martedì 12 maggio 2020

La Mamma di Silvia Romano

Sono due giorni  che il coronavirus è  finito  in secondo piano perché su tutti i giornali e in TV impazzano le polemiche per la liberazione di Silvia Romano, la giovane cooperante milanese rimasta prigioniera della jiad islamica in Somalia per ben 18 mesi, dopo un rapimento che anche allora provocò polemiche, insulti e quant'altro sui social 
La giovane e  stata liberata con il pagamento  di un riscatto, e già questo è  stato motivo di ire funesta,  ma quello che ha scatenato l'ira  di dio, come si suol dire, è  il fatto che è  tornata vestita come una musulmana ( dopo tutto quel tempo non poteva essere diversamente, no ) e che ha candidamente dichiarato di essersi convertita alla religione  di Maometto e di chiamarsi adesso Aisha, come la terza moglie del suddetto.
Dopo  insulti minacce di morte lettere  e chi più  ne ha più  ne metta, Silvia Romano si è  recata dal capo dell'antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili 
Lei ha dichiarato di essere serena, ma la madre, assillata dai giornalisti mentre era uscita un attimo da casa,  ha detto solo una cosa, la stessa che ho pensato io quando ho visto la foto della giovane tutta intabarrata in quel lungo pastrano verde che le ricopriva anche il capo : " Chiunque finisce in quei posti li,  si converte",
Donna saggia, la mamma di Silvia. E posso immaginare l'angoscia di questa famiglia che per mesi non ha avuto notizie della ragazza e poi al suo ritorno si sono ritrovati in mezzo a questa bagarre da circo equestre del solito branco di affezionati insultatori sputa sentenze che devono sempre dire la loro su tutto e su tutti, spargendo veleno e cattiverie a iosa.
La loro felicità  per aver potuto riabbracciare Silvia è  stata sporcata da tutto  quello  che è  successo nelle ore successive  al suo ritorno in Italia.
Sicuramente anche su di lei calerà  l'oblio di stampa e giornali e i frequentatori dei social avranno altre vittime da prendere di mira, ma un'esperienza  simile non è  da augurare a nessuno, ne a chi è  andata sicuramente  in Africa piena di gioia e di speranza convinta di fare del bene ai piccoli del posto, insegnando loro quello che lei aveva appreso in un paese europeo culturalmente avanzato, e che si è  ritrovata nelle mani di fanatici religiosi che non hanno scrupoli di nessun tipo, uomini che in nome di una religione uccidono e sottomettono senza pietà  interi territori occupandoli con le armi e la violenza. Ne tanto meno la famiglia di chi è  stato rapito per tanti mesi, un tempo infinito per chi ha atteso con ansia notizie senza sapere se era ancora viva o se era stata uccisa senza pietà .
Ricordo il rapimento di Giuliana Sgrena,  la giornalista la cui famiglia vive ancora qui in Ossola, e la sua liberazione traumatica in Iraq. Una donna adulta ed esperta tornata provata il cui viso pieno di angoscia e di disperazione non impedí ai soliti di creare un caos di polemiche a non finire. 
La brillante operazione di quella volta fini  nel sangue, mentre questa è stata un successo per il capo di Governo Conte e per Di Maio , che si sono recati entrambi a riceverla all'aeroporto.  
Forse col senno di poi sarà  venuto loro in mente che forse era meglio farla rientrare in sordina, con un silenzio forse ipocrita, ma sicuramente  rassicurante  per lei e per la sua famiglia?
Io penso spesso a padre Dall'Oglio,  scomparso da anni in quel calderone infernale che era  la Siria in guerra, anche lui rapito mentre si dedicava al benessere di chi era in difficoltà,  e di cui non si è  mai più  saputo nulla.
Mentre Quirico, il giornalista di guerra de La Stampa, entrato clandestinamente in Siria,  fu preso e passato di banda in banda fino alla liberazione.  Un uomo fortunato che però  in quell'occasione rischiò  parecchio e subi parecchio. Vide cose inimmaginabili e quando tornò  dichiarò  in una lunga intervista al giornale torinese, per il quale ancora oggi lavora come reporter di guerra, il suo odio per quegli assassini e farabutti che usano la religione mussulmana come scudo per commettere crimini e nefandezze indescrivibili
Questa volta invece ciò  che più  ha scatenato le menti dei soliti è  stato  il fatto che la giovane  Silvia Romano è  tornata  sorridente, apparentemente felice, ben vestita e per nulla sciupata o terrorizzata.
E allora apriti cielo, impiccatela,  arrestatela e tutto il resto del repertorio  becero di un certo mondo di  internet e dintorni
Oggi pomeriggio  io ho accolto il messaggio di Amnesty International  Italia ed ho inviato un breve pensiero a Silvia. Le ho augurato di ritrovare la pace e la tranquillità con la sua famiglia e con chi le vuole bene
E spero il più  presto  possibile perché  non sarà  di certo facile e semplice per lei dimenticare ciò  che le è  successo in Africa, comunque sia andata.
A quell'età si è  ancora giovani e se non si ha un carattere forte, da guerriere,  in un modo o nell'altro si soccombe e si subisce tutto pur di non impazzire, umiliate e calpestate dall'odio di uomini che ci odiano a morte
Perché  siamo europei e cattolici
A questo forse dovrebbero pensare tutti quelli che si sono scagliati contro Silvia e dovrebbero pure riflettere sul fatto che noi europei siamo stati vittime negli ultimi anni  di attacchi terroristici a casa nostra. In Francia, in Inghilterra, in Belgio ....fino al devastante attacco delle Torri gemelle a New York nell'ormai lontano 2001. Menti bacate che ci odiano ed odiano il nostro modo di vivere, odiano noi donne libere intelligenti e non succubi, odiano la nostra religione, ben più  antica della loro, ma con tante analogie , da alcune feste a tanti versetti del Corano, dove si ritrovano pensieri positivi come nella Bibbia di Cristiani ed Ebrei 
 F

