domenica 21 giugno 2009

Sigonella

"Il Pentagono sta identificando gli ottocento militari da inviare, la Northrop Grumman ha scelto i tecnici da trasferire e almeno cinque Global Hawk sono già sulla pista di Sigonella: sono i primi passi della realizzazione dell’Alliance Ground Surveillance (Ags), il sistema di sorveglianza terrestre della Nato che dal 2012 sarà operativo dalla base militare in Sicilia. Voluto dall’Alleanza atlantica per sorvegliare lo scacchiere del Mediterraneo impiegando l’ultima versione del più sofisticato occhio elettronico dell’arsenale degli Stati Uniti, assegnato all’Italia a scapito della concorrenza di tedeschi e turchi e destinato a comprendere otto Global Hawk, l’Ags andrà a integrare l’operazione «Active Endeavour» ovvero il monitoraggio Nato dei vascelli sui mari, che viene coordinato dalla base alleata di Napoli. Ciò che ancora manca all’Ags è il via libera di due Paesi alleati - la Turchia e la Polonia - che per motivi diversi esitano, facendo prospettare l’aumento dei costi per le altre 26 nazioni che invece hanno già aderito accettando di condividere spese totali stimate in 1,5 miliardi di euro, 150 milioni dei quali ricadranno sull’Italia. Ma si tratta di ostacoli che fonti diplomatiche a Washington definiscono «destinati ad essere superati» perché l’interesse della Nato a far volar al più presto i super-droni è molto forte.
...a Sigonella, l’arrivo degli 800 militari necessari a gestire il sistema da terra farà crescere la base ed anche l’indotto.
I cinque Global Hawk che sono già presenti in Sicilia sono al momento in forza alle unità militari degli Stati Uniti e servono di supporto alle attività del nuovo comando Africom - responsabile per l’Africa - che opera dalla base di Vicenza riversando a terra in tempo reale le informazioni raccolte elettronicamente durante i sorvoli che si spingono ben oltre il Mediterraneo.
L' «Active Endeavour», varata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, consente alla Nato di identificare possibili minacce in arrivo via mare verso l’Europa del Sud, il sistema Ags allargherà tali potenzialità all’osservazione di quanto avviene sulla terra ferma adoperando i sistemi più avanzati di sorveglianza elettronica.
In comune le due operazioni alleate hanno anche il principio-cardine della «raccolta di informazioni da passare agli Stati interessati» alle responsabilità dei quali viene poi lasciata la decisione di un intervento. Non è ancora chiaro se i cinque super-droni dell’Us Air Force già a Sigonella entreranno a far parte della squadra di otto velivoli del sistema Ags della Nato o se continueranno invece a costituire un’unità separata ma in entrambi i casi la base siciliana è destinata a diventare il principale punto di ascolto e osservazione delle forze alleate su quanto avviene in Europa, Africa e Medio Oriente. "
Questa è un'altra notizia che mi ha lasciata ancora più perplessa. Queste spese militari così eccessive per operazioni di difesa dal terrorismo mi mettono l'angoscia E mi chiedo quanto siamo ancora succubi degli Usa, Obama o non Obama che tenga
Io ricordo un'altra Sigonella, lontana nel tempo, quando Craxi si oppose agli Usa e scoppià l'affaire Sigonella.
Il 10 ottobre 1985 il governo italiano aveva visto concludersi,in modo tragico ma non catastrofico, il sequestro, ad opera di un commando di terroristi palestinesi dell'ala radicale dell'Olp, dell’«Achille Lauro», con a bordo centinaia di turisti italiani in viaggio in Egitto.
Al termine di una difficile trattativa, condotta dal presidente del consiglio Craxi e dal ministro degli Esteri Andreotti con Arafat, i terroristi avevano riconsegnato la nave al Cairo. Ma prima di arrendersi avevano assassinato un turista americano ebreo, Leon Klinghoffer.
Ma il telefono di Craxi squillò pochi minuti prima di mezzanotte. Il presidente Usa Ronald Reagan hiedeva l'autorizzazione di lasciare atterrare nella base di Sigonella un aereo egiziano dirottato, e scortato dagli F14 dell'aviazione americana, con a bordo il commando dei terroristi e i mediatori palestinesi, Abu Abbas e Hani el Hassan, che avevano condotto la trattativa.
In pochi minuti, dopo l'atterraggio del convoglio di aerei,di cui facevano parte due C141 che dovevano servire al trasporto del commando,i militari Usa e i soldati italiani, con i carabinieri che sorvegliavano Sigonella, rischiarono di venire alle armi.
Craxi ordinò infatti di non consegnare i passeggeri dell'aereo egiziano e di difenderli da ogni eventuale attacco.
La trattativa tra il comandante Steiner e il capo del controspionaggio italiano, Fulvio Martini, si concluse con il compromesso che l'aereo con i terroristi sarebbe atterrato a Ciampino.
Ma una volta giunti lì, gli americani si aspettavano l'arresto dei palestinesi, che furono fatti scappare in omaggio all'impegno che era stato preso per la riconsegna della nave e il salvataggio dei passeggeri. Tutti i passeggeri, tranne Klinghoffer.
Nella stessa notte Reagan inviò a Craxi una dura lettera in cui, pur ringraziandolo formalmente della collaborazione fornita a Sigonella per l'atterraggio degli aerei Usa, lo impegnava, in attesa di una richiesta di estradizione, a custodire in carcere i terroristi che nel frattempo erano stati fatti scappare.
Ne nacque una grave crisi diplomatica, e una conseguente crisi politica,che portò alla caduta del governo Craxi, per l'irritazione del ministro repubblicano della Difesa Spadolini che era stato tenuto all'oscuro di tutto.
Craxi si presentò alla Camera accolto dal gelo della delegazione del Pri e della parte meno filoaraba della Dc, ma anche dagli applausi dell'emiciclo di sinistra, soddisfatto della lezione data agli Usa.
Fu una delle rare volte che i comunisti applaudirono il leader socialista, solitamente odiato e considerato dal segretario del Pci Berlinguer alla stregua di «un pericolo per la democrazia».
Qualche giorno dopo la crisi si risolse.
Spadolini si rassegnò. Craxi andò a trovare Reagan per fare pace e concordò con lui un accordo grazie al quale fu dato il via alle «extraordinary renditions», gli scambi di prigionieri (e in qualche caso le catture) al di fuori delle normali regole procedurali per motivi di lotta al terrorismo.
Abu Abbas ha finito i suoi giorni in Iraq nel 2003.
E noi, che fine faremo ???

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