sabato 26 giugno 2010

Ustica 30 anni di ombre

" Il dolore ancora vivo per le vittime si unisce all'amara constatazione che le indagini svolte e i processi sin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili. La tenace dedizione e l'anelito di verità e giustizia con i quali l'Associazione da lei presieduta perpetua il ricordo di quel 27 giugno 1980 trovano la nostra piena comprensione  Occorre il contributo di tutte le Istituzioni a un ulteriore sforzo per pervenire a una ricostruzione esauriente e veritiera di quanto accaduto, che rimuova le ambiguità e dipani le ombre e i dubbi accumulati in questi anni. Nel sempre doloroso ricordo delle 81 vittime, esprimo a lei e ai famigliari dei caduti la partecipe vicinanza mia e della intera Nazione "  il Capo dello Stato  al Presidente della Associazione familiari vittime della strage di Ustica , Daria Bonfietti
Per non dimenticare e per rivedere l'ampia documentazione riguardante il DC9 Itavia caduto in mare 30 anni fa, raccolta meticolosamente da due giornalisti,  sono tornata nel sito stragi80 
Ricordo ancora il profondo senso di sgomento che provai allora quando seppi la notizia e l'angoscia successiva quando si iniziò a sapere che non era stata una tragedia aerea ma un " segreto di stato" da depistare e nascondere ... E dopo neanche due mesi, il 2 agosto 1980, di nuovo Bologna fu colpita da un'altra immane tragedia, l'attentato alla stazione Anni lontani ma sempre presenti nonostante sia passato tanto tempo e lo stesso dolore e la stessa rabbia di allora !

"Una sentenza depositata il 14 giugno 2010 a Palermo ha definitivamente accertato che «circa le due opzioni formulate per individuare le cause della caduta dell'aereo, e cioè l'abbattimento ad opera di un missile, o l'esplosione interna, la Corte ritiene accertata, nel rispetto degli standard  di prova sopra specificati, la prima» cioè il «missile».
«La sentenza della Corte di Appello di Palermo, prima sezione, a mezzo del proprio Presidente Relatore Dr.Alfredo Laurino, ha chiuso ogni porta alle ulteriori fantasiose, infondate e depistatorie ipotesi di deflagrazione di una bomba all'interno del DC9, definitivamente accertando, in punto di fatto, le cause della deflagrazione per opera di un missile. La Corte, sul punto, ha vagliato le numerose perizie versate al fascicolo dibattimentale valorizzando ogni aspetto ed elemento di prova ed escludendo che una bomba potesse aver lasciato quei segni ritrovati sul relitto». «Il fatto accertato dalla Corte non potrà essere oggetto di alcuna riforma, essendo definitivo poichè l'eventuale ricorso in Cassazione potrebbe vertere su mere questioni di puro diritto. Tale fatto, quindi, è oramai giudizialmente appurato dalla magistratura Italiana e non più revocabile in dubbio». Adesso «nessuno può più mettere in discussione che quella sera del 27 giugno del 1980 l'aereo dove viaggiavano 81 Italiani sia stato abbattuto da un missile. Ora il passo successivo sarà quello di verificare di quale nazionalità era il missile»" comunicato di due avvocati che hanno seguito la vicenda, Vanessa Fallica e Daniele Osnato.

