lunedì 29 settembre 2008

Una lettera al Sindaco di Roma

Raccolgo il desiderio del mio amico blogger Duccio e pubblico, per conoscenza, questa lettera che è stata inviata al Sindaco di Roma

Al Sindaco di Roma On. Gianni Alemanno
Onorevole Sindaco, purtroppo per la gloriosa storia antifascista della nostra città, medaglia d’Oro alla Resistenza, apprendiamo da manifesti appesi per le strade di Roma che anche quest’anno l’organizzazione fascista Forza nuova svolgerà il suo “Campo d’Azione”, momento di aggregazione per i giovani di estrema destra che da 5 anni imperversano nella nostra regione, fino ad arrivare sul suolo della nostra città.
La Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani di Roma reputa inconcepibile e vergognoso che sia dato anche solo uno spazio a idee che richiamano il momento più buio e drammatico della storia della nostra nazione e che, a maggior ragione, vengano tollerate iniziative che sono uno smacco alla democrazia che lo stesso Presidente della Camera, facente capo al suo stesso partito e quindi di certo lontano anni luce dalle nostre posizioni, ha tenuto a sottolineare.
Già da due anni la FGCI di Roma e del Lazio chiedono che questi “Campi d’odio e di violenza culturale” siano annullati in qualunque luogo della nostra regione essi vengano organizzati, senza alcuna risposta in merito.
Vorremmo rivendicare la nostra Carta Costituzionale come unico baluardo contro la disgregazione degli ideali democratici e antifascisti che si perdono per la carenza informativa e per l’assopimento politico che vuole far credere che “gli estremi sono uguali” e che noi riteniamo frase inaccettabile, perché se noi e lei possiamo discutere politicamente di una questione come questa è grazie alla lotta partigiana che ha liberato l’Italia dal nazifascismo e non di certo grazie a chi ha governato l’Italia per 20 anni tappando la bocca alla libertà di parola, di stampa, di pensiero.
Quindi, Onorevole Sindaco, pur nella battaglia che noi politicamente continueremo a farle contro un programma che non condividiamo in nessun punto e che sta dimostrando giorno dopo giorno tutte le sue lacune, oggi Le chiediamo da amministratore democraticamente eletto dai cittadini di questa città di non permettere lo svolgimento del “Campo d’Azione” di Forza Nuova del 3-4-5 ottobre presso Casa Montag, luogo all’interno del quale si respira quotidianamente un clima d’odio, di violenza, di xenofobia e di revisione completa e orrenda della nostra storia Repubblicana.
Distinti saluti,
La Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani Coordinamento romano

Proprio oggi sul quotidiano La Stampa di Torino c'è un'interessante intervista di Claudio Sabelli Fioretti ad Alemanno. Si può leggere qui !

