mercoledì 14 marzo 2007

Ricordare la Cecenia

Oggi abbiamo potuto leggere e vedere le immagini di Putin, il Presidente russo in visita in Italia, dove ha prima incontrato il papa e poi i nostri politici. A quanto pare si è anche parlato di salvaguardia di diritti civili, in particolare del diritto del popolo ceceno ad essere libero ed indipendente.
Sabato scorso sono andata in gita a Cremona e durante la visita sono salita nella sala dei violini del Municipio. Una sala molto bella dove ho sentito suonare un violino Stradivari molto antico. Ho però potuto anche vedere delle bellissime immagini esposte in mostra e provenienti dal Caucaso e dalla Cecenia.
Erano state scattate da un fotografo italiano. Se entrate nel sito http://www.liviosenigalliesi.com/ troverete alcune di quelle foto.
Ma chi è Senigalliesi e perchè il Caucaso ?
Ecco cosa ho trovato entrando nel suo bellissimo sito pluripremiato.
Livio Senigalliesi, 50 anni, milanese, inizia la carriera di fotogiornalista nei primi anni ’80 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana, le lotte operaie e studentesche, l’immigrazione, l’emarginazione, i problemi del sud, la lotta alla mafia.
Dopo anni di militanza nel collettivo del quotidiano il Manifesto, alla fine degli anni ’80 amplia il raggio delle collaborazioni e rivolge sempre di più la sua attenzione all’attualità internazionale pubblicando ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere.
La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l'attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l'hanno portato su fronti caldi come il Medio-Oriente ed il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell'Unione Sovietica. Ha seguito tutte la fasi del conflitto nell'ex-Yugoslavia e dalla fine delle ostilità ha iniziato un ampio lavoro di documentazione sui problemi del dopoguerra.

Ha lavorato in Palestina, Cipro, Afghanistan, Iraq, Kashmir, Mozambico, Sudan, Congo, Ruanda, Nord-Uganda e Caucaso producendo servizi di approfondimento sulle fasi della guerra e sulle difficili missioni di pace organizzate dalle Nazioni Unite.

Da alcuni anni porta avanti un progetto dedicato alle vittime civili dei conflitti e collabora con il Photo-desk dell'UNHCR, con l'Ufficio della Cooperazione Italiana e con numerose Ong italiane e straniere.

Tra l'autunno del 2005 e la primavera del 2006 ha svolto diversi viaggi nell'area caucasica.

Perché il Caucaso di Livio Senigalliesi
Da più di venti anni porto avanti un progetto dedicato ai conflitti e alle drammatiche conseguenze sulla popolazione civile. Ci sono guerre come quella dei Balcani e del Vicino-Oriente costantemente 'viste' e seguite attraverso gli schermi televisivi ed i giornali di tutto il mondo. Altri conflitti - come quelli del Caucaso - sono invece dimenticati. Si svolgono a porte chiuse, lontani dagli occhi indiscreti dei giornalisti. Le popolazioni civili subiscono indicibili sofferenze ma per loro non ci sono missioni umanitarie e progetti di ricostruzione. Tutto avviene nel più totale e colpevole silenzio di quanti sono preposti ad informare e ad operare per la fine di quei conflitti. La tragedia della Scuola 1 di Beslan - 374 bambini uccisi il primo giorno di scuola nello scontro a fuoco tra guerriglieri ceceni e forze speciali russe - ha acceso in me la voglia di conoscere più da vicino quelle repubbliche nate dalla dissoluzione dell'impero sovietico. Così vicine e così lontane. Nel settembre del 2004, partendo dalle macerie della Scuola 1 di Beslan, ho iniziato un lungo viaggio che mi ha portato dalle cime innevate del Caucaso alle torbide acque del Mar Caspio attraverso popoli, culture e paesaggi a noi sconosciuti. Da questo importante lavoro di documentazione ho tratto 50 immagini che danno vita ad una mostra e sono raccolte in un catalogo accompagnate da testi che consentono una approfondimento ed una risposta alla nostra volontà di sapere ciò che accade alle porte dell'Europa. Non dobbiamo sottovalutare infatti che il continuo e proficuo allargamento dei confini della Comunità Europea porterà molto presto la regione caucasica alle 'porte di casa'. Una maggiore conoscenza di quei popoli e della situazione geo-strategica di quell'area è quindi più che mai doverosa. Non possiamo dimenticare inoltre quanto sia già da oggi essenziale per la nostra economia l'apporto di risorse energetiche - gas e petrolio - che giungono nei nostri paesi grazie all'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyan.
Da anni ormai ho perso ogni illusione sulla giustizia degli uomini xchè gli interessi economici sono sempre più importanti e più forti, e quindi prevalgono, come prevale la guerra x mantenere questi interessi, ma io spero che almeno qualcun altro come me ritenga molto più validi i diritti delle popolazioni locali rispetto a tutto il resto e come me ricordi a Putin che la Cecenia deve tornare libera, che il potente "zar delle russie" deve smettere di imporre con la forza e con la violenza il suo giogo alla nazione caucasica, povera e priva di tutto, anche e soprattutto del sovrano diritto di essere LIBERA !!!!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per il post.Certo che non ho dimenticato la Cecenia purtuppo io non conto niente ,mentre i nostri cari "amici"politici(compresi quelli della cee)fanno finta di niente ciao e buonanotte

