martedì 5 maggio 2009

Federalismo fiscale

Prima che iniziasse tutto quel gran polverone sulla crisi matrimoniale della signora Lario, che chiederà il divorzio dal celebre marito, la scorsa settimana era stata approvata al Senato la nuova legge sul federalismo fiscale, con 154 voti a favore, con l’astensione del Pd, il no dell'Udc ed e il voto favorevole dell’Idv.
La Lega ha gioito e festeggiato ma in effetti quali saranno i vantaggi per noi cittadini ?
Il federalismo fiscale è regolato dall’articolo 119 della Costituzione. Il federalismo varato in Italia è solo di tipo fiscale.

Nei progetti della Lega è un primo passo verso un federalismo anche istituzionale, con la trasformazione del Senato in un’«Assemblea delle regioni» come nei paesi federalisti. In tutti gli stati federali oggi esistenti nel mondo, ogni regione, o Stato o cantone, ha autonomia e capacità impositiva. Questo è fondamentale affinché ciascun territorio dia risposte alle esigenze che giungono dalla propria cittadinanza.
In Italia attualmente prevale l’idea che solo riallineando entrate e uscite è possibile responsabilizzare Regioni ed enti locali e si è già fatto molto in questa direzione in questi ultimi anni. Nel 1990 Regioni ed enti locali gestivano circa il 30% della spesa pubblica, ma solo l' 8% delle entrate tributarie totali. Da allora la quota della spesa è rimasta invariata, oscillando sempre tra il 30% e il 32%, ma la quota delle entrate tributarie si è quasi triplicata, superando la soglia del 20% nel 2000 e attestandosi poi negli anni più recenti intorno al 21-22%.
Questa riforma dovrebbe entrare in funzione non oltre il 2016. I tempi sono già contingentati: entro l’anno prossimo vi sarà il primo decreto attuativo, che conterrà una relazione tecnica con i costi della riforma.

Entro il 2011 saranno varati tutti i decreti attuativi che verranno sottoposti a una commissione parlamentare bicamerale. Ci sarà poi una fase provvisoria lunga cinque anni. A sovrintendere su tutto il processo ci sarà una Commissione paritetica che dovrà studiare i numeri e affiancare il governo nella scrittura dei decreti.


Quanto ci costerà tutto questo, alla fin fine?

Non si sa a quanto pare. Ed è proprio questo uno dei punti più controversi del progetto. Per i costi di transizione al nuovo assetto fiscale decentrato ci sono state cifre diverse, che vanno dai 70 ai 100 miliardi, spalmate nei cinque anni di transizione

Ma pagheremo meno tasse almeno?

Non si sa ancora se sarà così, soprattutto all’inizio. C’è una clausola di salvaguardia che esclude il fatto che, a regime, si possano pagare più tasse di quante se ne paghino ora.

Sulla carta, il federalismo fiscale ha il merito di garantire più trasparenza e più possibilità di controllo da parte dei cittadini, con minori sprechi.


Con questo nuovo federalismo le regioni del Sud non dovrebbero essere svantaggiate, però alcune di esse dovranno combattere maggiormente l'inefficienza. Con l'approvazione del Ddl, i livelli essenziali di prestazioni per sanità, assistenza e istruzione verranno calcolati secondo un fabbisogno o costo standard, superando il criterio attuale della spesa storica.

Ci sarà anche un fondo di perequazione che servirà per sostenere le Regioni con minor capacità fiscale per abitanti - cioé un fondo «di solidarietà» che sarà alimentato dalle regioni più ricche -ed uno anche per comuni e province.
Si dovrebbe inoltre passare dal costo storico al costo standard. Oggi i trasferimenti statali alle Regioni per finanziare le funzioni essenziali - sanità, istruzione e assistenza- avvengono sulla base della spesa storica, un meccanismo perverso che premia con maggiori risorse gli enti che spendono di più. Con il nuovo federalismo, per ogni servizio erogato dagli enti territoriali, si individuerà un costo standard, cui tutti dovranno uniformarsi.
Per finanziare l’erogazione dei servizi, le Regioni e le autonomie locali potranno contare sul fondo perequativo, sulla compartecipazione a tributi erariali e su tributi propri, superando il meccanismo dei trasferimenti. Le funzioni fondamentali delle Regioni sono l’assistenza e la sanità, alle quali si aggiunge la quota di spese amministrative dell’istruzione. Le «uscite» delle regioni potranno essere coperte con diversi strumenti: tributi propri derivati, istituiti con legge statale; addizionale regionale Irpef; compartecipazione all’Iva; quote di fondo perequativo...

Le spese essenziali dei Comuni - territorio e ambiente, istruzione con gli asili nido ed edilizia scolastica, viabilità, settore sociale...- verranno finanziate con le imposte immobiliari, un mix di compartecipazione a Iva e Irpef e fondo di perequazione. Per le altre ci saranno tributi propri e compartecipazione a tributi regionali.
Le città metropolitane sostituiranno le province solo dove sono previste le città metropolitane, cioè Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria e Roma capitale, che avrà nuove funzioni e un patrimonio proporzionale. Sul resto del territorio le province continueranno ad esistere.

Con il federalismo fiscale non aumenterà la sicurezza perché le Regioni non potranno introdurre forze di polizia locali.
Ogni Regione non avrà il suo programma scolastico perché, per quanto riguarda l’istruzione, le Regioni avranno autonomia solo sulle spese amministrative, e non sui contenuti.
Sarà definito su base nazionale un livello di servizio minimo per il trasporto pubblico locale, ma non è tra le funzioni essenziali.
Con questo nuovo federalismo fiscale, si dovrebbe combattere meglio l’evasione fiscale perché sono previsti premi per le Regioni e gli enti locali che abbiano ottenuto risultati positivi in termini di maggior gettito sul fronte del contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Sono anche previsti premi alle amministrazioni che incentivano l’occupazione e l’imprenditorialità femminile.
Per le Regioni a statuto speciale non dovrebbe cambiare praticamente nulla: resteranno in vigore e concorreranno agli obiettivi di perequazione e solidarietà, secondo criteri e modalità da definire.

3 commenti:

Fabio ha detto...

Io credo sia il solito sistema, il solito trucco per fare in modo che i ricchi sian sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Un caro saluto, Fabio

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio dei chiarimenti tecnici: il mio pessimismo in proposito perdura comunque, vista la bassa qualità dei politici ai quali sono affidate le sorti della nostra nazione.

ericablogger ha detto...

grazie dei commenti
e anch'io non sono granch'è ottimista in effetti visto a quali livelli siamo giunti in questi ultimi tempi... povera Italia, che non sarà certo risollevata da questo federalismo che ci costerà parecchio!!!