domenica 11 dicembre 2011

lo Stato di New York e i matrimoni gay

Dopo il Massachusetts, il Connecticut, l' Iowa, il New Hampshire, il Vermont e il Distretto di Columbia, il Senato di Albany, capitale dello Stato di New York, ha legalizzato i matrimoni gay, con 33 voti a favore e 29 contrari, il 25 luglio 2011, ribaltando il No di due anni fa. 
Andrew Cuomo, governatore dello Stato dal 1 gennaio 2011, per conquistare alla causa l’opinione pubblica, ha puntato sul sentimento libertario dell’America progressista e tutrice dei diritti umani, l’America della Rivoluzione, l’America della Dichiarazione d’Indipendenza, che il 4 luglio 1776, a Filadelfia, proclamava il diritto alla “ricerca della felicità”, e ne faceva il collante dell’emancipazione di individui e popoli.
Seguendo quella Dichiarazione, che riemerge sempre potente nella coscienza americana per affrontare e vincere le grandi battaglie contro discriminazioni e razzismo, New York ha legalizzato il Marriage Equality Act. 
Andrew Cuomo ha rievocato il solidarismo delle libertà attraverso una campagna d’informazione che ha messo a nudo ipocrisie perbeniste omofobe e connivenze della cattiva coscienza politica che le alimenta. Una campagna capillare che ha potuto contare sulle generosissime erogazioni di magnati della finanza repubblicana come Paul Singer, che ha un figlio dichiaratamente omosessuale, e che ha creato grandi turbamenti tra i parlamentari repubblicani, spezzando atavici pregiudizi e legami clericali. 
Come è accaduto al senatore cattolico Mark J. Grisanti della città di Buffalo, contea di Erie, che ha votato per i matrimoni gay e che ha così spiegato il suo cambiamento di giudizio: «Ho letto numerosi documenti e fatto studi indipendenti. La posta in gioco era alta e ho sentito tutto il peso di dover prendere davanti a tutti una decisione informata. Sono giunto così a ritenere che tutti i newyorchesi debbano avere gli stessi diritti. In qualità di avvocato ho analizzato la legislazione e ho concluso che non si possono prevedere deroghe determinate da veti di istituzioni religiose. Non posso negare a una persona, a un essere umano, a un contribuente, a un lavoratore, a nessuno della mia città e di tutto lo Stato di New York di avere gli stessi diritti che io ho con mia moglie».
Una presa di coscienza democratica dunque, che viene prima del Partito e della Chiesa, e che è un formidabile appello a riflettere sul concetto stesso di appartenenza nella cittadinanza democratica: intransigente su pariteticità e reciprocità di diritti e doveri. Perché è qui la pratica democratica, il fulcro della democrazia americana, che non fa sconti su quel fondamentale diritto umano alla ricerca della felicità che è un tutt’uno con vita e libertà, come  la Dichiarazione del 1776 proclamava.
L’alleanza a favore dei matrimoni gay  si è strutturata nello Stato della Grande Mela anche tra il suo governatore, Andrew Cuomo, e il suo sindaco, Michael Bloomberg. 
Democratico e cattolico il primo, Repubblicano ed ebreo il secondo; storie e culture personali diverse, che si sono incontrate sul terreno comune del pluralismo democratico per dare il loro apporto istituzionale di governanti al diritto dei gay alla felicità. 
« È arrivato il momento di consentire a milioni di uomini e donne di diventare pienamente membri della famiglia americana, dobbiamo continuare il cammino iniziato dai nostri padri fondatori. Oggi la maggioranza degli americani è a favore del matrimonio gay e sempre di più le persone giovani tendono a vedere il matrimonio gay come negli anni Sessanta si vedevano i diritti civili»  26 maggio 2011 Università Cooper Union di Manhattan, dichiarazione di Bloomberg   in risposta a quanti pensavano che bastassero le già previste “unioni civili”,  
Libertà e uguaglianza   non posso essere a mezzo servizio    «Questo voto oggi manda un messaggio al paese. Questa è la strada da seguire, è un trionfo storico per eguaglianza e libertà. New York è sempre stata leader nei movimenti che si battono per ampliare libertà ed eguaglianza alle persone a cui è stata negata piena cittadinanza nella famiglia americana. Nell'accogliere tutte le persone, non importa da dove provengano, quale fede o filosofia professino, o chi amino, New York è diventata la più forte città dinamica del mondo. E oggi siamo più forti di quanto non lo fossimo ieri». Governatore Cuomo , dopo la vittoria dei sì
Libertà giustizia uguaglianza sono i valori fondativi dell’emancipazione umana, il richiamo ai diritti umani voluti dai Padri fondatori, l' impegno a rendere tutto questo realtà, e il dovere dei governanti a trovare le soluzioni legislative per garantire ai cittadini quella «sicurezza e felicità» sancita già a Filadelfia.
E' questo il patto tra Bloomberg e Cuomo, che sulla strada della giustizia e della libertà hanno fatto dialogare anche il miglior ebraismo del primo: impegno a costruire il paradiso in terra, col miglior cristianesimo del secondo: la carità che è comprensione e assunzione della prospettiva dell’altro. 
Democratici e repubblicani uniti  perché la libertà è un bene comune. Perché quella statua della Libertà che svetta all'entrata del porto di New York resti la fiaccola che vuole ancora illuminare ciascuno nella ricerca della propria emancipazione e autodeterminazione da conquistare anche attraverso la serenità affettiva di un progetto di vita matrimoniale. 
La patria della libertà, che spesso proprio l’accesso alla reciprocità delle libertà ha tradito, ha rimesso il valore della libertà come centro della sua storia, nonostante le reprimende del vescovo Timothy Michael Donal, presidente della Conferenza Episcopale Usa, che vorrebbe che i principi del catechismo cattolico, considerati eterni e assoluti, fossero legge statale. Secondo la chiesa curiale, il matrimonio fondato sull'unione tra un uomo e una donna per tutta la vita è una «verità senza tempo», «una verità innegabile», «una pietra angolare». 
Ma negli States la separazione tra Stato e Chiesa è una cosa seria, come ben  sanno i suoi cittadini e i suoi governanti...

2 commenti:

Matrimoni a New York ha detto...

Bell'articolo :-) Penso che tu abbia riassunto chiaramente la situazione con l'ultima frase sulla separazione tra Stato e Chiesa.

Io sono convinto che l'Italia sia indietro anni luce e che manco ci fosse un governo realmente di sinistra i matrimoni gay sarebbero permessi, purtroppo :-/

ericablogger ha detto...

grazie per aver commentato
Purtroppo in Italia l'idea di democrazia è sempre molto particolare. E la sinistra nel vero senso della parola è , secondo me, scomparsa.Definitivamente, purtroppo!
un saluto erica