domenica 16 settembre 2007

Guido Ceronetti e il PD

Guido Ceronetti è nato a Torino nel 1927 ed è un uomo di raffinata cultura,che ha tradotto classici latini, testi biblici e poeti moderni. Ma si è rivelato anche cronista dissacrante di fatti culturali e sociali ed io lo leggo sempre sul quotidiano La Stampa perchè il suo modo di scrivere e di pensare è sempre unico e il più delle volte estremamente controcorrente rispetto alle mode del momento.
Uno dei suoi articoli più recenti è stato quello "dedicato" al nuovo Partito Democratico
Avrei voluto presentarvi solo alcuni passi salienti dell'articolo, ma ho preferito incollarlo tutto intero perchè, anche se non semplice da leggere, solo così si possono capire il suo pensiero e le sue riflessioni personali sulla politica e sui politici ed anche sul PD!
buona lettura nell'attesa di un vostro pensiero personale al riguardo ...
" Il Pd visto da un passante di GUIDO CERONETTI
Tempo un anno - la ferma di un mercenario - tutta la gloria di Qedàr sarà sparita» (Isaia 21, 16). Il richiamo a un versetto biblico di otto secoli prima di Cristo dignifica, diluendolo nel tempo, l’argomento. Di per sé, partito democratico ha la consistenza di un enorme vento di chiacchiere in astratto, che la realtà sta a guardare stupefatta da tanta capacità italiana di emetterne ragionandoci sopra all’infinito - ma «sotto la maschera un vuoto» (Seferis).
Il versetto del profeta semitico e il verso del moderno poeta greco danno una definizione sufficiente della penuria d’essere della cosa. Penuria d’essere perché la pochezza d’immaginazione politica caratterizza patologicamente tutti i progetti che provengono da queste segreterie di partito dal malrespiro, il cui linguaggio non è mai un autentico dire qualcosa, un mordere una fettina di reale coi denti. Sembra gente che, avendone i mezzi, cerchi di allestire una grande illuminatissima vetrina di moda in via della Spiga per esporre due o tre camicette con buchi prese da una discarica e un paio di vecchie pantofole affezionate ai piedi di una pensionata che si circonda di consunto.
Al sensibile e intelligente Veltroni potrei rimproverare soltanto la sua esagerata cinefilia - perché, quanto a Roma, la città è quella che è, non puoi che lasciarla peggio di come l’hai trovata perché non la governi, se ne chiudi un focolaio se ne aprono due. Tuttavia nei suoi discorsi di candidato principe di questo Qedàr democratico anche il circolo diventa docilmente quadrato, salvo a restare circolo, duro più del torrone d’Alba.
Se Veltroni osasse parlare di insolubile, cosa facilissima a chi non s’imbarca nella Nave dei Folli del potere, si avvicinerebbe troppo ad una realtà fatta quasi tutta di cose che sfuggono di mano e che non si lasciano modellare, mentre l’irrealismo che tira fuori la volontà politica, noiosamente, come filtro magico, è richiesto e imposto, a lui e agli altri, come frontiera invarcabile.
Ma di fronte all’Insolubile, una volta forzato a constatarlo, quale sarà il comportamento di chi assume un potere? Uno solo.
Fingere, in uno stile oratorio che cerca di differenziarsi (e vocalmente ci riesce), che i problemi insolubili, irti di nodi con aculei, grazie al suo applaudito pilotaggio prenderanno la strada maestra della soluzione più giusta e razionale. Tenere questa fondamentale menzogna contro ogni possibile smentita dei fatti.
E conosciamo - poiché l’uomo politico è per tre quarti il suo modo di esporre e di esporsi - gli stili oratori degli uomini più in vista, la veemenza - dal rimando tragico - del loro ottimismo incurabile, tratto mediatico comune. Qualunque cosa dicano o progettino, la loro impotente «volontà politica» si decompone.
Lo stesso nome, partito democratico, denuncia assenza cronica d’immaginazione: nell’evolversi del linguaggio non regge più partito, ancor meno regge democratico, un barile di Nutella.
Istituzionalmente tutto quanto è già democratico, non c’è un altro container.
Se partito è ormai epiteto, democratico è ovvietà al cubo. (Stessa perdita di sostanza linguistica e semantica è nell’inalberare comunista, uno spadellamento di pesce al mercurio surgelato: soltanto in Italia acchiappa voti tanta fragranza). Almeno non hanno rifritto sinistra: doversi obbligatoriamente proclamare di sinistra, riversandolo in formule perennemente false, è già mettersi in ceppi, poveretti.
Gli suggerirei di aggiungere almeno italiano, perché la formulazione così appare, oltreché logora alla nascita, anche mùtila: Partito Democratico Italiano è un completamento che funziona - anche in sigla: PDI. Il rischio è che in gergo i futuri iscritti e credenti e i loro esperti manovratori vengano qualificati come demotaliani.
Ma non c’è vergogna a dirsi partito italiano. Di cittadini che valgano fuori dei partiti non c’è penuria!
Ma sarà di sinistra dirsi italiani?
Nel timore che Italia e italiano siano «cose di destra» i padri fondatori si asterranno dall’evocarli.
Passerò in via della Spiga a vedere la loro vetrina: i prezzi, non essendo da stilisti, avranno il pudore, spero, di essere alla portata di tutti."

4 commenti:

Franca ha detto...

Già questo partito nasce con un'anomalia non da poco: si sceglie il segretario quando ancora il partito non c'è.
Singolare non trovi?

Anonimo ha detto...

E' un partito che nasce più ricco di ombre che di luce... Ma stiamo a vedere, magari chissà ci sarà un'evoluzione? Un abbraccio Giulia

ericablogger ha detto...

già non c'è il partito e non ci sono le proposte o forse ad essere precisi ce e sono troppe!!!
speriamo in bene, come si suol dire .... ma.....
a me restano tanti tantissimi dubbi e non sono granch'è ottimista a dir la verità
qui in piemonte si stanno dividendo in fazioni abbastanza litigiose tra loro , comunque
vedremo quindi cosa salterà fuori in futuro

Artemisia ha detto...

Ciao Erica, lo scorso finesettimana ero proprio nella città eterna e ho pensato al suo sindaco.
Molto carino l'articolo che proponi. Esprime i dubbi che tutti noi abbiamo: speranza per il nuovo ma dubbi che sia come il vecchio e soprattutto tanto fumo.
Anch'io mi dico "staremo a vedere". Mi piacerebbe tanto che in queste occasioni in cui i promotori si riempono la bocca della parola "nuovo", "fatto dalla gente", ecc. qualcuno, stile Piero Ricca, faccia loro presente come si stia costruendo la cosa burocraticamente e anche litigiosamente come fai notare tu. Sogno di incontrare il bambino che grida che il re è nudo!
Un caro saluto,