Ha piovuto per giorni e giorni, per ben 3 settimane di fila, e le previsioni danno brutto tempo anche per questa settimana. L'alluvione ha provocato danni alle colture, frane mortali e straripamenti di fiumi ovunque in Piemonte, ma soprattutto nelle Valli intorno a Torino.
Stamattina sono riuscita a trapiantare le piantine di pomodori e a dare un'occhiatina all'orto, che è incondizioni pietose, tutto fradicio d'acqua, con l'erba che è ricresciuta a dismisura, ed è invaso dalle limacce, che mi stanno mangiando zucche, insalate, fagioli. Ogni tanto si metteva a piovigginare e con il sole che spuntava tra le nuvole c'era un caldo umido fastidioso
Una stagione veramente balorda e una situazione molto preoccupante
Grande è ancora la preoccupazione dei sindaci e della Protezione civile.
In Piemonte l’86,6% dei Comuni è classificato ad alto rischio idrogeologico, mentre la Protezione civile può contare su 26 effettivi rispetto ai 100 dell’Emilia Romagna e ai 90 del Friuli. In Campania invece sono 400, 600 in Sicilia !!!
E non bisogna dimenticare che è cresciuta anche la paura per i veleni, Plutonio e Uranio, che la piena della Dora Baltea, che minaccia il sito delle scorie nucleari a Saluggia, nel Vercellese, potrebbe portare via e spargere, inquinando il suolo coltivato e le falde acquifere
Una paura simile a quella del 2000, quando la Dora, dall`andamento torrentizio, piombò nel deposito nucleare Eurex e rischiò di portarsi via alcuni dei contenitori metallici interrati, in cui sono custodite le scorie liquide più pericolose d`Europa: un temibile cocktail dì prodotti di fissione, plutonio e uranio, che sarebbero potuti finire dalla Dora nel Po, con un danno irreparabile per la Pianura Padana.
Carlo Rubbia disse che si era sfiorata una «catastrofe planetaria».
E la scorsa settimana, con la Dora salita quasi agli stessi livelli del 2000, sono stati in molti a ricordare quelle raggelanti parole del Nobel.
Sogin, la Spa del ministero del Tesoro che gestisce il post-nucleare in Italia, dopo quell'alluvione, ha fatto costruire un muro di cemento armato di oltre 20 metri, di cui 15 sotto terra, che mette totalmente al riparo il sito Eurex dal rischio alluvione.
Quando è stato progettato, si sono messe in campo le ipotesi teoriche più catastrofiche: esondazione totale della Dora e crollo delle dighe in Valle d`Aosta.
Quando è stato progettato, si sono messe in campo le ipotesi teoriche più catastrofiche: esondazione totale della Dora e crollo delle dighe in Valle d`Aosta.
Ma la giunta comunale, guidata dal sindaco Marco Pasteris, ha vegliato per tutta la notte del 29 maggio, in stretto contatto con la prefettura e la Protezione Civile.
Gli ambientalisti hanno preso atto delle parole di Sogin, ma uno degli esponenti dei movimenti nel Vercellese, il leader di Legambiente Godio, si dice rassicurato solo a metà:
Gli ambientalisti hanno preso atto delle parole di Sogin, ma uno degli esponenti dei movimenti nel Vercellese, il leader di Legambiente Godio, si dice rassicurato solo a metà:
«Bisogna dare atto a Sogin di aver costruito questo super-muro, ma vorrei far notare che quando, nel 2000, si rischiò l`irreparabile, tutti i dipendenti dell`Eurex videro che l`acqua entrava non scavalcando l`allora inadeguata protezione, ma dal sottosuolo, salendo dai tombini. In quel punto, la falda è più alta del sito Eurex e, in caso di piena, sgorga dai cosiddetti "fontanazzi"».
Godio ammette che il supermuro è una garanzia contro la piena
«Ci mancherebbe, con quel che è costato»,
ma sottolinea che i rischi non sono annullati:
«Saremo tranquilli solo quando le scorie saranno portate in un sito nazionale, alla larga da zone alluvionabili».
