì – sarà un lutto cittadino, per noi aquilani e per tutti quei genitori che da tutta Italia avevano mandato i loro figlio a “studiare a L’Aquila, non a morirvi”. Nella notte del 6 aprile 2009 il sisma che ha colpito L'Aquila ha portato via 309 persone, la più piccola, Giorgia, avrebbe dovuto venire alla luce proprio quel giorno. Tra le vittime otto ragazzi che vivevano nella Casa dello Studente, stabile che risultava fortemente compromesso e destinato a subire seri danni in caso di sisma, secondo uno studio commissionato dalla Protezione Civile Abruzzo ad una società della stessa Regione, appena qualche anno prima. Così è stato. Quelle vite potevano essere salvate se si fosse agito secondo le regole; quelle vite ed altre ancora, a L'Aquila, come in numerosi altri “altrove”.Quelle vite ci sono state strappate dalla illegalità.
E il dolore, il lutto, la devastazione hanno sconvolto per sempre l'esistenza dei sopravvissuti.
A ciò oggi va aggiunto il ddl sul processo breve. Esso rappresenterebbe una mannaia sui crolli assassini dell'Aquila (Casa dello Studente, Convitto Nazionale e numerosi edifici privati che hanno sepolto madri, padri, figli e decine e decine di studenti), un'amnistia generalizzata per gli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro, per i morti di amianto, di uranio, di frane, di alluvioni, per le vittime di Viareggio martoriate dalle ustioni e per molti reati contabili e societari.
Per opporci a questo scempio e rivendicare il diritto alla giustizia per i nostri morti, per poter ricucire strappi dolorosi che necessitano del filo migliore, quello fatto di memoria e di legalità, saremo mercoledì mattina davanti a Montecitorio con i nostri striscioni e le foto dei nostri cari, per dire forte “basta morti di illegalità”.
Chiediamo agli aquilani di essere con noi, chiediamo ai parlamentari abruzzesi del centrodestra di riflettere, prima di votare una norma indecente che priverà della giustizia i morti e i vivi.
Antonietta Centofanti, a nome e per conto di "Comitato Familiari Vittime Casa dello Studente", "AVUS – Associazione Vittime Universitarie Sisma", "Familiari Vittime Convitto Nazionale" . Testimonianza rilasciata al direttore del sito di articolo 21 Stefano Corradino
Quel mercoledì di cui parla la signora Centofanti sarà domani Per salvarne uno, il solito, in Parlamento i politici della maggioranza voteranno sì ad una legge destinata ad umiliare migliaia di persone che stanno aspettando giustizia, anche tutti coloro che hanno perso i loro cari per il cinismo e per l'incuria di chi, per l'ingordigia di far soldi, non ha esitato a risparmiare sulle condizioni di sicurezza...
Domani, anche domani, dovremo assistere ad un'altra vergognosa giornata di scelte politiche ad personam in cui gli interessi dei cittadini saranno messi da parte per salvaguardare gli interessi del solito Berlusconi ...
Una vergogna che non dovrebbe lasciare indifferenti tutti coloro che credono ancora nella giustizia di una nazione democratica, come dovrebbe essere l'Italia