Alle 16.37, il 12 dicembre 1969, Roberto Antonucci Prina si trovava al lavoro, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana, a Milano, quando esplose la bomba che uccise 17 persone. Una strage rimasta senza colpevoli, un mistero mai risolto degli anni più bui dell’Italia del dopoguerra.
Il tribunale del lavoro di Imperia, 42 anni dopo l’attentato, ha riconosciuto all’ex cassiere settantunenne un risarcimento di oltre 500 mila euro. Il giudice Enrica Drago ha accolto il ricorso dell’uomo, guarito dalle ferite fisiche della bomba ma non dal trauma, e ha condannato al pagamento il ministero dell’Interno e l’Inps.
«Le vittime degli attentati si sentono abbandonate», è l' accusa dell’uomo, che ha deciso di trascorrere la vecchiaia nel ponente ligure, lontano da quella piazza, ma non da quella tragedia che lo ha segnato per sempre. «Quel 12 dicembre la mia vita è cambiata per sempre. Soffro di disturbi post trauma e di stress cronico». Malattie certificate dalle numerose perizie mediche presentate al tribunale nel corso degli anni. Una battaglia a colpi di carte bollate, che si è conclusa soltanto ora: all’uomo sono stati riconosciuti i benefici sanciti dalla legge per le vittime delle stragi e potrà farsi curare a spese dello Stato, ricevendo, oltre al risarcimento, un vitalizio mensile. «Per quanto mi riguarda non posso che ritenermi soddisfatto di questa sentenza; mi chiedo però quante altre persone come me debbano ancora soffrire».
Nessun commento:
Posta un commento