Ieri il Presidente Usa Obama, in una conferenza stampa, ha dichiarato, riferendosi allo sciopero della fame a Guantanamo da parte dei sospetti terroristi che vi sono detenuti, «Non voglio che muoiano, il Pentagono sta facendo al meglio ciò che può», precisando però che «a mio avviso Guantanamo doveva essere chiuso da tempo e dovrebbe esserlo ora». Se ciò non avviene « la responsabilità è del Congresso» ha aggiunto, contestando l’idea che i terroristi più pericolosi non possano essere detenuti sul suolo americano: «In molti casi lo stiamo già facendo »
La Baia di Guantánamo, chiamata dagli Inglesi Cumberland nel XVIII secolo , è un'insenatura di 116 km² situata nella punta sud-est dell'isola di Cuba, a oltre 21 km a sud della città di Guantánamo.
È nota soprattutto per la presenza dell'omonima base navale statunitense e del relativo campo di prigionia.
La baia prese il nome dal popolo indigeno precolombiano dei Taìno. Cristoforo Colombo giunse nella baia nel 1494, sbarcando alla Punta del Pescatore.
Occupata dai britannici nel XVIII secolo, fu da questi rinominata Cumberland durante il conflitto con la Spagna, a margine della guerra di successione austriaca. Nel 1790 un'intera guarnigione britannica vi fu decimata da febbri malariche poco prima di condurre un attacco a Santiago.
Durante la guerra ispano-americana, Guantánamo divenne una base per la flotta statunitense che vi trovò riparo nel 1898 a causa di una stagione dalle condizioni meteorologiche pessime. Le truppe imbarcate furono inviate a terra per espugnare, insieme agli scout cubani, le postazioni spagnole. Ottenuto il controllo dell'area, fu costruita la base, ancora in funzione
Finita la guerra, gli Stati Uniti, che avevano conquistato tutta l'isola cubana sottraendola alla Spagna, siglarono con la neonata repubblica, a capo della quale vi era il primo presidente Tomás Estrada Palma, cittadino americano, il Cuban-American Treaty del 23 febbraio 1903, che stabiliva una concessione perpetua sulla baia, che sarebbe rimasta di demanio cubano, ma assegnata in gestione agli stranieri. Si arrivò alla completezza e al diritto americano perenne con un accordo di ratifica nel 1934.
Il territorio della baia venne affittato nel 1903 come punto di rifornimento per il carbone che alimentava le navi americane ed attualmente ospita la base navale degli Stati Uniti. La legittimità della presenza della base militare è contestata dal governo cubano che considera la baia come un'area occupata da forze straniere. Ha un'estensione di circa 111 km², oltre l'Isola Navassa, 5 km².
Il campo di prigionia di Guantánamo è una struttura detentiva statunitense di massima sicurezza interna alla base navale di Guantanamo,
L'area di detenzione è composta da tre campi: il "Camp Delta" che include il "Camp Echo", il "Camp Iguana", e il "Camp X-Ray", ormai chiuso. Dall'11 gennaio 2002, il governo degli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Bush, ha aperto un campo di prigionia all'interno della base, finalizzato alla detenzione di prigionieri catturati in Afghanistan e ritenuti collegati ad attività terroristiche
In merito alle modalità di funzionamento della parte carceraria della base, si levarono subito polemiche sulle condizioni di reclusione e l'effettivo status giuridico-fattuale dei reclusi. Da parte di osservatori si sostenne che i reclusi non sarebbero stati classificati dal governo USA come prigionieri di guerra, né come imputati di reati ordinari, che avrebbero potuto garantire loro processi e garanzie ordinarie, ma che sarebbero stati invece considerati come detenuti senza dichiarato titolo.
Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti diffuse alcune fotografie dei detenuti nella base militare. L'allora Segretario della difesa Donald Rumsfeld dichiarò che questi prigionieri sarebbero stati "combattenti irregolari" cui non si applicava "nessuno dei diritti della Convenzione di Ginevra". Essi non sarebbero stati considerati come prigionieri di guerra, perché non lo erano, come precisò
Nel gennaio 2002 l'Alto Commissario per i Diritti dell'Uomo dell'ONU, Mary Robinson, protestò contro le condizioni di detenzione dei prigionieri. L'ex-presidente della Repubblica d'Irlanda insistette sugli "obblighi internazionali, che andavano rispettati". Rispondendo il 21 gennaio alle critiche mosse, Rumsfeld affermò che sarebbe stato conforme "nelle parti essenziali" alla Convenzione di Ginevra.
Il 29 giugno 2006, in occasione dell'appello di un detenuto, Salim Ahmed Hamdan, una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì la violazione della Convenzione di Ginevra e del Codice di Giustizia Militare statunitense , dovuta alle modalità di detenzione dei prigionieri all'interno della base di Guantánamo ed ai tribunali militari speciali istituiti per giudicarne i detenuti.
