sabato 30 novembre 2013

Coiln Russel libero!

"I miei diritti umani sono stati violati in modo ingiusto. Non ho fatto niente di male. Non capisco le ragioni per cui sono stato arrestato. Ho trascorso due mesi difficili in carcere, senza motivo. Non ho commesso nessun crimine. Ringrazio il mondo intero che si sta battendo per la nostra causa. Siete delle belle persone" - Colin Russell
 
Colin Russel  è uno degli Artic 30, i 30 attivisti di Greenpeace arrestati a settembre in Russia per aver protestato contro le piattaforme petrolifere russe nell'Artico A differenza degli altri attivisti è ancora in carcere senza motivazioni specifiche
Ecco il messaggio di sua moglie a chi, come me, aveva firmato per la loro liberazione a settembre :
" "Sono passati 71 giorni di preoccupazione e ansia per me e per nostra figlia Maddie. Tutto questo solo perché Colin e altre 29 persone sono state così coraggiose da dire alle compagnie petrolifere come Shell e Gazprom di fermare la distruzione dell'Artico."
Queste sono le parole di Chrissie, la moglie di Colin Russell: l'unico degli Arctic30 a dover affrontare altri tre mesi in una prigione russa. A 29 dei 30 attivisti coinvolti è stata concessa la libertà su cauzione dopo due lunghi mesi di carcere, ma non a Colin. E ancora non è stata fornita una motivazione ufficiale "


Io ho firmato una nuova petizione  di Greenpeace al Ministro Australiano
Se volete   firmate anche voi  l’appello, chiedendo al Primo Ministro Australiano di intervenire per liberare Colin 
Basta cliccare qui

e se volete saperne di più sugli Artic 30 e sullo sfruttamento e la distruzione delle risorse nell'Artico da parte delle multinazionale andate a vedere l'ultimissimo video di Greenpeace  qui

Artic 30 Cristian D’Alessandro libero

Nei giorni scorsi il Presidente della Russia Vladimir Putin è stato in Italia, prima a Roma dove ha incontrato il Santo Padre Papa Bergoglio e il Presidente della Repubblica Napolitano, e a Trieste per scambi economici con l'Italia
Pochi giorni prima uno dei 30 attivisti di Greenpeace, arrestati dai Russi ed imprigionati, prima per terrorismo e poi per vandalismo, l'italiano Cristian D’Alessandro era stato liberato su cauzione, con l'obbligo di non lasciare il suolo russo
A settembre io avevo firmato nel sito di Greenpeace per il suo arresto ingiusto in acque internazionali
 
Ecco la lettera che sua madre ha inviato a tutti noi che abbiamo sostenuto suo figlio :
" ... anche mio figlio, Cristian D’Alessandro, è stato rilasciato su cauzione dal centro di detenzione SIZO1 a San Pietroburgo. La libertà su cauzione è stata concessa dietro il pagamento di una cauzione di 2 milioni di rubli, circa 45 mila euro. La cauzione è stata pagata con i fondi di Greenpeace International.
Come madre questo è di grande conforto per me, e rappresenta un primo passo importante per dimostrare che mio figlio non ha commesso nessuno dei crimini per cui lui e i suoi compagni sono accusati. Vedere finalmente Cristian uscire dal centro di detenzione è un’immagine di speranza che tutti noi abbiamo aspettato con ansia negli ultimi mesi, anche se non sappiamo ancora quando tornerà a casa.
Ringrazio il Ministero degli Esteri e la rappresentanza diplomatica in Russia per il loro prezioso aiuto. Ora aspettiamo che tutti gli attivisti, incluso l’australiano Colin a cui la libertà su cauzione è stata negata, escano dal carcere. Siamo sollevati, ma non stiamo festeggiando: sono tutti ancora accusati di vandalismo, crimine molto serio che non hanno commesso, e rischiano anni di carcere. Gli Arctic30 saranno liberi quando cadranno le accuse ingiuste e anche l’ultimo di loro sarà tornato a casa dalla propria famiglia.
Io e mio marito non vediamo l’ora di poter parlare con nostro figlio. "
 