domenica 5 aprile 2020

Finirà la pandemia ma....

In un articolo letto online su La Stampa, il giornale di Torino, la virologa Ilaria Capua , parlando del coronavirus, ha previsto la sua fine ma anche anticipato che il nostro mondo saà per sempre cambiato 
Ecco le sue parole :
Coronavirus, la virologa Ilaria Capua: "Non ne usciremo prima dell'estate e sarà un mondo diverso"«Siamo di fronte ad un'emergenza sanitaria, ma non è un tunnel senza fine. Usciremo dall'emergenza sanitaria ma saremo tutti diversi: qualcuno perderà persone care, qualcuno perderà il lavoro, qualcuno si arricchirà, qualcuno avrà problemi psicologici. Noi non possiamo resistergli. È illusorio pensare che lo sradicheremo. Nel post pandemia avremo un mondo diverso, più consapevole: ognuno di noi deve alzare lo sguardo dall'immediato, cercare di allungarlo verso il futuro». Lo ha detto Ilaria Capua, virologa responsabile dell'One Health Center of Excellence dell'Università della Florida, parlando nel corso di una diretta Instagram con il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Neppure l'estate, ha spiegato la virologa, fermerà il coronavirus, così come a suo tempo non fu il caldo a fermare la Sars, ma il contenimento."
Ecco anche il video in cui ne parla

Sars- covid 19 ed il sito WHO

Sono entrata ieri, con il didle di Google, nel sito dell' Oms dove ho trovato in inglese tutte le indicazioni già incontrate sui giornali italiani online
Ad esse si sono però aggiunti dei video molto interessanti, anche se un po' agghiaccianti, ed utili. Sicuramente da vedere
Coronavirus disease (COVID-19) is an infectious disease caused by a newly discovered coronavirus.
Most people infected with the COVID-19 virus will experience mild to moderate respiratory illness and recover without requiring special treatment.  Older people, and those with underlying medical problems like cardiovascular disease, diabetes, chronic respiratory disease, and cancer are more likely to develop serious illness.
The best way to prevent and slow down transmission is be well informed about the COVID-19 virus, the disease it causes and how it spreads. Protect yourself and others from infection by washing your hands or using an alcohol based rub frequently and not touching your face. 
The COVID-19 virus spreads primarily through droplets of saliva or discharge from the nose when an infected person coughs or sneezes, so it’s important that you also practice respiratory etiquette (for example, by coughing into a flexed elbow).
At this time, there are no specific vaccines or treatments for COVID-19. However, there are many ongoing clinical trials evaluating potential treatments. WHO will continue to provide updated information as soon as clinical findings become available.