La legislazione approvata a dicembre 2005, legge sul trattamento dei detenuti, aveva infatti revocato il diritto dei detenuti di Guantánamo di presentare istanze di habeas corpus presso corti federali statunitensi contro la loro detenzione o trattamento, permettendo soltanto limitati appelli contro le decisioni dei Tribunali di revisione dello status di "combattente" e delle commissioni militari. Era così stato messo in discussione il futuro di circa 200 casi in corso in cui i detenuti avevano presentato ricorso contro la loro detenzione in seguito a una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2004, che aveva decretato il loro diritto a presentare tali ricorsi.
Amnesty International, nel rapporto 2006, ha riportato che i Tribunali di revisione dello status di combattente (CSRT), istituiti dal governo nel 2004, hanno reso noto, nel marzo 2004, che il 93% dei 554 detenuti esaminati erano da considerarsi a tutti gli effetti “combattenti nemici”. I detenuti non avevano un rappresentante legale e molti di loro avevano rinunciato a partecipare alle udienze dei CSRT, che potevano avvalersi di prove segrete e di testimonianze estorte sotto tortura.
Nell'agosto 2005, un imprecisato numero di reclusi aveva ripreso lo sciopero della fame già iniziato a giugno per protestare contro la perdurante mancanza di accesso a una corte indipendente e contro le dure condizioni di detenzione, che sarebbero state caratterizzate anche da violenze e pestaggi. Più di 200 detenuti, cifra contestata dal Dipartimento della Difesa, avrebbero partecipato almeno a una fase della protesta. Diversi detenuti denunciarono di essere stati vittime di aggressioni fisiche e verbali e che venivano alimentati a forza: alcuni avevano riportato lesioni causate dall'inserimento brutale di cannule e tubi nel naso. Il governo negò qualsiasi maltrattamento. A fine anno lo sciopero della fame era ancora in corso.
Nel novembre 2005 tre esperti in diritti umani delle Nazioni Unite declinarono l'offerta di visitare la base di Guantánamo, presentata dal governo degli Stati Uniti, poiché quest’ultimo aveva posto restrizioni contrastanti con quanto normalmente stabilito dagli standard internazionali sulle ispezioni di questo tipo.
Per quanto sia scandalosa questa prigione, alcuni detenuti l' hanno preferita a quelle dei loro paesi. Due ex-detenuti tunisini hanno chiesto aiuto a Human Rights Watch per le torture ricevute in patria. Un prigioniero algerino ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti invocando il suo diritto a non essere scarcerato, temendo torture nel suo paese d'origine.
Nel dicembre 2008 iniziò a essere affrontato il problema della chiusura della prigione, dopo che il neoeletto presidente Barack Obama manifestò l'intenzione di porvi rimedio. Il 21 gennaio 2009 il presidente statunitense firmò l'ordine di chiusura del carcere, ma non della base militare, che doveva essere smantellato entro l'anno. Purtroppo ciò non è ancora avvenuto anche a seguito del voto contrario del Senato degli Stati Uniti, il quale con 80 voti sfavorevoli e 6 favorevoli ha respinto il piano di chiusura, il quale prevedeva un costo di circa 80 milioni di dollari.
È nota soprattutto per la presenza dell'omonima base navale statunitense e del relativo campo di prigionia.
La baia prese il nome dal popolo indigeno precolombiano dei Taìno. Cristoforo Colombo giunse nella baia nel 1494, sbarcando alla Punta del Pescatore.
Occupata dai britannici nel XVIII secolo, fu da questi rinominata Cumberland durante il conflitto con la Spagna, a margine della guerra di successione austriaca. Nel 1790 un'intera guarnigione britannica vi fu decimata da febbri malariche poco prima di condurre un attacco a Santiago.
Durante la guerra ispano-americana, Guantánamo divenne una base per la flotta statunitense che vi trovò riparo nel 1898 a causa di una stagione dalle condizioni meteorologiche pessime. Le truppe imbarcate furono inviate a terra per espugnare, insieme agli scout cubani, le postazioni spagnole. Ottenuto il controllo dell'area, fu costruita la base, ancora in funzione
Finita la guerra, gli Stati Uniti, che avevano conquistato tutta l'isola cubana sottraendola alla Spagna, siglarono con la neonata repubblica, a capo della quale vi era il primo presidente Tomás Estrada Palma, cittadino americano, il Cuban-American Treaty del 23 febbraio 1903, che stabiliva una concessione perpetua sulla baia, che sarebbe rimasta di demanio cubano, ma assegnata in gestione agli stranieri. Si arrivò alla completezza e al diritto americano perenne con un accordo di ratifica nel 1934.
Il territorio della baia venne affittato nel 1903 come punto di rifornimento per il carbone che alimentava le navi americane ed attualmente ospita la base navale degli Stati Uniti. La legittimità della presenza della base militare è contestata dal governo cubano che considera la baia come un'area occupata da forze straniere. Ha un'estensione di circa 111 km², oltre l'Isola Navassa, 5 km².