Sicuramente sono importanti anche gli interessi commerciali e Putin è il perno per far cessare quella sanguinosa e devastante guerra civile in Siria, in quanto è sostenitore di Assad ( e come non poteva non esserlo ! ) , ma io spero che Papa Francesco ed i nostri governanti non dimentichino che Putin non è certo un democratico e che in Russia i diritti civili di tutti, gay compresi, non esistono !
Una delle Pussy Riot condannata è "sparita" in  un carcere della Siberia , tanto per fare un esempio ....

mercoledì 27 novembre 2013

17 e 43

"  Silvio Berlusconi non è più senatore della Repubblica. Ma alle 17 .43, mentre il Senato vota la sua decadenza tra donne di Forza Italia in nero come segno di lutto e grillini in festa, il Cavaliere da via del Plebiscito mette in chiaro che lui no, non esce di scena. «Resterò in campo», assicura ai fedelissimi (pochi)che in piazza sfidano la tramontana. «Mi batterò anche fuori dal Parlamento come altri leader. Come Grillo e Renzi...», spiega.  " da La Stampa TO
Oggi pomeriggio mentre stavo correggendo delle verifiche ho acceso la Tv ed ho fatto zapping tra diversi canali  . Ovunque c'erano speciali dal Parlamento o dalla piazza dove Berlusconi parlava dal palco
L'apoteosi di una farsa che continua da mesi e che, secondo me, non finirà  tanto presto
Purtroppo !
E se non bastasse Berlusconi, ecco che anche Renzi apre bocca ogni due secondi e Grillo non è da meno....
Ma non hanno null'altro da fare ???
Il Finish di Renzi dovremmo  dirlo noi A loro E magari aggiungerci anche un bel Sciò .... che non ne possiamo più di questi affabulatori, urlatori , venditori di fumo che gridano gridano ma pensano solo ed esclusivamente a loro ed ai loro interessi ...

mercoledì 20 novembre 2013

Doris Lessing

Pensa in modo sbagliato, se vuoi, ma pensa con la tua testa ...
 
Doris Lessing, la scrittrice britannica vincitrice del premio Nobel per la Letteratura nel 2007, è morta all'età di 94 anni
Tra le sue circa 50 opere  L'erba canta del 1950, Il taccuino d'oro del 1962, Sotto la pelle del 1994, Il senso della memoria del 2006.
Doris May Taylor era nata da genitori inglesi n Iran nel 1919, ma si trasferì da bambina nella Rhodesia meridionale, oggi Zimbabwe. Studiò in un convento, poi in una scuola femminile, ma a 15 anni lasciò gli istituti per continuare gli studi da autodidatta.
 Ha vissuto per mezzo secolo a Londra, dove si è sposata due volte, divorziando da entrambi i mariti, e ha avuto ha tre figli. Il cognome Lessing è quello del secondo marito, il tedesco Gottfried Lessing.
 La Lessing è stata l' undicesima donna a essere insignita del Nobel, battendo l'americano Philip Roth. Ai giornalisti in quell'occasione commentò: « Ho 88 anni e non possono dare il Nobel a un morto, quindi penso che probabilmente abbiano pensato fosse meglio darmelo prima che io fossi fuori gioco». La motivazione del premio l'aveva definita una «cantrice dell'esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa».