martedì 22 giugno 2010

Referendum a Pomigliano

" Sono stati 4.637 i votanti al referendum che si è svolto dalle 8 alle 21 di questa sera presso lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Gli aventi diritto al voto erano 4.881.  Si è raggiunto una percentuale del 95% ..." da La Stampa online To
Questa sera ho letto un bellissimo articolo di  di Luigi De Magistris, ( luigidemagistris.it ) nel sito online di  Micro Mega . Le sue parole sono un pensiero personale che non posso che condividere perchè ritengo che ciò che la Fiat sta proponendo ai lavoratori di Pomigliano è un ricatto a cui non possono dire no perchè hanno bisogno di lavorare e per quel lavoro devono accettare anche i ricatti di una grande industria, dicendo no a leggi costituzionali di salvaguardia del lavoro e degli stessi lavoratori.  Un ritorno ad un passato e a tempi bui che sarebbe stato molto meglio non dover mai più ritrovare e rivedere !
Qui sotto pubblico l'analisi acuta , precisa, importante di de Magistris, che meglio di così non poteva spiegare cosa sta succedendo a Pomigliano in questi giorni:
" La nuova schiavitù di Pomigliano   Il ministro del Lavoro Sacconi parla di “svolta storica” nelle relazioni industriali e sindacali italiane, il collega dell’Economia Tremonti lo definisce esempio dell’avvento di una “economia sociale di mercato”, mentre per Cisl, Uil e l’ad Fiat Marchionne è l’unica soluzione possibile. Per i lavoratori dello stabilimento si tratta invece di un ricatto: continuare a lavorare si, ma in un regime di schiavitù  formalizzato dalle parti sociali.
L’accordo sul destino di Pomigliano d’Arco, che vede l’opposizione della sola Fiom Cgil pronta già allo sciopero, rappresenta il primo importante passo verso la controriforma del mondo del lavoro che questo Governo sta cercando di realizzare da mesi, sfruttando come paravento di copertura la crisi economica. Una sorta di spartiacque, non solo simbolico, fra due ‘epoche’ contraddistinte.
Un prima in cui l’occupazione e i diritti, almeno sul piano ufficiale, dovevano coesistere senza conflitto e un dopo - che è il nostro presente e il nostro futuro e che comincia proprio a Pomigliano - in cui il lavoro diviene spudoratamente e formalmente il far west delle leggi e dei diritti, per aprirsi ad un’economia “senza lacci e lacciuoli” come piace a quella Confindustria del profitto privo di regole, alla politica rampante del “mercato liberosulle spalle dei più deboli, al sindacato che confonde modernizzazione con rinuncia dei diritti e delle regole. Pomigliano rappresenta una partita di più vasto significato in cui si giocano due modelli socio-economici inconciliabili: quello del lavoratore e quello del nuovo schiavo. Si comprende allora la virulenza della concertazione e del conflitto sorti intorno allo stabilimento campano, non solo fabbrica di occupazione ma anche di legalità in una terra nella quale il lavoro è un presidio di contrasto alla montante camorra, che tutto cerca di infiltrare e di gestire adesso che ha assunto la fisionomia del business e si è accomodata nei Cda.
700 milioni investiti per garantire lo stabilimento in cambio della deroga al Contratto nazionale di lavoro e alla Costituzione, che la Fiom non si piega ad accettare, evidenziandone anche i profili di inefficacia e di non validità proprio perché in contrasto con la Carta e con le norme del contratto nazionale. Disponibili ad accettare l’intensificarsi dei ritmi produttivi (18 turni con 40 ore di straordinario comandato, flessibilità necessaria, riduzione della pausa), i lavoratori e la Fiom non possono però piegarsi alla sospensione dei diritti costituzionali e al rispetto dei contratti in essere.
La Fiat infatti si impegna ad investire a Pomigliano, soltanto se viene riconosciuta la possibilità di licenziare quei lavoratori in sciopero che in qualsiasi modo mettano in discussione l’accordo. Tradotto: la fine dell’articolo 40 della Costituzione, quello che dopo il Fascismo fu voluto dai padri costituenti per garantire ciò che la dittatura aveva cancellato, cioè il diritto di chi lavora a difendersi con l’astensione dall’occupazione. Un diritto costituzionale individuale rispetto a cui nessuna organizzazione può sottoscrivere la rinuncia. Punizione dei sindacati che proclamano questo tipo di lotta e che si vedranno privati del versamento dei contributi e sospensione dei permessi sindacali previsti dallo Statuto dei lavoratori.
Semplificato: il ritorno al passato, ad una condizione antecedente al 1970, quando lo Statuto fu approvato segnando un traguardo importante. Cessazione del pagamento della malattia di fronte ai picchi di assenteismo e cancellazione dei permessi elettorali: tutto in violazione della legge e dei contratti attuali. Pomigliano è dunque il palcoscenico delle prove generali di una “recita” pericolosa: quella che vuole uccidere la forza del sindacato; distruggere il Contratto nazionale di lavoro per la contrattazione locale o aziendale, che rende il lavoratore solo e quindi debole; restringere lo spettro dei diritti, dissenso compreso, violando la Costituzione e la legge. Perciò accettare questo ricatto non è possibile. Per Pomigliano e per il Paese, per il futuro dei lavoratori.  (15 giugno 2010) "

“La libertà è partecipazione informata”

" La maggioranza cerca di imporre la Legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale. Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati. Non  tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte. Una pesante censura cadrebbe sull’informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog (Art.29). Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari del Ministro Scajola e di quelli bancari di Consorte.
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.
Stefano Rodotà    Fiorello Cortiana    Juan Carlos De Martin   Arturo Di Corinto   Carlo Formenti   Guido Scorza    Alessandro Gilioli    Enzo Di Frenna
http://nobavaglio.adds.it/   "  da  Micro Mega

236395 persone hanno firmato questo appello... Io ho firmato questo appello questa sera

Il lavoro in queste ultime settimane è stato più faticoso del solito ed il tempo libero molto ridotto. Non ho più scritto nel blog anche per questi motivi ma soprattutto per una profonda riflessione su ciò che sta succedendo attualmente in Italia, sulle nuove, future leggi volute da una maggioranza che sta limitando sempre più la libertà di parola e di pensiero di ognuno di noi
Avrei anche potuto non ricominciare più a scrivere questo blog, avrei anche potuto cominciare a subire quella censura che impedirà ogni libera manifestazione di pensiero, avrei anche potuto diventare indifferente, passiva, intruppata in quella grande massa di cittadini senza idee, senza pensieri, senza riflessioni personali,  senza nulla da dire  da fare  da proporre  da contestare ...
Avrei, certo, ma ho preferito firmare quell'appello e ricominciare a scrivere , fosse anche solo per me stessa, per conservare nel web, per un futuro che spero molto migliore di questo presente così inquietante,  i miei pensieri , in libertà
Perchè la libertà è anche partecipazione informata e l'informazione non si può imbavagliare ...