martedì 22 dicembre 2009

Saetta ci ha lasciate...

Ho parlato spesso, all'inizio di questo blog, delle mie tre gatte, la mamma randagia e le due gemelle, nate in un vecchio mobile da restaurare in serra, nel luglio del 1996. Tutte nere e tutte bellissime
Saetta era la gemellina piccola, la più veloce, e la dispettosa, che si avvicinava a chi entrava, si faceva accarezzare e poi graffiava le mani...
Affettuosa ed attaccatissima a mia mamma, la seguiva dappertutto ed era la sua ombra
Saetta stamattina ci ha lasciate.
Da due settimane aveva quasi smesso di mangiare, lei che era la golosona che spazzava i piatti a velocità supersonica, e negli ultimi giorni beveva solo acqua addolcita nello zucchero. Rifiutava persino il suo amato latte
Stava in cucina a dormire vicino al termosifone quasi tutto il giorno e di notte in garage, vicino alla caldaia del riscaldamento, in una grossa scatola con sua mamma e sua sorella, che non la lasciavano più sola e la tenevano calda
Ora riposa in un angolo del giardino, riparato dalla neve e dalla pioggia, vicino alle tombe dei miei ultimi cane e gatto precedente
Di lei ci resterà il ricordo, tante foto che le ho scattato negli anni, la sua presenza sul tavolo nella serra, dove passava le sue giornate, e la speranza che nel paradiso dei gatti, lassù in cielo, sia tornata a giocare con i topi e gli uccelli e le lucertole che amava così tanto prendere e portare sullo zerbino di casa
Arrivederci, piccola ... la mia piccola bellissima e intelligente Saetta dagli occhi acquamarina !!! Che tu sia felice, per sempre, ovunque tu sia ...

domenica 13 dicembre 2009

12 dicembre 1969

Sono passati 40 anni dall'attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano.
Avevo 14 anni allora e quella strage mi lasciò sconvolta. Come tutti i tristi avvenimenti che si succedettero per molti anni da allora.
Il quotidiano La Stampa di Torino ha pubblicato oggi un'intervista a Freda, uno degli uomini processati come autore dell'attentato. L'ho letta ma non mi è piaciuta
Preferisco ricordare le vittime, non gli assassini
Per esempio Roberto Prina l'impiegato della banca che si salvò per miracolo
da La Stampa To:
" Avevo 29 anni quando è successo. Per anni ho vissuto nell’illusione che si trovasse la verità. Ma non si verrà a capo di nulla, se non verrà tolto il segreto di Stato. Oggi ho 69 anni. Aspetto ancora».
L’impiegato Roberto Prina, il 12 dicembre ‘69, era nel suo ufficio, primo piano della Banca Nazionale dell’Agricoltura, piazza Fontana, Milano. Quarant’anni dopo, aspetta ancora di sapere.
Si è salvato per miracolo
«Per una telefonata di lavoro improvvisa. Altrimenti sarei sceso al piano di sotto, dove è scoppiata la bomba. Invece sono volato per cinque metri. Quando mi sono rialzato ero una maschera di sangue. Ma ero vivo».
«Si sentiva l’odore. Sette chili e mezzo di plastico militare. E’ una fortuna che non siano mai state pubblicate le foto fatte dentro la banca. Siete fortunati a non aver visto quello che ho visto io. Quando sono arrivato al Policlinico, ho avuto la sensazione di essere come in guerra».
Ai funerali in Duomo « c’ero come tutti i milanesi. Allora non usava quella cosa odiosa che fanno adesso, battere le mani... Ricordo il silenzio, il rumore dei passi di chi portava le bare.
E il cielo nero. Una cosa sconvolgente. C’era la sensazione che stesse succedendo qualcosa di grave».

La prima pista fu quella degli anarchici, ma «Non ci ho mai creduto. Nemmeno allora. Era appena stato chiuso il contratto dei metalmeccanici. Erano anni di gravissimi scontri, anche ideologici. All’inizio mi ero illuso che si potesse arrivare alla verità. Ero così giovane... Ai processi si è parlato di servizi segreti deviati... Non esistono. I servizi sono segreti e basta».

I processi se li è fatti tutti o «quasi. Poi ho smesso. Ero testimone perché ero lì.
Ero parte lesa perchè rimasi ferito.
Il primo a interrogarmi fu il giudice Occorsio.
Ricordo i viaggi a Roma, dove avevano appena inaugurato il palazzo di giustizia a piazzale Clodio.
E poi a Catanzaro, dove avevano trasferito il processo.
Mi davano 7 mila lire per il treno e l’albergo.
Alla fine scrissi una lettera al presidente della Corte.
Gli dissi che non ci andavo più. Tanto quello che avevo da dire lo avevo detto. Se volevano, mi arrestassero pure, ero stanco di tutto.
Poi ho smesso anche di seguire i processi. C’è un solo modo di restituire la dignità alla società civile calpestata».
Togliere il segreto di Stato
« Una volta mi hanno detto che non serve a niente toglierlo. Se non serve a niente lo tolgano.
Io la pelle almeno l’ho salvata.
Lo facciano per quelli che hanno perso tutto. La vita o gli affetti o la salute.
Sono stato in cura per anni. Sindrome da choc post traumatico. Sentivo l’odore del sangue. Sono andato avanti a psicofarmaci. Sto ancora aspettando l’invalidità».

«Ho molta ammirazione per quello che sta facendo il Presidente Napolitano. Il rischio è che vada tutto nel dimenticatoio. Una cosa così non si può dimenticare. Né io, né voi».

venerdì 11 dicembre 2009

Dashboard

Mercoledì ho cambiato il template del blog
In un blog conta soprattutto il contenuto ma anche il suo aspetto attira chi lo visita, per cui rinnovarlo ogni tanto è piacevole e necessario
Il mio blog è monitorato da google analytics e l'altra sera ho sbagliato ad inserire il codice di monitoraggio nell' htlm del nuovo modello che avevo scelto
Stamattina sono andata a controllare e mi sono subito accorta dell'errore perchè nel giorno 10 dicembre non c'era stato nessun visitatore...
Nel blog dal 9 novembre al 9 dicembre ci sono state 3.538 Visite con 4.212 Visualizzazioni di pagina provenienti da 40 Paesi
Rispetto ai mesi precedenti i visitatori sono notevolmente diminuiti ma probabilmente questo è dovuto al fatto che io ho scritto poco e non per quello che ho scritto
Il fatto curioso è che in quest'ultimo periodo i post più letti del blog sono stati 4 non recenti :
riflesioni sulla libertà gennaio 2009
adolescenza gennaio 2008
l' amore non svanisce mai novembre 2006
se io fossi il vento dicembre 2007
Chissà perchè proprio questi e non altri, altrettanto e forse anche più interessanti ?

Internet e la banda larga fanno paura?

Alcune settimane fa ero super impegnata a finire di preparare il materiale da utilizzare con i miei alunni nel laboratorio di volontariato del mercoledì pomeriggio, in vista del mercatino di Telethon della settimana scorsa, e quindi riuscivo a malapena a sfogliare il quotidiano
Una notizia però, che è stata riportata più volte, mi ha interessata parecchio
La notizia ormai è tristemente nota a tutti: il governo italiano, dopo aver preparato un piano ( ben miserello in effetti!) per lo sviluppo di internet, ha deciso di metterlo in soffitta, rimandando ogni intervento a dopo la crisi, quella famosa crisi che dovrebbe essere superata in effetti!!!
A marzo 2009 un rapporto del responsabile del dicastero dello sviluppo economico, che doveva rimanere riservato, fu immediatamente pubblicato su internet.
Il rapporto metteva in evidenza il fatto che in Italia esiste una forte disparità, nella possibilità di accedere ai collegamenti a larga banda, che interessa oltre sette milioni di cittadini, per lo più abitanti di aree rurali e di piccoli centri.
La banda larga, inoltre, è basata quasi esclusivamente su vecchi cavi telefonici in rame, destinati a collassare rapidamente man mano che si estendono i servizi multimediali su internet, radio, tv, film.
Alla base dell’arretratezza italiana vi sono diverse cause, in particolare la non divisione della gestione della rete, che dovrebbe essere neutrale, dalla fornitura di servizi in concorrenza.
Inoltre vi è una grave carenza di investimenti per una rete moderna in fibra ottica, che garantirebbe migliore capacità di trasmissione e affidabilità nel tempo .
Dal 2004 i soldi spesi per lo sviluppo della rete in Italia si sono molto ridotti, mentre nel resto d’Europa lo stanziamento è più che triplicato.
Tutte le nazioni hanno capito il valore strategico ed economico di internet
Il governo finlandese per esempio nei piani anticrisi ha previsto forti stanziamenti per rendere l’accesso alla rete un diritto costituzionale dei cittadini, con l’obiettivo di fornire almeno una connessione a un megabit entro il 2010 e di cento volte superiore nei cinque anni successivi.
In Italia, secondo il rapporto suddetto, servirebbero almeno dieci miliardi di euro nei prossimi cinque anni per costruire una situazione ottimale, in cui internet diventerebbe un pilastro per lo sviluppo economico e permetterebbe anche business remunerativi alle aziende.