Un bacio e tante polemiche

Durante una manifestazione NoTav in Val di Susa sabato scorso una giovane donna è andata a baciare il casco di un poliziotto
Una foto pubblicata su La Stampa di Torino che è stata interpretata in  modi diversi e che ha fatto discutere molto
Ecco cosa ha pubblicato il quotidiano torinese due giorni dopo : "  Quello scatto che ha fatto il giro delle redazioni e anche dei siti del movimento si è portato dietro un mare di polemiche. "
" Il poliziotto al centro di un intenso interesse mediatico e protagonista involontario dei social network è un ragazzo siciliano di 25 anni, da pochi mesi a Torino. Fa parte del V Reparto Mobile "
" Si chiama Nina De Chiffre, vive a Milano, ha 20 anni, studia e lavora. È lei la manifestante No Tav che sabato pomeriggio, durante il corteo in val di Susa, è stata fotografata mentre baciava il casco di un poliziotto in tenuta antisommossa. «Ci sono due cose che vorrei subito chiarire – puntualizza lo giovane attivista, militante del collettivo meneghino Remake -. Quella foto non è stata assolutamente organizzata ad arte, come molti hanno insinuato. Il fotografo ha solamente avuto fortuna. Ma soprattutto: il mio intento non era quello di lanciare un messaggio di pace alle forze dell’ordine. Al contrario: volevo ridicolizzare i poliziotti. Volevo metterli in imbarazzo: volevo prenderli in giro. Direi che ci sono riuscita». 
Come è avvenuto l’episodio? 
«È molto semplice. Stavamo marciando in corteo, quando improvvisamente ci siamo trovati di fronte questo schieramento di polizia. Gli agenti in tenuta antisommossa, per regolamento, non possono reagire ad alcuno stimolo proveniente dai manifestanti. Così mi sono avvicinata con la mani in alto. Ho visto un giovane agente – avrà avuto 20 anni – e ho iniziato a provocarlo. Prima gli ho leccato il casco, poi gliel’ho baciato. Infine ho infilato le mie dita nelle sue labbra, ma in quel momento è intervenuto un suo superiore che mi ha allontanato».
«...  ho pensato a Marta, una ragazza No Tav di Pisa che a luglio di quest’anno è stata picchiata e molestata dalle forze dell’ordine durante uno scontro in val di Susa. Intendo dire: molestata sessualmente, da uomini in divisa. Perciò ho voluto provocare quel giovane agente: è stato il mio modo di reagire a ciò che è successo a Marta. Ho utilizzato due sole armi: l’ironia e il grottesco ...».
La " guerra " NOTAV è anche questo Purtroppo i nostri governanti continuano a ritenere la Tav importante e fondamentale A chi come me la ritiene invece inutile e dispendiosa farebbe invece un enorme immenso piacere sapere che tutti quei soldi stanziati per la Tav  potrebbero essere usati altrove, nelle scuole per esempio o là dove l'ambiente viene stravolto da devastazioni  di cicloni e tornadi  sempre più frequenti !!!

martedì 19 novembre 2013

Lea Garofalo, pentita dell'ndrangheta'

Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, fu prelevata in centro, a Milano, a pochi passi da Corso Sempione, la sera del 24 novembre  2009, un mese a Natale. A bordo di un furgone bianco fu portata in un casolare alle porte di Monza, dove  fu torturata per ore affinché dicesse la verità sul suo racconto alla polizia - Lea  aveva "spifferato" verità scomode su alcuni omicidi di 'ndrangheta a Milano - , poi uccisa con un colpo di pistola e infine bruciata,  e non dissolta nell'acido, come gli inquirenti  ipotizzarono  per lungo tempo, in un campo della Brianza
Nel  marzo 2013, i sei indagati per l'omicidio di Lea , tra cui l'ex marito, Carlo Cosco, il fratello Vito e l'ex fidanzato della figlia Denise, tutti originari di Petilia Policastro, comune del crotonese,  come lo era anche Lea, sono stati condannati all'ergastolo. 
 La vita di Lea è stata una vita difficile. In tenera età perse il padre e   il fratello, entrambi uccisi dalla 'ndrangheta. Poi sposò Carlo, giovane rampollo della malavita locale. Giovane ed inconsapevole,  Lea si ritrovò a   vivere una vita che non voleva, una vita che conosceva già, ma che avrebbe voluto evitare alla figlia Denise    .
Per questo motivo decise di collaborare con la giustizia, finendo in un inferno fatto di solitudine e continui cambi di residenze, fino alla decisione  azzardata e molto pericolosa di lasciare il programma di protezione. Si era infatti fidata ed era  convinta che fossero disposti a perdonarla  Aveva in mente di andarsene in Australia, ma il suo viaggio finì a Milano, dietro Corso Sempione, poco dopo aver lasciato la figlia.
Lea   è stata una donna coraggiosa che ha pagato le sue scelte  con la vita. Di lei sono rimasti 2.800 frammenti ossei, in tutto un chilo e trecento grammi, trovati il 21 novembre 2012