Stay aware of the latest information on the COVID-19 outbreak, available on the WHO website and through your national and local public health authority. Most people who become infected experience mild illness and recover, but it can be more severe for others. Take care of your health and protect others by doing the following:
Wash your hands frequently
Regularly and thoroughly clean your hands with an alcohol-based hand rub or wash them with soap and water.
Why? Washing your hands with soap and water or using alcohol-based hand rub kills viruses that may be on your hands.

Maintain social distancing
Maintain at least 1 metre (3 feet) distance between yourself and anyone who is coughing or sneezing.
Why? When someone coughs or sneezes they spray small liquid droplets from their nose or mouth which may contain virus. If you are too close, you can breathe in the droplets, including the COVID-19 virus if the person coughing has the disease.

Avoid touching eyes, nose and mouth
Why? Hands touch many surfaces and can pick up viruses. Once contaminated, hands can transfer the virus to your eyes, nose or mouth. From there, the virus can enter your body and can make you sick.

Practice respiratory hygiene
Make sure you, and the people around you, follow good respiratory hygiene. This means covering your mouth and nose with your bent elbow or tissue when you cough or sneeze. Then dispose of the used tissue immediately.
Why? Droplets spread virus. By following good respiratory hygiene you protect the people around you from viruses such as cold, flu and COVID-19.
If you have fever, cough and difficulty breathing, seek medical care early
Stay home if you feel unwell. If you have a fever, cough and difficulty breathing, seek medical attention and call in advance. Follow the directions of your local health authority.

Why? National and local authorities will have the most up to date information on the situation in your area. Calling in advance will allow your health care provider to quickly direct you to the right health facility. This will also protect you and help prevent spread of viruses and other infections.
Stay informed and follow advice given by your healthcare provider
Stay informed on the latest developments about COVID-19. Follow advice given by your healthcare provider, your national and local public health authority or your employer on how to protect yourself and others from COVID-19.

STIAMO a CASA. Manteniamo le DISTANZE. LAVIAMO sovente le MANI. mettiamo MASCHERINE e GUANTI.
Eviteremo il contagio ed aiuteremo medici, personale ospedaliero e volontari delle ambulanze, oberati di lavoro e sempre a rischio . Ed eviteremo a noi stessi  di rischiare la propria salute e la propria vita...



sabato 4 aprile 2020

Zoom e zoombombing

Questa settimana ho partecipato ai consigli di classe da casa con computer. Sono stata invitata dai coordinatori di classe a partecipare agli incontri. Per la prossima settimana dovremo fare un saluto alle classi sempre collegandoci con Zoom . Ma oggi la nostra collega giovane di Inglese, che è l'animatore digitale della scuola, sta tribolando da ore perchè proprio in queste ore Zoom sta introducendo delle novità a livello di sicurezza e di pasword
Cercando nuovi articoli sul coronavirus oggi pomeriggio ho trovato questo articolo online pubblicato dalla pagina de IlPost veramente molto interessante ed utile

" IlPost

INTERNET SABATO 4 APRILE 2020
Gli “Zoombombing” stanno diventando un problema
Sono le azioni di disturbo organizzate introducendosi nelle ormai quotidiane videochiamate e riunioni a distanza, che spesso diventano vere aggressioni verbali

Zoom è una delle app per videochiamate più usate nel mondo per mantenere i contatti con amici, parenti e colleghi in questo periodo di restrizioni agli spostamenti per via del coronavirus (SARS-CoV-2). La usano anche molti insegnanti per tenere videolezioni in diretta, aziende per fare riunioni e perfino ministri britannici per consigli governativi. Secondo la società di analisi dati sulle app SensorTower, a febbraio l’app di Zoom era stata scaricata 6,2 milioni di volte: a marzo 76 milioni di volte, più del mille per cento in più. Parallelamente alla sua grande diffusione, però, è stato segnalato un problema di Zoom: il cosiddetto “Zoombombing”, cioè la pratica di interrompere videolezioni e riunioni di vario genere in corso con messaggi scemi o, nei casi peggiori, pornografici, razzisti e offensivi.