Da quel Rapporto è poi devirato il " Piano Romani ", dal nome del vice ministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni che lo ha promosso.
Il piano prevedeva un intervento di circa 1,47 miliardi di euro da privati e di 800 milioni dallo Stato.
Questi 800 milioni sono i soldi scomparsi per decisione della presidenza del Consiglio.

Ancora una volta l'Italia ha perso il tram per migliorare
Ma l’Italia attualmente è governata, a livello politico, ma anche culturale ed industriale, da persone non giovani che temono le novità, qualunque esse siano .
Al governo vi sono politici tra i più anziani d’Europa, nelle università si riesce ad avere una cattedra superati i cinquanta e passa anni e anche i manager non sono mai giovincelli.
All’estero, invece, i policy makers sono più giovani della media e l’istruzione è molto più alta: in Italia solo il 31 per cento delle élites è laureato, contro il 51 per cento degli inglesi, il 58 per cento dei francesi e il 65 per cento dei tedeschi.
Tutto questo non aiuta certo l’Italia all’innovazione e alle nuove tecnologie

E in Italia la classe politica al governo predilige investimenti consolidati, quelle cosidette Grandi Opere, simbolicamente rappresentate dal futuristico ma ben poco utile ponte sullo Stretto e dal famigerato ritorno delle Centrali Nucleari.
L'unica grande scoperta del governo è il passaggio alla televisione digitale, che costerà, secondo le associazioni dei consumatori, 2,6 miliardi di euro solo in decoder.
Un passaggio che fino ad ora ha solo creato parecchi problemi di " non visione" della TV stessa e che intaserà le discariche , per lo più abusive, dell' Africa, con tutti quegli apparecchi dismessi ma ancora perfettamente funzionanti, senza migliorare di molto i contenuti culturali
Ma soprattutto Internet fa paura ai nostri governanti perchè, a differenza dell’informazione tradizionale, è impossibile controllarlo in modo soft ( Per controllarlo completamente si devono adoperare metodi autoritari come in Cina o Corea o Cuba , per esempio).
Internet di solito viene nominato sulle prime pagine dei quotidiani di larga diffusione e dei tg quasi esclusivamente per segnalarne gli aspetti negativi ed i rischi: pedofilia, siti di gruppi estremisti, dipendenze e malattie da curare; ma mai per far conoscere quel grandissimo universo di news autoprodotte, spesso di elevato valore informativo, dei forum, network, blog e siti consultabili ovunque in tempo reale
.
Nelle nostre cronache parlamentari, invece, la rete compare sempre in proposte di legge e decreti intesj a limitarne la libertà di espressione, al punto che il Times parlò in un caso di “attacco geriatrico ai bloggers italiani”.
In Italia non tutti per fortuna passano la loro vita davanti alla tv a comprare contenuti digitali - partite e grandi fratelli, veline e isole dei famosi... - ; il popolo di internet resisterà, come resiste da ben quindici anni, alla miopia dei " vecchi" e si arrangerà a costruire il futuro, nosnostante tutto e tutti

Lo sciopero della Conoscenza

"Le lavoratrici ed i lavoratori che operano nei settori della conoscenza e l'intero sistema di istruzione, formazione e ricerca sono al centro di una gigantesca operazione di riduzione delle risorse e di tagli al personale. Il lavoro viene mortificato e vengono ridotti gli spazi di contrattazione. Si pregiudica, in questo modo, il diritto universale dei cittadini all'accesso all'istruzione e alla formazione, sancito dalla nostra Costituzione.
Vista la gravità della situazione, il Comitato direttivo nazionale della FLC Cgil, nella riunione del 17 novembre, ha assunto la decisione di proclamare uno sciopero generale di tutti i settori della conoscenza per l'11 dicembre.
"

* tagli di risorse e riduzione di personale nei comparti della conoscenza per effetto della legge 133/08
* 'insufficiente stanziamento previsto per i prossimi rinnovi contrattuali
* progetti di riordino che mirano allo smantellamento del sistema pubblico di istruzione e formazione e la riorganizzazione degli enti pubblici di ricerca
* mancanza di un piano organico per la stabilizzazione del personale precario
* contenuti del decreto legislativo in materia di pubblica amministrazione che riduce gli spazi di democrazia, le garanzie e le tutele per i lavoratori
* richiesta di chiusura in tempi rapidi dei contratti 2006-2009 del comparto AFAM e dell'Area V dei dirigenti scolastici
* richiesta di apertura dei tavoli contrattuali 2006-2009 per l'A.S.I e la dirigenza di università e ricerca


Io non sono mai stata "comunista", non ho una tessera del sindacato perchè parecchi anni fa non ho più rinnovato quella della Cisl, non sono una "fannullona" perchè lavoro seriamente e cerco sempre di dare il meglio di me stessa anche dopo tanti anni di insegnamento, e molte delusioni, ma non mi rassegno proprio a vedere calpestato l'enorme patrimonio di saperi e competenze del nostro paese da parte di un governo che pensa a tutt'altro.

E quindi oggi faccio sciopero
Lo sciopero della conoscenza

E' stata una scelta ponderata a lungo, una scelta anche di sacrificio, perchè mai come ora , in magri tempi di recessione in cui tutto costa fin troppo, i soldi servono per arrivare dignitosamente alla fine del mese, ma è una scelta obbligata; faccio sciopero per me che sono ormai tantissimi anni che insegno, ma soprattutto per le mie giovani colleghe che sono all'inizio e che affrontano una carriera ed un futuro veramente incerti e precari

Ritengo inaccettabile che il governo non preveda nella legge finanziaria risorse sufficienti ed adeguate per i rinnovi contrattuali dei nostri comparti.
È gravissimo che i lavoratori della conoscenza sommino allo stato di disagio determinato dagli effetti della legge 133/2008 e dai provvedimenti legislativi che si sono succeduti in questi mesi, il danno del mancato riconoscimento di un diritto essenziale quale il rinnovo del contratto.

Il progressivo impoverimento dei vari settori scuola, determinato dalle politiche miopi di questo Governo, in particolare l’applicazione della seconda tranche di riduzione di personale docente e Ata, rende preoccupante la situazione dei lavoratori della scuola , sia in termini di aumento dei carichi di lavoro, sia per quanto riguarda la qualità della prestazione lavorativa, che risulta compromessa per effetto della riduzione di organico effettuata per questo anno scolastico.
Devono essere rivisti e cancellati quegli “obiettivi di risparmio” che stanno mettendo in ginocchio la scuola, la ricerca, l’università e le accademie ed i conservatori

Devono essere reperite risorse per il finanziamento di tutti i settori pubblici della conoscenza
Ma il Governo non ha dato risposta alcuna ai nostri problemi
L'unico problema del governo è quello di salvare dai processi per mafia e quant'altro i suoi rappresentanti illustri e non !!!!

