giovedì 1 aprile 2010

Respinta la legge sul lavoro

La prima pagina de La Stampa stamattina riportava a grandi lettere la notizia che il Capo dello Stato non ha firmato, per la prima volta nel suo mandato, una nuova legge del Parlamento. Il Presidente Napolitano ha infatti rinviato alle Camere la legge delega del 3 marzo sul lavoro, avvalendosi dei poteri assegnatigli dagli articoli 73 e 74 della Costituzione italiana.
Napolitano ha posto dei rilievi a questo DL che interessa varie misure in campo previdenziale e del lavoro, in particolare gli articoli 20 e 31, perchè ritiene che la legge è " troppo eterogenea" e che dovranno pertanto esserci " più garanzie ed equilibrio".
Il titolo della legge era : " Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, di aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro"

La prima norma incriminata riguardava la sicurezza. Vi era il rischio infatti di un possibile futuro colpo di spugna sui processi in corso per morti di amianto tra gli addetti della Marina, a Padova e a Torino. Secondo il giudice torinese Raffaele Guariniello 582 marinai, soprattutto ufficiali e sottufficiali, furono esposti all'amianto sulle navi militari. Con il rinvio dell'articolo 20 verrà così soppressa questa norma definita dall'opposizione " salva-ammiragli": sei rinviati a giudizio con due generali medici a Padova per la morte di due ufficiali, sei ancora indagati a Torino per omicidio e disastro colposo, ma tutti quanti responsabili di aver esposto le truppe ale esalazioni da amianto sulle navi più vecchie, provocando mesotelioma pleurici e abestosi.

La seconda norma riguardava un tema molto delicato del diritto del lavoro: i conflitti tra lavoratori e imprese. La norma introduceva per i nuovi assunti la possibilità di ricorrere ad un arbitrato invece che al giudice, anche quando si discute di licenziamenti.
Questa novità aveva creato una serie infinita di polemiche perché di fatto aggirava l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, legge 300 del 1970, che vieta i licenziamenti senza giusta causa, con l'obbligo di reintegro del lavoratore licenziato da parte di un giudice.( Per le imprese con più di 15 dipendenti il licenziamento può avvenire solo per giusta causa e con motivazione scritta )
L'arbitrato invece è un procedimento extragiudiziale, senza ricorso a processo ordinario, per la soluzione di controversie civili e commerciali, svolto mediante soggetti terzi.
Il Presidente della Repubblica, facendo riferimento a precedenti sentenze della Consulta, ha rilevato proprio come l'arbitrato deve avere un carattere volontario e basarsi su un rapporto paritario, cosa che non potrebbe essere per un aspirante dipendente, nel momento in cui chiedesse un lavoro, perchè non sarebbe in una posizione paritaria rispetto a colui che offre il lavoro.
Sarebbe insomma sempre a rischio di ricatto da parte del padrone che potrebbe imporgli di accettare di dirimere le controversie per via arbitrale, pena la non assunzione.
Attualmente esistono quattro arbitrati, per il pubblico impiego, per le piccole imprese, per il sistema corporativo, per il commercio ed il turismo; ma sono tutti stipulati secondo le leggi ed i contratti con i lavoratori tutelati, senza nessun obbligo di formule compromissorie come avrebbe voluto quest'ultima legge così controversa, che si scontra anche con l'articolo 24 della Costituzione e che danneggerebbe maggiormente i precari, i contrattisti a progetto, i lavoratori a termine, gli associati in partecipazione, i migranti.

2 commenti:

Artemisia ha detto...

Speriamo serva davvero il rifiuto di Napolitano.

ericablogger ha detto...

non so se potrà servire visto che ormai tutte le leggi vengono fatte per mettere in difficoltà chi lavora, giovani o vecchi che siano !!!