Dati allarmanti vengono dal Forum internazionale sull’acqua, organizzato a Roma dall’Associazione nazionale bonifiche.
«Ogni ettaro incolto o cementificato aumenta le difficoltà di gestione idraulica del territorio; a ciò si aggiunge il fatto che quasi il 70% dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico. Nonostante ciò il nostro Paese destina alla prevenzione dei dissesti naturali non più del 5% del reale fabbisogno, indicato dal ministero dell’Ambiente in oltre 39 miliardi di euro».
Le risorse per la difesa del suolo ammontano a 5 milioni di euro per i piccoli Comuni e a 26,5 milioni di euro per il rischio idrogeologico, cifre a cui si aggiungono solo altri 500 mila euro per il triennio 2008-2010.
Le risorse per la difesa del suolo ammontano a 5 milioni di euro per i piccoli Comuni e a 26,5 milioni di euro per il rischio idrogeologico, cifre a cui si aggiungono solo altri 500 mila euro per il triennio 2008-2010.
«La difesa del suolo continua a non essere tra le priorità del Paese».
Un italiano su quattro teme la possibilità di una drastica riduzione dell’acqua, e più della metà della popolazione boccia la rete idrica nazionale considerandola fatiscente. Le aziende del settore agricolo, nel 56% dei casi, lamentano la scarsità d’acqua e la mancanza di strutture per un uso razionale delle riserve. I consorzi di bonifica rappresentano uno strumento importante.
Ma l’Italia è spaccata in due, da una parte il Nord e il Centro, dall’altra il Sud. Nel Mezzogiorno il 40% dei Comuni lamenta l’inadeguatezza della rete degli acquedotti, problema che al Nord è avvertito solo dal 7% degli amministratori.
E questo porta a un costante «allarme siccità», anche a fronte di precipitazioni superiori alla media come quelle dei mesi scorsi «La stagione primaverile particolarmente piovosa deve suggerirci una riflessione: quanto si è perso non utilizzando appieno l’acqua piovuta a causa della rete infrastrutturale idraulica inadeguata?».
E questo porta a un costante «allarme siccità», anche a fronte di precipitazioni superiori alla media come quelle dei mesi scorsi «La stagione primaverile particolarmente piovosa deve suggerirci una riflessione: quanto si è perso non utilizzando appieno l’acqua piovuta a causa della rete infrastrutturale idraulica inadeguata?».
L’analisi dei dati dell’Anbi fissa in 300 miliardi di metri cubi la quantità di pioggia che, ogni anno mediamente cade sull’Italia: di questo volume, considerando le primarie necessità di equilibrio ambientale, sono utilizzabili solo 53 miliardi di metri cubi, ma la quantità realmente utilizzata si riduce a 45 miliardi di metri cubi.
«Ogni anno quindi in Italia si sprecano, lasciandoli finire in mare, 8 miliardi di metri cubi, ovvero circa 8000 miliardi di litri. Una cifra impressionante, sia per quantità, sia come potenziale fattore economico. Cosa tanto più grave visto che i cambiamenti climatici accentuano il fenomeno della siccità, minacciando il sistema agroalimentare italiano. Senza acqua quindi non può esserci l’agricoltura di qualità che è il fiore all’occhiello del settore «Per questo si ribadisce la necessità di un Piano Nazionale degli Invasi che, unendo necessità ambientali e di difesa idrogeologica, dia una risposta concreta a uno spreco che non ci possiamo più permettere»
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