Con il colpo di stato nella Repubblica Centrafricana e l'arrivo dei ribelli nella capitale, Bangui, il centro pediatrico di Emergency è rimasto l'unico aperto
In una mail inviata in Italia Ombretta, coordinatrice medica del Centro pediatrico di Bangui, descrive la situazione tragica in cui versa il paese africano :
" “Dopo giorni di tensioni, ieri i ribelli sono entrati a Bangui.
Alle 7 abbiamo iniziato a sentire i primi spari e il boato dei razzi, tirati vicinissimi all’ospedale: siamo a pochi metri dal Parlamento.
In serata abbiamo ricevuto 3 feriti, una bambina di due anni e due adulti, colpiti da pallottole vaganti. La bambina era stata portata subito al Complexe pédiatrique, l'ospedale pubblico pediatrico, ma era deserto. L’hanno accompagnata da noi perché siamo l’unico ospedale aperto in città.
Il nostro staff è in ospedale da 36 ore per garantire assistenza ai bambini ricoverati.
In giro ci sono sciacalli e ribelli: nessuno si muove. Anzi no: una mamma è arrivata a piedi dal PK12, che dista 8 chilometri da qui, per portare il suo bambino con la febbre dai “medici italiani”.
Da sabato mancano elettricità e acqua: abbiamo 800 litri di scorta, e per far funzionare l’ospedale ne servono 4.000 al giorno”."
Alle 7 abbiamo iniziato a sentire i primi spari e il boato dei razzi, tirati vicinissimi all’ospedale: siamo a pochi metri dal Parlamento.
In serata abbiamo ricevuto 3 feriti, una bambina di due anni e due adulti, colpiti da pallottole vaganti. La bambina era stata portata subito al Complexe pédiatrique, l'ospedale pubblico pediatrico, ma era deserto. L’hanno accompagnata da noi perché siamo l’unico ospedale aperto in città.
Il nostro staff è in ospedale da 36 ore per garantire assistenza ai bambini ricoverati.
In giro ci sono sciacalli e ribelli: nessuno si muove. Anzi no: una mamma è arrivata a piedi dal PK12, che dista 8 chilometri da qui, per portare il suo bambino con la febbre dai “medici italiani”.
Da sabato mancano elettricità e acqua: abbiamo 800 litri di scorta, e per far funzionare l’ospedale ne servono 4.000 al giorno”."
Sabato 16 marzo Emergency ha invece aperto il Posto di primo soccorso (Fap) di Musa Qala, nel sud dell’Afghanistan, in uno dei distretti più pericolosi del Paese :
" Di Musa Qala si è parlato nel 2007, durante l’operazione “Snakepit”, quando le forze Isaf catturarono quella che all’epoca era considerata la roccaforte dei talebani nella provincia di Helmand. Dopo quella battaglia ce ne sono state molte altre che non hanno fatto notizia e i combattimenti, nel distretto, sono tuttora quotidiani.
Nonostante questo, finora nell’area non esistevano strutture sanitarie gratuite per i feriti, se non l’ospedale di Emergency a Lashkar-gah: tre ore e mezzo di viaggio su una strada disseminata di posti di blocco.
Nonostante questo, finora nell’area non esistevano strutture sanitarie gratuite per i feriti, se non l’ospedale di Emergency a Lashkar-gah: tre ore e mezzo di viaggio su una strada disseminata di posti di blocco.
Abbiamo iniziato a lavorare per questo Fap un anno fa, coinvolgendo la popolazione e le autorità locali nella ricerca di un edificio adatto: non è facile trovarlo in un villaggio in guerra da così lungo tempo.
Finalmente abbiamo trovato un edificio inutilizzato che abbiamo trasformato in Fap grazie al lavoro del nostro personale tecnico di Lashkar-gah; mentre erano in corso i lavori di ristrutturazione, presso il nostro ospedale venivano formati gli Health Assistant che oggi gestiscono il Fap.
Finalmente abbiamo trovato un edificio inutilizzato che abbiamo trasformato in Fap grazie al lavoro del nostro personale tecnico di Lashkar-gah; mentre erano in corso i lavori di ristrutturazione, presso il nostro ospedale venivano formati gli Health Assistant che oggi gestiscono il Fap.
Presso il Fap di Musa Qala offriamo, gratis come sempre, il primo soccorso ai feriti e provvediamo al trasferimento in ambulanza dei più gravi al Centro chirurgico di Lashkar-gah." dalla newsletter di Emergency
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