Nelle strade vi sono anche migliaia di civili, ma la situazione è gravissima.
Accolgo il messaggio del mio amico blogger Massimo, che vive a Londra, per aiutare il popolo birmano ed i loro monaci e spero che altri blogger italiani si prendano a cuore le sorti di questo bellissimo paese affinchè torni la democrazia nel paese dei templi sacri e dei monaci dalla veste rossa
PEOPLE OF BURMA
PLEASE SUPPORT THE BRAVE PEOPLE OF BURMA
by going online at http://www.burmacampaign.org.uk/
and signing the global petition to free Aung San Suu Kyi, the democratically elected leader of Burma
"Mi raccomando, non fate mancate il vostro supporto. Una visita, una firma, un passaparola. "
Anche in Italia è iniziata una campagna per aiutare il popolo birmano
" Una maglietta o un nastro rosso in sostegno della Birmania" è la parola d'ordine che corre sui blog e sui cellulari, una catena di sms per un gesto di solidarietà a favore dei monaci buddisti e del popolo birmano.
Questo è l'invito che sta circolando in queste ore via sms:
"In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people around the world wear a red shirt on Friday, September 28. Please forward!"
(a sostegno dei nostri amici incredibilmente coraggiosi in Birmania: venerdì 28 settembre indossiamo tutti quanti, in tutto il mondo, una maglietta rossa).
Un testo analogo in lingua italiana circola anche nei blog:
"Venerdì 28 settembre indossiamo una maglia rossa. Chiunque legga questo messaggio lo trasmetta a quante più persone sensibili a questo gravissimo problema gli sarà possibile. GRAZIE DI CUORE".
Gli studenti delle scuole superiori fiorentine, che stamattina hanno partecipato all'iniziativa "La stazione delle idee" alla stazione Leopolda di Firenze, hanno adottato un nastro rosso, ocra, giallo o rosa come segno di solidarietà per la Birmania.
La sezione italiana di Amnesty International, con l'obiettivo di mobilitare opinione pubblica e governi, ha indetto due sit-in a Roma e a Milano e ha lanciato un appello on line in favore di un gruppo di parlamentari, monaci e artisti arrestati nelle ultime ore a Yangon, a Mandalay e in altri centri del paese.
I sit-in - in una nota dell'organizzazione - si svolgeranno domani a Roma (dalle 17.30 di fronte all'ambasciata del Myanmar, in via della Camilluccia 551) e sabato a Milano (dalle 16.30 in piazza della Scala).
Breve storia di questo nuovo massacro :
Fonti ufficiali della giunta militare dichiarano nove morti, tra cui un fotografo giapponese, e un centinaio di feriti le vittime degli scontri tra la polizia armata di fucili e di bastoni ed i monaci inermi come la popolazione che li accompagna nelle marce silenziose lungo le strade di Rangoon. Le voci che dalla capitale Rangoon riescono a superare divieti e censure, arresti, morte e black out forniscono numeri molto diversi.
"Sparano nelle strade ad altezza uomo, chi riesce a vedere dai tetti dei palazzi parla di decine e decine di persone rimaste a terra. I militari dai megafoni avvertono che sarà aperto il fuoco senza altri avvisi contro qualsiasi sbarramento" racconta un cooperante italiano contattato dall'agenzia Agi via e-mail.
Decine e decine di morti, quindi, e destinati a restare senza nome. E poi centinaia di arresti. Nella notte passata sono stati rastrellati sei monasteri nei dintorni della capitale per un totale di almeno 850 monaci portati nelle carceri militari.
Ma stanno finendo in carcere anche artisti, letterati, attori, tutti coloro che possono coordinare, animare e trascinare la protesta come l'attore più famoso del paese e il poeta Aung Way.
Rangoon è il vero nome della capitale della Birmania che i militari nel 1989 fecero diventare Yangon e Myanmar
Il paese ormai è molto al di là del coprifuoco. La repressione ha numeri che possiamo solo immaginare ma a cui possiamo collegare i volti impauriti, gli occhi persi, le teste rasate che si muovono in fretta, le tuniche color cannella e i piedi scalzi sotto la pioggia delle migliaia di monaci che dieci giorni fa hanno lasciato i conventi e sono scesi in strada per dire basta. Un migliaio di loro sono stati arrestati durante la notte, presi direttamenti dai monasteri e portati nelle carceri militari.
Spariti i monaci, oggi tocca ai civili. Dopo i rastrellamenti notturni i monaci non sono stati più visti nelle strade occupate invece dai civili. Una folla è stata dispersa con gli spari dalle parti della pagoda di Sule, uno dei due fronti della protesta. In giornata, i soldati hanno nuovamente sparato contro 10 mila manifestanti. Almeno cento sono stati arrestati.
La Birmania ha una lunga storia di oppressione militare, fin dal 1962 quando i militari presero il potere. Uno dei momenti più drammatici fu il 1988 quando la rivolta venne schiacciata con tremila morti. Questa volta, oltre alle ragioni di sempre, la causa della protesta è nell'aumento folle di beni di primo consumo come petrolio, diesel e gas naturale cresciuti dal 66% al 535%. Un aumento insopportabile per i livelli della popolazione birmana.
Un fotografo giapponese è stato ucciso durante gli incidenti nei pressi della pagoda di Sule. Il Giappone, per protesta, ha richiamato subito a Pechino il suo ambasciatore a Rangoon. La polizia militare gira nelle strade a bordo di camion, indossa grandi foulard gialli ed è in tenuta antisommossa. Sempre nella zona della pagoda di Sule la polizia ha fatto irruzione nell'hotel Traders a caccia di giornalisti "travestiti" da turisti. I pochi reporters presenti in Birmania prima che scoppiasse la protesta sono stati allontanati. Nessuno riesce più ad entrare e le testimonianze dirette di quello che sta accadendo sono sempre più scarse. I militari infatti stanno chiudendo gli internet point e tagliando le connessioni veloci.
La situazione si sta complicando anche a livello internazionale perchè, nonostante le pressioni della maggior parte dei paesi, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha preso alcuna decisione contro il regime militare birmano per i veti di Russia e Cina, entrambi con interessi commerciali molto forti in Birmania e con il regime militare.
E molti si chiedono: perchè finora, dopo anni di regime, non è stato fatto nulla? Perchè questa tolleranza?
La Casa Bianca ha annunciato sanzioni contro i 14 membri della giunta militare, quelle che non è stato possibile decidere a livello di Nazioni Unite pe i veti di Cina e Russia. Il presidente Bush ha chiesto anche che "le nazioni che hanno influenza sulla Birmania facciano pressioni sulla giunta militare perchè cessi l'uso della forza". La Casa Bianca ha ufficialmente annunciato che l'amministrazione americana d'ora in poi userà solo i nomi Birmania e Rangoon invece che Myanmar e Yangon imposti dalla dittattura militare.
Ma la protesta dei monaci cammina ugualmente nel mondo
I 350 mila monaci buddisti birmani vivono di carità e di povertà .Non hanno nulla, non temono nulla e per questo la loro protesta spaventa il regime. Si svegliano prima dell'alba, pregano, escono dai monasteri con la loro ciotola nera per chiedere offerte e poi tornano nei monasteri. Ora tutto il mondo li guarda e li ammira. E marcia con loro. L'Europa ha deciso sanzioni. In tante città, a cominciare da Roma, sono in corso manifestazioni e sit-in .
Aiutiamoli anche noi parlando di loro e raccogliendo gli appelli degli altri blogger
X la Birmania libera , per la libertà del popolo birmano e x il coraggio dei monaci che hanno osato sfidare il regime dittatoriale del paese asiatico