Negli Stati Uniti l’FBI ha ricevuto così tante segnalazioni di episodi di “Zoombombing” da aver diffuso un comunicato per avvisare del problema e invitare chi ne ha subito uno di segnalarlo. Alcuni procuratori americani inoltre hanno detto che indagheranno sulle accuse di questo tipo, mentre Matthew Schneider, procuratore del Michigan, ha addirittura detto: «Pensate che lo Zoombombing sia divertente? Vediamo quanto lo sarà quando sarete arrestati. Se interferite con una teleconferenza o un incontro pubblico in Michigan potrebbe capitarvi di sentir bussare alla vostra porta dalla polizia federale, statale o locale».

Su Zoom si può accedere a una videochiamata con un link: se questo è usato tra pochi amici e diffuso per mail o messaggio non ci sono ovviamente rischi di intrusione. Ma per le videochiamate più ampie, i link sono spesso diffusi sui social network o siti internet, e da lì possono essere usati anche da persone malintenzionate.

Il New York Times, che ha dedicato un lungo articolo al fenomeno, ha raccolto le storie di alcune persone che lo hanno subito. Il 29 marzo, ad esempio, si è tenuta una videoconferenza del Concordia Forum, una rete internazionale di persone musulmane, a proposito della spiritualità in relazione alla pandemia: a un certo punto qualcuno ha cominciato a scrivere un insulto razzista su una delle slide condivise tra i partecipanti. Dopodiché l’infiltrato ha condiviso il suo schermo, dove si vedeva un video pornografico, ripetendo l’insulto razzista a voce.

Lo stesso genere di interruzione è avvenuta durante una discussione di tesi di dottorato a distanza, in un incontro dell’American Jewish Committee di Paris, in vari eventi culturali a distanza ma anche in molte riunioni degli Alcolisti Anonimi: tra le altre cose è successo che qualcuno usasse la funzione di Zoom per cambiare lo sfondo intorno a chi parla per mostrare una GIF di una persona che beve una bevanda alcolica. Un uomo di Los Angeles membro degli Alcolisti Anonimi ha raccontato che in tutti i 30 incontri a distanza a cui ha partecipato nelle ultime settimane ci sono state interruzioni spiacevoli.

Chi organizza gli incontri su Zoom può rimuovere un partecipante fastidioso in qualunque momento, ma se gli Zoombombing sono portati avanti da più persone contemporaneamente può essere difficile.

Queste aggressioni infatti sono spesso organizzate in modo simile alle campagne di insulti, minacce e molestie sui social network che si sono viste più volte negli ultimi anni – una delle più note fu il cosiddetto “GamerGate”, nel 2014 – e ai gruppi che condividono immagini di nudità o atti sessuali diffuse senza il consenso della persona che ritraggono. Su alcuni social network e app di messaggistica vengono diffusi i codici di accesso per incontri e lezioni su Zoom, spesso resi pubblici dagli stessi organizzatori senza immaginare possibili conseguenze negative, con l’invito a disturbarle e interromperle.

Leggi anche: C’è una “campagna di diffamazione” contro Houseparty?

Il New York Times ha trovato 153 profili di Instagram, decine di account di Twitter e numerosi forum di discussione su Reddit (che successivamente li ha chiusi) e 4Chan usati da migliaia di persone per fare Zoombombing, a volte semplicemente condividendo i codici di accesso, altre volte pianificando come interrompere le videoconferenze. Dallo scorso weekend migliaia di persone hanno cominciato a seguire account di Instagram con nomi come Zoomraid e Zoomattack, creati appositamente per diffondere informazioni sulle aggressioni e le azioni di disturbo su Zoom. Un portavoce di Facebook ha detto al New York Times che per evitare che Instagram sia usato in questo modo gli hashtag usati per segnalare gli Zoombombing saranno bloccati.