230 metri cubi di scorie nucleari ad alta, media e bassa attività sono ancora presenti, a pochi metri dalla Dora.
Si tratta dei residui dei «riprocessamenti», che avvenivano a Saluggia, nell`impianto Eurex, delle barre irraggiate nelle centrali italiane: venivano sciolte nell`acido nitrico per recuperare soprattutto plutonio e uranio e la «poltiglia» finiva nei contenitori, poi interrati, dove si trova tuttora.
Adesso si pensa a sistemare una parte di queste scorie in appositi «cask», stoccandoli in un nuovo deposito, in attesa dell`auspicato sistema di solidifazione.
Ma Godio osserva che « la cementazione è ancora sulla carta. Quelle scorie, oggi, sono nei vecchi contenitori metallici interrati in un area in cui l`acqua entra da tutte le parti».
Ma Godio osserva che « la cementazione è ancora sulla carta. Quelle scorie, oggi, sono nei vecchi contenitori metallici interrati in un area in cui l`acqua entra da tutte le parti».
E ieri la Dora ha messo a dura prova i nervi dei volontari della Protezione Civile, dislocati soprattutto lungo il fiume che, irrompendo a 850 metri cubi al secondo, ha rotto gli argini in due tratti, nella frazione Benne di Saluggia e a Moncrivello.
Ed anche in prossimità del comprensorio nucleare, il fiume, come otto anni fa, faceva paura.
Auguriamoci che anche questa volta si sia solo «sfiorata una catastrofe planetaria» perchè talvolta l`assedio dell`acqua è insidioso e provoca guai anche dopo giorni
La distanza del fiume rispetto alla piscina ed al deposito dove sono stoccati due tonnellate di biossido di uranio ed altri i liquidi radioattivi è ben poca cosa ...
1 commento:
Da anni ,e lo abbiamo purtroppo visto ripetersi il 21 e 22 maggio 08 nel Lazio in Piemonte, complici anche i cambiamenti climatici, in tutta Italia passiamo da periodi di siccita' ad improvvise e devastanti esondazioni dei nostri corsi d'acqua, da anni, la Protezione Civile Italiana ,seppur sia riconosciuta da tutti anche all'estero come la migliore del mondo,non ha i mezzi adatti per intervenire efficacemente e velocemente in tali situazioni.
Da anni infatti si interviene principalmente con sacchi di sabbia e quindi i mezzi a disposizione degli operatori per far fronte a tali eventi sono scarsi, inefficaci, e faticosi nella loro messa in opera in più data la loro lentezza di esecuzione ,in caso di emergenza, non c'e' mai il tempo necessario per creare una efficace barriera all'acqua con conseguenze disastrose e molto costose in termini economici.
AQUADIKE è una barriera antiesondazione componibile temporanea che sostituisce i vecchi sacchetti di sabbia, è facile e rapida da posizionare in più è riutilizzabile ed interamente riciclabile .
http://www.aquadike.com
Aquadike è un sistema antiesondazione composto da moduli in robusto e riciclabile polietilene che si incastrano longitudinalmente uno con l'altro che consentono di formare lunghe e solide barriere di protezione in grado di adattarsi alla configurazione del terreno.
Aquadike è pensato per essere utilizzato da chiunque e riutilizzato più volte e garantire sempre la stessa tenuta ed efficacia, la messa in opera, essengo "guidata" da incastri assicura all'operatore anche meno esperto o attento , la massima tenuta.
Aquadike si posa in opera senza alcuna infrastruttura in alveo, il peso ridotto dei moduli permette un'agile movimentazione e richiede un esiguo numero di persone che in poco tempo possono così erigere una efficace barriera all'acqua.
Aquadike può essere tranquillamente immagazzinato all'aperto e l'impilabilità dei moduli riduce notevolmente la superfice atta al ricovero.
Aquadike a fine emergenza è rapido da svuotare e smontare ed è subito pronto per un'altro intervento.
I mezzi dunque ci sarebbero, per intervenire con più velocità ed efficienza, si potrebbe dare maggior sicurezza ai cittadini, ma....sembra non interessare a nessuno.
distinti saluti
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