venerdì 11 dicembre 2009

Internet e la banda larga fanno paura?

Alcune settimane fa ero super impegnata a finire di preparare il materiale da utilizzare con i miei alunni nel laboratorio di volontariato del mercoledì pomeriggio, in vista del mercatino di Telethon della settimana scorsa, e quindi riuscivo a malapena a sfogliare il quotidiano
Una notizia però, che è stata riportata più volte, mi ha interessata parecchio
La notizia ormai è tristemente nota a tutti: il governo italiano, dopo aver preparato un piano ( ben miserello in effetti!) per lo sviluppo di internet, ha deciso di metterlo in soffitta, rimandando ogni intervento a dopo la crisi, quella famosa crisi che dovrebbe essere superata in effetti!!!
A marzo 2009 un rapporto del responsabile del dicastero dello sviluppo economico, che doveva rimanere riservato, fu immediatamente pubblicato su internet.
Il rapporto metteva in evidenza il fatto che in Italia esiste una forte disparità, nella possibilità di accedere ai collegamenti a larga banda, che interessa oltre sette milioni di cittadini, per lo più abitanti di aree rurali e di piccoli centri.
La banda larga, inoltre, è basata quasi esclusivamente su vecchi cavi telefonici in rame, destinati a collassare rapidamente man mano che si estendono i servizi multimediali su internet, radio, tv, film.
Alla base dell’arretratezza italiana vi sono diverse cause, in particolare la non divisione della gestione della rete, che dovrebbe essere neutrale, dalla fornitura di servizi in concorrenza.
Inoltre vi è una grave carenza di investimenti per una rete moderna in fibra ottica, che garantirebbe migliore capacità di trasmissione e affidabilità nel tempo .
Dal 2004 i soldi spesi per lo sviluppo della rete in Italia si sono molto ridotti, mentre nel resto d’Europa lo stanziamento è più che triplicato.
Tutte le nazioni hanno capito il valore strategico ed economico di internet
Il governo finlandese per esempio nei piani anticrisi ha previsto forti stanziamenti per rendere l’accesso alla rete un diritto costituzionale dei cittadini, con l’obiettivo di fornire almeno una connessione a un megabit entro il 2010 e di cento volte superiore nei cinque anni successivi.
In Italia, secondo il rapporto suddetto, servirebbero almeno dieci miliardi di euro nei prossimi cinque anni per costruire una situazione ottimale, in cui internet diventerebbe un pilastro per lo sviluppo economico e permetterebbe anche business remunerativi alle aziende.

Da quel Rapporto è poi devirato il " Piano Romani ", dal nome del vice ministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni che lo ha promosso.
Il piano prevedeva un intervento di circa 1,47 miliardi di euro da privati e di 800 milioni dallo Stato.
Questi 800 milioni sono i soldi scomparsi per decisione della presidenza del Consiglio.

Ancora una volta l'Italia ha perso il tram per migliorare
Ma l’Italia attualmente è governata, a livello politico, ma anche culturale ed industriale, da persone non giovani che temono le novità, qualunque esse siano .
Al governo vi sono politici tra i più anziani d’Europa, nelle università si riesce ad avere una cattedra superati i cinquanta e passa anni e anche i manager non sono mai giovincelli.
All’estero, invece, i policy makers sono più giovani della media e l’istruzione è molto più alta: in Italia solo il 31 per cento delle élites è laureato, contro il 51 per cento degli inglesi, il 58 per cento dei francesi e il 65 per cento dei tedeschi.
Tutto questo non aiuta certo l’Italia all’innovazione e alle nuove tecnologie

E in Italia la classe politica al governo predilige investimenti consolidati, quelle cosidette Grandi Opere, simbolicamente rappresentate dal futuristico ma ben poco utile ponte sullo Stretto e dal famigerato ritorno delle Centrali Nucleari.
L'unica grande scoperta del governo è il passaggio alla televisione digitale, che costerà, secondo le associazioni dei consumatori, 2,6 miliardi di euro solo in decoder.
Un passaggio che fino ad ora ha solo creato parecchi problemi di " non visione" della TV stessa e che intaserà le discariche , per lo più abusive, dell' Africa, con tutti quegli apparecchi dismessi ma ancora perfettamente funzionanti, senza migliorare di molto i contenuti culturali
Ma soprattutto Internet fa paura ai nostri governanti perchè, a differenza dell’informazione tradizionale, è impossibile controllarlo in modo soft ( Per controllarlo completamente si devono adoperare metodi autoritari come in Cina o Corea o Cuba , per esempio).
Internet di solito viene nominato sulle prime pagine dei quotidiani di larga diffusione e dei tg quasi esclusivamente per segnalarne gli aspetti negativi ed i rischi: pedofilia, siti di gruppi estremisti, dipendenze e malattie da curare; ma mai per far conoscere quel grandissimo universo di news autoprodotte, spesso di elevato valore informativo, dei forum, network, blog e siti consultabili ovunque in tempo reale
.
Nelle nostre cronache parlamentari, invece, la rete compare sempre in proposte di legge e decreti intesj a limitarne la libertà di espressione, al punto che il Times parlò in un caso di “attacco geriatrico ai bloggers italiani”.
In Italia non tutti per fortuna passano la loro vita davanti alla tv a comprare contenuti digitali - partite e grandi fratelli, veline e isole dei famosi... - ; il popolo di internet resisterà, come resiste da ben quindici anni, alla miopia dei " vecchi" e si arrangerà a costruire il futuro, nosnostante tutto e tutti

1 commento:

Marco ha detto...

E' davvero negativo che lo sviluppo della rete internet, non venga considerata una priorità. Come giustamente scrivi, l'investimento per la rete avrebbe incentivato l'ammodernamento e lo sviluppo per contrastare la crisi, non solo economico ma anche culturale.