In alcuni casi si può dire che lo spirito con cui vengono fatte queste operazioni non sia molto lontano da quello degli scherzi telefonici degli adolescenti: sono proprio ragazzi costretti a stare in casa, pieni di compiti da fare, a disturbare molte videolezioni di scuole medie e superiori, un po’ per noia e un po’ per ribellione verso l’isolamento forzato in casa. Come nel caso degli scherzi telefonici, spesso si tratta di interruzioni inoffensive, magari inappropriate, ma relativamente innocenti. Tra i ragazzi che le stanno organizzando ci sono anche gestori di account di Instagram che condividono video divertenti presi da TikTok o meme: per aumentare il numero dei propri follower si sono messi a diffondere informazioni su incontri su Zoom, invitando chi li segue a interrompere facendo qualcosa di buffo.

Ma ci sono tanti Zoombombing molto meno innocenti: quelli organizzati da gruppi di adulti che, dopo essere entrati in contatto su forum e social network, pianificano gli attacchi alle videoconferenze su Zoom usando Discord, una piattaforma per chattare mentre si gioca ai videogiochi molto usata, tra gli altri, da estremisti di destra. In queste chat – il New York Times ne ha trovate 14, la più popolare delle quali ha più di 2mila partecipanti – si condividono codici di accesso a Zoom, ci si mette d’accordo su un orario in cui compiere le interruzioni e vengono decise scale di “punti” che si possono ottenere facendo una certa azione di disturbo piuttosto che un’altra. Tra i codici che vengono condivisi ci sono quelli di videolezioni di scuole e di incontri di supporto psicologico a ragazzi trans.

La società che gestisce Discord ha condannato questo comportamento e ha detto che viola i termini di servizio della piattaforma: quando scoprirà che un account è coinvolto in questo tipo di chat, si impegnerà a rimuovere certi contenuti condivisi e a chiudere l’account in questione.

Alcuni Zoombombing sono stati registrati dai loro autori e i video sono stati diffusi su YouTube e Twitch, un sito per giocare ai videogiochi di Amazon. Uno youtuber piuttosto noto ha fatto uno streaming in diretta degli Zoombombing compiuti contro decine di gruppi di Alcolisti Anonimi riunitisi su Zoom. Anche nel caso di YouTube un portavoce ha detto che i contenuti inappropriati e offensivi saranno rimossi.

Un portavoce di Zoom ha detto che la società condanna gli Zoombombing, ma per come l’app per le videoconferenze è stata progettata, pensando ai soli incontri di lavoro, e non tanto agli usi che se ne fanno in questo periodo, non ha molti strumenti per impedire che avvengano. Gli utenti però possono prendere delle precauzioni per proteggersi, consigliate anche dall’FBI:

su Zoom si possono organizzare videoconferenze pubbliche e private ed è bene propendere per le seconde; per controllare l’accesso si può richiedere una password oppure attivare una specie di sala d’attesa che fa sì che solo gli organizzatori della videoconferenza possano dare l’accesso ai nuovi partecipanti;
un’altra cosa da evitare è condividere il link di accesso a videoconferenze e videolezioni su post sui social network che chiunque può vedere;
si può impedire ai partecipanti alle videoconferenze di condividere il proprio schermo con le altre persone presenti, basta cambiare le impostazioni;
è bene inoltre che tutti i partecipanti usino la versione più aggiornata di Zoom "


