lunedì 11 maggio 2009

La differenza - La banda Koch

Per il 25 aprile 2009 si è sentito dire da più parti, e non solo governative ahimé, che i giovani che dopo l'8 settembre 1943 in buona fede si schierarono con i repubblichini meritano lo stesso rispetto dei partigiani.
Sicuramente possono esserci stati alcuni giovani che inizialmente si schierarono in buona fede con la repubblica sociale. E' però difficile credere che dopo due anni di repressioni e di rappresaglie contro i resistenti e contro la popolazione civile, fossero ancora molti quelli " in buona fede ".
Per capire e per far capire la profonda differenza che c'era fra i partigiani ed i repubblichini basterebbe confrontare il contenuto e il tono delle lettere dei repubblichini con quelli delle Lettere dei Condannati a morte della Resistenza. Ma bisognerebbe anche chiedersi come mai ci furono numerosi casi di uomini, a volte di interi reparti, che passarono dalle file fasciste alle file antifasciste, già nella Guerra di Spagna !, e non viceversa.
Certamente uno che capì molto in fretta da che parte stare fu Pietro Koch ( nome tedesco, ma origine romana).
Ecco cosa scriveva alla sorella pochi giorni dopo l'8 settembre:
"... Si sta sfasciando tutto. Dopo l'armistizio il reggimento si è sciolto. I capi sono fuggiti e anche il re e il generale Badoglio e gli altri generali. Tutti cerchiamo abiti civili e buttiamo via quelli militari. Tutti fuggono e vogliono tornare a casa. Io sono stordito, non capisco più niente. C'è chi va in montagna con i partigiani e chi dice che bisogna difendere in ogni caso la Patria. Ma come? Dove sta la Patria? ...".
Alla fine del '43 scrisse di nuovo alla sorella:
"Adesso vedo chiaro che sotto tutto questo imbroglio c'è lo zampino dei comunisti nemici della Patria, della Famiglia, di Dio. Dargli la caccia è il compito del gruppo che abbiamo formato con altri ragazzi in gamba. ... Credimi, dar loro la caccia è diventato un vero piacere, una specie di sport, una caccia grossa perché questi cercano in tutti i modi di resistere. Ma noi abbiamo dei 'metodi' patentati e riusciremo a sterminare questo flagello dell'umanità.
Siamo armati di tutto punto, forniti di materiale ultramoderno. Abbiamo automobili a volontà, una vera gang all'americana, e tutto quello che desideriamo, liquori, burro, prosciutto, cioccolata, sigarette a volontà, e ... donnine che con noi non fanno tanti complimenti. E' una vera pacchia, fare il proprio dovere di italiani contro quei maiali servi di Mosca, e intanto vivere bene e divertirsi".
(Le lettere sono state pubblicate da R. De Felice, Mussolini l'alleato, Einaudi, Torino, 1998).
Pietro Koch e la sua banda furono tra i peggiori torturatori di quel periodo.
La sua sede in via Paolo Uccello a Milano fu ben presto ribattezzata Villa Triste.
Centinaia, forse migliaia di resistenti o di semplici cittadini vi furono torturati e uccisi.
Credendosi superiore a tutti si creò molti nemici anche tra i repubblichini, e alla fine del '44 venne arrestato dalla banda Muti, che si appropriò dell'ingente bottino trovato a Villa Triste.
In seguito fu liberato grazie all'intervento di un amico e protettore, il capitano Theo Saevecke, comandante delle SS di Milano ed altro feroce torturatore.
Più tardi Koch fu condannato a morte e fucilato, mentre Saevecke, anch'egli condannato a morte per l'eccidio dei quindici martiri di piazzale Loreto, fu protetto dagli Americani durante la guerra fredda, e morì tranquillamente nel suo letto nel 2000.
Oggi il giornale riportava la notizia che una famiglia ebrea è stata rifiutata da una albergatrice tirolese mentre, contemporaneamente, un gruppo di neonazisti ha invaso il capo di concentramento e di sterminio di Mauthausen, in Austria
Una volta il grande antifascista Vittorio Foa disse al senatore Giorgio Pisanò, ex repubblichino appartenente al Movimento Sociale :
"Siamo tutti per la patria, però sta attento: se vincevate voi io sarei ancora in prigione. Poiché abbiamo vinto noi, tu sei Senatore della Repubblica. Questa è la differenza".
Questa è la differenza . Per non dimenticare ...

1 commento:

Fabio ha detto...

Qusta storia di "chi è stato in buona fede" dalla parte sbagliata" la trovo quantomeno ridicola. Per anni la destra ha criticato chi definiva i brigatisti rossi "compagni che sbagliano" e poi si è gettata ad utilizzare per repubblichini e collaborazionisti del nazismo una definizione in tutto simile a quella che criticavano. Un caro saluto, Fabio