giovedì 28 marzo 2013

Napolitano e Gauck a Sant'Anna

Domenica scorsa è stata una giornata storica molto importante per Sant'Anna di Stazzema, la cittadina dell'alta Versilia, che nel 1944 fu uno dei luoghi degli eccidi nazifascisti in Italia. I presidenti di Italia e Germania, Giorgio  Napolitano e Joachim Gauck, si sono incontrati  in questo luogo simbolo degli orrori nazisti, come Marzabotto e Boves, per non dimenticare e per rafforzare un percorso di pace tra i due Paesi 
Sant'Anna di Stazzema fu teatro dell'eccidio del 12 agosto 1944 in cui 560 civili, fra cui molte donne e bambini, furono fucilati a sangue freddo dall'esercito tedesco e questo viaggio ufficiale dei due Capi di Stato nasce sia dalle tre visite che una delegazione di Stazzema ha ottenuto al Quirinale, l'ultima lo scorso gennaio, che dai rapporti di amicizia e di collaborazione allacciati con la Germania, con Rolf Fliss, sindaco di Essen, e Martin Schulz, presidente del parlamento europeo venuto a Sant’Anna il 12 agosto 2012 dopo aver ricevuto una delegazione di superstiti nel suo studio di Bruxelles.
 
Dal sito " quirinale.it" il discorso del Presidente della Repubblica italiana, alla sua ultima uscita ufficiale prima del termine del suo mandato di sette anni :
 