domenica 28 settembre 2008

La Shoah e gli altri massacri della storia

Questa seconda lettera è un dialogo tra un reduce dei lager ed un «figlio» delle stragi francesi in Algeria, il quale si chiede se le vittime possano parlarsi senza dividersi o contendersi il primato dell'orrore
LA MEMORIA DI CHI CALPESTA LA BRACE di Karim Metref
Caro Fratello, Le scrivo questa lettera.
Penso verrà lunga.
Uno perché ho problemi personali a sintetizzare, secondo perché quello di cui le voglio parlare è una cosa seria e le cose serie richiedono tempo e pazienza.
Mi chiamo Karim Metref. Sono Cittadino algerino.
Vivo in Italia da dieci anni e spero di poter restarci ancora per un bel po', clima sociopolitico permettendo. Le sottolineo questo dettaglio per vari motivi.
Uno dei quali è il fatto che spostandomi dall'Algeria in Italia, ho avuto modo di guardare le cose con angolazioni diverse. E forse se fossi rimasto in Algeria non avrei mai nemmeno pensato le cose che sto per scrivere.
Leggendo la sua lettera, ritrovo le stesse parole di mio padre.
Infatti, stavo quasi per iniziare la lettera con un «caro padre».
Da noi si da del padre a qualsiasi persona in età di esserlo e visto che lei è sopravvissuto ad Auschwitz, penso abbia qualche anno più di mio padre ma non volevo fare troppo il melodrammatico e poi non sapevo come sarebbe stata accolta (spero solo che lei mi permetta di darle del «fratello»).
Mio padre usa le stesse parole.
Lui è del 1935 e quando nel 1954 scoppiò la guerra di indipendenza aveva 19 anni. Si arruola molto presto insieme a un suo nipote nelle file della rete civile di sostegno alla resistenza. Ma quando un loro compagno venne sottoposto a tortura citò i loro nomi insieme ad altri compagni. Mio cugino che lavorava nei servizi sociali dell'esercito francese fu avvertito in tempo da altre persone infiltrate come lui e raggiunse i partigiani (ma muore qualche anno dopo in battaglia).
Mio padre invece che era ancora studente fu prelevato dai soldati in classe e portato in caserma.
Il primo mese di detenzione fu il più terribile. Il periodo in cui l'esercito non annuncia il tuo arresto al sistema giudiziario e ti tiene nascosto in qualche cantina per tentare di tirarti fuori il massimo di informazioni possibili, quello è il più drammatico per i tanti prigionieri di quella guerra e presumo di altre. Non si sa quanti giorni.
A distanza sembra siano stati anni, addirittura più della pena inflitta poi a mio padre dopo il processo. In realtà non deve essere stato più di un mese, in cui mio padre fu sottoposto a tutti i tipi di tortura: elettricità, acqua, freddo, caldo, violenza sessuale...
Ma la cosa che più lo fecce soffrire è stato di vedere suo padre e i suoi fratelli torturati e umiliati davanti a lui, per colpa sua. Oppure l'ufficiale francese, al ritorno dell'ennesimo «blitz» a casa di mio nonno, che tira fuori di tasca un fazzoletto colorato e glielo fa vedere. «E' quello di tua sorellina, Smina mi sembra si chiama, Vero? Molto carina! Comunque è rimasta molto soddisfatta dal nostro incontro...».
Tutte queste cose ha visto mio padre.
Ma si ritiene fortunato, perché, come dice lei, lui è sopravvissuto. Un milione e mezzo di algerini non ce l'hanno fatta.
Un milione e mezzo su 9 milioni sono più di una persona su nove.
Tenga conto che la guerra si è svolta in poche regioni. In Cabilia, la regione che più di tutte ha pagato il prezzo, c'era dopo l'indipendenza una media di cinque donne per un uomo.
Un mese, forse meno, è rimasto mio padre in quella cantina eppure parlandone, ancora oggi che sono passati più di cinquanta anni, sembra appena uscito dalla sala di torture.
Il dolore è tutto lì, intatto.
E' ovvio che ancora oggi, a mio padre, è impossibile ridimensionare l'entità delle sue sofferenze. E' ovvio che, per lui, il nostro popolo è quello che ha più sofferto nella storia dell'umanità e che la Francia è il male assoluto. Punto.
Ancora oggi se qualcuno cerca di dire qualcosa, egli comincia a gridare: «ah...! sono queste le verità che vi hanno insegnato i vostri signori francesi! (o occidentali a seconda dei casi...)»
E' la legge del «o con noi o contro di noi». Non ci sta niente in mezzo.
A mio padre non si può citare un qualche sbaglio del Fronte di Liberazione (e ce ne sono stati) senza prendere dell' harki (collaborazionista), è così e non può essere altrimenti. Allora oggi tento di dire a lei, tutte le cose che non riesco adire a mio padre.
L'elaborazione della vittima
Mi ci è voluto del tempo e della ricerca per chiarire come funzionano certe cose. La psicologia moderna mi ha aiutato tanto. Uno psicanalista, Bruno Bettelheim, che ha conosciuto anche lui le sofferenze e il campo, mi ha aiutato tanto.
Una delle risposte che ho trovato si chiama «l'egocentrismo della vittima». Chi è vittima quindi è rinchiuso nel suo dolore. Non c'è niente altro al mondo. E' la vittima universale. E nessuno è vittima in questo mondo.
Qualche anno fa, accompagnavo, come interprete volontario, un amico tibetano che faceva un giro di conferenze nel nord Italia. Erano tempi non sospetti.
La Cina aveva già accettato le condizioni del Wto e quindi le star di Hollywood avevano già smesso da un pezzo di promuovere la causa tibetana (ci sono tornati adesso il tempo di una olimpiadi, ma è già tutto quasi dimenticato).
In un dibattito, in Trentino, qualcuno fece un paragone tra i due popoli, tibetano e palestinese, entrambi da 60 anni costretti a errare sparsi per il mondo...
E il nostro uomo, finora sempre molto calmo, molto cortese si scatena contro l'intervento del malcapitato. Dice di essere stufo e molto offeso che in Europa si faccia sempre questo paragone con la Palestina. Che non c'è nessun paragone possibile tra i due popoli, né tra le due questioni, segue una descrizione del conflitto mediorientale secondo cannoni manichei (israeliani brava gente/palestinesi terroristi, il nostro ragazzo è cresciuto per buona parte negli Usa) e poi scatta il giudizio universale: «Comunque, sofferenze come quelle del popolo tibetano nessuno le ha patite in questo mondo».
Tutto lì. E' vero che tutto è questione di punti di vista. La sofferenza degli altri è tutta teorica, la mia è concreta, tangibile.
In algerino si dice: «La brace la sente soltanto chi la calpesta».
Gli altri possono anche filosofare e dire che, tutto sommato, camminare su un carbone ardente non è così doloroso. Ma è altrettanto vero che del dolore bisogna pur liberarsi, prima o poi.
Mio padre ha sofferto. Se lui non riuscirà mai a liberarsi del suo dolore, io non lo voglio in eredità. Non voglio né il dolore né tanto meno l'odio che ne deriva.
Poi la memoria del dolore diventa un fondo di commercio, mantenuto vivo per generazioni, ma soprattutto da gente che non l'ha vissuto.
Nel mio paese questo si esprime nel regime instaurato dopo l'indipendenza. La lotta dei partigiani è stata sequestrata il 5 luglio 1967 da un esercito, detto Esercito delle Frontiere, formato nei campi profughi in Marocco e in Tunisia.
Fatto di ufficiali e soldati riparati all'estero, che non hanno mai sparato una pallottola contro l'invasore né patito il freddo delle montagne, né la fame e le privazioni. Era un esercito ben armato, ben vestito, ben nutrito e allenato da consiglieri di varie nazionalità (paesi arabi e paesi dell'est) e da una schiera di ufficiali algerini formati a Saint-Cir, ufficialmente disertori dall'esercito francese negli ultimi giorni prima dell'annuncio dell'accordo di cessate il fuoco tra il Fln e l'esercito francese e del prossimo referendum di autodeterminazione di cui l'esito era però scontato...
Insomma la solita storia: tutti fascisti, poi, subito dopo, tutti partigiani.
Questo esercito entra dopo l'uscita dei francesi e, arma in mano, prende il potere assalendo i quattro fantasmi, ormai sfiniti, affamati, vestiti di stracci e quasi senza munizioni, che scendevano dalle montagne.
Il regime nato da questa rapina a mano armata ci ha tenuti e ci tiene ancora da decenni sotto il ricatto del sangue dei morti, della sofferenza del popolo.
Intanto hanno riassunto e subito rimesso in servizio i torturatori algerini che avevano lavorato per i francesi (le professionalità non si sprecano) contro chiunque non era con loro. Emblematica è la storia di Bachir Hadj Ali, grande poeta e allora segretario generale del Partito Comunista Algerino, torturato dai francesi perché partigiano e dagli algerini, pochi anni dopo, perché «agente del nemico». O con noi o con loro!
La sindrome da superare Io non nego che mio padre abbia sofferto. Non sono contro mio padre (anche se lui spesso stenta a crederlo).
Ma non mi lascio dominare in nome della sofferenza di mio padre da coloro che tale sofferenza non l'hanno vissuta e forse vi hanno contribuito, almeno alcuni di loro.
La sofferenza degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale è reale. Non è una invenzione. E' stato un episodio terribile. Uno dei più neri della storia dell'umanità.
Ma questa sofferenza, così terribile di per sé, è vero anche che è stata enfatizzata dalle potenze occidentali che sono riuscite a cancellare, sacrificando il grande tiranno germanico, tutto il male che avevano fatto attraverso il mondo.
Chi ne poteva parlare, dopo la sconfitta del grande male, di quelle «piccole briciole» commesse di qua di là, in giro per il pianeta?
La tratta dei neri?
Il colonialismo?
la cancellazione di popoli interi nei «possedimenti» del nuovo mondo?
Chi poteva rimproverare al liberatore della Francia dal mostro nazista di aver fatto massacrare in Algeria circa 30.000 persone durante i festeggiamenti dell' 8 maggio 1945?
I soldati senegalesi reduci del grande macello della riconquista della Francia, dell'Italia e poi della Germania, massacrati nelle caserme in Senegal per aver chiesto un paga uguale a quella dei bianchi?
E gli Italiani in Africa?
E' vero che sono rimasti poco, ma in quel poco si sono dati da fare.
In questi giorni, Berlusconi ha firmato un accordo con la Libia per il risarcimento al regime libico dei danni subiti dalla popolazione libica in cambio di succosi affari per le multinazionali italiane.
In linea con la tendenza internazionale della privatizzazione dei profitti e della nazionalizzazione delle perdite. Così le compagnie fanno buoni affari e il contribuente paga. Quanto ha dato la Gran Bretagna alle sue ex colonie per i massacri compiuti?
quanto ha risarcito la Francia all'Africa?
Quanto ha pagato la Germania anche ai popoli dell'Africa nera sui quali ha sperimentato per primi il metodo dei campi di sterminio?
Quanto ha pagato ai Rom?
Quanto dovranno pagare la Spagna e il Portogallo ai nativi americani?
E gli Usa alle nazioni africane e alle sue popolazioni nere discendenti degli schiavi?
Dicendo tutto ciò so di rischiare di essere catalogato come antisemita (non poi tanto sotto traccia) o addirittura come camerata (nascosto in questa mailing list). Ma, da lei, io lo accetto. In silenzio.
Così come accetto senza protestare quando mio padre mi dà del harki .
Perché ho rispetto per il suo dolore così come per quello di mio padre.
Ma le sottolineo soltanto, caro fratello, che i camerati, quelli più furbi, quelli più pericolosi, hanno da tempo cambiato nemico.
Così come da noi i veri harki stanno al potere da un bel po'.
Tanti sono andati a Gerusalemme, si sono messi la kippa sulla testa e hanno anche baciato il muro dei lamenti.
Addirittura un autentico camerata ha dichiarato ultimamente che era meno grave ammazzare un ragazzo a botte che bruciare la bandiera israeliana.
Vede, per i camerati, quelli più furbi, quelli più pericolosi, la figura del nemico è uno strumento.
E si sa che un bravo artigiano si riconosce dai suoi strumenti: sempre affilati, sempre rinnovati.
La vecchia immagine del pericolo ebraico non è più di moda. La tiene ancora qualche vecchio nostalgico nella naftalina come si fa di una reliquia. Ma non è più lo strumento adatto ai tempi. Ah sì, da noi, nei paesi detti «arabi» c'è ancora, serve ancora!
Ma anche questa è un'altra storia.
I nuovi camerati hanno creato nuovi nemici, caro fratello.
E, mi raccontano certi amici di Roma che ormai i figli dei camerati nella città eterna vanno a braccetto con ragazzi dell'estrema destra ebraica e che non è escluso che vadano insieme anche a caccia di zingari, di marocchini o di romeni.
Siamo nell'era dell'Internet e del digitale, caro fratello.
La Tv on demand , ma anche il Publicenemy on demand.
Una settimana ti dico che l'Italia è sotto minaccia islamica e che quindi se abbiamo bisogno di mano d'opera a basso costo, portiamola dai paesi cristiani, come noi.
L'indomani ti spiego che gli immigrati dell'Est hanno il gene della violenza e che quindi sono loro il nemico del giorno. Caccia aperta (se lo becchi dell'est e pure zingaro è bingo).
Gli altri? Quelli di prima? Li tieni lì. Non si sa mai.
Chi ha ancora bisogno della vecchia icona dell'ebreo furbo e malvagio, con tutti i rischi di trovarsi puntato da tutte le direzioni come razzista, antisemita, etc, quando ci sono i razzismi autorizzati?
Non ha osservato che anche l'ex campione del politically correct, Mr Veltroni, negli ultimi giorni di campagna elettorale ha dovuto puntare il dito contro il pericolo romeno?
Io ho rispetto per la sofferenza di mio padre e ne ho per la sua. Ma non voglio mettermi a misurare chi di voi è più vittima dell'altro.
Non voglio entrare nelle percentuali. Non voglio e non posso nemmeno determinare chi ha pagato il prezzo più alto alla malvagità umana. Malvagità che c'è nel nazifascismo, che c'è nel colonialismo, ma c'è sempre stata prima e continuerà a esserci sempre.
Non voglio buttare nell'oblio la vostra sofferenza. Non voglio fare finta che non c'è stato niente. Ma non voglio nemmeno far finta che non c'è stato nient'altro. Non voglio essere abbagliato da chi agita la verità di mio padre e la sua, per chiudermi la vista e farmi credere che non ce ne sono altre. Per nascondere quelle a loro più scomode.
Voglio vedere queste e altre di verità. Mi prendo questa libertà e accetto il rischio di essere chiamato harki e «antisemita».
Spero sinceramente che lei non se la prenda. E se lei la prende bene, forse prederò il coraggio di dire le stesse cose a mio padre, scusandomi di usarla come cavia.
Suo, con affetto e rispetto.