Il campo di prigionia di Guantánamo è una struttura detentiva statunitense di massima sicurezza interna alla base navale di Guantanamo,
L'area di detenzione è composta da tre campi: il "Camp Delta" che include il "Camp Echo", il "Camp Iguana", e il "Camp X-Ray", ormai chiuso. Dall'11 gennaio 2002, il governo degli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Bush, ha aperto un campo di prigionia all'interno della base, finalizzato alla detenzione di prigionieri catturati in Afghanistan e ritenuti collegati ad attività terroristiche
In merito alle modalità di funzionamento della parte carceraria della base, si levarono subito polemiche sulle condizioni di reclusione e l'effettivo status giuridico-fattuale dei reclusi. Da parte di osservatori si sostenne che i reclusi non sarebbero stati classificati dal governo USA come prigionieri di guerra, né come imputati di reati ordinari, che avrebbero potuto garantire loro processi e garanzie ordinarie, ma che sarebbero stati invece considerati come detenuti senza dichiarato titolo.
Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti diffuse alcune fotografie dei detenuti nella base militare. L'allora Segretario della difesa Donald Rumsfeld dichiarò che questi prigionieri sarebbero stati "combattenti irregolari" cui non si applicava "nessuno dei diritti della Convenzione di Ginevra". Essi non sarebbero stati considerati come prigionieri di guerra, perché non lo erano, come precisò
Nel gennaio 2002 l'Alto Commissario per i Diritti dell'Uomo dell'ONU, Mary Robinson, protestò contro le condizioni di detenzione dei prigionieri. L'ex-presidente della Repubblica d'Irlanda insistette sugli "obblighi internazionali, che andavano rispettati". Rispondendo il 21 gennaio alle critiche mosse, Rumsfeld affermò che sarebbe stato conforme "nelle parti essenziali" alla Convenzione di Ginevra.
Il 29 giugno 2006, in occasione dell'appello di un detenuto, Salim Ahmed Hamdan, una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì la violazione della Convenzione di Ginevra e del Codice di Giustizia Militare statunitense , dovuta alle modalità di detenzione dei prigionieri all'interno della base di Guantánamo ed ai tribunali militari speciali istituiti per giudicarne i detenuti.
La legislazione approvata a dicembre 2005, legge sul trattamento dei detenuti, aveva infatti revocato il diritto dei detenuti di Guantánamo di presentare istanze di habeas corpus presso corti federali statunitensi contro la loro detenzione o trattamento, permettendo soltanto limitati appelli contro le decisioni dei Tribunali di revisione dello status di "combattente" e delle commissioni militari. Era così stato messo in discussione il futuro di circa 200 casi in corso in cui i detenuti avevano presentato ricorso contro la loro detenzione in seguito a una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2004, che aveva decretato il loro diritto a presentare tali ricorsi.
Amnesty International, nel rapporto 2006, ha riportato che i Tribunali di revisione dello status di combattente (CSRT), istituiti dal governo nel 2004, hanno reso noto, nel marzo 2004, che il 93% dei 554 detenuti esaminati erano da considerarsi a tutti gli effetti “combattenti nemici”. I detenuti non avevano un rappresentante legale e molti di loro avevano rinunciato a partecipare alle udienze dei CSRT, che potevano avvalersi di prove segrete e di testimonianze estorte sotto tortura.
Nell'agosto 2005, un imprecisato numero di reclusi aveva ripreso lo sciopero della fame già iniziato a giugno per protestare contro la perdurante mancanza di accesso a una corte indipendente e contro le dure condizioni di detenzione, che sarebbero state caratterizzate anche da violenze e pestaggi. Più di 200 detenuti, cifra contestata dal Dipartimento della Difesa, avrebbero partecipato almeno a una fase della protesta. Diversi detenuti denunciarono di essere stati vittime di aggressioni fisiche e verbali e che venivano alimentati a forza: alcuni avevano riportato lesioni causate dall'inserimento brutale di cannule e tubi nel naso. Il governo negò qualsiasi maltrattamento. A fine anno lo sciopero della fame era ancora in corso.
Nel novembre 2005 tre esperti in diritti umani delle Nazioni Unite declinarono l'offerta di visitare la base di Guantánamo, presentata dal governo degli Stati Uniti, poiché quest’ultimo aveva posto restrizioni contrastanti con quanto normalmente stabilito dagli standard internazionali sulle ispezioni di questo tipo.
Per quanto sia scandalosa questa prigione, alcuni detenuti l' hanno preferita a quelle dei loro paesi. Due ex-detenuti tunisini hanno chiesto aiuto a Human Rights Watch per le torture ricevute in patria. Un prigioniero algerino ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti invocando il suo diritto a non essere scarcerato, temendo torture nel suo paese d'origine.
Nel dicembre 2008 iniziò a essere affrontato il problema della chiusura della prigione, dopo che il neoeletto presidente Barack Obama manifestò l'intenzione di porvi rimedio. Il 21 gennaio 2009 il presidente statunitense firmò l'ordine di chiusura del carcere, ma non della base militare, che doveva essere smantellato entro l'anno. Purtroppo ciò non è ancora avvenuto anche a seguito del voto contrario del Senato degli Stati Uniti, il quale con 80 voti sfavorevoli e 6 favorevoli ha respinto il piano di chiusura, il quale prevedeva un costo di circa 80 milioni di dollari.
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