venerdì 7 dicembre 2007

la strage di Torino

Viviamo nel mondo dei computer e della tecnologia ma poi ci giungono notizie, attraverso le pagine dei giornali, come quella di ieri e di oggi, purtroppo, dell'incidente in una fabbrica di Torino dove sono bruciati vivi 3 operai ed altri sono in fin di vita o comunque gravi in ospedale
E' stata una morte orribile, un'ondata di olio e fiamme a 800 gradi. L’acciaieria di corso Regina Margherita della ThyssenKrupp malmessa e senza sicurezza, dove un estintore era vuoto e il telefono d'emergenza era inattivo.
Uno dei feriti, le braccia fasciate, trattiene le lacrime e dice: «C’erano cinque estintori, ma quattro non funzionavano. Noi gridavamo e quelli che erano lì per cercare di salvarci non potevano fare niente. Gli idranti erano bucati. Schizzavano fuori, buttavano acqua in faccia ai soccorritori, si rovesciavano nelle loro mani, mentre le fiamme ci divoravano e noi li pregavamo di non lasciarci soli».
Era un piccolo incendio, solo un piccolo incendio di olio, solo questo. Alla Linea 5. La rottura di un flessibile che aveva preso fuoco. I 5 operai pensavano di riuscire a spegnerlo e hanno preso gli estintori. Gli estintori però non funzionavano, erano sigillati o perdevano acqua. Le fiamme si sono allargate in un batter d’occhio, si sono alzate. Poi ci sono state delle esplosioni.
Ed è stata una strage
Quella fabbrica doveva chiudere a febbraio , perchè ne sarebbe stata aperta un'altra, una nuova in Cina , e da quando avevano preso questa decisione era come se l’avessero lasciata andare. Ogni giorno un operaio veniva mandato via, e la sicurezza era diventata l’ultima cosa a cui pensavano
Il problema della sicurezza era stato fatto presente in parecchie occasioni ai vertici dell’azienda. Non c’erano state risposte. E quegli operai della Linea 5 stavano facendo straordinari. Forse non dovevano essere lì. Doveva esserci un altro turno. Ma quello che contava, adesso, alla ThyssenKrupp, era far fuori i circa quattrocento dipendenti che avanzavano: per 20 era stato trovato un posto a Terni, altri 200 ricollocati in vario modo; e per gli ultimi 200, due anni in cassa e poi mobilità
Un destino terribile. Una tragedia che segue il rogo avvenuto nello stesso stabilimento quattro anni fa. Un' Azienda in crisi, tanti licenziamenti e l’incubo della chiusura che spingeva a fare straordinari. All’epoca dell'altro rogo, gli amministratori dell’azienda furono condannati per disastro colposo. Ieri, i magistrati del pool coordinato dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello hanno ipotizzato l’omicidio, l’incendio e le lesioni gravissime colposi.
Mercoledì notte è morto Antonio Schiavone, 36 anni, tre figli; oggi sono morti Roberto Scola, 33 anni e Angelo Laurino, 43 anni, due figli
Un inferno di fuoco e di morte in un reparto che tra due mesi non ci sarà più
Il presidente della Repubblica. Napolitano ha commentato: «Occorre più impegno da parte di tutti, non basta fare le leggi, bisogna attuarle. Bisogna estirpare l’inaccettabile piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro»
E bisogna che i padroni siano onesti e abbiano una coscienza, che si preoccupino degli operai e della loro incolumità di uomini senza sfruttarli e senza approfittarne, rispettando i loro diritti sindacali e le leggi dello stato
Una riflessione poi nasce spontanea: è giusto che tutti vadano a mettere fabbriche in Cina solo perchè lì non esistono leggi e scrupoli e sindacati che difendono i lavoratori e possono guadagnare di più ? E noi, che ci vediamo licenziare senza pietà, che cosa possiamo fare per non perdere lavoro dignità e troppo spesso anche la vita?
Se boicottassimo tutte le volte che è possibile i prodotti cinesi, sempre più numerosi, e le ditte italiane o straniere che li importano in Italia, forse cesserebbe questa escalation di business collettivo e di sfruttamento di tanta povera gente bisognosa di vivere e di guadagnare un misero salario, qui ma anche in Cina !

3 commenti:

Franca ha detto...

La priorità della politica italiana di questo periodo è la sicurezza dei cittadini con le crociate contro lavavetri e rom, con le ordinanze razziste dei sindaci leghisti.
E quella del lavoro non è anch'essa una questione di sicurezza?
Certi comportamenti delle imprese non sono anch'essi criminali?

Anonimo ha detto...

Parli dei prodotti cinesi e degli imprenditori senza scrupoli che delocalizzano là dove i diritti dei lavoratori sono vilipesi....
Perchè , secondo te, nessuno va in piazza a manifestare contro questa vergogna. Perchè nessuno si lamenta dei controllori INAIL che non fanno il loro lavoro e di una magistratura e di un sindacato che li protegge.
Forse perchè il regime cinese è comunista?
E forse perchè il sindacato deve difendere ad oltranza anche i lavoratori che non fanno il loro dovere?
Perchè non ci sono state sufficienti ispezioni?
Non sono costoro responsabili delle morti sul lavoro come lo sono quei dirigenti e quegli imprenditori ?

Artemisia ha detto...

Dei magistrati e dei sindacati che proteggono i controllori INAIL non se ne ha notizia. Se così fosse, mi piacerebbe saperlo.
Degli imprenditori che come primo costo tagliano quello della sicurezza invece se ne hanno purtroppo abbondanti evidenze.

Riguardo al boicottaggio sono più che d'accordo. Purtroppo anche lì bisognerebbe che ci fosse più trasparenza. Quanti sanno realmente dove e come è prodotto un oggetto? Perchè un capo abbia l'etichetta "Made in Italy" basta che il 5% sia prodotto in Italia (i manici di una borsa o i bottoni di un cappotto, per esempio).