La scuola non è solo importante per uno Stato, la scuola è fondamentale
Ma evidentemente la Scuola, così com'è ora, fa paura a questo governo che non basa le sue leggi sulla democrazia e sulla costituzione, a salvaguardia del rispetto e della libertà di tutti i cittadini, italiani o stranieri che siano !!!

mercoledì 9 dicembre 2009

Violenza e diritti umani

" Undici mila persone uccise in sei anni. Questo è il bilancio delle operazioni di polizia condotte in Brasile. La denuncia arriva dall’associazione umanitaria Human Rights Watch, secondo cui la maggior parte degli omicidi è avvenuta in stile esecuzione. Questo documento di 122 pagine pubblicato ieri ne segue un altro diffuso lo scorso anno dalle Nazioni Unite, secondo cui la polizia brasiliana sarebbe stata responsabile di una «significativa porzione» dei 48mila omicidi commessi nel Paese l’anno precedente. "

" Pena di morte per gli omosessuali: è questa la controversa proposta di legge all’ordine del giorno in Uganda. Nel Paese gli atti omosessuali sono già considerati illegali, ma questo provvedimento punta a colpire la cosiddetta “omosessualità aggravata”, cioè i rapporti gay consumati con disabili, minorenni o persone affette dal virus dell’Hiv, che verrebbero puniti con la pena capitale.
La legge prevede inoltre fino a 7 anni di reclusione per amici o familiari che non denunciano l’illecito alle autorità, e ai proprietari terrieri è vietato l’affitto agli omosessuali.
Secondo le stime in Uganda ci sarebbero 500 000 omosessuali su una popolazione di 31 milioni di persone.
Gli attivisti dei diritti gay sostengono che le leggi esistenti perseguono in modo già molto aspro gli atti omosessuali, con la condanna a ingenti risarcimenti pecuniari e, in alcuni casi, all’ergastolo.
I promotori della legge sostengono invece che sia “fondamentale proteggere la famiglia tradizionale proibendo in maniera categorica ogni tipo di relazione tra persone dello stesso sesso”. "
Queste sono due notizie che ho letto stasera sul quotidiano online La Stampa
Due differenti facce della medaglia che ci raccontano di come in tante parti del mondo, così lontane ma non diverse tra loro, ancora prevalgono le violenze delle istituzioni, i soprusi sui " diversi" ( ma chi è in effetti il diverso e chi il normale ? ), gli abusi contro i diritti umani e le libertà individuali
Quando cesseranno mai questi orrori e questi abomini che insozzano la nostra umanità e la nostra intelligenza " superiore " ?

sabato 5 dicembre 2009

Missione Afghanistan

Con il già programmato invio di 200 istruttori militari, il nostro contingente militare salirà a 4mila uomini, diventando il quarto più grande schierato in Afghanistan dopo quelli statunitense (100mila), britannico (9.500) e tedesco (4.400), scavalcando canadesi (2.800) e francesi (3.100).
Le truppe da mandare in Afghanistan verranno recuperate in gran parte dal Kosovo, forse qualcuna anche dal Libano.
Anche i soldi necessari per finanziare l’escalation italiana in Afghanistan arriverranno dal disimpegno militare su altri fronti, senza quindi comportare ulteriori aggravi di spesa.
I mille uomini in più verranno impiegati in combattimento:
“A Herat sono schierati tre Battle Group: prevediamo di portarli a quattro, in modo da permettere una svolta radicale nell’attività operativa”, consentendo alle truppe italiane di “bonificare una zona e poi di presidiarla in modo da impedire agli insorti di riconquistarla”.
da PeaceReporter, che ha ripercorso le tappe del progressivo coinvolgimento italiano nella guerra in Afghanistan.

I soldati attualmente schierati in Afghanistan sono 2.800 - ne sono autorizzati al massimo di 3.227, quota raggiunta nei mesi scorsi con l'invio delle truppe di rinforzo temporaneo per le elezioni, poi ritirate)
I Militari caduti in missione dal 2001 sono 22 , di cui 14 in azione e 8 in incidenti o per malattie
Il costo della missione dal 2001 è di oltre 2,5 miliardi di euro ed è in costante aumento: oltre 500 milioni nel 2009 contro una media di 300 milioni nei primi anni .
Gli Usa di Obama si trovano oggi nella stessa situazione in cui si trovava l’Urss di Gorbaciov nel 1985
Appena salito al potere, il presidente della superpotenza mondiale si ritrova a dover gestire la grana dell'Afghanistan. Dopo anni di occupazione militare, la guerra sta andando male e la guerriglia afgana sta vincendo.
I generali chiedono rinforzi, sostenendo che i centomila soldati sul campo non bastano per tener testa ai ribelli: per evitare la sconfitta ci vogliono decine di migliaia di uomini in più.
A peggiorare le situazione c'è un presidente afgano che è diventato corrotto, inaffidabile, debole e incompetente, e che vive barricato nel suo palazzo.
C'è bisogno di un governo locale più forte, in grado di gestire da solo la sicurezza nel paese così da consentire, nel giro di alcuni anni, il ritiro delle truppe straniere.
Questa è la situazione che sta vivendo il presidente Obama oggi, nel 2009. Ma è anche quella che visse il presidente Gorbaciov nel 1985.
Dal numero delle truppe schierate al presidente afgano inaffidabile, che all'epoca non si chiamava Karzai ma Karmal, che nel 1986 venne rimpiazzato con Najibullah, mentre a Karzai è stata data un'altra chance per mancanza di alternative, tutto è uguale.
Come Obama, Gorbaciov concesse i rinforzi chiesti dai suoi generali e allo stesso tempo iniziò a pianificare un'exit strategy.
Il ritiro dell'Armata Rossa dall'Afghanistan iniziò nel 1988, tre anni dopo l'insediamento di Gorbaciov. Le truppe Usa, invece, non se ne andaranno dall'Afghanistan prima del 2014-2015.

Gorbaciov ha sconsigliato a Obama di mandare più truppe, invitandolo a non ripetere gli errori commessi in Afghanistan dai sovietici e di accelerare il ritiro.
Obama invece ha deciso di dare ascolto ai suoi generali e ai ‘falchi' del Pentagono, sicuri di riuscire a capovolgere le sorti della guerra anche confidando sul fatto che i talebani di oggi sono più deboli dei mujaheddin di ieri perché dietro di loro non c'è una potenza militare e non godono del pieno sostegno della popolazione.
A parte il fatto che i talebani ricevono dall'estero ingenti finanziamenti e armi di ultima generazione , provenienti da pachistani, arabi, iraniani, cinesi e russi, il sostegno della popolazione afgana se lo stanno progressivamente guadagnando proprio grazie al protrarsi dell'occupazione straniera.
Altro che "nuova strategia". "Non siamo ancora come negli anni '80, quando la popolazione era in maggioranza con noi ribelli", ha dichiarato tempo fa Farooq Wardak, ex comandante mujaheddin oggi ministro dell'Istruzione del governo Karzai. "Ma ho paura che se le cose vanno avanti così, presto avverrà lo stesso".Appena insediatosi Obama aveva promesso una "nuova strategia" per l'Afghanistan basta su più ricostruzione, più aiuti alla popolazione, più democrazia. Invece ha scelto di continuare a sostenere un regime corrotto e illegittimo e di proseguire sulla strada dell'escalation militare. Più truppe, più guerra, più vittime civili, più sofferenze per la popolazione non faranno che accrescere l'odio verso gli stranieri e la popolarità dei talebani.

Il caso è chiuso !

" A quattro mesi dalla bufera mediatica che investì il direttore di Avvenire Dino Boffo, e a tre mesi dalle sue dimissioni, il direttore del Giornale Vittorio Feltri ha scritto in prima pagina, nell’insolita veste di una risposta alla lettera di una lettrice, che «il caso è chiuso», fu effettivamente «una bagatella» e non «uno scandalo», e che l’atteggiamento «sobrio e dignitoso» di Boffo ora «non può che suscitare ammirazione».
La Cei parla di «ammissioni tardive», il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, di una «retromarcia clamorosa e importante» che non cancella però quanto è stato.
Il diretto interessato affida ad una dichiarazione pubblicata sul sito online del quotidiano dei vescovi il suo dispiacere per l’«incauto» coinvolgimento nella querelle di altre persone, che spera ora «siano lasciate in pace».
Feltri interviene di nuovo, dicendosi «un pò sconcertato», e definisce così la sua presa di posizione: «Nè scuse nè lacrime», nè tantomeno «una retromarcia», ma solo «una doverosa precisazione».