Una lettera di Piero Terracina

L'amico Michele mi ha inviato nei giorni scorsi una mail con due lettere inviate a Il Manifesto il 21 settembre scorso e con la preghiera di leggerle e di rifletterci sopra per gli argomenti trattati decisamente particolari
Io ho deciso di pubblicarle entrambe in due post specifici. Spero che chi passa di qui regolarmente legga con attenzione ciò che due uomini ben diversi tra loro dicono a se stessi ed a noi tutti e che la riflessione sia profonda...
"Il nostro massacro è di tutti di Piero Terracina
Amici, fratelli, compagni, camerati, (è bene che mi rivolga anche ai camerati tanto ce ne sono anche nella nostra mailng list). Ha ragione A. P. quando dice che gli ebrei sono stati «solo» un terzo dei deportati dall'Italia (8.566) su una popolazione ebraica di «ben» 40.000 anime. Mentre gli altri 32.000 erano politici su una popolazione di «soli» 45.000.000 milioni di italiani.
Per alcuni i nazifascisti hanno commesso tante nefandezze ma una è imperdonabile: non averli ammazzati tutti, gli ebrei. Lo avessero fatto non se ne sarebbe più parlato. Sono ebreo e, lo confesso, vado a portare la mia testimonianza di ex deportato con tutta la mia famiglia di otto persone - di cui sono l'unico sopravvissuto - dovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare. Parlo anche degli altri deportati, dei politici e, soprattutto, di Rom e Sinti dei quali ho assistito (o meglio, sentito, perché ero a pochi metri rinchiuso nella mia baracca per il coprifuoco) la notte del 2 agosto 1944, allo saterminio di quelli rinchiusi nel lager «E» di Birkenau attiguo al campo «D» dove ero prigioniero.
Come testimone posso solo parlare di quello che ho visto con i miei occhi.
Il resto mi appartiene come essere umano ma non come testimone. L'argomento degli ebrei che parlano solo della Shoà è ormai diventato una specie di ritornello che, in molti casi, cerca di mascherare un antisemitismo non poi tanto sotto traccia.
E' un argomento che mi addolora e ci addolora.
Se è necessario parlarne facciamolo con rispetto. Se dovesse continuare su questo metro, per me potrebbe esserci solo una soluzione dolorosa: che ognuno pensi soltanto ai propri morti. Anni fa per questo motivo fui costretto dalla mia coscienza a dare le dimissioni dal Consiglio Nazionale dell'Aned / associazione nazionale ex-deportati nota di ericablogger/.
Cosa altro potrei fare se non chiudermi ancora di più in me stesso? "

Google PageRank

Ieri sera sono rientrata molto tardi da una gita in Svizzera ma ho aperto ugualmente il PC ed Internet. Sono passata per caso anche in un blog di Libero molto seguito, Blog Penna e Calamaio, dove nell'ultimo post si parla del PageRank di Google
Che cos'è Google PageRank? E' un algoritmo, un valore assegnato in modo individuale ad una pagina di un sito web, ed è determinato principalmente in base al valore delle altre pagine che a queste sono collegate.
Il calcolo assegna iterativamente un indice di merito ad ogni pagina pubblicata su Internet, basandosi principalmente sulla media ponderata dei PR delle altre pagine che la collegano con un link. Il risultato dell'algoritmo matematico si avvicina al concetto umano di "importanza", o popolarità, valorizzando la possibilità di una visita alla determinata pagina
Per saperne molto di più basta passare di
qui , ma in parole semplici posso aggiungere che Google PR serve al controllo veloce della popolarità di un sito. Non dà informazioni esatte sulle pagine che lo linkano, ma da un aiuto immediato per capire il livello di popolarità del sito e per dare una risposta veloce ai risultati dei tuoi lavori SEO.
Per i siti italiani il valore del PR 4-5 indica un sito di media popolarità, un sito 6 rappresenta già un ottimo sito, mentre il 7 è di solito un valore irraggiungibile al normale webmaster, se lo si raggiunge, si deve assolutamente festeggiare!
PR 8-9-10 sono raggiungibili soltanto da grandi aziende multinazionali. Il PR del toolbar è utile anche quando si valuta un sito, per un acquisto o per fare un scambio di link, volendo.
E' importante inoltre sapere che i valori del PR visualizzati sulla Google Toolbar sono aggiornati con frequenza abbastanza bassa ed in modo occasionale, a volte anche a distanza di più mesi, quindi visualizza di solito informazione datata. Il valore del PR reale invece è calcolato molto più frequentemente
Io avevo già scaricato da parecchio tempo la Toolbar di Google, ma non era aggiornata e quindi non aveva la PageRank. Ho scaricato con il download da Google la nuova toolbar, con le opzioni avanzate, ed ora ho la PR che mi permette di vedere quanto sono popolari i blog od i siti che visito
Naturalmente terrò sempre presente che la PR è solo e comunque un algoritmo e che ci sono siti e blog con una PR bassa che a me piacciono e continueranno a piacere moltissimo perchè ritengo che sia altrettanto importante stabilire dei rapporti umani, delle affinità elettive con le persone che scrivono e coltivare la simpatia o l'umanità o l'etica di valori solidi, come il modo di pensare e di essere, fondamentali per me per mantenere contatti continui e lunghi nel tempo con gli altri blogs che frequento abitualmente

martedì 23 settembre 2008

Una Orchidea per l'UNICEF

Il 4 e 5 ottobre 2008 ti aspettiamo in più di mille piazze d'Italia!
Vieni a scoprire l'Orchidea UNICEF,così preziosa, che può salvare la vita a un bambino.