Sabato 19 ottobre 2013 a Milano, grazie alla volontà di sua figlia Denise e dell'associazione di Don Ciotti Libera, Lea, con un ritardo di quattro anni,  ha avuto  un funerale  civile con tanta gente e tanta commozione
«In ricordo di Lea, la mia giovane mamma uccisa per il suo coraggio  era la dedica, dettata dalla figlia Denise,   sui segnalibri che  in piazza Beccaria sono stati distribuiti a chi ha partecipato  ai funerali
«Lo celebreremo a Milano per testimoniare la vicinanza dei milanesi e di tutti coloro che, da ogni parte d’Italia, combattono le mafie e la criminalità organizzata», aveva annunciato il sindaco Pisapia. «Il giorno dei funerali sarà un momento di riflessione che coinvolgerà tutta la città. Lea Garofalo non era nata a Milano, ma in questa città era arrivata piena di speranze, qui ha avuto il coraggio di ribellarsi alla ‘ndrangheta diventando testimone di giustizia. Un coraggio che ha pagato con la vita».
Nella stessa giornata il giardino di via Montello, di fronte al palazzo controllato dal clan Cosco, è stato intitolato a Lea Garofalo
 Ci sono state anche altre iniziative organizzate insieme all’associazione Libera. A lei è stato dedicato il secondo Festival dei beni confiscati, che si è tenuto a Milano dall’8 al 10 novembre. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha spiegato il significato del segnalibro: «Vogliamo riaffermare il potere dei segni contro i segni del potere. Il segnalibro riafferma l’importanza della cultura contro la mentalità mafiosa».

Ai funerali di Lea don Ciotti ha portato anche un mazzo di fiori a nome di Carmine Venturino, ex fidanzato di Denise e condannato all’ergastolo per l’omicidio di Lea. Carlo Cosco aveva ordinato a Carmine di uccidere anche Denise. «Ma lui si è rifiutato e per questo la ‘ndrangheta lo ha condannato a morte - ha raccontato don Luigi Ciotti -. L’ho incontrato in carcere e sta facendo un percorso interiore profondo. Anche lui, un ragazzo, ha scelto ad un certo punto di dire di no».
Un dramma nel dramma, la storia di Venturino. E un pentimento per amore.
Carmine Venturino, condannato all'ergastolo,  ha spiegato così la sua scelta di collaborare e raccontare la verità sulla morte di Lea,   testimone di giustizia  bruciata “finché non rimase che cenere”. 
Ho fatto questa scelta per amore di Denise, perché sapesse come sono andate le cose nell’omicidio di sua madre, perché Denise occupa il primo posto nel mio cuore” ha detto in aula  l’uomo al processo d’appello davanti ai giudici della corte d’Assise d’Appello di Milano. A luglio, a tre mesi di distanza dal verdetto di primo grado, aveva svelato anche nuovi particolari sul sequestro e sull’omicidio della vittima.
 “Carlo Cosco è uno ‘ndranghetista – ha spiegato Venturino – ed ha sempre avuto il progetto di far sparire Lea”. Per questa vicenda  io ho perso Denise e sono molto provato”.
Denise è parte civile nel processo contro il padre ed è sotto protezione da anni ed assiste all’udienza – nascosta – in un corridoio vicino all’aula. Nel processo di primo grado ha testimoniato e accusato gli assassini di sua madre.