La ferita aperta nei media e nel mondo cattolico, oltre che nelle vite delle persone coinvolte, in quelle settimane..., fatica a rimarginare, tanto da indurre il presidente della Cei, card.Angelo Bagnasco, a cogliere l’occasione del Congresso dell’Unione stampa cattolica per lanciare un duro monito a tutto il mondo dell’informazione.
«Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo, rischiando di incidere negativamente sulla sua coscienza, sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessa delle persone».
Bagnasco invoca la nascita di una «info-etica» che, al pari della bio-etica, vigili sulla violazione della vita e della dignità.
E ribadisce che è tutto il Paese ad aver bisogno di «un linguaggio serio e sereno».
«Un buon giornalista avrebbe verificato la notizia prima di pubblicarla».
Il cdr di TG2000 giudica «inqualificabile» la campagna mediatica «che Il Giornale ha orchestrato, nascondendosi dietro al diritto di cronaca», una «campagna diffamatoria» che ha colpito Boffo, la sua famiglia e le sue redazioni.
Il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: «Quella di Feltri su Boffo è una furbata più che una sincera retromarcia e una seria ammissione di errore cagionato. Conferma che questo non è giornalismo da insegnare a nessuno».
Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, si chiede «chi e come porrà riparo al danno personale e professionale» fatto a Boffo.
Secondo Enrico Letta, vice segretario del Pd, le parole odierne di Feltri sono «sconcertanti» e «l’ipocrisia di queste cripto-scuse non restituirà il dolore» provocato.
«Dopo il danno arriva la beffa», è l’opinione di Rosy Bindi, presidente dell’assemblea nazionale del Pd, secondo la quale ora «non si restituisce a Boffo ciò che gli è stato tolto con una vigliacca campagna di disinformazione»."
Dopo Boffo, è toccato di nuovo in questi giorni ad Alessandra Mussolini di finire in prima pagina per un presunto video hard
E domani, a chi toccherà ?
Quando si stabiliranno delle regole deontologiche serie che impediscano di rovinare le persone con pseudoscoop e porcherie simili ???

La rivoluzione viola

Oggi pomeriggio ho seguito in diretta da Roma su Rainews24 il No B-Day, la manifestazione antiberlusconi convocata via web a Piazza San Giovanni
Erano tantissimi i giovani che hanno partecipato e arrivavano da tutta Italia, senza l'appoggio di apparati organizzativi di partiti o sindacati. L' unico messaggio espresso da tutti i partecipanti era: ''Berlusconi vada a casa'' , ''non ci interessano le conseguenze delle dimissioni di Berlusconi; l'importante e' che si dimetta subito''.
Gli organizzatori hanno parlato di oltre un milione di presenti.

" Caro cavaliere, perché non ha il coraggio di affrontare i suoi vari processi, invece di impegnare per mesi il parlamento a trovare un modo per evitarli, violando la costituzione che afferma che “la legge è uguale per tutti” e non “per tutti eccetto Silvio”?
Abbia un po’ più di coraggio e di fiducia nella giustizia. Se è innocente non ha nulla da temere. Se invece sa di essere colpevole dia le dimissioni.
E abbia anche un po’ più di rispetto per la democrazia e il parlamento. Se i suoi colleghi deputati e senatori del suo partito non sono d’accordo con lei hanno tutto il diritto di esprimerlo e lei non ha il diritto di minacciarli di espellerli dal suo partito, che non è la sua azienda. "
Margherita Hack - 28 novembre 2009 -
Si è svolta ieri l'udienza del processo per concorso in associazione mafiosa al senatore Marcello Dell'Utri, celebrato a Torino per motivi di sicurezza con la testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza
Al termine la Corte ha deciso di non fare ulteriori domande al pentito ed ha disposto la citazione dei boss Giuseppe e Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro, rinviando il processo all'udienza dell'11 dicembre.
Spatuzza ha rivelato di un incontro con i tre boss durante il quale Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi furono indicati come i nuovi referenti politici di Cosa Nostra
"Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro 'crasti' socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra.
Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5''
''C'e' di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri''.
''Grazie alla serieta' di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani'' .

domenica 22 novembre 2009

La disoccupazione è un crimine contro l’umanitàJosé Saramago da quadernodisaramago.wordpress.com
" La gravissima crisi economica e finanziaria che sta agitanto il mondo ci porta l’angosciosa sensazione di essere arrivati alla fine di un’epoca senza che si intraveda come e cosa sarà quella che ci aspetta.
Cosa facciamo noi che assistiamo, impotenti, all’oppressivo avanzamento dei grandi potentati economici e finanziari, avidi nell’accaparrarsi più denaro possibile, più potere possibile, con tutti i mezzi legali o illegali a loro disposizione, puliti o sporchi, onesti o criminali?
Possiamo lasciare l’uscita dalla crisi nelle mani degli esperti?
Non sono precisamente loro, i banchieri, i politici di livello mondiale, i direttori delle grandi multinazionali, gli speculatori, con la complicità dei mezzi di comunicazione, quelli che, con l’arroganza di chi si considera possessore della conoscenza ultima, ci ordinavano di tacere quando, negli ultimi trent’anni, timidamente protestavamo, dicendo di essere all’oscuro di tutto, e per questo venivamo ridicolizzati?
Era il periodo dell’impero assoluto del Mercato, questa entità presuntuosamente auto-riformabile e auto-regolabile incaricata dall’immutabile destino di preparare e difendere per sempre e principalmente la nostra felicità personale e collettiva, nonostante la realtà si preoccupasse di smentirla ogni ora che passava.
E adesso, quando ogni giorno il numero di disoccupati aumenta? Finiranno finalmente i paradisi fiscali e i conti cifrati?
Si indagherà senza remore sull’origine di giganteschi depositi bancari, di ingegneria finanziaria chiaramente illecita, di trasferimenti opachi che, in molti casi, altro non sono che grandiosi riciclaggi di denaro sporco, del narcotraffico e di altre attività delinquenziali?
E le risoluzioni speciali per la crisi, abilmente preparate a beneficio dei consigli di amministazione e contro i lavoratori?
Chi risolve il problema della disoccupazione, milioni di vittime della cosiddetta crisi, che per avarizia, malvagità o stupidità dei potenti continueranno a essere disoccupati, sopravvivendo temporaneamente con i miseri sussidi dello Stato, mentre i grandi dirigenti e amministratori di imprese condotte volontariamente al fallimento godono dei milioni coperti dai loro contratti blindati?

Quello che si sta verificando è, sotto ogni aspetto, un crimine contro l’umanità e da questa prospettiva deve essere analizzato nei dibattiti pubblici e nelle coscienze.
Non è un’esagerazione.
Crimini contro l’umanità non sono soltanto i genocidi, gli etnocidi, i campi della morte, le torture, gli omicidi collettivi, le carestie indotte deliberatamente, le contaminazioni di massa, le umiliazioni come modalità repressiva dell’identità delle vittime.
Crimine contro l’umanità è anche quello che i poteri finanziari ed economici, con la complicità esplicita o tacita dei governi, freddamente perpetrano ai danni di milioni di persone in tutto il mondo, minacciate di perdere ciò che resta loro, la loro casa e i loro risparmi, dopo aver già perso l’unica e tante volte già magra fonte di reddito, il loro lavoro.
Dire “No alla Disoccupazione” è un dovere etico, un imperativo morale.
Come lo è denunciare il fatto che questa situazione non la generano i lavoratori, che non sono i dipendenti che devono pagare per la stoltezza e gli errori del sistema.
Dire “No alla Disoccupazione” è arrestare il genocidio lento ma implacabile a cui il sistema condanna milioni di persone.
Sappiamo di poter uscire da questa crisi, sappiamo di non chiedere la luna. E sappiamo di avere la voce per usarla.
Di fronte all’arroganza del sistema, invochiamo il nostro diritto alla critica e alla protesta. Loro non sanno tutto. Si sono ingannati. Si sono sbagliati. Non tolleriamo di essere le loro vittime. "
Questo è il post 555
Dovrei festeggiarlo, ma non ne ho nessuna voglia
Sono tante, troppe le persone, anche conosciute personalmente, che in questo ultimo periodo hanno perso il posto di lavoro e vivono la disperazione più nera perchè non sanno più come mantenere la famiglia, i figli ...