sabato 6 maggio 2017

Difficoltà per gli anziani con il CUD

Genova - Alla sede centrale, in piazza della Vittoria, si presentano ogni giorno più di cento persone. Tante altre bussano invece alle quattro sedi periferiche. Obiettivo di tutti, ottenere la sospirata Certificazione unica. Essenziale per la dichiarazione dei redditi ma, come accaduto l’anno scorso, l’Inps non invia più il documento al domicilio dei pensionati.
Al contrario, occorre attivarsi per ottenerla. E se le modalità sono a onor del vero numerose, è quella più alla portata di tutti a zoppicare, ossia la richiesta allo sportello, preferita da un numero sempre molto alto di persone. Una procedura che si rivela in molti casi più ostica del necessario.
Nonostante l’estrema semplicità dell’operazione, infatti - si tratta di digitare i dati dell’interessato quindi stampare un documento - a diversi pensionati o loro delegati è stato richiesto di tornare più volte. All’apparenza perché una procedura sulla carta ragionevole, pensata per abbattere le code, è stata rigidamente applicata a tutti. «L’ufficio era vuoto - segnala un utente al Secolo XIX - eppure, senza che fosse data alcuna altra possibilità, mi è stato presentato un modulo da compilare per prenotare il ritiro la mattina successiva. Il problema è che nemmeno il giorno dopo la Certificazione era disponibile. Così, è servita una terza visita per risolvere». da Il Secolo XIX
Leggendo questo articolo mi è venuto spontaneo pensare che anche online non è stato semplice riuscire ad ottenere il sospirato documento, ex CUD perché attualmente si chiama modello unico.
Ho dovuto richiedere un nuovo Pin per entrare a cercare il documento per mia mamma, di anni 93 !
Mi sono arrivati subito sul cellulare i primi otto numeri ma gli altri otto che dovevano pervenire via email si sono fatti attendere un bel po'.
Dopo alcune ore ho riaperto il computer e finalmente ho trovato la sospirata mail . Sono andata nella pagina del sito Inps, ho inserito il codice fiscale di mia mamma, i 16 numeri prestando attenzione a non sbagliare e finalmente sono entrata...
beh non proprio e non subito perché ho dovuto salvare i numeri effettivi comparsi su una piccola scheda salvabile o stampabile del nuovo Pin, rifare l'operazione con questo pin ed arrivare alla pagina di mia mamma...
Dove ho trovato una bella sorpresa. Eh sì ... il sito ha cambiato tutto e non ha ancora inserito un bel nulla. Era tutto vuoto, non c'erano i mesi con i dati riguardanti le cifre effettive della sua pensione. Non c'era niente altro. Se cliccavo compariva la scritta che annunciava che presto avrebbero reinserito tutti i dati e le notizie personali riguardanti la sua situazione pensionistica
Naturalmente non c'era neppure il modello unici 2017 ...
Ho dovuto inserire il suo nome e cognome in cerca nella home page del sito e la parola cud 2017 per vedere finalmente comparire le sospirate otto pagine dei suoi redditi annuali dello scorso anno. Ma le pagine erano in formato pdf non salvabile. Si potevano solo stampare!
Ho dovuto spedirle via email alla commercialista e a me stessa per poterle conservare in un file visto che questo portatile non è collegato alla stampante, che si trova altrove con un altro laptop collegato.
Nel mondo dei tablet e dei telefonini di nuovissima generazione, sempre più usati da tutti, anziani autosufficienti compresi, trovare un pdf non salvabile è veramente incredibile.
Dopo aver passato un paio di ore a tribolare alla fine sono riuscita ad avere ciò che mi serviva ma mi sono chiesta come avrebbe fatto un anziano non troppo pratico di pc pin password ecc ecc ad avere il documento online

Il Venezuela come il Cile

 
«Mio figlio, Fernando Caballero Galvez, è stato arrestato alle tre del pomeriggio del 6 aprile, e torturato con scariche elettriche. È ancora detenuto con l’accusa di terrorismo, senza essere stato incriminato in tribunale».
Chi fa questa denuncia è il padre di Galvez, Fernando Caballero Arias, che accusa il governo del presidente Maduro di «violare i diritti umani per restare al potere». Lo incontro a una messa per ricordare i caduti delle proteste in Venezuela, organizzata a Las Mercedes dal Foro Penal Venezolano, una ong di avvocati che difendono gratuitamente i detenuti politici. Il foro accusa il regime chavista di torture, e Arias è disposto a metterci la faccia: «Mio figlio ha 29 anni, e frequenta il quinto anno di Economia alla Universidad Central de Venezuela. Il 6 aprile stava partecipando a una marcia, che passava davanti al Centro Comercial El Recreo, quando ha visto una ragazza caduta a terra per i lacrimogeni. Si è fermato ad aiutarla, ed è stato arrestato dalla Guardia Nacional Bolivariana e della polizia». 
Erano le tre del pomeriggio, e da quel momento è cominciato il calvario di Fernando: «Come prima cosa gli hanno rubato tutto, soldi e cellulare. Verso le sette della sera lo hanno portato nella sede del Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional, Sebin, la polizia politica del regime. Lo hanno pestato con i bastoni, frustato con corde bagnate, e poi torturato con le scariche elettriche. Quindi lo hanno incappucciato e rinchiuso in una cella buia di isolamento. Volevano che confessasse di aver commesso reati, e soprattutto di essere stato spinto a farlo dai leader dell’opposizione. Le torture sono continuate fino alle 4 del mattino, quando lo hanno incappucciato di nuovo per portarlo nelle prigioni del Centro de Investigaciones Cientificas Penales y Criminalisticas, dove è ancora detenuto con l’accusa di terrorismo. Il suo caso è stato assegnato al Tribunal 23 de Control de Caracas, ma il giudice incaricato si è ricusato, e quindi è nel limbo. Detenuto, ma senza incriminazione: potrebbe restare così all’infinito. È una situazione angosciante per noi genitori, ma lui non si perde d’animo. Mi ha detto che è determinato a portare il suo caso alle estreme conseguenze». Arias ha deciso di lanciare questa denuncia, con tutti i rischi che comporta, «perché la comunità internazionale deve sapere cosa accade in Venezuela. Una dittatura ha fatto un colpo di stato istituzionale, quando il Tribunale supremo ha esautorato il parlamento, e ora cerca di restare al potere con la repressione». 