Caro Sindaco, caro Enrico Pieri, uomini e donne di Sant'Anna di Stazzema, pensavo questo poco fa: si possono leggere libri, si possono leggere ricostruzioni attente, documentate, puntuali della strage di Sant'Anna di Stazzema, si possono leggere relazioni importanti - a cui è giusto riconoscere quel che va riconosciuto - di storici italiani e tedeschi, ma bisogna venire qui, e bisogna anche inerpicarsi lassù, fino all'Ossario, fino al monumento accanto al quale abbiamo deposto la nostra lapide, comune in tutte e due le lingue, per toccare con mano, per sentire che cosa siano state l'assurdità e la ferocia - senza uno straccio di giustificazione, senza uno straccio di pretesto - che si abbatterono sulla popolazione inerme di questo piccolo borgo sperduto, che non era una fortezza da espugnare: era soltanto un grumo di umanità che mai avrebbe dovuto essere oggetto di una simile feroce distruzione.
Sono molto contento che sia qui, con me, il Presidente Gauck. Vedete, io non ho nessun merito per la sua visita: ho fatto solo da postino, perché quando un mese fa sono andato a Berlino, ho pensato di consegnargli la lettera di Enrico Pieri, ed è stata sufficiente quella perché Gauck decidesse con assoluta determinazione di venire a Sant'Anna di Stazzema. Direi che da quel giorno, pur sapendo che avevo molti problemi per la situazione in Italia, è stato tenace nel chiedermi l'intesa sul momento, sulla data in cui venire insieme qui.
Ci siamo facilmente messi d'accordo e ci troviamo ora l'uno accanto all'altro. Ed è di grandissimo significato ed importanza, caro Presidente Gauck, che lei sia qui, lei che anche nelle condizioni di una Germania divisa, e sfidando la repressione poliziesca, è stato tenace assertore di ideali di libertà, di mobilitazione e di partecipazione civica, lei che è oggi Presidente della Repubblica Federale, simbolo dell'unità in cui la Germania si è ricomposta su una comune base democratica e costituzionale, e che è, insieme, simbolo e protagonista dei principi di unità e solidarietà in cui si riconosce l'Europa.
Vedete, l'Europa unita l'abbiamo costruita insieme in questi sessant'anni, e la costruzione è ancora ben lontana dall'essere terminata. L'abbiamo costruita insieme facendola risorgere una prima volta dalle rovine della guerra conclusasi nel 1945 e una seconda volta dopo l'89, dalle aberrazioni della guerra fredda, dall'autoritarismo e dalla sovranità limitata nelle regioni dell'Est tedesco e nei paesi dell'Europa Centro-Orientale.
E vorrei dire che tra le pietre con cui abbiamo costruito questa Europa unita, c'è la pietra della memoria. Ne costituisce uno dei fondamenti, la pietra di una memoria che non può essere rimossa, di una memoria consapevole degli errori e degli orrori di tutte le guerre del novecento e, soprattutto, delle guerre di aggressione scatenate tra il 1939 e il 1940-41 dalla Germania nazista e dall'Italia fascista.
Ora, carissimi amici di Sant'Anna di Stazzema, voi che avete resistito alla furia di quella terribile strage, che siete sopravvissuti, che avete coltivato la memoria, voi che avete combattuto per la libertà, voi lo sapete bene, e io lo voglio ripetere, come noi italiani siamo fieri della straordinaria prova di volontà appassionata ed eroica di riscatto che offrimmo fra il settembre del 1943 e l'aprile del 1945 con la Resistenza, con il movimento partigiano, con l'esercito di Liberazione: la prova che offrimmo anche tra queste cime, anche in queste valli nelle condizioni più difficili, sfidando quello che purtroppo venne a scatenarsi contro il popolo di Sant'Anna di Stazzema. Siamo di ciò orgogliosi e fieri ma non dimentichiamo i misfatti del fascismo, le vergogne e la catastrofe in cui il fascismo trascinò l'Italia. Non lo dimentichiamo, non lo cancelliamo solo perché siamo riusciti a liberarcene in modo straordinario con la Resistenza.
Ma come mai noi accettammo che il popolo italiano potesse essere identificato col fascismo, così mai abbiamo accettato che il popolo tedesco potesse essere identificato col nazismo. Mai abbiamo dimenticato che cosa è stata la grande cultura tedesca di cui si sono nutrite le scuole italiane, l'intellettualità italiana; mai abbiamo dimenticato come quella grande cultura tedesca rappresenti uno dei fondamenti della civiltà europea.
La verità è che ci tocca farci entrambi carico delle responsabilità delle generazioni che ci hanno preceduto. Così come se ne fece carico Willy Brandt che combatté contro il nazismo da tedesco, ma che da Cancelliere della Germania Federale si inginocchiò dinanzi al monumento delle vittime del ghetto di Varsavia.
Ebbene, noi dobbiamo fare questo, e per quel che riguarda l'Italia lo abbiamo fatto anche noi proprio in questi anni nel rapporto con paesi dei Balcani contro cui il fascismo italiano scatenò una tremenda guerra di aggressione e in cui, poi, anche gli italiani che vivevano in quelle terre pagarono le conseguenze di ritorsioni sempre fatali in così drammatiche, terribili circostanze.
Ebbene, noi abbiamo trovato, caro amico Gauck, la via della riconciliazione con la Croazia, con la Slovenia, con i popoli dei Balcani, siamo riusciti e stiamo riuscendo a fare del mare Adriatico di nuovo un mare di pace e di collaborazione. Non dimentichiamo le nostre responsabilità storiche, ma guardiamo avanti. Guardiamo avanti onorando innanzitutto il terribile sacrificio delle vittime, e mai si potrà dire tutto il merito di coloro che coltivano l'omaggio a queste vittime ; guardiamo avanti coltivando e trasmettendo la memoria storica come patrimonio comune.
Ha detto delle cose molto belle il Presidente Gauck or ora, sul concetto di colpa, sul problema del come si può anche vedere condannata moralmente e storicamente la colpa di regimi infami. Io vorrei a mia volta dire che questa memoria, questo omaggio collettivo è anch'esso un'alta forma di giustizia, anche più alta di quella che talvolta non si riesce a trovare nei tribunali. Per quanto possiamo rammaricarcene, addolorarcene, per quanto possiamo deplorare che non si riesca ad avere giustizia nei tribunali, siamo certi che questo nostro omaggio, questa nostra memoria è un'alta forma di giustizia per quello che voi avete sofferto. Ed è la condanna più pesante di ogni altra per coloro che portano la colpa di quelle sofferenze.
Soprattutto guardiamo avanti. Ci incontriamo oggi in un autentico spirito di fraternità europea. Questa non è una parola vacua, questo è il frutto di straordinari sforzi, di esperienze durissime, contraddittorie, di tanti alti e bassi e tenaci rilanci.
Caro Enrico Pieri, tu hai ragione di essere così rammaricato, perfino triste, preoccupato, ti prego - ma non mi pare che tu lo sia - non pessimista. E' vero, sarebbe veramente inaudito che noi lasciassimo dissolvere il patrimonio di unità, solidarietà e fraternità che abbiamo costruito in Europa. Credo che i nostri Paesi, l'Italia e la Germania, i nostri governi, le nostre persone non lasceranno dilapidare questo straordinario patrimonio, ma porteranno avanti l'impegno per la costruzione europea.
Vi ringrazio tutti. E voglio dire semplicemente: caro Presidente Gauck, io sto per concludere il mandato di sette anni di Presidente della Repubblica, questo è probabilmente l'ultimo atto pubblico ufficiale che compio, e sono felice che sia questo; porterò come memoria preziosa e come lascito del mio settennato l'esempio che lei mi dà di nobiltà d'animo e di amicizia. 

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