Il Male minore

In queste ultime settmane Il presidente della Camera Fini si è spesso distinto dal resto del Pdl, la maggioranza di governo, per il suo diverso modo di pensare
Ieri una sua frase molto forte riguardo agli immigrati ha provocato la reazione del ministro leghista Calderoli
Non so se Fini ha veramente cambiato il suo modo di pensare o se sta invece creando un personaggio nuovo, un antagonista a Berlusconi, che vuole fare le scarpe all'attuale presidente del Consiglio e prenderne il posto
Nei giorni scorsi, il 15 novembre esattamente, però la giornalista Barbara Spinelli ha scritto su La Stampa un articolo molto interessante : "Fini e il male minore "
Alcuni suoi passi sono estremamente importanti :
" Da quando ricopre la terza carica dello Stato, Gianfranco Fini ha un’aspirazione che lo domina, costante: quella a esser statista oltre che uomo politico, e a scorgere nelle trasgressioni istituzionali di Berlusconi pericoli che lui, anche se solitario, vuol diminuire o combattere. Il suo magistero, come quello di Napolitano, è delicato: egli rappresenta la nazione, non può esser presidente di parte. Ma Fini ha osato molto, ultimamente,esprimendosi su temi essenziali come l’immigrazione, i diritti civili, il testamento biologico, la laicità.
Il libro che ha appena pubblicato (Il futuro della libertà. Consigli non richiesti ai nati nel 1989, Rizzoli) conferma una volontà precisa, e il desiderio di pensare la democrazia italiana nel tempo lungo...
Proprio perché ha deciso di scandagliare nuovi mari, vorrei porre al presidente una domanda di fondo, attorno a un assioma apparentemente importante che lo guida: se sia giusto, nonché utile, perseguire sistematicamente il Male Minore, nella resistenza al degrado delle istituzioni democratiche.
Se davvero la situazione sia così degradata e povera di alternative, da imporre questa classifica dei mali, basata sulle categorie economiche del più e del meno.
Nelle dittature la ricerca del male minore è spesso la sola via, anche se non necessariamente la più feconda.
Spesso è un camuffamento per iniziare i recalcitranti; solo di rado ingenera i casi Schindler, che accettò il nazismo salvando 1100 ebrei. Ma nella democrazia? L’economia dei mali è usanza antica, ma ha senso farne un assioma?

L’interrogativo si pone perché tutta la politica italiana, da anni, ruota attorno a questo concetto.
L’hanno interiorizzato le opposizioni, svariati giornali, anche la Chiesa.
Lo difendono i centristi (nuovi o vecchi): spesso moderati per non-scelta, per calcolo breve, per conformistica aderenza all’opinione dominante.
L’ultimo esempio di politica del male minore è quello di Fini nell’incontro col presidente del Consiglio del 10 novembre: per evitare il peggio - la prescrizione rapida, cui Berlusconi assillato dai processi Mills e Mediaset teneva molto - il presidente della Camera gli ha concesso il processo breve, che è una prescrizione camuffata e accorcia i procedimenti con l’eccezione di alcuni reati (non i più gravi d’altronde, essendo escluso anche il reato di clandestinità ).

La giustizia lenta affligge gli italiani, ma il rimedio non consiste nel dichiarare che il processo si estingue automaticamente dopo tre gradi di giudizio per la durata complessiva di 6 anni, bensì nell’introdurre preliminarmente le riforme che consentono di abbattere i tempi.
Riforme da applicare a monte, senza toccare i processi pendenti. Non si tratta di troncare i processi, ma di accelerarne il corso.
Dichiarare estinto un processo perché dopo due anni non c’è sentenza di primo grado è di una gravità estrema.
In certi casi, soprattutto per reati delicati con rogatorie internazionali, due anni davvero non bastano. Scansare il male maggiore è buona cosa, ma quello minore - ambiguo, sdrucciolevole - non è detto dia frutti.

Classificare i mali e le colpe è attività millenaria, in teologia e filosofia.
Nell’«economia del male», sosteneva Agostino, meglio le prostitute che l’adulterio; meglio uccidere l’aggressore prima che egli uccida l’innocente. La guerra, se proporzionata e volta al bene, divenne giusta.
Secolarizzandosi, tuttavia il male minore non punta più alla perfezione-trasformazione, ma all’ottimizzazione dell’esistente e del male. Cessa d’essere tappa d’un cammino accorto, si fa consustanziale alla democrazia, addirittura suo sinonimo. Lo descrive con maestria Hannah Arendt, negli Anni 50 e 60...
Accade a ciascuno di cercare il male minore, nella vita individuale e pubblica.
Ma il male minore rischia di installarsi, di divenire concetto stanziale, con esiti e danni collaterali che possono esser devastanti, non subito ma nel lungo periodo.
A forza di mitigare l’iniquità agendo dal suo interno, in effetti, sorgono insidie che la Arendt spiega bene: «Lungi dal proteggerci dai mali maggiori, i mali minori in politica ci hanno invariabilmente condotti ai primi».
«Ossessionati dai mali assoluti» (Shoah, Gulag) ci abituiamo a non vedere il nesso, stretto, tra male maggiore e minore.

La mente stessa muta, quando il male minore si cristallizza in norma.
Chi l’adotta tende a scordarsi, dopo, che in fin dei conti ha optato per un male.
Quando misure eccezionali vengono normalizzate, possono venire applicate più frequentemente. E applicandole con crescente frequenza, «qualsiasi senso dell’orrore verso il male si perde», non solo nei politici ma nell’insieme della nazione.

Quando Fini sceglie un piccolo male per evitare al peggio, è pur sempre nel male che resta, anche se forse a disagio: con effetti infausti sul futuro cui tiene tanto.
Una successione di piccoli mali finisce infatti col produrre un male grande raggiunto cumulativamente, non fosse altro perché è impossibile calcolare l’estensione dei loro guasti.

Fini e Napolitano vengono da esperienze non dissimili. Ambedue hanno accostato i mali assoluti, avendone condivise le ideologie, e con coraggio ne sono usciti.
Ambedue hanno scoperto le virtù del moderatismo pragmatico, del male minore.
Ma il male minore è una trappola, se il suo essere anfibio e la miopia del pragmatismo son taciuti.
Il male assoluto, paradossalmente, attenua la vigilanza:
«Chi sceglie il male minore dimentica rapidamente d’aver scelto a favore del male», dice la Arendt.... "
Dunque la scelta migliore sarebbe quella di scegliere il bene, per se stesso e per tutti noi, che ne abbiamo abbastanza delle liti da pollaio tra destra e sinistra e, ultimamente, pure tra destra e destra, tra Fini e Calderoli, tra Brunetta e Tremonti e chi più ne ha più ne metta...!!!