Portati a casa l'Orchidea UNICEF e ci aiuterai a fornire alimenti, vaccinazioni, vitamina A, zanzariere e altri strumenti essenziali per la sopravvivenza dei bambini.

Scegli l'Orchidea UNICEF: è un gesto che vale una vita.
I Volontari UNICEF ti aspettano!

Per conoscere la piazza più vicina, chiama il Numero Verde 800-745000 oppure vai su
www.unicef.it

Con la collaborazionedel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco


Inoltre, dal 22 Settembre al 12 Ottobre invia un SMS al numero 48548 da telefono mobile o fisso: donerai 2 euro

domenica 21 settembre 2008

Eroi anche in Afganistan ?

In questi giorni dall'Afganistan arrivano di nuovo notizie di attentati ai nostri soldati
L'ultima di oggi pomeriggio è di uno dei militari aggrediti ieri che è morto, apparentemente per motivi naturali (!), senza ferite.
Ma cosa sta succedendo realmente in quel lontano e martoriato paese ???
Perchè i nostri soldati vengono presi di mira?
Cosa è cambiato in Afganistan e cosa stanno facendo realmente là i soldati italiani ?
Non dovevano essere laggiù per aiutare le popolazioni. per costruire strade e scuole ?
A quando avremo anche lì i soliti eroi morti, tanto cari a certi Italiani, come ne abbiamo avuti a Nassiria in Iraq ?
E cosa sta facendo la Nato in Afganistan, oltre a bombardare e a fare stragi di civili, come i 76 uccisi ad agosto ?

- " Kabul: morti donne e bambini. Gli Stati Uniti : «Non ci risulta».
Le forze di sicurezza afghane e la coalizione a guida Usa hanno sferrato la notte scorsa un raid contro i taleban, nei pressi di Herat, nell’ovest dell’Afghanistan, ma l’operazione, secondo il governo afghano, si è trasformata in una strage di civili: 76, tra cui 50 bambini e 19 donne, accanto a 25 insorti uccisi.
«Forze di polizia afghane e militari americani hanno attaccato alle due del mattino posizioni dei taleban nel distretto di Shindand» aveva riferito in mattinata il portavoce del ministero della Difesa afghano, il generale Mohammad Zaher Azimi. «In totale - aveva aggiunto - 25 taleban sono stati uccisi, tra cui due importanti comandanti. Ma purtroppo anche cinque civili sono morti».
In serata, poi, è stato il ministero dell’interno di Kabul a riferire che «76 civili, di cui 50 bambini e 19 donne, sono rimasti uccisi oggi in un’operazione delle forze della coalizione nel distretto di Shindand».

In un comunicato il ministero ha espresso il «suo più vivo rincrescimento per questo incidente involontario e ha inviato sul posto una delegazione di dieci persone per ottenere maggiori dettagli una volta che l’inchiesta sarà terminata». Numerose altre persone, ha aggiunto il ministero, sono rimaste ferite e le loro condizioni sono critiche. Il portavoce della coalizione a comando americano, Nathan Perry, che stamani aveva fornito un bilancio 30 combattenti islamici uccisi e cinque arrestati, ha invece ribadito in serata di «non avere la minima informazione» su vittime civili.

Intanto i taleban non fermano la loro offensiva contro le truppe straniere e intensificano attacchi e attentati in gran parte dell’Afghanistan: dalla regione occidentale di Herat (dove sono schierati anche militari italiani) a quelle meridionali di Helmand e Kandahar, a quelle orientali di Ghazni e Paktika (vicine al turbolento confine con il Pakistan), fin quasi a raggiungere le porte di Kabul.
La morte di un soldato della coalizione, di cui non è stata resa nota la nazionalità, ucciso stamani nell’est del Paese, ha portato a 41 il numero dei militari stranieri (della coalizione a guida Usa Enduring Freedom e dell’Isaf) caduti in Afghanistan in agosto che, dopo lo scorso giugno, si sta rivelando il mese più sanguinoso dall’invasione del 2001"

SMS, "caramelle" del 2000

Ho acquistato a luglio un telefonino nuovo perché dovevo andare all'estero ed il mio vecchissimo cellulare era ormai adatto solo per comunicare con mia mamma da scuola a casa
Quello nuovo è piccolo e molto carino, con la possibilità di fare foto, di usare internet e tant'altro, ma io lo adopero solo per comunicare quando è necessario e per qualche sms veloce con persone che conosco.
Per me il cellulare è una necessità e non un piacere e lo uso il meno possibile. Vedo invece che per i miei alunni giovanissimi il cellulare è un mezzo di comunicazione sempre più fondamentale. Spesso non se ne staccano neppure quando è loro proibito usarli, in classe e a scuola per esempio. E talvolta lo usano anche in modo indiscriminato
Ho però letto recentemente di problemi seri avuti da molti giovani con gli sms ricevuti da sconosciuti.
Infatti " sono sempre più frequenti gli adescamenti di minori via cellulare
A quanto pare sono gli Sms le «caramelle» moderne con le quali gli sconosciuti insidiano i giovani. Spesso, come hanno dimostrato le indagini della Polizia, promettendo ricariche gratuite ai ragazzi in cambio dell’invio di foto hard." Per questo motivo la Polizia delle Comunicazioni e il Moige (Movimento italiano genitori) hanno dato il via ad una campagna sociale radiotelevisiva di prevenzione della pedopornografia.
«Dite ai vostri figli di non accettare Sms dagli sconosciuti» è lo slogan che richiama la tradizionale raccomandazione da parte dei genitori. Al posto delle caramelle, i messaggi di chi cerca di adescare i giovani con le opportunità offerte dalla tecnologia. L’adescamento via Sms dei giovani è per il responsabile della Polizia delle Comunicazioni, un «fenomeno nuovo» da non sottovalutare.
«Prima il telefonino serviva solo a comunicare, ora i nuovi cellulari sono delle vere e proprie stazioni internet viaggianti in grado di inviare video e fotografie. Uno spot televisivo può quindi essere un modo utile per sensibilizzare i giovani sul rischio rappresentato dagli sconosciuti che, in cambio di una ricarica gratis, chiedono in cambio fotografie dei ragazzi contattati». "
Testimonial dell’iniziativa è Milly Carlucci, che ha prestato il volto e la voce per gli spot televisivi. Questi ultimi saranno trasmessi su Sky e sul circuito Telesia, che hanno offerto gratuitamente i passaggi in tv. «Per quanto riguarda la Rai -ha spiegato la presidente del Moige - siamo in attesa che la presidenza del Consiglio conceda il patrocinio per gli spot».
Io spero che la riuscita e la diffusione della campagna sociale ideata dalla Polizia e dal Moige sia recepita dai giovani . Con quest’iniziativa, infatti la Polizia si conferma come «punto di riferimento per chi, nel sociale, si occupa di queste tematiche», ed é molto importante per contrastare la pedopornografia tecnologica
Ed è altrettanto importante che gli adulti, i genitori in particolare, avvertano i giovani che, se ricevono sms da sconosciuti, devono avvisare sempre il 113.