venerdì 8 novembre 2013

La pappa pronta

Leggo tutti i giorni il quotidiano La Stampa di Torino e in particolare il Buongiorno di Massimo Gramellini e le Lettere al Direttore , Mario Calabresi. Ieri una lettera, a cui il direttore ha risposto, mi ha particolarmente interessata perché la persona che ha scritto, una donna classe 1975, ha affrontato il problema scuola e genitori Io appartengo alla classe 1955 e come persona ma ancor più spesso come insegnante ricordo con nostalgia i miei anni scolastici, quando in classe non c'era la maleducazione e i genitori non criticavano mai i docenti davanti ai propri figli, anche se talvolta non approvavano minimamente il loro operato, ma a quanto pare, dopo aver letto la lettera di Francesca T., anche chi ha vent'anni meno di me prova sentimenti simili ai miei !
Lettere al direttore
 07/11/2013
Quanti genitori si trasformano in avvocati e sindacalisti dei figli
Gentile Direttore, ai tempi miei (classe 1975) ad essere messo dietro la lavagna era l’alunno irriverente e ad essere tenuto sott’occhio era l’allievo lavativo/lento di comprendonio. Il soggetto che prendeva siffatti provvedimenti, maestro o insegnante, agiva serenamente nell’interesse di quel ragazzo, sia della classe intera, sostenuto nelle scelte dalla schiera fiduciosa dei genitori.
Ai tempi miei si credeva ancora nel valore dell’exemplum e nel valore di una sana santa sgridata. Il divorzio era una rarità, per le malattie si andava dal medico e non su internet.
Oggi divergenza di opinioni significa subito rottura, la dialettica è cosa di avvocati, cui si ricorre anche se il proprio medico fa diagnosi diverse da Internet. In famiglia e soprattutto in classe non si può sgridare più, pena il vacillare della tenera psiche dei ragazzi e insieme correre il rischio di essere denunciato dal genitore, sempre sulla difensiva, mai in ascolto (forse nemmeno del figlio). 
Educare fa rima con comprare, lodare e fare. Fare attività, gite, feste. Fare sport. Tanto. Troppo, sano, sanissimo, ma troppo: tutti i giorni per riempire il tempo settimanale. Forse – cattiveria mia - per limitare le ore di condivisione domestica genitore-bambino, ingestibili per molte mamme.
Una volta educare era anche sgridare, disapprovare ma anche motivare e contenere. E per contenere bisogna creare confini. Dire no. Porre divieti. 
E il tempo era gestito a tappe evolutive, non a giorni settimanali. Ovvero: non «il martedì fa tennis» ma «quando avrai otto anni e le tue spalle saranno più forti potremo pensare anche al tennis».
C’era un progetto per questi nostri figli. Oggi è tutto un parcheggio.
Ma veniamo alle insegnanti. Possibile che siano loro a essere oggetto di continue valutazioni e «verifiche» dei genitori? Loro che dovrebbero essere libere e serene anche di valutare i ragazzi. Loro che ai ragazzi dovrebbero insegnare attraverso le materie il metodo, la conoscenza e anche un po’ la vita.
Valutare è anche capire e dare uno specchio in mano per vedersi. Ma pare una parola bruttissima, che invecchia e impoverisce i genitori che in quello specchio ci si vedono riflessi.
Per carità ce ne saranno di capre anche nella classe insegnante e si spera in molti che il nuovo esame di stato possa decimare le pecore nere ma perché torchiarle per principio?
Mi si diceva «la maestra ha ragione» anche quando i miei non lo pensavano e questa era la vera comunicazione scuola-famiglia, che consentiva di frequentare la scuola con serenità e sicurezza.
Col tempo imparavamo a capire da che parte fosse realmente la ragione ma quella granitica affermazione tornava a rassicurarci che la scuola era cosa buona e giusta. E nostro dovere.
Oggi mamme e papà privi di cultura o puramente acculturati di titoli pretendono di giudicare il metodo degli insegnanti. Giudicano. Ricorrono ai superiori.  
Parlano e stroncano scuole e carriere con il loro insano tam tam.
Credono di sapere. Dubitano, diffamano. Maestra dietro l’angolo. Mamma in cattedra. A dire cosa? 
Ai nostri figli insegniamo la critica prima ancora che imparino a ragionare. Decostruiamo il loro mondo. Collaboriamo alla loro presunzione, maschera della fragilità.
L’unica certezza? Martedì c’è tennis. 
Forse rieducare le famiglie alla scuola potrebbe essere un primo semplice passo. E chissà che non migliori anche le performance italiane ai test Invalsi.
 