domenica 8 novembre 2009

Sentenza Crocifisso

In queste ultime settimane con la mia assenza un po' vagabonda dal Pc, perchè 6 classi ed un laboratorio di volontariato molto impegnativo ( con 20 alunni ed alunne di 3 seconde e l'aiuto di 2 colleghe, sto preparando un banchetto vendita per telethon ) mi portano via tanto tempo e tanta fatica, non ho scritto granch'é
Ma le notizie dei giornali mi hanno spesso provocato rabbia o disgusto e la voglia di scrivere mi è spesso passata, proprio passata ...
" COUR EUROPÉENNE DES DROITS DE L’HOMME
DEUXIÈME SECTION - AFFAIRE LAUTSI c. ITALIE (Requête no 30814/06) ARRÊT STRASBOURG 3 novembre 2009
Traduzione del passo essenziale(...)
3. Giudizio della Corte) Principi generali 47.
Per quanto riguarda l'interpretazione dell'articolo 2 del Protocollo n.1, nell'esercizio delle funzioni che lo Stato assume nel campo dell'educazione e dell'insegnamento, la Corte ha raggiunto nella sua giurisprudenza i principi enunciati qui di seguito che sono rilevanti nel caso di specie (v., in particolare Kjeldsen, Busk Madsen e Pedersen c. Danimarca, Causa Dicembre 7, 1976, AO 23, pp. 24-28, § § 50-54, Campbell v. Cosans Regno Unito, Causa Febbraio 25, 1982, AO48, pp. 16-18, § § 36-37, Valsamis c. Grecia, Causa dicembre 18, 1996, Raccolta delle sentenze e delle decisioni 1996-VI, pp. 2323-2324, § § 25-28, e Folgerø e altri contro Norvegia [GC] 15472/02, CEDU 2007-VIII, § 84).(a) è necessario leggere due frasi dell'articolo 2 del Protocollo n.1 alla luce non solo gli uni degli altri, ma anche, in particolare, degli articoli 8, 9 e 10 della Convenzione.
(b) è sul diritto fondamentale all'istruzione, che si innesta il diritto dei genitori di rispettare le loro credenze religiose e filosofiche e la prima frase non distingue più della seconda, tra l'istruzione pubblica e istruzione privata.
La seconda frase dell'articolo 2 del Protocollo n.1 mira a salvaguardare la possibilità di pluralismo in materia di istruzione, essenziale per la conservazione della "società democratica", com’è intesa dalla Convenzione.
A causa del potere dello Stato moderno, è soprattutto l'educazione pubblica che ha bisogno di raggiungere questo obiettivo.
(c) Il rispetto per le convinzioni dei genitori deve essere possibile attraverso una formazione in grado di fornire un ambiente di scuola aperta e inclusiva, piuttosto che di esclusione, a prescindere dal background degli studenti, dalle convinzioni religiose o dall’etnia. La scuola non dovrebbe essere la scena di proselitismo o di predicazione, dovrebbe essere un luogo di incontro di diverse religioni e convinzioni filosofiche, dove gli studenti possono acquisire conoscenze sui loro pensieri e sulle loro tradizioni.
(d) La seconda frase dell'articolo 2 del Protocollo n. 1 implica che lo Stato, nello svolgere le funzioni da essa assunte in materia di istruzione e formazione, controlla che le informazioni o le conoscenze incluse nei programmi vengano trasmesse in modo obiettivo, critico e pluralistico. Gli è precluso di perseguire un obiettivo di indottrinamento che possa essere considerato non conforme alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori. Qui è il limite da non superare.
(e) Il rispetto per le convinzioni religiose dei genitori e le credenze dei bambini comporta il diritto di credere in una religione o di non credere in nessuna religione. La libertà di credere e la libertà di non credere (libertà negativa) sono entrambi tutelati dall'articolo 9 della Convenzione (v., in termini di cui all'articolo 11, Young, James e Webster c. Regno Unito, August 13, 1981, § § 52-57, serie AO 44).
Il dovere di neutralità e imparzialità dello Stato è incompatibile con qualsiasi potere discrezionale da parte sua quanto alla legittimità delle credenze religiose o dei loro modi di esprimersi.
Nel contesto dell'educazione, la neutralità dovrebbe garantire il pluralismo (Folgerø, Supra, § 84).b) applicazione di questi principi
48. Per la Corte, queste considerazioni comportano l'obbligo dello Stato di astenersi da imporre anche indirettamente, credenze, nei luoghi in cui le persone sono a suo carico o nei luoghi in cui queste persone sono particolarmente vulnerabili.
La scolarizzazione dei bambini è particolarmente delicata perché in questo caso, il potere vincolante dello Stato è imposto a sensibilità che sono ancora mancanti (a seconda del livello di maturità del bambino), della capacità di assumere una distanza critica in relazione al messaggio di una scelta preferenziale espressa da parte dello Stato in materia religiosa.
49. In applicazione dei principi di cui sopra al caso di specie, la Corte deve esaminare la questione se lo Stato convenuto, esigendo l'esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche, ha garantito nell'esercizio delle sue funzioni l'istruzione e l'insegnamento che la conoscenza sia diffusa in modo obiettivo, critico e pluralistico e il rispetto delle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori, a norma dell'articolo 2 del Protocollo n. 1.50.
Nel valutare tale questione, la Corte tiene conto della particolare natura del simbolo religioso e il suo impatto sugli studenti sin dalla giovane età, soprattutto sui bambini del richiedente.
Infatti, nei paesi in cui la stragrande maggioranza della popolazione appartiene a una religione particolare, la manifestazione dei riti e dei simboli di questa religione, senza restrizione di luogo e modalità, può costituire una pressione sugli studenti che non praticano tale religione o di coloro che aderiscono a un'altra religione (Karaduman V. Turchia, Decisione della Commissione del maggio 3, 1993).51.
Il governo [italiano] (paragrafi 34-44 supra), giustifica l'obbligo (o il fatto) di esporre il crocifisso al positivo messaggio positivo morale della fede cristiana, che trascende i valori laici costituzionale, il ruolo della religione nella storia italiana e le radici di questa tradizione nel paese.
Egli attribuisce al crocifisso un significato neutrale e laico in riferimento alla storia e alla tradizione dell’Italia, strettamente legata al cristianesimo.
Il governo ha sostenuto che il crocifisso è un simbolo religioso, ma può rappresentare anche gli altri valori (cfr. Tribunale amministrativo del Veneto, nO 1110 Marzo 17, 2005, § 16, punto 13).
Nel parere della Corte, il simbolo del crocifisso ha una pluralità di significati tra cui il senso religioso è predominante.52.
La Corte ritiene che la presenza dei crocifissi nelle aule va oltre l'uso di simboli in specifici contesti storici. Ha anche ritenuto che il carattere tradizionale del significato sociale e storico di un testo usato dai parlamentari a prestare giuramento non priva il giuramento della sua natura religiosa (Buscarini e altri contro San Marino [GC], n.O24645/94, CEDU 1999-I).
53. Il denunciante sostiene che il simbolo è un affronto alle sue convinzioni e viola il diritto dei suoi figli che non professano la religione cattolica. Le convinzioni di questi ragazzi hanno raggiunto un livello di serietà e di coerenza sufficientemente coerente tanto che la presenza obbligatoria del crocifisso potrebbe essere ragionevolmente intesa come un conflitto con loro. L'interessato vede nell’esibizione del crocifisso il segno che lo Stato è dalla parte della religione cattolica. Questo significato è ufficialmente accettato nella Chiesa cattolica, che attribuisce al crocifisso un messaggio fondamentale. Pertanto, la preoccupazione del richiedente non è arbitraria.
54. Le convinzioni della signora riguardano anche l'impatto dell'esposizione del crocifisso ai suoi figli (supra, punto 32), all’epoca di undici e tredici anni.
La Corte riconosce che, come abbiamo visto, è impossibile non notare il crocifisso nelle aule scolastiche. Nel contesto della pubblica istruzione, è necessariamente percepita come parte integrante della scuola e può quindi essere considerato come un "potente simbolo esterno" (Dahlab V. Svizzera (dicembre), nonO 42393/98, CEDU 2001-V).
55. La presenza del crocifisso può essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, e si sentono educati in un ambiente scolastico caratterizzato da una particolare religione. Ciò che può essere incoraggiante per alcuni studenti di una religione può essere emotivamente inquietante per gli studenti di altre religioni o di coloro che non professano alcuna religione. Questo rischio è particolarmente presente tra gli studenti appartenenti a minoranze religiose.
La libertà negativa non è limitata alla mancanza di servizi religiosi o di istruzione religiosa. Esso copre le pratiche dei simboli che esprimono, in particolare, o, in generale, una credenza, una religione o ateismo. Questo diritto negativo merita una protezione speciale, se lo Stato esprime una convinzione e, se la persona si trova in una situazione che non può essere superata se non con uno sforzo individuale o un sacrificio sproporzionato.
56. L'esposizione di uno o più simboli religiosi non può essere giustificata né con la richiesta di altri genitori che vogliono l'educazione religiosa coerente con le proprie convinzioni, né, come sostiene il governo, con la necessità di un compromesso necessario con i partiti politici di ispirazione cristiana.
Rispetto le convinzioni dei genitori in materia di istruzione deve tener conto del rispetto delle credenze di altri genitori.
Lo stato ha l'obbligo di neutralità religiosa nel contesto del l'istruzione pubblica obbligatoria in cui la partecipazione è richiesta a prescindere dalla religione e deve cercare di instillare negli studenti il pensiero critico.
La Corte non vede come l'esposizione nelle aule delle scuole pubbliche, un simbolo che è ragionevole associare con il cattolicesimo (la religione di maggioranza in Italia) potrebbe servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una "società democratica", come concepito dalla Convenzione, pluralismo è stato riconosciuto dalla Corte costituzionale (cfr. paragrafo 24) nel diritto interno.
57. La Corte ritiene che l'esposizione obbligatoria di un simbolo di una confessione nell’esercizio della funzione pubblica per quanto riguarda situazioni specifiche, sotto il controllo del governo, in particolare nelle aule, limita il diritto dei genitori educare i loro figli secondo le loro convinzioni e il diritto di scolari di credere o di non credere.
La Corte ritiene che ciò costituisca una violazione di questi diritti, perché le restrizioni sono incompatibili con il dovere dello Stato di rispettare la neutralità nell'esercizio del servizio pubblico, in particolare nel campo dell'istruzione.
58. Di conseguenza, vi è stata una violazione dell'articolo 2 del Protocollo n. 1 in combinato disposto con l'articolo 9 della Convenzione.(...) "
La sentenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo è chiara
E giusta
La scuola pubblica deve essere laica democratica e deve garantire il pluralismo
A tutti gli alunni
E togliere i crocefissi dalle aule scolastiche non è un'eresia ma il rispetto di leggi internazionali
Non amo le crociate come non amo il fanatismo.
In casa mia, da anni, sono appesi dei crocefissi, alcuni molto belli ( erano di mia nonna, molto religiosa e devota), ma questa è una scelta mia e di mia mamma, una scelta sempre più affettiva, di ricordi, che religiosa
E trovo che attualmente la scuola abbia problemi ben più gravi e seri, compresa l'educazione o meglio la non educazione di troppi giovani e giovanissimi che si comportano da bulli con i più deboli o con i diversi, senza nessun rispetto per gli altri, di un simbolo religioso appeso ad un muro, dove la maggior parte degli alunni non lo nota neppure ...

