lunedì 17 novembre 2008

Albergo Regina Milano

Al Presidente del Consiglio Comunale di Milano
Manfredi Palmeri
Oggetto: "Albergo Regina", Milano.
Gentile Presidente, in collaborazione con l'ANPI (Ass. Nazionale Partigiani d'Italia), noi promotori di questa richiesta ci stiamo occupando di ricerche storiche sulle attività nazi-fasciste a Milano.
In tale ambito ci siamo resi conto che nella nostra Città, insignita della Medaglia d'Oro della Resistenza, esistono luoghi completamente rimossi dalla memoria collettiva nei quali si sono svolte pagine importanti e drammatiche della storia.
Uno di questi luoghi è l'ex "Albergo Regina" di via Silvio Pellico 7 (altro ingresso in via Santa Margherita 6), a pochi passi da Piazza del Duomo.
In esso, dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945, ebbe sede il quartier generale nazista a Milano, con i comandi provinciale e interregionale della Polizia di Sicurezza (SIPO), del Servizio di Sicurezza (SD) da cui dipendeva la Gestapo, e dell'Ufficio IV B4 incaricato della persecuzione antiebraica.
Lì agiva il colonnello delle SS Rauff, uno dei più stretti collaboratori di Eichmann, comandante della SIPO-SD avente autorità su Piemonte, Lombardia e Liguria.
Alle dirette dipendenze di Rauff era il capitano Theodor Saevecke, capo della Gestapo a Milano, condannato all'ergastolo il 9 giugno 1999 dal Tribunale Militare di Torino come responsabile dell'eccidio dei Quindici Martiri di Piazzale Loreto del 10 agosto 1944, al quale era affidato il comando avanzato della città.
L'"Albergo Regina", dove fu detenuto anche Ferruccio Parri, fu un posto terribile e di grande importanza per il lavoro di ricerca poliziesca che vi si faceva in stretto rapporto con la Legione Muti di via Rovello 2, la X Mas, le brigate nere, e la banda Kock di "Villa Triste" di via Paolo Uccello 17/19.
Esso è tristemente noto per essere stato luogo in cui la tortura e l'assassinio erano le regole di comportamento.
Saevecke si serviva del cosiddetto 'macellaio' Gradsack, e 'lavorava' a stretto contatto con i sanguinari Otto Kock, sottufficiale Gestapo, e Franz Staltmayer, detto la belva, armato di nerbo e cane lupo.
Dall'"Albergo Regina" i catturati (ebrei, partigiani, antifascisti, sospettati, ecc.) venivano avviati al carcere di San Vittore, in alcuni casi direttamente ai trasporti partiti dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano per essere deportati.
Una struttura simile a quella romana di via Tasso, a quella torinese dell'Albergo Nazionale, a quella parigina dell'Hotel Lutetia.
A Milano, in via Silvio Pellico o nelle vicinanze non c'è nemmeno una lapide che ricordi cosa c'era o cosa vi avveniva.
Riteniamo, insieme ai firmatari di questa richiesta, che la nostra Città debba ricordare, almeno con una lapide nel luogo in cui uomini e donne hanno conosciuto inaudite sofferenze, quella triste e drammatica pagina della sua storia.
Cordialmente,
Giovanni Marco Cavallarin - Professore
Roberto Cenati - Coord. ANPI, Milano
Emanuele Fiano - Parlamentare
Ernesto Nobili - Consigliere provinciale
Antonio Quatela - Professore
Ho ricevuto questa lettera via email da Michele, il figlio del capitano Beltrami. Io ho sottoscritto molto volentieri, inviando i miei dati personali a questa mail giovannimarco.cavallarin@fastwebnet.it., perchè la memoria collettiva sta ormai dimenticando un passato che non si può e non si deve dimenticare. erica

2 commenti:

Artemisia ha detto...

Grazie per la segnalazione, Erica. Come socia ANPI ho aderito volentieri mandando un mail all'indirizzo che hai citato.
Ciao,
Artemisia

Anonimo ha detto...

ATTENZIONE mi pare ci sia un errore nella denominazione della figura di Koch.
Otto koch è stato effettivamente un ufficiale delle SS tedesco e ha comandato diversi campi di concentramento fra cui Buchenwald dal 1937 al 1941.

Invece, Piero Koch è la triste figura dell'omonima villa di via Paolo Uccello
a milano.