Condivido pienamente ciò che ha dichiarato Milly Carlucci: «La società ha il dovere di difendere le fasce più deboli della società, in particolare i bambini che sono esposti a questo rischio terribile. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, che è uno strumento che ci consente di vivere meglio. Allo stesso tempo, non bisogna demandare alla tecnologia il ruolo di baby sitter dei nostri figli».

L’attività della Polizia delle Comunicazioni nel contrasto alla pedopornografia si è concretizzata nel 2007 in 1.857 segnalazioni. Le più recenti operazioni per la repressione di questa forma emergente di pedofilia hanno portato a nove arresti e 16 denunce, con il sequestro di 79 telefoni cellulari, 90 schede telefoniche e quattro personal computer.
Una piccola goccia d'acqua in un mare ben più grande, un mare che dovrebbe essere completamente prosciugato, visti i danni che provoca a tanti ragazzi e ragazze che neppure si rendono conto della gravità degli episodi in cui sono coinvolti, ma che subiscono conseguenze psicologiche notevoli in seguito

Privacy e telefono

" Il Garante della privacy ha vietato ad alcune società specializzate nella creazione e nella vendita di banche dati , Ammiro Partners, Consodata e Telextra, l’ulteriore trattamento di dati personali di milioni di utenti.
I numeri telefonici erano stati raccolti e utilizzati illecitamente, senza aver informato gli interessati e senza che questi avessero fornito uno specifico consenso alla cessione delle loro informazioni personali ad altre società. Una delle società offriva sul proprio sito i dati di oltre 15 milioni di famiglie italiane suddivise per redditi e stili di vita, senza che gli interessati fossero stati informati o avessero dato il loro assenso alla comunicazione dei dati a terzi. Il divieto è scattato anche per Wind, Fastweb, Tiscali e Sky, che hanno acquistato da queste società i data base allo scopo di poter contattare gli utenti e promuovere i loro prodotti e servizi tramite call center.
Il Garante vuole difendere i cittadini che si sentono molestati da telefonate non desiderate. In questo modo si tutelano anche gli operatori di telemarketing che si comportano correttamente La mancata inosservanza del divieto dell’Autorità espone anche a sanzioni penali.
"
Questa importante decisione è avvenuta alla fine di agosto- inizio settembre, se ben ricordo.
E mi è ritornata in mente l'altro pomeriggio quando, mentre stavo facendo un lavoro in soggiorno che richiedeva tempo e concentrazione, sono stata disturbata per ben due volte in mezz'ora da due telefonate che, a nome di due società di telefonia , mi offrivano un'offerta vantaggiosissima!!!
Al mio no, che non ero per nulla interessata, ho pure dovuto sentire le rimostranze molto risentite della telefonistaperchè non volevo ascoltare.
Non ho perso ulteriore tempo ed ho abbassato la cornetta del telefono, ma sarei stata molto curiosa di sapere chi ha dato loro il permesso di venire a rompermi ...
Vabbé che la pubblicità é l'anima del commercio, ma a volte viene proprio la voglia di staccare il telefono fisso a vita visto le fastidiosissime chiamate per vendere olio, fiori, tappeti orientali, adsl, corsi di computer, volontariato e offerte varie di ogni tipo... !!!

Notizie e Verità

Spesso la sera vedo il Tg della Svizzera italiana. Un TG tanto diverso da quelli italiani, con notizie molto più veritiere e complete
In Italia invece ho constatato, soprattutto sui giornali, l'accentuarsi di un fenomeno per me abbastanza sconcertante. Spesso negli articoli leggo frasi che mi lasciano dubbiosa
e perplessa. Sono di ieri per esempio gli scontri di Milano, nati durante la manifestazione antirazzismo per ricordare un giovane ucciso a sprangate dai proprietari di un bar, dove avrebbe rubato dei biscotti.Ecco l'inizio dell'articolo in prima pagina del quotidiano La Stampa di oggi : " La rabbia dei neria Milano.Diecimila in piazza per Abdul, italiano di colore ucciso".
Nulla da eccepire sulla notizia ma era proprio necessario specificare "l'italiano di colore "???
Siamo ormai una nazione multirazziale ed i nati in Italia di diverso colore e di diversa religione, figli di non Italiani o di Italiani sposate con
stranieri, insieme a tutti quei giovani adottati all'estero, in Brasile in particolare, sono ormai tantissimi, ovunque, anche nei nostri piccoli paesi e nelle cittadine di provincia.
Per quanto mi riguarda era molto più importante parlare delle persone e dei loro atti, non del colore della loro pelle; di una persona giovane barbaramente uccisa a sprangate da due energumeni violenti, padre e figlio, pregiudicati a quanto sembra, che si sono fatti giustizia in modo atroce perchè probabilmente il giovane aveva rubato alcuni biscotti nel loro bar.
E' questo che a me personalmente ha lasciato tanto sgomento e tanta tristezza: una violenza crudele ed inconcepibile in una società civile, che va al di là del razzismo dunque Una violenza che è presente in tanti troppi episodi di violenza, in famiglia, in strada, a scuola, allo stadio, e di cui ormai si leggono solo dei piccoli trafiletti in una pagina interna del giornale, nell'indifferenza più completa ormai tanto sono di moda e quotidiani.
Padri che uccidono i figli, mariti che uccidono la moglie, davanti alla prole, ubriachi e drogati che provocano incidenti automobilistici mortali, giovanissimi bulli che seviziano e molestano e picchiano con ferocia, teppisti che distruggono treni, autobus e stadi ...

Siamo solo una società razzista, come ci hanno accusato ieri i giovani neri che hanno sfilato a Milano, o siamo invece una società violenta, ipocrita, egoista ed indifferente, senza rispetto per le regole e per le persone, chiunque esse siano???

Non mi sono di certo meravigliata dunque questa estate quando i giornali scrissero che lo steward i taliano morto nel terribile incidente aereo di Madrid, era in viaggio con un suo amico, che in effetti era il suo compagno, con cui regolarmente conviveva a Parigi. E ancor meno mi sono meravigliata quando intervenne l'Arcigay per protestare perché questo aspetto della vita dell'uomo sarebbe stato volutamente nascosto dalla stampa italiana.
In un comunicato della Arcigay, sottoscritto anche dai vertici dei movimenti omosessuali italiani, l'associazione evidenziava nella nota:
«Il dolore per la scomparsa di un giovane uomo in modo cosi assurdo richiede sempre il massimo rispetto e la capacità di fare un passo indietro, di coltivare il silenzio come atteggiamento adeguato e rispettoso» «Ci abbiamo provato per due giorni e abbiamo mantenuto, nonostante la drammaticità dell’accaduto, l’adeguata distanza di chi non è in prima persona coinvolto. Ma i servizi tv e la rassegna stampa di ieri e di oggi ci hanno ancora una volta indignato. La vita di Domenico è stata avvolta da una cortina fumogena tragicamente ridicola, e ci siamo chieste e chiesti, quando in questo paese si avrà il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome? Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova, una propria famiglia, potrà ottenere il rispetto dovuto almeno dopo morto? È possibile che la sua famiglia completamente distrutta in un tragico incidente non sia uccisa una seconda volta dall’ipocrisia, dall’omissione, dal perbenismo?».
«Vogliamo salutare a nostro modo Domenico, cui ci sentiamo legate e legati da un sentimento di fraternità e di sorellanza: la sua pur breve vita è la testimonianza di una ferrea volontà di non rinunciare a se stesso, di combattere la sua personale battaglia per la felicità, che in questo paese c’è ottusamente negata. Per lui e per tante e tanti, figlie e figli, amici ed amiche, continueremo a lavorare affinchè anche nel vuoto della scomparsa, non sia mai più negata la realtà della famiglia omosessuale»."