venerdì 30 ottobre 2009

Brunetta e i fannulloni

Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta è ossessionato dai Fannulloni
A maggio aveva ampliato a undici ore - dalle 8 alle 13 e dalle 14,00 alle 20 - la reperibilità dei dipendenti statali in malattia.
A luglio le aveva ridotte; dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle19,00
Ora le nuove fasce orarie aperte alle visite fiscali vanno dalle 9 alle 13 del mattino e dalle 15 alle 18 della sera.
«Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno», ha commentato il ministro, che spiega di aver commesso un «errore» nel tornare indietro, riportando a luglio la reperibilità a quattro ore, quando a maggio l’aveva ampliato a undici
A riaccendere l’allarme «fannulloni» sono stati i risultati del monitoraggio sulle assenze nel settore pubblico, che ha rilevato un aumento del 16,7% ad agosto e del 24,2% a settembre, dopo 14 mesi di riduzione progressiva.
Brunetta ha sottolineato come «sia stata una delusione ma anche una lezione: abbiamo capito che non possiamo abbassare la guardia contro i comportamenti opportunistici».

L’altra novità inserita nel decreto riguarda l’obbligo d’invio dei certificati medici per via telematica, spedito direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica all’Inps. Il sistema partirà subito, ha fatto sapere il ministro, anche se è prevista una fase di transizione durante la quale si potrà ricorrere sia al meccanismo online sia al cartaceo.
Io ho preso l'influenza due lunedì fa a scuola e sono stata male per diversi giorni. Non sono rimasta a casa e mi sono curata con le medicine naturali che avevo già
Leggendo però le ultime notizie sulla reperibilità in caso di malattia mi sono posta una domanda :" Se restassi a casa in malattia, con simili orari, e se non avessi mia mamma, che eventualmente uscirebbe al posto mio per andare in farmacia, io come farei ad uscire per andare in farmacia a prendere le medicine per curarmi ??? "
un bel rebus a cui il ministro non ha di certo pensato e di cui non gliene importa sicuramente nulla ma che creerà un bel problema a tutti i dipendenti pubblici single che avranno la sfortuna di ammalarsi...

Ciancimino e Gladio

Sto seguendo sulle pagine de La Stampa la storia di Massimo Cincimino e gli avvenimenti che hanno coinvolto suo padre con la mafia e con i misteri che hanno coinvolto politici e servizi segreti deviati in un passato non troppo lontano
Una storia sempre più interessante che è ormai un vero e proprio giallo
Alcuni giorni fa c'era stato un furto misterioso in casa di Massimo Ciancimino ed erano spariti dei documenti
Ieri Massimo Ciancimino ha consegnato alla Procura di Palermo un appunto scritto dal padre Vito, ex sindaco dc, che rivelerebbe la sua appartenenza alla Gladio, la rete di controspionaggio del Patto Altantico che operò in Italia dalla fine delle seconda guerra mondiale fino all’inizio degli anni Novanta, quando Giulio Andreotti, decretandone la fine, perché ormai superata dai nuovi assetti dell’Europa, ne rivelò l’esistenza in Parlamento.

L’appunto manoscritto è stato consegnato ieri mattina da Massimo, insieme con una quarantina di altre “carte”, tra cui la copia originale del famoso e famigerato «papello» finora esistente in fotocopia, custodito negli archivi dei sostituti procuratori di Palermo.
Il biglietto sarebbe una sorta di “rivelazione” autografa destinata all’enorme materiale politico e autobiografico che Vito Ciancimino intendeva racchiudere in una pubblicazione, mai ottenuta per il completo disinteresse che allora suscitavano le sue affermazioni.
«Ho fatto parte di Gladio», scrisse don Vito. E non si sa quanto di altro aggiunge nel corso del “messaggio”.
I magistrati non si sbilanciano, fino a quando non saranno in grado di valutare l’attendibilità dell’appunto e soprattutto fino a che non riusciranno a collocarlo nel tempo e nel clima di quegli anni.

Anche il giovane Ciancimino non trae conclusioni affrettate, anche se è stato testimone di strane e lunghe frequentazioni del padre con ambienti dei servizi segreti.
In questo senso fa fede tutta la vicenda legata al "papello" con le richieste di Totò Riina allo Stato e alla trattativa che don Vito intavolò coi carabinieri del Ros per conto di Cosa nostra.
Il mondo economico, finanziario e politico in Sicilia è stato sempre al centro delle attenzioni e dello sguardo degli apparati di sicurezza.
Don Vito ne aveva dimestichezza anche per il ruolo ricoperto da suo padre Giovanni, che durante la guerra e subito dopo era diventato un punto di riferimento degli americani nella zona di Corleone, perché conosceva, forse l’unico nel territorio, l' inglese.
Dal punto di vista del contenuto -i dodici punti di richiesta della mafia- il documento non aggiunge nulla a quanto si conosceva attraverso la fotocopia.
E' importante invece l’originale per le conoscenze che potranno essere acquisite attraverso le perizie già disposte: quella grafica, che potrebbe portare all’identificazione dell’autore, e «l’età» del documento - attraverso l’analisi della carta - e forse anche la provenienza.

Tra le carte consegnate ieri da Massimo Ciancimino ci sarebbe anche una pagina manoscritta dedicata alla morte di Paolo Borsellino.
Don Vito ha scritto: «Post scriptum traditori», e riflette sulle tragedie di Falcone e Borsellino, a suo dire «traditi».
Anche lui, don Vito, ritiene di essere vittima di tradimenti.
A tradirlo, sarebbe stata la politica ( che non aveva gradito il lancio di volantini da un aereo con la scritta: " Meglio vivere un giorno da Borsellino che cento giorni da Ciancimino").
E alla fine immagina che Borsellino, venuto a conoscenza dei tradimenti subìti, (e "forse anche Falcone"), "se risuscitasse" non rifarebbe le cose che ha fatto!
Grazie a Massimo Ciancimino, forse, a poco a poco, si riuscirà a sapere qualcosa in più di quegli anni tristi e violenti in cui lo Stato subì attacchi mafiosi e morti di magistrati che lottavano per far trionfare la giustizia

Killer, camorra e indifferenza

Il TG3 ha mostrato le immagini di un filmato di 4 minuti con le sequenze di un omicidio di camorra chiare e precise, che gli inquirenti che indagano sul delitto hanno deciso di diffondere nella speranza che qualcuno possa fornire elementi utili per identificare il sicario e il palo.
«Ad oggi - ha sottolineato la procura di Napoli - non è stato possibile identificare nè l’esecutore materiale del delitto nè la persona che si ritiene abbia svolto nell’occasione il ruolo di "specchiettista", entrambi ben visibili nel video».
Gli inquirenti sperano di avere almeno delle segnalazioni anonime, dando praticamente per scontato che nessun testimone si presenterà per indicare il nome dei killer.
E' stato sconcertante non tanto vedere il killer aspettare la vittima e ucciderlo con il più completo sangue freddo, di spalle, quanto l'assistere al passaggio di comuni cittadini, uomini e donne, lì accanto a quell'uomo stesso a terra, assassinato, e addirittura passargli sopra scavalcandolo, nella più completa indifferenza
Senza fare nulla, senza dire nulla
Come se quel morto ammazzato non ci fosse neppure
Inconcepibile per la mancanza di pietà di orrore di paura e di sensibilità verso un altro essere umano steso a terra, immobile, senza più vita