Alfredo Romero, direttore esecutivo del Foro Penal, descrive così la situazione: «Nel mese di aprile sono stati fatti 1.668 arresti, e oltre 600 persone sono ancora in carcere senza essere passate in tribunale. Abbiamo ricevuto oltre cento denunce di torture, che ora stiamo investigando: per confermarle in maniera ufficiale richiediamo il certificato del medico forense. Non sarebbe la prima volta, però. Durante la repressione del 2014 ci furono diversi casi, tra cui quello denunciato anche all’Onu di Juan Manuel Carrasco, violentato con una canna di fucile nell’ano». Tra le denunce sotto inchiesta ci sono quella del professore dello stato di Monagas Joel Bellorin, «torturato e poi messo davanti a una telecamera per registrare la confessione. Si è r
ifiutato, e quindi è stato nuovamente brutalizzato. Nello Stato di Merida invece hanno arrestato un quindicenne, di cui non posso fare il nome perché è minorenne, picchiato con i bastoni nello stomaco». 
La repressione sta diventando sempre più brutale: «La Guardia nazionale ormai usa i lacrimogeni per sparare sui dimostranti. Così hanno ucciso Juan Pernalete e ferito Jolita Rodriguez». Le torture più ricorrenti, secondo Romero, sono «le scariche elettriche, le bastonature, le minacce di violenza sessuale, che nel caso delle donne sono costanti». Gli arresti sono diventati selettivi: «Sono andati a prendere a casa un blogger che dava fastidio. Fanno le retate alla fine delle manifestazioni, prendendo anche persone estranee alla protesta, proprio perché sono più impreparate e deboli. Lo scopo è costringerle a confessare, ma soprattutto ad accusare i leader dell’opposizione, così poi vanno ad arrestarli sulla base di queste accuse estorte con la tortura». 
A marzo è stata scoperta anche una fossa comune, nel carcere della Penitenciaria General de Venezuela a San Juan de los Morros: «Non era legata alle proteste, ma dimostra lo stato del sistema. Il governo lascia che le mafie gestiscano le prigioni, e quando si ammazzano tra loro li butta nelle fosse comuni. Speriamo che questi metodi non vengano applicati anche ai detenuti politici». da La Stampa online
 
Ho sempre poco tempo a disposizione ma sfogliando velocemente la pagina online del quotidiano torinese mi sono venuti i brividi a leggere questo articolo. Il Venezuela come il Cile dei desaparecidos di molti anni fa, una dittatura terrificante e barbara che distrusse le vite di tanti giovani uomini e donne che si opponevano al regime militare di allora ed al suo colpo di stato che aveva abolito la democrazia in un paese fino ad allora libero
In Venezuela vivono molti figli nipoti e pronipoti di emigranti italiani che andarono in sud America per trovare un lavoro ed un benessere economico che qui non c'era.
Auguriamoci che la comunità internazionale accolga il messaggio dei venezuelani e cerchi di intervenire per far sì che cessino in fretta le torture e la disperazione dei familiari delle persone ingiustamente imprigionate