Quanto ci vorrà mai, mi chiedo io, per avere un paese veramente libero e giusto e democratico, dove, nel rispetto delle leggi di una società responsabile e civile, si cominci a pensare veramente solo alle persone ed al loro diritto di essere tutti uguali, senza stereotipi, ipocrisie, falsità, ignoranze e razzismi vari...

martedì 16 settembre 2008

Cattleya

Questa è una cattleya, una delle 3 orchidee che ho acquistato sabato alla Mostra delle orchidee a Villa Giulia a Verbania
La Mostra è stata visitata da oltre 20 mila persone
Oggi ho trapiantato le 3 piante e le ho messe in vasi di coccio più grandi con solo corteccia, senza terra.
Ho spruzzato le foglie con acqua a temperatura ambiente ma non le ho concimate
Concimo raramente, poche gocce in tanta acqua
Le mie orchidee vivono in una stanza grande - era un porticato - ben illuminata e calda anche d'inverno
Sono oltre 20 anni che coltivo orchidee, dei fiori stupendi, ed attualmente ne ho 15

domenica 14 settembre 2008

Un tempo da incubo

La scorsa settimana è piovuto per 3 giorni di fila in modo torrenziale. Poi domenica è uscito un pallido sole e sono riuscita ad andare nell'orto a raccogliere le zucche, che stavano iniziando a marcire. Le ho portate al coperto, sui cartoni, ad asciugare vicino alle piante di orchidee, già rientrate pure loro visto lo strano tempo impazzito di questa strana estate Alcune sono belle grosse, quelle arancio soprattutto, così pesanti che ho faticato un bel po' a sollevarle e a portarle fino in fondo al giardino Ne ho lasciate ancora due o tre perchè troppo piccole e non mature ma chissà che fine avranno fatto ieri mattina quando verso le 5 è arrivato un nubifragio intenso e violentissimo. Mezz'ora di vento acqua e grandine a raffiche intensissime che hanno portato lo scompiglio ovunque. L'acqua è riuscita ad entrare perfino dalle finestre doppie chiuse Nel pomeriggio, tra un acquazzione ed una schiarita di azzurro pallido, in un cielo velato di nubi, sono andata a Pallanza a Villa Giulia a vedere la 10a Mostra delle Orchidee Il Lago Maggiore si è alzato di oltre un metro in questa settimana e lambiva con le sue acque plumbee e mosse dal vento i canneti di Fondotoce e le rive e le spiaggette di Suna La mostra era splendida: un mare di fiori esotici, uno più bello ed originale dell'altro, un mare di colori e di forme fantastiche per dei fiori meravigliosi
Ho acquistato tre piante nuove da aggiungere alle mie altre orchidee, una più bella dell'altra E domani pomeriggio, al ritorno da scuola, se ci sarà il sole e un po' di caldo, le trapianterò nei vasi di coccio per farle vivere meglio e più a lungo con le altre Oggi è piovuto ancora, ma solo ogni tanto e in modo leggero. Era freddo però e il mio pensiero è andato alle oltre 2000 persone che da oltre 24 ore sono bloccate in Val Strona, la bella valle che sale da Omegna lungo il fiume che porta le sue acque fino ad incontrare quelle del Toce, che scende dall'Ossola e va poco più avanti a buttarsi nel lago Maggiore. Ieri mattina presto quell'uragano d'acqua che si è riversata per quasi un'ora sul nostro territorio, montagne comprese, ha provocato frane e smottamenti lungo l'intera valle e parecchi paesi sono completamenti bloccati perchè la strada della Valle Strona è in parte distrutta dai grossi massi e dagli alberi caduti Un danno notevole ed un vero miracolo che nessuno fosse in giro in auto a rischiare di venire travolti in uno dei tornanti travolti da tutto quel disastro Il tempo è ormai impazzito e non si capisce più nulla Da mesi ogni volta che piove si scatenano trombe d'aria, nubifragi violenti e danni ingenti alle colture, ai giardini, alle case ed alle strade. Una maledizione !

lunedì 8 settembre 2008

Tra sabato e lunedì ...

" Milano Tafferugli in Piazza del Cimitero Maggiore, a Milano, dove un centinaio di manifestanti dei centri sociali hanno tentato di oltrepassare il cordone della polizia che li separa da circa altri 20 giovani di estrema destra che in via Pareto, a poche decine di metri di distanza, stanno inaugurando la riapertura del circolo di estrema destra "Cuore nero". sabato 6 settembre 2008
" ... l'attuale sindaco di Roma Alemanno, in visita a Gerusalemme allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto, ha rilasciato alcune discusse dichiarazioni: « «Non penso che il fascismo sia il male assoluto e non l’ho mai pensato: il fascismo fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale» " domenica 7 settembre 2008
" Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, a Porta San Paolo per ricordare il 65° anniversario della difesa di Roma dalle truppe di occupazione naziste che segnò anche l’avvio della Resistenza militare e partigiana, tiene a citare anche coloro che combatterono dall’altra parte, dalla parte dei fascisti che si riconobbero nella Repubblica di Salò.
«Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Rsi, soggettivamente dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli angloamericani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia». " lunedì 8 settembre 2008
Come ho già scritto in altre occasioni precedenti non accetterò mai il revisionismo di questi ultimi anni e di questi ultimi mesi, il paragonare i partigiani o gli Imi superstiti ai Repubblichini di Salò, e la nascita di centri di estrema destra, con il benestare delle autorità locali , come è successo a Milano
E' aberrante, semplicemente aberrante !!!
Per fortuna c'è ancora una persona che si oppone a tutti questi discorsi faziosi
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano presente alla cerimonia di Porta San Paolo a Roma ha detto:
«Trasmettere il ricordo alle nuove generazioni attraverso un duplice segno: i partigiani e il rifiuto a Salò»
«Vorrei incoraggiare tutti a rafforzare il comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza».

Napolitano ha quindi ricordato che l’8 settembre «segnò insieme uno dei momenti più bui della nostra vita nazionale unitaria e una delle prove più luminose della forza vitale della Patria italiana».
«L’ 8 settembre 1943 sancì il crollo, nella sconfitta e nella resa, nonostante il sacrificio e l’eroismo dei nostri combattenti, di quel disegno di guerra in alleanza con la Germania nazista che aveva rappresentato lo sbocco fatale e l’epilogo del Fascismo».
Quell’8 settembre «segnò allo stesso tempo la nascita della Resistenza, nel duplice segno che la caratterizzò fino all’insurrezione vittoriosa e alla liberazione del 25 aprile 1945».
«Nel clima di dissoluzione e pauroso sbandamento che seguì l’armistizio con le forze angloamericane» «avrebbe potuto davvero essere travolta la Patria».
Ma «così non fu, perchè nacque nello stesso giorno un decisivo moto di riscossa e di rinascita che chiamammo ben presto Resistenza»
«Andrebbe forse ricordata meglio, nella sua interezza e nella sua molteplicità di straordinari esempi, la storia del settembre 1943 e dell’epopea dei militari che la scrissero».
«Per questo parlo di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia di tanti giovani che combatterono nelle formazioni partigiane sacrificando in non pochi la loro vita; e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei 600 mila deportati nei campi tedeschi che rifiutarono l’adesione alla Repubblica di Salò».
Si tratta di una «partecipazione da valorizzare più di quanto non si stia già facendo perchè essenziale e caratterizzante della Resistenza italiana accanto alla decisiva componente partigiana, nella comune volontà di far rinascere l’Italia al di là delle divisioni fratricide del ’43-’45».
«L’Italia rinacque nella edificazione di una nuova democrazia quale fu disegnata nella Costituzione repubblicana». "

Sono proprio tornati ...

