mercoledì 14 luglio 2010

La Rainbow Warrior

 25 anni fa  gli agenti dei servizi segreti francesi affondarono la nave di Greenpeace Rainbow Warrior. Il 10 luglio del 1985, quando mancavano dieci minuti alla mezzanotte, due esplosioni squarciarono lo scafo della nave ormeggiata nel porto di Auckland, in attesa di fare rotta per Moruroa. La "Rainbow Warrior" affondò e il fotografo Fernando Pereira rimase ucciso.
Mi ricordo bene l'episodio perchè ero in vacanza in Francia ed ho seguito per giorni e giorni sui giornali ed alle tv locali le polemiche e il caos che scoppiarono oltralpe. Un episodio di violenza leggittimato da uno stato democratico che sconvolse notevolmente l'opinione pubblica francese ma soprattutto internazionale.
Per commemorare quel tragico evento, Greenpeace ha avviato la costruzione della Rainbow Warrior III, posando la sua chiglia nel corso di una cerimonia presso il cantiere navale di Maritim a Danzica. La nuova Rainbow svolgerà un ruolo fondamentale nella campagna per evitare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici.

Progettata per essere all’avanguardia, soddisferà i più elevati standard ambientali. Navigherà principalmente a vela, ma in condizioni climatiche sfavorevoli potrà usare un motore a propulsione diesel-elettrica, riducendo in modo significativo l’uso del carburante. Il telaio e il posizionamento delle vele sono stati ottimizzati per migliorare l’efficienza, mentre il calore creato dal generatore verrà riutilizzato per riscaldare l’acqua a bordo. Trasporterà anche un elicottero e sarà dotata di una piattaforma di atterraggio. La Rainbow Warrior III  25 anni dopo le bombe sulla Rainbow Warrior -per inviare un messaggio chiaro: " non si può affondare un arcobaleno!"
( le parti in corsivo sono tratte dalla newsletter di Greenpeace)

mercoledì 7 luglio 2010

Roma,una giornata da dimenticare

«L’Aquila è un malato grave, voi staccate l’ossigeno». È  sfilata lungo le vie del centro di Roma la rabbia del "Popolo delle carriole": è necessario «arrivare ai palazzi in cui si decide il futuro», era  intenzione dei cinquemila aquilani  fermarsi prima a Montecitorio, poi in piazza Navona, a due passi dal Senato.
Sono tornati indietro, dopo aver fronteggiato un gran schieramento di forze dell’ordine, con due feriti e tanta frustrazione per aver ottenuto «botte e solo un contentino», come hanno commentato alcuni. In serata il governo ha comunicato l’accordo sulla dilazione delle tasse: «il recupero dei tributi e dei contributi non versati per effetto della sospensione disposta a causa del terremoto che ha colpito la provincia dell’Aquila nell’aprile 2009, sarà effettuato in 120 rate mensili a decorrere dal gennaio 2011».
«Questo è il governo dell’odio e del manganello», ha commentato Antonio Di Pietro, leader dell’Idv. " da La Stampa online To

" Alla Camera sulle norme che istituiscono le comunità giovanili scatta la rissa, e Franco Barbato (Idv) rimedia da un corpulento deputato del Pdl un colpo in faccia per il quale i medici gli diagnosticano 15 giorni di prognosi. Fatti per i quali il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiesto una istruttoria ai deputati questori.
Tutto succede durante l’esame del ddl Meloni. Il testo è duramente contestato dall’opposizione ma anche da alcuni deputati del Pdl che, a cominciare da Alessandra Mussolini, sono spine nel fianco per il giovane ministro della Gioventù, che evidenzia un «problema politico». Si è lì lì per decidere il rinvio (poi avvenuto) del testo in commissione quando Franco Barbato, non nuovo a baruffe in Aula a Montecitorio, parte in una provocazione nei confronti della Meloni e del Pdl. «Lei è un ministro molto giovane solo apparentemente, perchè in questo provvedimento lei rappresenta una politica molto vecchia e stantia. Ho l’impressione - dice - che lei voglia finanziare la sua corrente, la corrente di Alemanno, del suo assessore regionale Lollobrigida che gestirà questi fondi, il suo parente».
Ma Barbara Saltamartini (ex An) non ci sta: parte dritta come un treno verso Barbato e, a malapena frenata dai commessi, comincia ad urlargli improperi, da questi ricambiati a tono. In un attimo le danno man forte diversi altri deputati ex An: anche loro hanno come obiettivo Barbato, cui Maurizio Bianconi urla a squarciagola «pezzo di merda». E scatta la colluttazione.
Fabio Rampelli cerca di «acchiappare» Barbato ma non ce la fa; Giovanni Dima prende al collo Pierfelice Zazzera (Idv), "colpevole" di trovarsi accanto al "bersaglio" e volano parolacce. La vicepresidente Rosy Bindi sospende la seduta per i disordini: è in questa fase che Barbato viene colpito al volto. Testimoni della scena riferiscono che Carlo Nola, abbastanza corpulento ed anche lui del Pdl, riesce a superare la barriera dei commessi ed a mollare da dietro un sonoro ceffone in faccia a Barbato. " da La Stampa online To
Oggi è stata una giornata molto calda e le immagini viste in Tv, dal Tg3 al tg de La 7 a quello serale della Svizzera italiana, non sono certo state edificanti. Dalle botte e dalle manganellate delle forze dell'ordine ai disperati cittadini aquilani, che non sanno più dove sbattere la testa perchè oltre ad avere ancora una città distrutta con quintali di macerie non tolte devono pure tornare a pagare le tasse , alla rissa in Parlamento, tutto è vergognoso, incredibilmente, profondamente, ignominiosamente, vergognosamente d-i-s-g-u-s-t-o-s-o
Da tempo provo una profonda inquietudine per tutto quello che sta succedendo a livello politico e sociale ma episodi come quelli di oggi a Roma mi convincono sempre più che il nostro paese stia correndo seri pericoli e che la libertà e la democrazia se ne stiano andando a passi sempre più lunghi, rapidi e veloci ...nella più completa indiffernza della maggior parte degli Italiani, purtroppo !