Segreterie Nazionali
Documento unitario
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams contestano e contrastano gli interventi del Governo sulla scuola che si concretizzano in una manovra indiscriminata di “tagli” al Comparto per quasi 8 miliardi di euro che destrutturano il nostro sistema pubblico di istruzione e mettono a rischio il diritto allo studio e la qualità dell’offerta formativa.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams denunciano che la definizione del Piano è stata fatta in totale assenza di un reale confronto con le forze sociali e con il mondo della scuola destinatario dei provvedimenti.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams ritengono necessaria per il Paese una vera politica di innovazione del sistema scolastico che non può realizzarsi con basse retribuzioni, riduzioni del tempo scuola e “tagli” indiscriminati di risorse umane e finanziarie.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams rivendicano:
la revisione del decreto-legge 137/2008, con abrogazione dell’articolo 4 che ripristina il maestro unico e introduce l’orario di 24 ore settimanali nella scuola primaria;
l’apertura di un tavolo negoziale con il Governo in merito al Piano Programmatico e ai regolamenti attuativi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 112/2008, per un reale confronto finalizzato ad una vera riqualificazione della spesa, in grado di coniugare la lotta agli sprechi e alle diseconomie con la garanzia del “giusto” tempo scuola per tutti gli ordini e gradi, del diritto allo studio, della qualità dell’istruzione e della salvaguardia della professionalità degli operatori della scuola;
il rinnovo del contratto collettivo nazionale del Comparto e interventi fiscali a favore del lavoro;
il mantenimento delle prerogative contrattuali e garanzie contro le incursioni legislative nella disciplina del rapporto di lavoro;
garanzia di organici di istituto funzionali, stabili e pluriennali per il personale docente ed ATA al fine di dare certezze al personale e continuità didattica ed organizzativa alle scuole;
tutele per il personale precario, anche intervenendo sul “turn over” e sul pensionamento.
Roma, 9 ottobre 2008
La Camera dei deputati ha approvato il ddl di conversione in legge del decreto Gelmini sulla scuola. I presenti in aula erano 513, i votanti 485, la maggioranza necessaria era di 243 voti, a favore hanno votato 280 deputati, contro 205.
I sindacati hanno bocciato la riforma e proclamato lo sciopero della Scuola giovedì 30 ottobre .
«Le sigle hanno registrato una risposta negativa rispetto alle loro rivendicazioni e hanno, quindi, deciso di promuovere una forte mobilitazione di tutto il personale».
I sindacati hanno anche annunciato una manifestazione nazionale a Roma nella stessa giornata.
A metà mese, il 17 ottobre, è previsto lo sciopero dei Cobas.
Sono diverse le motivazioni che hanno portato le organizzazioni sindacali allo sciopero:
prima di tutto c’è il dl 137, approvato alla Camera e dalla prossima settimana all’esame del Senato, che ripristina il cosiddetto maestro unico riportando l’orario di base della scuola primaria a 24 ore.
I sindacati chiedono poi un confronto aperto con il governo per decidere quali misure adottare per ridurre gli sprechi: sinora, invece, lamentano i rappresentanti dei lavoratori, le decisioni (contenute soprattuto nell’articolo n. 64 della finanziaria approvata ad inizio agosto) sono state prese dall’esecutivo unilateralmente attraverso decreti legge e il ricorso alla fiducia in aula.
La mobilitazione servirà anche a rivendicare il rinnovo del contratto scuola scaduto da nove mesi:
sempre secondo i sindacati le buste paga del personale scolastico negli ultimi anni si sono infatti attestate ben al di sotto del tasso d’inflazione scivolando nelle ultime posizioni stipendiali dell’Ue.
Approvato dall’aula, il decreto Gelmini "sul maestro unico" è bocciato dal mondo della scuola che si prepara a scendere in piazza rispondendo all’appello dei sindacati.
Un appuntamento, quello messo in cantiere dai sindacati di categoria, al quale si arriva dopo una marcia di avvicinamento cominciata già da settimane e costellata da sit-in davanti al ministero, iniziative spontanee di protesta, occupazioni, "notti bianche", dal Nord al Sud della penisola.
Venerdì un assaggio del malcontento arriverà ancora dagli studenti che manifesteranno in decine di città.
«L’approvazione del voto di fiducia alla Camera sul decreto Gelmini - spiega l’Unione degli studenti - rappresenta un ulteriore atto antidemocratico di un governo che elude le tante manifestazioni di dissenso e con violenza prova ad affermare il proprio autoritarismo. Per questo venerdì porteremo in piazza tutta un’altra musica, alle 70 manifestazioni da noi organizzate».
«Ci mobilitiamo - spiega un’altra associazione studentesca, la Rete degli studenti - contro i tagli di 8 miliardi di euro alla scuola pubblica, che è la vera riforma messa in campo dal Governo Gelmini-Tremonti-Berlusconi. Contro un Governo che conta balle, per rivelare la verità all’opinione pubblica».
Dai ragazzi la contestazione passerà nelle mani del sindacalismo di base: i Cobas guidati da Piero Bernocchi, tra i primi, hanno proclamato uno sciopero, in calendario per il 17 ottobre.
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