lunedì 24 marzo 2008

4000

Il numero dei militari americani uccisi in Iraq dall’inizio della guerra, nel marzo del 2003, ha raggiunto ieri quota 4.000.
Secondo un conteggio tenuto dall’Associated Press, il 44% dei militari americani ha perso la vita per esplosioni, mentre il 97% delle vittime americane ha perso la vita dopo il 1. maggio 2003, giorno in cui il presidente George W. Bush dichiarò chiusa la fase più difficile e pericolosa della guerra
Questa è una delle ultime notizie di oggi, pasquetta 2008, una notizia che si scontra clamorosamente con le più recenti parole di Bush che ha affermato che la guerra in Iraq è praticamente " vinta"!
Ma anche un altro recente articolo di un quotidiano mi ha lasciata veramente attonita:
Seimila reduci americani si sono suicidati nel 2005
Per molti soldati americani che hanno combattuto in Iraq e in Afghanistan la guerra più sanguinosa è cominciata con il ritorno a casa; il numero dei suicidi tra i veterani supera quello dei militari uccisi dall’inizio del conflitto.
I dati di un’inchiesta, durata cinque mesi, del network Cbs, sono terribili: soltanto nel 2005 sono stati 6256 gli ex soldati che hanno deciso di togliersi la vita una volta tornati dalle loro famiglie. Una media di 17 suicidi al giorno, più del doppio del resto della popolazione statunitense.
Il tasso di suicidi negli Stati Uniti è di 8,9 casi su 100 mila persone, ma tra i veterani la cifra sale a 18,7. I numeri si fanno ancora più preoccupanti se messi a confronto con quelli dei soldati caduti in
combattimento in Iraq dal 2003, una media di 2,4 al giorno.
I militari più a rischio sono i reduci giovani, che hanno tra i 20 e i 24 anni: 22,9 su 100 mila decidono di togliersi la vita, un numero quattro volte superiore ai coetanei che non hanno prestato servizio militare in zone di guerra.
Come il riservista della Marina Jeff Lucey, o come Tim Bowman, riservista, spedito in missione in una delle zone più pericolose di tutta Baghdad, conosciuta come «Airport Road». Otto mesi dopo il suo ritorno a casa, il Giorno del Ringraziamento, si è sparato. Entrambi avevano 23 anni. «Quando è tornato i suoi occhi erano semplicemente morti. La luce non c’era più», ha detto alla tv Cbs la madre del ragazzo, Kim Bowman.
Derek Enderson, invece, era già tornato dall’Iraq due volte, ma la terza è stata fatale: si è gettato da un ponte a 27 anni.
«Siamo di fronte a una crisi gravissima - ha dichiarato Kevin Lucey, padre di Jeff Lucey - e troppe persone hanno deciso di voltare la testa e guardare da un’altra parte».
Lucey si riferisce alle autorità militari e federali che, secondo i parenti delle vittime, non stanno facendo abbastanza per arginare il problema. Tanto che, sebbene molti studi siano stati condotti in merito a questa tendenza, non esiste un rapporto ufficiale che stabilisca il
numero totale dei casi di suicidio tra i veterani. Anche per questo motivo la tv Cbs ha dovuto lavorare oltre cinque mesi per raccogliere i dati e le testimonianze.
Negli Stati Uniti gli ex soldati sono oltre 25 milioni, 1,6 dei quali ha servito in Iraq o in Afghanistan. Secondo il «National Center for Post Traumatic Stress Disorder» lo stress e i traumi a cui i soldati sono sottoposti al fronte non fanno che aumentare il rischio emarginazione sociale e suicidio, così come l’abuso di droghe o farmaci e le difficoltà relazionali ed economiche che spesso affliggono chi ritorna in patria.
L’alto tasso di suicidi non è l’unico problema a preoccupare il Dipartimento dei Veterani... un
senzatetto su quattro in America ha prestato servizio nell’esercito, nonostante gli ex militari rappresentino solo l’11 per cento della popolazione totale. E questi non sono gli unici scandali che hanno coinvolto i veterani: le rivelazioni dei giornali sul «Walter Reed Army Medical Centre», ospedale militare di Washington dalle strutture fatiscenti, ha danneggiato l’immagine dell’esercito anche perché alcuni chirurghi dell’esercito, tra cui il generale Kevin Kiley, sono stati congedati per i cattivi servizi prestati ai reduci di Iraq e Afghanistan. Nel complesso quanto la Cbs descrive assomiglia allo scenario del post-Vietnam, anche se allora il numero dei reduci era assai maggiore

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho fatto anch'io oggi un post su questa assurda guerra. Tu hai giustamente puntato l'attenzione sugli ex soldati che si tende a dimenticare e sulle terribile conseguenze che la guerra ha sulla psiche dell'uomo. Insomma la guerra continua anche in casa propria. Un abbraccio, Giulia