Questo è il post numero 400 di Pensieri in Libertà, i miei pensieri naturalmente che scrivo sempre in libertà e coerenza con le mie idee. Avrei voluto festeggiarlo ma sinceramente questa sera non ho proprio nessuna voglia di festeggiare.
Ieri era il 7 settembre, mio papà era nato il 7 settembre 1922 e il 7 settembre 1943 era arrivato al porto di Brindisi per imbarcarsi su una nave che lo avrebbe riportato in Albania, a Tirana, dopo una licenza passata a casa, in Val di Susa.
Se quel giorno non fosse partito, forse avrebbe potuto evitare la fuga dopo l'8 settembre, quando alcuni comandanti abbandonarono la truppa al loro destino e sparirono, quando cercò con i commilitoni di arrivare in Yugoslavia per unirsi ai partigiani di Tito e di salvarsi la pelle, xchè gli Albanesi li inseguivano e di notte li uccidevano a coltellate, ma finì in mano ai Nazisti che lo caricarono su un carro bestiame e lo mandarono in Polonia. A Bialistock, probabilmente, nelle miniere, e poi più giù, vicino a Gorlitz, e da lì, passando per Dresda, a Torgau e poi più su verso Brema e più su ancora, fino ad un campo vicino al mare, dove lo liberarono i canadesi nel maggio 1945
Tornò a casa nel settembre 45 e nessuno credeva a quello che raccontava, alle vicissitudini degli IMI, alla fame, alle percosse, alla fatica, ai bombardamenti subiti sui treni e nelle baracche, ai cani che li riprendevano, alla crudeltà che distrugge il fisico e lo spirito, alle cicatrici rimaste a testimonianza di un orrore infinito, e a quegli incubi notturni che sempre lo accompagnarono per tutta la vita
Non credevano ai loro racconti e lui non raccontò più, se non in occasioni eccezionali
Ma lui non firmò mai quando durante la lunga prigionia passarono i Repubblichini di Salò a chiedere una firma ai militari per rientrare in Italia e aderire al fascismo
Lui non firmò e visse con tanti altri IMI la prigionia e la guerra in terra tedesca perchè credeva nella libertà e nel rifiuto ad un regime fascista , ad una dittatura che li aveva mandati in guerra a combattere, che li aveva abbandonati, prigionieri di quel regime nazista, di quei campi di lavoro e di sofferenze e violenze indicibili ed indelebili nella memoria e nello spirito
Ieri abbiamo cambiato i fiori, mia mamma ed io, vicino alla sua foto in soggiorno. Lui ci manca ancora ma se ieri e oggi fosse stato qui con noi, sarebbe senz'altro inorridito, come noi due, a sentire certi discorsi fatti da due rappresentanti dell'attuale governo in favore del regime fascista " buonista" e dei combattenti di Salò martiri e viuttime.
A cosa sono valsi quei suoi due anni di prigionia in lager e quelli di tante altre centinaia di migliaia di militari che si sono sacrificati per ridare la libertà e la democrazia ad un 'Italia vittima di una dittatura fascista assassina e guerrafondaia ? vittima di un dittatore (e dei suoi tirapiedi) che non esitò a far assassinare in Italia ed in Francia uomini coraggiosi leali e giusti, che fece uccidere perfino suo genero Ciano ?
Aveva ragione Primo Levi quando diceva in una prefazione ad un suo libro, "Se questo è un uomo" se ben ricordo, che c'era sempre il rischio che con il passare del tempo si sarebbero potuti scordare quegli anni e quegli orrori e le testimonianze dei superstiti all'olocausto e che prima o poi loro sarebbero tornati ....
Loro, i fascisti ed i nazisti ed il loro revisionismo fasullo ed edulcorato di tutto quello che era stato fatto alle vittime ...
Per non dimenticare . Per continuare a mantenere vivo il ricordo dei nostri padri che quell'orrore lo vissero sulla loro pelle e nei loro cuori . Per ristabilire la storia ed i suoi veri accadimenti, continuaimao a parlarne e a scrivere e a ricordare ...
erica

Grazie , Mina

Tutte le domeniche sul quotidiano La Stampa leggo le opinioni di Mina, la celebre Mina cantante di Cremona, nella sua rubrica Secondo me. Non sempre condivido ciò che scrive, non sempre arrivo fino alla fine delle sue opinioni personali perché non mi interessa l'argomento da lei trattato, ma ieri mi sono riletta ben due volte il suo pensiero sulla scuola
E non ho potuto che affermare un semplicissimo ma fondamentale : "Grazie , Mina ! "
Ecco cosa ha scritto :
" La scuola del fare e disfare
Mina
Per lo meno ameno. Evidentemente, per qualcuno, fare significa disfare. E capita sempre, puntualmente, che ci vada di mezzo la scuola.
Tornare al vecchio per rinnovare. Per lo meno spassoso.
E intanto ci sono migliaia di insegnanti che aspettano di vedere che cosa uscirà dal cappello del prestigiatore.
Se poter continuare a onorare la propria missione, perché in molti casi di missione si tratta, o aspettare fuori dai cancelli che qualcuno ti tiri un tozzo di pane per l’anima e per il corpo.
Esubero, che parola curiosa.
Quando poi gli esuberi diventano 87 mila, la parola si fa tragica.
Ma l’unico angolo di visuale che può rendere meno drammatico il ricorso all’accetta è quello che vede la scuola dalla parte degli alunni e non da quello che considera tutto in chiave esclusivamente economica o di posti di lavoro.
Scanniamoci pure sui numeri, massacriamoci tra le fazioni pedagogiche dei tre o quattro maestri contrapposta a quella del maestro unico, parteggiamo anche per il sottoproletariato intellettuale che dovrà rassegnarsi al fatto che insegnare non è un diritto garantito.
Ma, alla fine, quasi di soppiatto, da qualche parte dovrà sbucare l’idea che l’organizzazione scolastica sia pensata in funzione dello studente e non viceversa.

E che il valore dell’insegnamento dipende, realtà romanzesca, dalla qualità e dalla passione del docente piuttosto che dal numero delle comparse sul palcoscenico dell’aula.
La somma dei provvedimenti parcellizzati che ogni ministro di turno ha inflitto alla scuola, le commissioni di studio con i parrucconi che disquisiscono sulle loro teorie pedagogiche e sulle norme di comportamento, mescolati ai sindacalisti che pensano alla scuola come un ammortizzatore sociale per erogare stipendi, gli innumerevoli tentativi di rianimare un corpo morto, con riforme varate, revocate, rappezzate, richiedono una tregua e un ritorno alla stabilità.