Francesca T.
Questa lettera ha il pregio di esprimere con forza, lucidità e chiarezza un punto di vista e di porre un problema reale che io condivido. Spesso penso con preoccupazione a come i genitori rischino di trasformarsi negli avvocati o nei sindacalisti dei propri figli, svegliandosi un giorno con la rabbia di vederli passivi, «sdraiati» o sfiduciati.  
Le maestre o i professori non saranno di certo perfetti, come non lo saranno molti superiori o capi-ufficio poi nel lavoro, ma è utile imparare a confrontarsi e a crescere, senza avere la pappa pronta e il pronto soccorso della mamma! 
Mario Calabresi 

mercoledì 6 novembre 2013

Demenziale

E' da mesi che evito di leggere sul quotidiano le dichiarazioni ripetute e ripetitive del solito Berlusconi che si ritiene vittima prescelta della magistratura e dei comunisti!
Ma questa sera non ho potuto evitare di ascoltare il TG e sono inorridita quando ho sentito ciò che aveva dichiarato a Bruno Vespa per il suo nuovo ultimo libro : " «I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso»
Ha  perfettamente ragione il  presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, quando ha detto che  è  "Un paragone «non solo inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa» "
Come può paragonare i suoi ricchi  figlioli  viziati e privilegiati ai figli del popolo ebraico deportati, bruciati ed uccisi nei campi di sterminio a migliaia, senza pietà alcuna ? Ma non ha null'altro da fare se non rompere in continuazione e blaterare idiozie di tutti i tipi?  Sa almeno cosa sono stati i ghetti degli ebrei e i campi di sterminio dove li hanno annientati a milioni ?
Ricordo, tra le poche cose che mio padre, ex IMI schiavo di Hitler,  raccontò sui suoi due anni  passati nei campi di concentramento  nazisti, in Polonia ed in Germania, di un posto ( sarà stato Torgau, sottocampo di Flossemburg ? ) dove al di là del reticolato vedeva dei prigionieri non militari con delle casacche a righe e una stella gialla
 Lui allora non sapeva chi fossero e non comunicò mai con loro ma ricordava il loro stato miserevole, molto peggiore di come era quello degli Imi che avevano sempre rifiutato di firmare per la Repubblica di Salò
E' una vergogna che si possa permettere ad una persona condannata in un processo democratico e regolare che continui ad inveire contro chi cerca di mantenere in Italia un minimo di regole e di valori, abitualmente calpestati da persone che non hanno scrupoli e che hanno governato il paese portandolo sull'orlo del baratro, ma soprattutto che non si sia messo in galera chi siede ancora impunemente in Senato con la sua condanna, ed ha la faccia tosta di considerarsi una vittima
La legge dovrebbe essere uguale per tutti ma solo i poveri disgraziati finiscono in galera e vivono l'inferno di carceri superaffollate, indegne di una nazione civile e moderna , a quanto pare !!!