Mi è stato segnalato un interessante articolo di " quotidiano.net" che interessa gli IMI ed i loro familiari
" “Giustizia, solo giustizia”. E' questa la richiesta fatta a gran voce, nell'ottobre scorso, da sessanta ex internati militari italiani aderenti all'A.N.R.P., Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, prima associazione a citare in tribunale la Cancelliera Angela Merkel, in rappresentanza della Repubblica Federale tedesca, per rispondere di danno morale e materiale inflitto agli 'schiavi di Hitler'. Saranno tutti lì, il 17 dicembre presso la Corte di Mantova, a rivendicare un indennizzo, promesso e mai ottenuto, per le pene, il dolore e l'umiliazione subiti nei campi di concentramento.
Una vicenda, quella dei lager, che a più di 60 anni non sembra né meno orribile, né meno vera. Né, tanto meno, dimenticata. Le torture, le sevizie e le barbarie sono impresse nella mente di chi le ha vissute e di chi, più fortunato, ne ha solo udito il racconto mentre si cullava teneramente sulle ginocchia del nonno, o del bisnonno. Storie di persone comuni che hanno abbandonato le loro vite per finire, palla al piede e un numero marchiato a fuoco sul polso, ai lavori forzati nelle fabbriche tedesche o cavie di terribili esperimenti medici o, peggio ancora, cadaveri in una camera a gas.
E ora, a mezzo secolo di distanza, un popolo intero, il 'popolo dei sopravvissuti' è in fila a invocare un risarcimento. Una pretesa non così assurda se si pensa che su espressa volontà di Shroeder è nata, con legge varata il 2 agosto del 2000, la Fondazione 'Memoria, responsabilità e futuro', organismo che doveva occuparsi di elargire indennizzi per i reduci dai lager. Milioni, i marchi stanziati e approvati dal Parlamento tedesco per sanare tante nazionalità che hanno subito i crimini nazisti. Un assegno, non superiore ai 15 milioni di vecchie lire che, seppur irrisorio, avrebbe dovuto essere il sintomo di una 'riconciliazione storica' e insieme un riconoscimento onorario per le fatiche e le ingiustizie subite. Ma ad oggi in molti si chiedono: che fine ha fatto quel 'tesoretto'?
A farsi portavoce delle perplessità di quei 'molti' è Spartaco Gamba, 87 anni ma la grinta di allora, ex-vice-sindaco di Mantova e ora presidente della sezione provinciale dell'A.N.R.P. “E' amaro e umiliante come chiedere l'elemosina, invece sono qua a chiedere solo giustizia. Come uomo, come ex combattente, e come politico, convinto che le autorità debbano fare di tutto per lenire, solo lenire, ferite che non si possono rimarginare”, racconta. La voce decisa, le parole pesanti e la convinzione di chi vuole riappropriarsi di qualcosa che gli spetta. La dignità. “Su 120mila domande, ne hanno soddisfatte 2mila. Noi? Siamo considerati come turisti in Germania”. Silenzio.
Difficile a credersi, ma è la realtà. Per loro, per gli internati militari che furono deportati in Germania dopo l'armistizio del '43 e impiegati a forza nell'industria di guerra del Reich, non c'è nessun assegno, nessuna ricompensa. Quelli che, ai tempi del conflitto furono etichettati dal Regime come IMI e privati pertanto delle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra (1929) e dall'assistenza della croce rossa, sono ora considerati alla pari dei prigionieri di guerra per i quali non è previsto, specifica lo statuto della Fondazione, alcun tipo di risarcimento.
Un capitolo di storia, quello dei crimini nazisti, sempre aperto. Mentre ricorre il 64esimo anniversario delle stragi di Cefalonia e Corfù (8 settembre 1943), primo atto della resistenza per una Italia libera dal fascismo, vengono alla ribalta nuovi e sconcertanti fatti. Ultimo episodio, “un processo chiuso di nascosto”, (La Stampa, 19 agosto 2007). Si tratta della vicenda Dortmund. A denunciarlo è Marcella de Negri, figlia di uno dei caduti della Divisione Acqui. Ma la conferma arriva anche dal procuratore tedesco, Ulrich Maass: “Non abbiamo trovato elementi sufficienti per l'accusa di omicidio aggravato”. E così un altro eccidio finisce nel 'dimenticatoio'. A fargli compagnia un'inchiesta sulla fucilazione di 137 ufficiali italiani alla Casa Rossa: stesso procuratore, stesse conclusioni: “Elementi insufficienti” e il caso cade inevitabilmente in prescrizione.
Alla luce dei fatti, il passato non fa ben sperare ma c'è davvero bisogno di credere che il 17 dicembre 2007 sia il gran giorno, il giorno della verità, della vergogna, dell'ammissione di colpa e del riscatto morale. Perché in un mondo lacunoso e incerto ritrovare se stessi è la miglior strada per la pace dell'anima.
di Valeria Selmi quotidiano.net "
Una vicenda, quella dei lager, che a più di 60 anni non sembra né meno orribile, né meno vera. Né, tanto meno, dimenticata. Le torture, le sevizie e le barbarie sono impresse nella mente di chi le ha vissute e di chi, più fortunato, ne ha solo udito il racconto mentre si cullava teneramente sulle ginocchia del nonno, o del bisnonno. Storie di persone comuni che hanno abbandonato le loro vite per finire, palla al piede e un numero marchiato a fuoco sul polso, ai lavori forzati nelle fabbriche tedesche o cavie di terribili esperimenti medici o, peggio ancora, cadaveri in una camera a gas.