Gli allarmi sull’emergenza educativa in Italia sono ormai un rimbombo generalizzato.
Le analisi, supportate dai dati e dall’evidenza che abbiamo a che fare con giovani allo sbando, sono state ormai cucinate in tutte le salse.
A questo punto si agisca.
Con l’accortezza di evitare protagonismi ministeriali o proclami sindacali di lotta ad oltranza sulla pelle degli studenti.
O, per lo meno, si lasci la possibilità di agire. A quei docenti che non si rassegnano al ruolo dell’impiegato statale, che non hanno bisogno delle pensate di un ministro per sapere come entrare in classe, che sanno ancora guardare negli occhi i ragazzi e, attraverso il cuore e la mente, comunicare la passione per la conoscenza "
Finalmente qualcuno, una donna che non è una specialista della scuola, che non è un mnistro, che non è un tecnico, ha detto in poche righe quello che io penso da mesi
Che ci sono ancora tanti insegnanti che sanno insegnare, che hanno a cuore il loro mestiere, nonostante tutti i tentativi di metterli in difficoltà, anche economicamente, perchè adesso se si ammalano e devono stare a casa, x forza !, avranno una riduzione di stipendio nei primi 10 giorni di assenza, che hanno a cuore il bene dei loro alunni, nonostante la maleducazione , nonostante il bullismo imperante, nonostante le difficoltà sempre maggiori a far studiare giovani demotivati, annoiati, viziati e privi di interessi culturali di ogni tipo
E questi insegnanti ne hanno abbastanza di leggere tutti i giorni sulle pagine dei giornali notizie discordanti, notizie farneticanti, di cambiamenti e di ritorni a 50 anni fa, di tagli e di soppressioni, di decisioni assurde, che non hanno nulla a che fare con la pur minima teoria pedagogica teorizzata da esperti, quelli veri, che poi vengono regolarmente smentite il giorno dopo ....
La scuola è fondamentale in una nazione democratica ed i buoni insegnanti, professionisti consapevoli e professionalmente preparati, sono altrettanto fondamentali
Ma non è con questa girandola di ordini e contrordini che stiamo ricevendo, con questa confusione in cui non si capisce più nulla, che inizieremo con serenità e con professionalità il nuovo anno scolastico !!!!
E noi abbiamo bisogno di certezze , di tranquillità e di sicurezza per poter continuare a scolgere al meglio il nostro non facile mestiere così troppo spesso denigrato e disprezzato da tutti, media , genitori, ministri , politici ...

venerdì 5 settembre 2008

Più studi, più vivi.

Decisamente curioso questo articolo di cui vi presento solo i punti salienti :
"Una ricerca della Bocconi ha quantificato l’aspettativa di vita secondo il livello di istruzione:
un laureato di 35 anni vive 7,6 anni più di un coetaneo con il solo diploma di scuola media
In Italia, chi ha un titolo di studio basso, licenza elementare o media, vive meno di chi ha conseguito una licenza superiore o una laurea: mediamente da 7,6 a 5,5 anni in meno a seconda delle classi di età, se uomo, e da 6,5 a 5,3, se donna.
La prima quantificazione a livello nazionale in termini di aspettativa di vita, sulla base dei dati forniti dal censimento Istat del 2001, è il frutto di una ricerca della Bocconi
Il titolo di studio è utilizzato per individuare la classe sociale di appartenenza
«... il titolo di studio ha maggior validità di altri elementi, come ad esempio l’occupazione».
La disuguaglianza in apparenza più vistosa è nell’aspettativa di vita a 35 anni: un maschio poco colto ha davanti a sè in media 41,8 anni, -7,6 anni rispetto a un suo coetaneo più istruito (il 15,5% in meno).
Ma è a 65 anni che tale differenza è più significativa.
«Se infatti diminuisce in termini assoluti (-5,5 anni), aumenta in termini relativi fino a oltre il 25%: per questa classe di età, infatti, le aspettative di vita risultano rispettivamente di 16,1 e 21,6 anni a seconda del livello sociale.
Cinque anni e mezzo significano un quarto di vita attesa in meno».
Per le donne, invece, la differenza assoluta scende di poco più di un anno a seconda delle classi di età (da 6,5 a 5,3 anni tra le 35enni e le 65enni), mentre la differenza relativa sale dal -12% al -20,7%.
«Le differenze di mortalità sottintendono differenze di salute e di condizioni di vita, «ma questi risultati fanno cogliere uno dei molteplici aspetti del valore dell’istruzione. Le disuguaglianze non sono infatti riconducibili solo a un differente bagaglio di conoscenze acquisite durante il percorso scolastico, che di per sè implica un’ovvia differenza retributiva che influenza la vita e la salute, ma si manifesta anche nella attitudine ad ampliare le proprie conoscenze in altri campi».
Insomma, chi ha un grado di istruzione più elevato, ha anche più facilità a reperire e gestire conoscenze «che regolano positivamente i propri comportamenti riguardo a uno stile di vita salutare e a un più informato accesso alla medicina».

Quantificare le disuguaglianze nella speranza di vita per classi sociali permette inoltre di mettere in evidenza due aspetti importanti per quanto riguarda la gestione del welfare.
Il primo riguarda la riforma pensionistica
«Un sistema che basa il calcolo della pensione su dati medi di aspettativa di vita uguali per tutti, come è la riforma Dini, rischia di creare sperequazioni nel trattamento».
Il secondo aspetto è altrettanto preoccupante e riguarda gli squilibri in atto nonostante il generale miglioramento delle condizioni sociali negli ultimi anni.
«Le statistiche ci dicono infatti che la vita media è aumentata, tanto per gli uomini che per le donne. Ciò che questa ricerca evidenzia è che per gli strati sociali più bassi aumenta meno che per quelli più alti, un trend che si registra in altri paesi europei e che diventa via via più significativo. Ciò dimostra che le politiche sociali varate dai governi negli ultimi decenni non sono ancora riuscite a incidere positivamente sulla situazione» "
Io ho una laurea ed un lavoro che mi obbliga a studiare sempre perchè i libri cambiano, gli alunni pure e non posso ignorare il fatto che io devo sempre e comunque aggiornarmi per poter insegnare una lingua straniera in modo corretto preciso e professionale. Chissà quando potrò mai andare in pensione ? ma soprattutto lo studio per il lavoro e la passione per i libri e per nuove conoscenze e nuovo sapere personali chissà quanto mi premetteranno di vivere ? Io spero molto a lungo, pienamente consapevole cosciente ed autosufficiente !

Dislessia e sensibilità

La dislessia a scuola è spesso un problema per alunni ed insegnanti
Si potrebbe fare molto di più per gli alunni dislessici.
A scuola i docenti dovrebbero avere maggiore attenzione per quei bambini che spesso vengono etichettati come svogliati perché faticano più di altri a leggere, a scrivere o a studiare.
A livello nazionale l'Associazione italiana dislessia ha presentato un esposto alla magistratura ed al commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg per denunciare che a migliaia di bambini dislessici in Italia non viene garantito il diritto all'istruzione.
La dislessia non è una malattia, i bambini dislessici non sono malati.
Non è necessario cambiare i contenuti dell'insegnamento, ma solo la metodologia.
La dislessia è un po' come andare in bicicletta senza un pedale: la bicicletta può funzionare lo stesso, ma in un modo diverso dal solito.
Ad esempio se se si ha la possibilità di usare il computer, di avere più tempo nei compiti scritti, di essere esentati dal copiare dalla lavagna o di leggere a voce alta.
Queste misure compensative, previste in diverse circolari ministeriali, vengono regolarmente disattese.
Nella mia provincia, il VCO - Verbano Cusio Ossola -, è stato inaugurato nel dicembre 2007 il Centro nuove tecnologie e disabilità per offrire consulenze gratuite a tutte le scuole, alle famiglie e agli enti riguardo agli strumenti tecnologici di supporto.
E fondamentale per i miei alunni dislessici è sempre stata l'associazione onlus Centri VCO di Gravellona Toce, nata nel 1972 dalle esigenze di un gruppo di genitori che chiedeva cure ed assistenza per i figli portatori di handicap e cresciuta espandendo la sua attività nel campo della prevenzione e della riabilitazione di disagi relazionali, psicomotori e cognitivi anche transitori, con una équipe di logopedisti, neuropsichiatri infantili e personale altamente specializzato.
Essere dislessico e star bene a scuola è molto importante . Io spero che tanti altri colleghi come me si siano sensibilizzati al problema ed abbiano recepito le normative per rendere migliore e proficuo il permanere di questi ragazzi e ragazze in un banco di scuola. Senza traumi e senza indifferenza l loro problema