Disgustoso

In queste ultime 3 settimane ho passato molto tempo a scuola o a casa a lavorare per il laboratorio del mercoledi pomeriggio, di volontariato per Telethon, e sono spesso andata a letto presto o ho preferito leggere senza accendere la TV
Le vicende politiche e gli scandali personali con ricatti e schifezze varie che spuntano fuori ogni giorno di più mi fanno sempre più schifo...
Ma quello che mi disgusta veramente è il ruolo principale di quelle 4 cosidette mele marce dell'Arma dei Carabinieri in tutta la faccenda Marazzo
... e ieri sera il mio disgusto si è trasformato in ribrezzo alla notizia del TG3 della morte misteriosa di un giovane 31enne, arrestato dai carabinieri per pochi grammi di droga
Un altro caso come quello del giovane Aldrovandi ? Perchè questi episodi di violenza che portano alla morte civili arrestati da poliziotti o carabinieri ?
Se gli addetti delle pompe funebri non avessero scattato quelle foto, macabre ed agghiaccianti, e non avessero segnalato il fatto, tutto sarebbe stato tenuto sotto il più assoluto silenzio
Una riflessione seria e profonda viene spontanea e la preoccupazione per simili episodi si mescola all'orrore per l'omertà in cui si sono svolti...
" Stefano Cucchi è il detenuto morto in ospedale dopo l’arresto e sulle cui cause la famiglie chiede un approfondimento. I carabinieri lo avevano fermano la notte tra il 15 e il 16 ottobre al Parco degli Acquedotti di Roma con addosso venti grammi di droga. Sei giorni dopo era già un cadavere sul tavolo dell’obitorio dell’Istituto di medicina legale, scavato oltre la sua naturale magrezza, col volto tumefatto. ... In mezzo, il buio. La famiglia del giovane di 31 anni «morto da solo», vuole sapere che cos'è accaduto. Un cadavere dal volto devastato e la Procura ha aperto un'inchiesta per omicidio preterintenzionale " da La Stampa Torino

lunedì 26 ottobre 2009

Figli contesi

" Storia di figli contesi dai genitori, come spesso accade nelle separazioni, quella di Alice e Giulia, di sette e nove anni.
Una storia a lieto fine perche' dopo tre anni durante i quali sono state trattenute in Peru' dal padre, stanno rientrando in Italia dalla madre.
Il papa', un imprenditore italiano di 43 anni, e' in attesa di estradizione per rispondere alla Procura di Torino di sottrazione, detenzione illegale di minori e maltrattamenti morali. "
notizia ANSA.
Questa è una delle tante notizie apparse sul quotidiano alcuni giorni fa ; una notizia buona che racconta di una triste vicenda familiare giunta al suo lieto fine
Ma quanti sono i figli contesi che sono stati strappati ad un genitore e che hanno subito il trauma di essere portati all'estero, lontano, senza possibilità alcuna di poter rivedere quella mamma o quel papà a cui volevano tanto bene e che mai hanno dimenticato ???

venerdì 9 ottobre 2009

Martelli, mafia ed istituzioni

«Chiedo in ginocchio di far luce sui mandanti della strage annunziata». Agnese Borsellino
Ieri sera ho seguito con estremo interesse la puntata di Anno Zero dedicata al rapporto tra mafia e istituzioni dello Stato all'inizio degli anni Novanta.
Ho ascoltato Massimo Ciancimino, il minore dei cinque figli di Vito, il sindaco del sacco di Palermo definito da Buscetta organico alla cosca dei corleonesi, raccontare di suo padre, di Riina e di Provenzano e di episodi inediti.
Ciancimino jr, già condannato in primo grado per riciclaggio, è anche teste d’accusa in inchieste delicatissime condotte dai magistrati di Palermo e Caltanissetta per la storia del «papello», il documento che proverebbe trattative fra mafia e politica nel ‘92, a cavallo tra le stragi di Falcone e Borsellino.
La trasmissione di Michele Santoro ha presentato anche un'inchiesta curata da Sandro Ruotolo, l'inviato che nei giorni scorsi ha ricevuto minacce di morte, nella quale è emersa una presunta trattativa tra pezzi delle istituzioni e Cosa Nostra per fermare le stragi.
Trattativa della quale il giudice Paolo Borsellino sarebbe venuto a conoscenza, prima di rimanere ucciso, il 19 luglio 1992 in via D'Amelio.
Queste novità molto importanti sono state rivelate dall'ex ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli ( si può ascoltare qui )
La fonte sarebbe stato l'allora direttore degli Affari penali del ministero, Liliana Ferraro, principale collaboratrice di Giovanni Falcone, informata dal capitano del Ros, Giuseppe Di Donno.
E’ uno squarcio, questo, che legittima i sospetti su tutto quello che, nel tempo, è venuto alla luce, dai depistaggi ai processi che si devono riaprire perché «truccati», dagli strani personaggi istituzionali che entrano ed escono, guardie e ladri contemporaneamente, alle amnesie di autorevoli rappresentanti delle Istituzioni.
Insomma, tutti quei misteri ancora da risolvere che hanno portato tante persone a pensare che il "pozzo nero" delle stragi del ‘92 e del ‘93 esiste.
E proprio uno dei misteri mai risolti è quello dell'agenda rossa di Borsellino, che si trovava nella sua valigetta, salvata dall'incendio dell'auto saltata in aria, consegnata poi ad un misterioso ufficiale mai identificato e restituita successivamente, senza più, però, quell'importantissimo documento che era la sua agenda-diario...
Una bella trasmissione, ricca di colpi di scena e di testimonianze che si merita un plauso per la sua originalità, come era altrettanto interessante e culturalmente valida la trasmissione Blu Notte di Lucarelli su Rai 3 di venerdì scorso, dove si è parlato di P2 e di un altro scabroso periodo della nostra storia recente, con i misteri di Licio Gelli e di tanti altri personaggi famosi che hanno portato e portano avanti i suoi piani sovversivi
Quando Santoro non si occupa di gossip, e di scoop con le escort, è decisamente molto più valido e meritevole di essere visto!

mercoledì 7 ottobre 2009

Incostituzionale !!!

Oggi è stata una lunga giornata passata a scuola, con il pomeriggio e una riunione successiva per il laboratorio di quest'anno dedicato ai lavori di volontariato, ma al mio ritorno ho avuto il piacere di sapere che finalmente è stato stabilito che il Lodo Alfano è incostituzionale
Naturalmente Berlusconi ha subito dichiarato :
" Vado avanti, i giudici sono di sinistra. E anche Napolitano «sapete tutti da che parte sta». "
Questo sfogo ha tirato in ballo la Consulta e il capo dello Stato
Era secondo me molto prevedibile ma coinvolgere il Capo dello Stato è sbagliato
Il Presidente Napolitano sta cercando da tempo, in tutti i modi, di non creare tensioni tra destra e sinistra, di trovare quella pace tra i vari partiti di minoranza e maggioranza che si stanno scannando, ha sempre firmato tutte le leggi e leggine di questo governo, anche quelle che non sono costituzionali, creando il dissenso tra gli elettori che non sono di centro destra, ed ultimamente si è persino preso gli insulti di Di Pietro per aver firmato lo scudo fiscale
Anche se in questo caso si può dire che il maggiore aiuto allo Scudo lo hanno dato proprio alcuni parlamentari di sinistra, di cui ben 22 addirittura del PD, che erano assenti quel giorno per malattia, per viaggi all'estero o come la Binetti per una visita alla... Croce Rossa
Perchè Berlusconi si accanisce sempre così tanto contro la sinistra quando è la sinistra stessa che gli fa simili regali ?
Dovrebbe baciare la Binetti e gli altri assenteisti di quel giorno, di PD IDV ed UDC, per aver fatto passare l'ennesima porcheria di legge che aiuta i disonesti evasori mentre noi che paghiamo regolarmente le tasse fin sull'unghia non avremo mai condoni e agevolazioni varie sul fisco, invece di ossessionarsi per una sinistra che non esiste neppure più ....
E' di certo una settimana No questa per Berlusconi, visto che ha perso anche la famosa causa per il possesso della Mondadori contro De Benedetti, e dovrà pagare anche una bella cifra notevole, ma finalmente l'Italia sta tornando ad essere un paese normale dove le aule giudiziarie ristabiliscono l'ordine e non guardano in faccia nessuno...
Io penso che le principali autorità politiche di un paese democratico debbano avere gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri cittadini, anche di quei poveri cristi che non hanno un soldo e che se commettono un reato finiscono in galera, a lungo, senza immunità e privilegi vari
E quindi ben vengano queste sentenze anche se poi il signor Berlusconi si infuria ed offende come al solito chi non la pensa come lui e l'onorevole Bossi minaccia di prendere i fucili e di fare il sovversivo
Ma questo è un altro discorso e ne riparleremo un'altra volta ...
Buona notte a presto erica