" La Corte d’appello civile di Milano ha autorizzato oggi il padre di Eluana Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzato che da 16 anni tiene in vita la figlia. Eluana, a causa di un incidente stradale, è in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio 1992. Il padre della ragazza, Beppino Englaro, dal 1999 chiede la sospensione del trattamento..."
Questa è una notizia importante e non posso non condividere le parole del papà di Eluana:
"... è una creatura splendida. Ora posso liberarla. Sento semplicemente che posso liberare la creatura più splendida che abbia avuto modo di conoscere. È molto semplice: la medicina ha portato Eluana in questa condizione e la medicina è in grado di farla uscire da questa situazione, sempre come deve essere fatto. La decisione di oggi era il minimo e il massimo che ci si poteva attendere in questa vicenda umana, clinica e giuridica. Possiamo essere orgogliosi di vivere in uno Stato di diritto. Il Paese può essere orgoglioso che i principi di diritto e le libertà fondamentali vengono rispettati "
Capisco benissimo le parole di questo padre che da anni combatte per vedere la propria figlia finalmente libera dalle costrizioni imposte dalle macchine e dai medici
E sono molto contenta che la Corte d’appello abbia ritenuto che fosse già stata provata e accertata l’irreversibilità dello stato vegetativo permanente della giovane donna e che sia stato dimostrato il convincimento di Eluana, quando era in piena coscienza, che avrebbe preferito morire piuttosto che essere tenuta in vita artificialmente senza più capacità percettive e avere contatti con il mondo esterno.
Quello che invece non capisco per nulla sono le parole del professor Gianluigi Gigli del Consiglio esecutivo di Scienza e vita, che ha affermato che tale notizia sia per lui estremamente triste e quelle di mons. Rino Fisichella, neopresidente della Pontificia accademia per la vita che ritiene che la sentenza sia un'azione di eutanasia, da impugnare presso una corte superiore.
Io credo nella vita e nella sua salvaguardia, ma se mi succedesse quello che è successo ad Eluana, io chiederei di non intubarmi e di lascirmi morire, tranquilla ed in pace, perchè diventare un vegetale incapace di parlare di pensare di fare non è vita.
E' solo una morte vegetativa, e basta !!!
e nessuno avrebbe il diritto di decidere al posto mio di lasciarmi a vegetare per anni ed anni attaccata ad una macchina...
7 commenti:
Lottiamo tanto, o almeno cerchiamo di farlo, per il problema della fame nel mondo. E poi condanniamo una persona a morire di fame e di sete.
Non capisco.
Pace e benedizione
Julo d.
Una sentenza sacrosanta.
Si apre la speranza che la laicità del Paese non sia morta.
Finalmente qualcuno ha avuto rispetto della vita! Sembra assurdo ma è così.
Sono d'accordo con il padre di Eluana e lo rispetto.
Da anni dico ai miei famigliari che se non fossi in grado di decidere da sola loro dovranno farlo per me rispettando e facendo rispettare la mia volontà ad essere lasciata andare e non trattenuta a forza in una situazione che non voglio!
Condivido quindi in pieno il tuo modo di pensare Erica.
Un saluto, ernesta
L'unica cosa che spero oggi e che Eluana non si risvegli in questi giorni. Penso sarebbe un dramma per lei sapere che le persone a lei più vicine si sono spese per la sua condanna a morte.
Credo che l'uomo sia fatto per una vita che è innanzitutto ragione, sentimenti, emozioni. Quando queste cose vengono a mancare, quando la medicina parla di uno stato di vita vegetativa ormai irreversibile, credo non si debba proseguire in quello che, con locuzione tipica dei nostri tempi, chiamiamo "accanimento terapeutico". A presto, Fabio
Cara Erika,
ora il vecchio blog ricordilaura è all'indirizzo:
www.usticaemafie.splinder.com. Un abbraccio.Laura
Per quanto triste possa essere, la decisione della Cassazione di porre fine alla "non vita" di Eluana mi trova pienamente d'accordo. Se al momento dell'incidente ci fosse stato il famoso "testamento biologico" questo problema non sarebbe sorto.
Sono cattolica, credente, ma ho un cervello che funziona, una coscienza e un cuore. Sono contraria all'accanimento terapeutico anche se la Chiesa non lo accetta. Ma ho le mie idee, non ho i paraocchi e non accetto tutto quello che viene detto dalla Chiesa, che tra l'altro mi ha profondamente delusa con la decisione del caso Welby. La chiesa è fatta di uomini e gli uomini possono sbagliare. Su questo specifico caso non vorrei dilungarmi perchè purtroppo non ha senso.
Spero tanto che questa tragedia iniziata 16 anni fa finalmente possa avere la parola fine e che Eluana possa riposare in pace serenamente.
Sono vicina al papà di Eluana e sarei felice se mio padre combattesse in modo così dignitoso per me.
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