Anonimo ha detto...

Ho scritto anch'io unbreve post sulla visita diPutin per ricordare però la giornalista uccisa. Si è scatenato il pitiferio. Se vuoi va a leggere e a dare il tuoprezioso contributo. Linkerò anche questo tuo post molto bello. Ciao Giulia

Anonimo ha detto...

grazie x i commenti
sai Ago che il nostro non contare niente se fpsse messo insieme comincerebbe a diventare qualcosa e se facessimo una conta forse saremmo veramente in tanti !!!
basterebbe parlarne tra noi...
ciao Giulia, ero passata ieri sera molto velocemente e ti avevo letta , ora vado a mettere anche un commento personale nel tuo putiferio !
erica

Anonimo ha detto...

Sai la cosa buffa, che quando facevo il fotografo dovevo partire con Livio per la Bosnia, ma mi era nata una figlia da poco e con mia moglie abbiamo deciso che era pericoloso. Poi il lavoro mi ha portato verso gli uffici stampa e le redazioni. Bye bye, duccio

Anonimo ha detto...

beh, Duccio, tu hai scelto la famiglia ma hai comunque avuto la grande fortuna di conoscere Senigalliesi
le sue foto della mostra di Cremona erano splendide, di una umanità e sensibilità eccezionali
bye bye a te erica

Anonimo ha detto...

sono molto arrabbiato direi incazzato nero, come dice senigalliesi, alcuni conflitti sono dimenticati ma pur quando saltano ai riflettori perché succede una catastrofe come i 374 bambini uccisi la maggior parte della gente non si rende conto della reale portata dell'accaduto. l'opinione pubblica, invece, si è indignata per la strage del teatro, avvenuta in russia questa volta, allora si che la notizia diventa di portata mondiale e tutti contro il terrorismo ceceno. "non erano terroristi" erano uomini imbestialiti perché ridotti all'impotenza, martoriati fisicamente e psicologicamente, senza null'altro da perdere e mamme esasperate, distrutte dal dolore. gente che ha deciso di fargliela pagare comunque anche con l'estremo sacrificio.
la cosa che mi fa star male è che l'opinione pubblica ha avuto la possibilità di guardare con obbiettività le vicende, ma ha voluto credere a chi aveva la voce più grossa, alla propaganda, a chi ha sommerso quei morti di menzogne.
l'uomo si è evoluto come animale sociale e come tale difficilmente sa elevarsi al di sopra del gruppo che sente più vicino.
è un sentimento ancestrale che da animale garantisce la sopravvivenza, da uomini si può definire sentimento pecoreccio, massa di pecoroni incanalati dall'informazione deviata.
impossibile svegliare quelle coscenze, è un problema di conformazione cerebrale, una lotta contro i mulini a vento. non si può morire per informare quelle capre....
leggi bene pacco di giornalista, questo lo puoi fare anche a casa.