E ora, a mezzo secolo di distanza, un popolo intero, il 'popolo dei sopravvissuti' è in fila a invocare un risarcimento. Una pretesa non così assurda se si pensa che su espressa volontà di Shroeder è nata, con legge varata il 2 agosto del 2000, la Fondazione 'Memoria, responsabilità e futuro', organismo che doveva occuparsi di elargire indennizzi per i reduci dai lager. Milioni, i marchi stanziati e approvati dal Parlamento tedesco per sanare tante nazionalità che hanno subito i crimini nazisti. Un assegno, non superiore ai 15 milioni di vecchie lire che, seppur irrisorio, avrebbe dovuto essere il sintomo di una 'riconciliazione storica' e insieme un riconoscimento onorario per le fatiche e le ingiustizie subite. Ma ad oggi in molti si chiedono: che fine ha fatto quel 'tesoretto'?
A farsi portavoce delle perplessità di quei 'molti' è Spartaco Gamba, 87 anni ma la grinta di allora, ex-vice-sindaco di Mantova e ora presidente della sezione provinciale dell'A.N.R.P. “E' amaro e umiliante come chiedere l'elemosina, invece sono qua a chiedere solo giustizia. Come uomo, come ex combattente, e come politico, convinto che le autorità debbano fare di tutto per lenire, solo lenire, ferite che non si possono rimarginare”, racconta. La voce decisa, le parole pesanti e la convinzione di chi vuole riappropriarsi di qualcosa che gli spetta. La dignità. “Su 120mila domande, ne hanno soddisfatte 2mila. Noi? Siamo considerati come turisti in Germania”. Silenzio.
Difficile a credersi, ma è la realtà. Per loro, per gli internati militari che furono deportati in Germania dopo l'armistizio del '43 e impiegati a forza nell'industria di guerra del Reich, non c'è nessun assegno, nessuna ricompensa. Quelli che, ai tempi del conflitto furono etichettati dal Regime come IMI e privati pertanto delle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra (1929) e dall'assistenza della croce rossa, sono ora considerati alla pari dei prigionieri di guerra per i quali non è previsto, specifica lo statuto della Fondazione, alcun tipo di risarcimento.
Un capitolo di storia, quello dei crimini nazisti, sempre aperto. Mentre ricorre il 64esimo anniversario delle stragi di Cefalonia e Corfù (8 settembre 1943), primo atto della resistenza per una Italia libera dal fascismo, vengono alla ribalta nuovi e sconcertanti fatti. Ultimo episodio, “un processo chiuso di nascosto”, (La Stampa, 19 agosto 2007). Si tratta della vicenda Dortmund. A denunciarlo è Marcella de Negri, figlia di uno dei caduti della Divisione Acqui. Ma la conferma arriva anche dal procuratore tedesco, Ulrich Maass: “Non abbiamo trovato elementi sufficienti per l'accusa di omicidio aggravato”. E così un altro eccidio finisce nel 'dimenticatoio'. A fargli compagnia un'inchiesta sulla fucilazione di 137 ufficiali italiani alla Casa Rossa: stesso procuratore, stesse conclusioni: “Elementi insufficienti” e il caso cade inevitabilmente in prescrizione.
Alla luce dei fatti, il passato non fa ben sperare ma c'è davvero bisogno di credere che il 17 dicembre 2007 sia il gran giorno, il giorno della verità, della vergogna, dell'ammissione di colpa e del riscatto morale. Perché in un mondo lacunoso e incerto ritrovare se stessi è la miglior strada per la pace dell'anima.
di Valeria Selmi quotidiano.net "
Io spero che gli IMI vengano riconosciuti. Non per ricevere dei soldi, perchè quei soldi grondano sangue, il sangue dei nostri militari e dei milioni di vittime dei campi di concentramento e di sterminio, ma perchè ai nostri padri siano riconosciuti quei due terribili anni passati negli orrori dei lager, schiavi senza diritti e per tanti, troppi anni dimenticati anche qui da noi !
5 commenti:
Ciao carissima Erica, grazie per la tua presenza e per il tuo affetto. Ora sono qui anche se non posso stare molto al computer. Interessante come sempre il tuo post, spero davvero che vengano riconosciute le sacrosante richieste di persone che hanno dovuto soffrire molto. Un abbraccio, Giulia
ciao, il tuo post è molto interessante e condivido quanto ha detto Giulia!a presto
Io credo che su queste vicende in tanti stiano tentando di far cadere il silenzio anche a causa di un revisionismo sempre meno strisciante e sempre più manifesto ed aggressivo.
Sta a noi tentare di non far perdere la memoria delle pagine più tristi della storia italiana
Ciao Erica per vedere morgana ti lascio 2 link:
http://newsfuturama.blogspot.com/2007/11/morgana-bru-bru.html
http://newsfuturama.blogspot.com/
Ti mando un caro saluto e spero che tutto vada bene, Giulia
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